Salvatore Vaiana, PENSIERI IN MEMORIA DI UNA DONNA IN LOTTA


Anna Pecoraro (a sn) e Rosa Faraci (a ds) per Nicola Alongi

 “Salvatore, Anna Pecoraro ci ha lasciati”: questo due lunedì fa le lacrimanti secche parole di Rosa Faragi al cellulare. 

Anna, la nostra antica amica e compagna, se n’è andata lasciandoci attoniti all’inatteso annunzio.

Anna, di sentita fede cattolica, aspirava ad una dimensione di eternità spirituale per trovarvi quella serenità che una catena di avversità familiari e politiche le negarono.

Avversità che le produssero ferite mai rimarginate; che, negli ultimi anni, lentamente la consumavano nel fragile corpo non più giovane, ma non la piegavano nello spirito indomito e nei saldi valori laici in cui credeva.

Avvertendo forse l’appressamento della morte, scrisse sul suo profilo social versi di Foscolo che sembrano un messaggio per il suo epitaffio sepolcrale.

Io e Rosa abbiamo condiviso con Anna, oltre all’amicizia, gli ideali di un socialismo mutuato - ancor prima della lettura dei testi fondamentali di questo pensiero - dalla riflessione sulla preoccupante realtà presente e sulle storiche condizioni di sfruttamento del popolo prizzese, un popolo composto da artigiani e perlopiù da contadini.

In particolare questi ultimi, lottarono a lungo per l’abbattimento del latifondo, per il lavoro e per una vita dignitosa, dando vita a un grandioso movimento organizzato prima nel Fascio dei lavoratori di fine Ottocento, poi nella Lega di miglioramento per le affittanze collettive ad inizio Novecento e per la divisione delle terre incolte e mal coltivate dopo la Grande guerra. Di loro fu anima il contadino Nicola Alongi, un gramsciano nell’azione che, con il dirigente dei metallurgici di Palermo Giovanni Orcel, compagno di tante lotte unitarie di contadini e operai, rimase vittima della vecchia mafia agraria che combatté strenuamente. Pagine di storia queste raccontate dal professore Giuseppe Carlo Marino nel suo pioneristico saggio Partiti e lotta di classe in Sicilia da Orlando a Mussolini (1976). Su questo testo si formò un nutrito gruppo di giovani della sinistra prizzese, fra cui Anna, Rosetta ed io.

Interrotte dal fascismo, le lotte per la terra ripresero nel secondo dopoguerra guidate dai comunisti Antonino e Giuseppe Leone organizzati nella Camera del lavoro, diretta dal socialista Gaetano Canzoneri che nel 1944 ne fu fondatore e primo segretario (con questi ultimi due Anna ebbe fraterni rapporti e ricevette insegnamenti politici). Quelle lotte ebbero come esito la Riforma agraria del 1950, che abolì l’odioso latifondo.

Purtroppo, fin dagli anni cinquanta la sua fallimentare applicazione produsse a Prizzi, come nel resto della Sicilia, un dilagante, e perdurante e devastante, fenomeno migratorio interno ed esterno che ne ha falcidiato la popolazione, distrutto la vocazione agricola e pastorale del territorio e seppellito per sempre la millenaria cultura materiale agro-pastorale (dell’ammirazione di Anna per questa cultura c’è traccia nelle sue interlocuzioni su Facebook).

Quegli ideali e quelle lotte sono stati la bussola che ha indicato ad Anna il suo cammino esistenziale per la giustizia sociale e contro la nuova mafia dell’edilizia, percorso con coerenza e coraggio.

Anna è stata una personalità poliedrica: donna emancipata, di grande umanità e disponibilità nella vita sociale; mamma straordinaria per aver cresciuto quattro figli con le sue sole forze e nelle difficoltà derivanti dalla sua condizione di vedova bianca di mafia (il marito, Ennio Alongi, un piccolo imprenditore edile, è stato vittima di presunta lupara bianca); docente di materie letterarie preparata e professionale, lodevolmente ricordata post mortem su Facebook da colleghi ed ex alunne e alunni; politico locale prima come militante della sezione del Psi  e poi come consigliere, vicesindaco e assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Prizzi (in questa funzione ha promosso, con comprensibile pathos, la pubblicazione del libro Vita politica e martirio di Nicola Alongi contadino socialista (1997) del professore Marino); cittadina critica, severa ma garbata, delle deficienze amministrative locali e nazionali (se ne trova testimonianza nel suo profilo Facebook). Ne risulta una coraggiosa donna che con le sue diverse lotte, durate quasi mezzo secolo, si è ritagliata un posto meritevole nella storia locale. E per questo merita l’ingresso nell’ideale panteon dei prizzesi illustri.

Se la morte recide per sempre la produzione di pensiero e azione, rimangono tuttavia le impronte significative e indelebili del cammino delle persone eccezionali: quelle di Anna lo sono ad abundantiam per i motivi accennati.

I ricordi di chi l’ha amata e stimata, le testimonianze documentali sul suo impegno politico e culturale, le coraggiose deposizioni processuali sulla scomparsa del marito sono il suo lascito “a futura memoria (se la memoria ha un futuro)” per dirla con l’autore de Il giorno della civetta.

Viviamo, purtroppo, in un tempo in cui la memoria è in deficit di futuro, come ha denunciato il nostro comune maestro, il professore Marino, nelle sue profonde riflessioni critiche sulla deriva tecnocratica e neoliberista dell’Occidente contenute nel suo saggio testamentario Contro l’inverno della memoria (e della storia), 2019. E per questo - per il suo impegno culturale nel suscitare una primavera della memoria e per aver remato contro il potere - Anna meriterebbe un libro biografico che ne omaggi la memoria e sia da stimolo per i giovani di oggi, allontanati dall’impegno politico e culturale da un potere subdolo che vuole farli vivere in un eterno e alienante presente. Un potere che nega opportunisticamente il valore formativo della storia al fine di ostacolare la lotta per un futuro migliore, quello cui aspirava Anna: di reale libertà, giustizia sociale, pace fra i popoli e fratellanza universale.

Canicattì, 10 novembre 2025

Salvatore Vaiana

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