NINO GRECO, Correva l’anno 1977…

Correva l’anno 1977……

            Si potrebbe cominciare così. Più precisamente era l’estate del 1977. Molti di noi avevano appena finito gli esami di maturità, altri erano in pausa dall’università, preparavano gli esami di riparazione, erano in cerca di un lavoro più o meno stabile, lavoravano o più semplicemente si stavano godendo qualche giorno di vacanza.

            Ma forse farei bene a spiegare di cosa sto parlando…


            La verità è, almeno per quanto mi riguarda, che parlare di qualcosa che si è vissuto in maniera molto intensa, che è risultata determinante per la propria vita, che è penetrata nelle ossa e nel sangue risulta piuttosto difficile e complicato. Qualunque cosa dici rischia di essere riduttivo, di sminuire il fatto e la percezione di esso….

            E tuttavia a volte bisogna parlarne, se non altro per evitare che chi sta muto abbia sempre torto…….

            

            Il tema, in questo caso, è Radio Prizzi Alternativa[1]. Si tratta di una emittente radio, una radio libera come si diceva a quei tempi, che ha iniziato a trasmettere alla fine dell’estate del ’77 inaspettatamente per tutti, anche per coloro che l’hanno creata e messa in piedi[2].

            Il motivo per cui sento ora il bisogno di parlarne è piuttosto banale: mi sono imbattuto in un articoletto scritto da un “caro amico”, pubblicato e presente su internet nel quale, oltre all’elogio di una diversa radio aperta a Prizzi più o meno un anno dopo e sulla quale non mi pronuncerò[3], veniva tirata in causa, appunto, Radio Prizzi Alternativa. In particolare sono rimasto colpito da due affermazioni (o sottintesi). La prima lasciava intendere che per fare parte di Radio Prizzi Alternativa bisognava avere una tessera di partito o comunque fare parte di una sinistra più o meno antagonista[4]. Il secondo che la vera radio libera fosse non la nostra Radio, ma l’altra[5].

            Ovviamente, come ho già detto, non parlerò di quell’altra radio, ma solo – e in breve – di Radio Prizzi Alternativa e di quest’ultima solo riguardo alla sua fondazione e al primo periodo del suo funzionamento, anche perché sono stato tra i primi a uscirne, forse già prima che vedesse la luce l’altra radio prizzese. Della seconda vita di Radio Prizzi Alternativa potrà parlare, se vorrà farlo, il caro Salvatore Mosca (dei fratelli Mosca, da non confondere con altri omonimi del paese) che l’ha guidata per alcuni anni ricevendone onori e, soprattutto, oneri. 

            Per dimostrare falsi e tendenziosi i due assunti di cui dicevo non ci vorrebbe molto, basterebbe trascrivere l’elenco dei ragazzi e delle ragazze, alcuni/e giovanissimi/e, che hanno contribuito all’aperura dell’emittente (solo ragazzi e ragazze e nessun adulto né come partecipante, né come sponsor, né come finanziatore e neanche come semplice supporter).

            Invece cercherò di raccontarne le prime fasi, dall’ideazione alla nascita, alle prime trasmissioni, alle pressioni subite, e solo in calce trascriverò i nomi dei partecipanti all’avventura[6]. Naturalmente ne parlerò attraverso i miei personali ricordi e dunque con un filtro piuttosto ristretto, necessariamente parziale. Altri potranno ampliare lo spettro della discussione e allargarne le informazioni e i dettagli correggendo (ma ad oggi nessuno di quelli che sono a conoscenza di questa nota lo ha fatto) eventuali errori o dimenticanze forse giustificabili dopo questi ultimi 47 anni trascorsi da quei giorni …

 

            E allora:

Mimmo Ragusa, compianto pittore, calciatore, vicino di casa e amico, a quel tempo era anche C.B., cioè radio amatore. Io, all’oscuro del fatto che esistessero già emittenti che trasmettevano senza autorizzazioni e con una certa libertà, disteso in terrazza sotto il sole di luglio a leggere Pavese (La bella estate, mi pare) e ad ascoltare De Gregori, di tanto in tanto sentivo parlare alla radio (la stessa radio che trasmetteva musica della Rai) Mimmo. Non sempre…, a sussulti, a spezzoni.

            Resta il fatto che durante una passeggiata collettiva in cui ci ritrovammo io, Pippo, Dieli, Andrea Mosca, Vincenzo Lo Bue, Antonino Canzoneri, Giorgio Alongi, Carmelo Pollara …… (se la memoria non mi tradisce troppo a distanza di 47 anni) raccontavo la cosa, stranito, deducendo che se era possibile quella interferenza, di certo si sarebbe potuto trasmettere in qualche modo alla radio… Se non che Andrea, che evidentemente ne sapeva di più, se ne uscì dicendo: “Ma ragazzi, c’è già chi trasmette alla radio… Personalmente conosco un tizio a Villabate che deve vendere un trasmettitore militare in disuso e un’antenna per le radio trasmissioni…”[7].

            Ora non ricordo, ma mi pare che a strettissimo giro di posta, saltati a cavallo della mia (storica) 127 rossa, fummo a Villabate per mercanteggiare sull’acquisto. Se ricordo bene, il costo di trasmettitore (30 o 35 watt) e antenna (oltre 15 metri di altezza) fu concordato – compresi i tiranti di nylon - per 350.000 lire (o 750.000?). Del mixer non ricordo la provenienza; giradischi, dischi e cassette le avrebbe messe a disposizione ciascuno di noi, per l’arredamento ci si sarebbe arrangiati .....[8](Solo dopo diversi mesi avremmo acquistato un nuovo trasmettitore, artigianale, di 700 watt, recuperato a Caltagirone dopo un viaggio di più di 5 ore attraverso una inesistente strada “centrale sicula”).

            Problema: non avevamo i soldi e per giunta sarebbe servito un locale adeguato, magari nella zona alta del paese,

            Idea, generale e condivisa: una colletta per i soldi. Per la casa avrebbero visto gli amici che abitavano in alto (Giorgio Alongi, Giorgio Orlando, Carmelo Pollara, Anna Maria Pollara – allora poco più che bambina – Lina Mosca).

            Pochi giorni e i soldi furono trovati (i compaesani avevano risposto bene all’idea)[9]e la casa fu individuata. Era quella più alta di tutte, in via Castello, di proprietà di prizzesi emigrati a Torino e non utilizzata. Non ricordo il costo mensile…….

Partimmo in 5 per Villabate (io, Andrea Mosca, Vincenzo Lo Bue, Carmelo Pollara, Giuseppe Genova […]) e ritornammo con in macchina la nostra radio, in potenza.

            Da lì cominciarono il montaggio e le prove. Non so come riuscimmo a farlo, visto che eravamo tutti delle neglie in merito. Montare l’antenna fu un’impresa (era troppo lunga e flessibile) e non si contava né allora né dopo, durante le lunghe riparazioni, il numero delle tegole rotte.

            Il primo vocalizzo lo sentimmo su una radio portatile (io alla guida, Giuseppe Genova e Gino Giordano passeggeri) agli Undici Ponti. A piano Leone, adiacente al lago omonimo (stavamo viaggiando in lungo e largo per vedere se e dove si sentisse la radio), Gino Giordano pianse nel constatare che il segnale arrivava ancora limpido. Trasmettevano Antonino Canzoneri e Franco Giordano. Antonino, ci dissero, per poco non svenne sentendosi a sua volta in una radiolina accanto al microfono che non finiva di spernacchiare (capimmo solo dopo che andava allontanata da mixer).

            Da lì si susseguirono momenti di duro lavoro e di grandi entusiasmi. Lavoro ed entusiasmo, non entro in altri dettagli, che suscitarono grandi interessi e grandi passioni, che aggregarono al gruppo originario decine di altri ragazzi, che esacerbarono le invidie di alcuni, i timori di altri. Timori, poi, piuttosto sedimentati nei detrattori che nel prosieguo andavano aumentando: non si era mai detto che quattro scalmanati senza arte né parte non invitassero politici, religiosi, autorità. Non era pensabile che ci si vedesse e ci si incontrasse con quella disinvoltura (pure le ragazze poi…), che si entrasse direttamente nelle case senza il consenso di questo o quel notabile. Poco importava se le trasmissioni in larga parte erano impolitiche, apolitiche, scherzose, amicali… Il maresciallo del paese mi fermava mentre ero seduto sulla soglia di casa mia chiedendomi i documenti[10]… Ben altre richieste subivano Vincenzo Lo Bue (il futuro farmacista per intenderci) e molti altri[11]. E ben altre pressioni avrebbero subito, anche nelle proprie case, le tante ragazze che facevano parte del gruppo.

            La sigla di apertura del programma fu subito “La Radio” di Eugenio Finardi. Io presentavo un programma sui cantautori, Giovì Castelli, non ricordo insieme a chi, un programma di dediche[12], Pippo Dieli un programma di musica dal titolo “di tutto un pop”, Antonino Canzoneri un programma di dediche e uno di liscio, Franco Umina uno di musica ballabile e discoteca, Gino Giordano un programma a carattere scientifico, Anna Maria Pollara, Giuseppe Mosca, Pina Ferrara e altri uno per i bambini. Una rassegna stampa più o meno leggera era curata da me o da Pippo Dieli, compresa qualche notiziola locale. Una rassegna stampa un po’ più spinta, attraverso la lettura di giornali come “Controinformazione” o il “Manifesto” e “Lotta Continua”[13](tutti giornali che non arrivavano a Prizzi in modo regolare e che andavano comprati a Palermo) era invece curata da Pippo Raimondi che si occupava anche di rock. Il pezzo forte, forse il più dirompente sociologicamente, era però il programma fatto dalle ragazze, le giovani combattenti di Radio Prizzi Alternativa: un programma fatto dalle donne (Graziella Lercara, Lina Mosca, Enza Pecoraro, ….. che parlava delle donne, dei loro bisogni e dei loro desideri, di condizionamenti e di libertà…. La sera, intorno a mezzanotte, era poi l’ora del “notturno prizzese”, in cui tutti noi, tutti i presenti in quel momento a Prizzi, ci scatenavamo a scherzare, cantare, suonare con chitarre scordate e coperchi di pentole…… La giornata, o la nottata, veniva chiusa da Carmelo Pollara con “Musica Ribelle”, altra canzone di Finardi che fungeva da sigla di chiusura. Nel contempo si inventavano proposte pubblicitarie utili all’autofinanziamento (è rimasta famosa quella inventata da Andrea Mosca per pubblicizzare un negozio che vendeva, tra l’altro, veleno per topi: “E tanta salute ai topi”). Nascevano nuove amicizie, nuove amori, pensieri nuovi e liberi... 

            La radio, che trasmetteva da un’altezza siderale, oltre i 1000 metri sul livello del mare, era ascoltata da Pantelleria alle falde dell’Etna (praticamente in tutta la Sicilia), sulla sintonia di 87.5 mgz.(?).

            Noi però non avevamo soldi sufficienti e non avevamo colto tutte le potenzialità (anche economiche) del mezzo. Avevamo suscitato non poche invidie e non meno timori. Non accettavamo intromissioni da chicchessia. Alcuni di noi avevano bisogno di emigrare per lavorare, altri di spostarsi per portare avanti gli studi intrapresi. Le pressioni aumentavano ed entravano nelle case di ciascuno, non oso pensare quali fossero quelle subite dalle ragazze del gruppo[14]. Quella stagione di entusiasmo non poteva durare in quei termini. Per quanto mi riguarda si concluse, a meno di un anno dall’inizio, dopo un impegnativo dibattito di quello che altri hanno definito il collettivo di via Matteo Bonello durante il quale in tanti chiedevano analisi ma pochi davano “disponibilità”. La radio continuò poi la sua esperienza in una diversa modalità… Quella storia potranno raccontarla altri…

“Resta il fatto comunque” – così possiamo chiudere con le parole di Pippo Dieli e a dispetto di quanto qualche persona poco informata possa affermare - “che nel sentire popolare, quello viene considerato il miglior periodo della vita del paese.  Non dimentichiamo il livello di aggregazione che la radio riuscì a generare, coinvolgendo ragazzi e ragazze di tutte le estrazioni sociali. E non bisogna dimenticare tutte le iniziative collaterali, quelle sociali/politiche (distribuzione dell'acqua, pulizia, servizi, ecc.) e quelle ludiche (il torneo di tennis nel cortile della scuola elementare, la maratona per le vie del paese) e la ventata di rinnovamento culturale che portò”.

 

I fondatori[15]:

Pina (Giuseppa) Giordano

Graziella Lercara

Rosetta Mancuso

Elisa Mercadante

Enza (Vincenza) Pecoraro

Lina (Carmela) Mosca

Lina (Carmela) Provenzano

Enza (Vincenza) Macaluso

Ninettina (Antonina) Piccione

Antonino Canzoneri

Gino Giordano

Franco Giordano

Pippo (Francesco) Dieli

Giorgio Alongi

Giorgio Orlando

Carmelo Pollara

Salvatore Mosca

Salvatore Sparacio

Giuseppe Orlando

Giuseppe Genova

Pippo (Giuseppe) Raimondi

Vincenzo Lo Bue

Vincenzo Vallone

Salvatore Sparacio

Giuseppe Genova

Nino (Antonino) Greco

 

Alcuni dei primi amici (ma molti mi sfuggono)

Franco Umina

Anna Maria Migliaccio

Giovì (Giuseppe) Castelli

Giuseppe Mosca

Gino (Biagio) Greco

Mimmo (Girolamo) Mercadante

Vincenzo Cutrono

Pino (Giuseppe) Collura (Pinuzzu o Paolo Rossi)

Enzo (Castrenze) Siragusa

Mario Leone

Salvatore Cannariato

Anna Maria Pollara

Pina (Giuseppa) Ferrara

Pasqualino (Pasquale) Ferrara

 

Prizzi/Palermo, 05.02.2024                                                              

                                                                                         Nino Greco



NOTE

[1]Qualcuno si è chiesto, e ha chiesto, perché “Alternativa” visto che a Prizzi non esistevano altre radio e che essa stessa non si poneva pregiudizialmente “contro”. Tuttavia più che il nome furono i fatti a evidenziare l’alternativa che si poneva e che poneva quell’esperienza: un manipolo di amici di diversa estrazione sociale e culturale, scolarizzati in maniera diversa, con pensieri assolutamente liberi dai condizionamenti culturali e sociali. Un manipolo di giovani scollegati da ogni schema, da ogni tessera di partito; molti non sapevano cosa fosse la politica, alcuni simpatizzavano indifferentemente per la destra o per la sinistra o per la democrazia cristiana; molti facevano o avevano fatto parte dell’azione cattolica. Così vede la cosa Pippo Dieli: “Eravamo tutti ragazzi impegnati, ma liberi, ciascuno con le proprie idee e le proprie convinzioni, tanti senza una ben precisa connotazione politica, ma capaci di ragionare ciascuno con la propria testa, senza subire condizionamenti da chicchessia”.Un esperimento antropologico, di fatto, in cui per la prima volta in quel paese dell’entroterra siculo le donne, le giovani donne, avevano un ruolo centrale, potevano dire la loro senza limitazioni e senza condizionamenti, potevano mostrare il loro valore e condividere i loro valori alla faccia dei pregiudizi e dei tabù del luogo ….. In verità, a proposito di emancipazione delle donne – a Prizzi - un primo tentativo di “uscita dal guscio” era stato fatto per la Pasqua del 1975. In quell’anno per la prima e unica volta, come mi ha confermato di recente Totò Verga (la morte di quell’evento) a due donne (Maria Giordano e Maria Alongi) fu consentito di vestirsi da diavolo per uno degli incontri. Naturalmente in quel caso, nonostante il valore delle due diavolesse, fu una vera e propria concessione maschile rafforzata dal fatto che in quella occasione i diavoli non furono tre, come sempre, ma cinque. Come a dire che comunque le gerarchie maschili non potevano essere messe in discussione…. In realtà sembra vi sia stata una seconda successiva esperienza di “donne diavolo”, ma non per gli “incontri”, bensì come diavoli di “appoggio”, la mattina, per la raccolta fondi… 

[2]Pippo Dieli – docente presso il Policlinico di Palermo - che ha la mente più allenata, precisa: “Le trasmissioni ebbero inizio nella tarda mattinata del 14 settembre 1977, il primo giorno della fiera di Prizzi”. 

[3]Non lo farò anche perché i miei giudizi non sarebbero, per così dire, di prima mano e rischierebbero di essere poco lusinghieri e condizionati da percezioni causate da una diversa sensibilità. E poi non sono aduso a parlare di cose che non conosco, a meno di non fare studi approfonditi in merito attraverso fonti verificate, specie se riguardano altri, come sembra che invece perseverino a fare in molti in questo paese in cui siamo tutti allenatori di calcio, esperti di politica e critici d’arte, tuttologi raffinati insomma.

[4]L’equivoco è forse dettato dal fatto che era stata battezzata Alternativa pur essendo la prima radio del paese, senza coglierne l’aspetto semantico in un centro come Prizzi in cui anche portare i capelli lunghi o i jeans in quegli anni era ancora rivoluzionario. Figuriamoci per una ragazza o una giovane donna parlare alla radio… Questo quanto riportato nel blog [Perlasicilia] secondo cui Radio Prizzi Alternativa sarebbe nata “per iniziativa di alcuni ragazzi dell’area della estrema sinistra, una radio quindi militante, cioè politicizzata; e perciò - lo diciamo senza polemica - settaria: per far parte di quell’entourage bisognava essere quanto meno un po’ contestatori e professare una fede rivoluzionaria”. Niente di più falso, ovviamente. Solo una percezione distorta e pilotata, dovuta probabilmente a meccanismi psicosociologici piuttosto “pilotati” (volutamente pilotati e forse inconsciamente interiorizzati).

[5]Questo quanto si legge nell’articolo di elogio della seconda radio a dimostrazione del suo essere veramente libera da condizionamenti: “E se è vero che uno dei fondatori fu don Vincenzo Ambrogio, allora arciprete di Prizzi, e che la domenica la radio trasmetteva la messa registrata, o che tra i fondatori e tra qualche conduttore vi fossero personaggi che gravitavano nell’area della D.C., la radio non fu una longa manus della Chiesa o della Democrazia cristiana, anzi al contrario […] fu una emittente abbastanza pluralista e laica - cioè  non confessionale - e quindi davvero libera…”. Excusatio non petita …

[6]Non parlerò in questo contesto di cosa ha significato quella esperienza per tutti coloro che l’anno vissuta, sia in termini di aggregazione che di crescita umana e sociale, individuale e collettiva. Non parlerò neppure di quello che Radio Prizzi Alternativa ha significato per il piccolo centro prizzese, né del fatto che si sono dovuti scomodare in tanti: politici locali che (per la prima volta nella storia) ci invitavano ai dibattiti in consiglio comunale, pubblicisti che davano la propria disponibilità a fare da garanti per quanto veniva detto, gerarchie che chiedevano di essere invitate ai dibattiti, forze dell’ordine invitate (e dedite) a controlli serrati, amici di amici di amici che chiedevano notizie ai genitori …..

[7]Ancora Pippo Dieli, credo stavolta con il supporto di Giorgio Alongi, aggiunge: “In verità l'idea della radio libera era già emersa qualche mese prima, durante la domenica di Pasqua del 1977, l'avevi tirata fuori tu mentre passeggiavano, in attesa dell'incontro, allo spiazzo barone”.

[8]La prima consolle fu un tavolo regalato da mia zia (la maestra Mela Comparetto) che ci fornì anche un “mezzu tunnu” (metà di un tavolo rotondo, come usava a Prizzi) per la bisogna.

[9]Qui occorre la lucidità del nostro Pippo Dieli (e di Giorgio Alongi) che riempiono quello che per me è un buco nero: “L'acquisto del primo trasmettitore poi ha dell'incredibile: “Aprimmo un conto corrente al Banco di Sicilia allo spiazzo casino, dove ogni giorno depositavamo i soldi che ciascuno di noi metteva da parte (molto pochi) e le collette che i prizzesi generosamente ci elargivano.  Ma le somme raccolte non furono sufficienti per l'acquisto del trasmettitore e dell'antenna, e così (Giorgio Alongi lo ricorda nitidamente), ci distribuimmo in due squadre a Palermo, una sotto i portici ed una davanti il teatro Massimo, ragazzi e ragazze, ad elemosinare soldi per una radio libera a Prizzi (!!!!), raccogliendo credo quelle venti-trentamila lire in qualche ora che permisero di procedere all'acquisto”. 

[10]Le pressioni, quasi inutili sulla mia persona, fecero sì che mia madre, piuttosto intimorita, abbia bruciato (o buttato, o regalato …..) a mia insaputa decine di riviste e di libri che conservavo gelosamente (tra questi molti numeri di L’Espresso – sic! – e tutti i volumi di Marcuse, Sartre, Pavese…. e finanche Pirandello).

[11]“Pressioni che ciascuno di noi riceveva, direttamente ed indirettamente, tramite consigli che venivano recapitati ai nostri genitori”, come precisa Pippo.

[12]Pippo Dieli suggerisce: “Poi fu sostituito da Piero Miranda, che di mattina aiutava a scaricare frutta dai camion che venivano da altri paesi e di pomeriggio si scatenava con questo programma gettonatissimo di due ore che si chiamava "Dedik Musik". 

[13]E’ forse questo che fa dire, ex post, che per far parte di Radio Prizzi Alternativa o anche solo per averne l’accesso bisognava essere di estrema sinistra? Forse sarebbe stato più semplice chiedere a qualcuno dei fondatori che idee politiche avevano al tempo (o anche dopo), a chi era stato impedito di partecipare, a chi era stata chiesta la tessera di partito. O forse occorre ben più della capacità di scrivere, quella di avere la capacità, i mezzi e la voglia per indagare appieno un fenomeno che era diventato un evento sociale e sociologico se non anche di sommovimento antropologico …. Ma può essere che a qualcuno l’eccesso di libertà possa apparire come mancanza di libertà, la mancanza di condizionamenti come un limite esistenziale. Può essere che, come affermava il mai troppo compianto Giorgio Gaber, per qualcuno essere libero vuol dire potere fare, e dire, quello che altri vogliono che si faccia o che si dica.

[14]E’ una metafora. In realtà lo so, lo sappiamo …. almeno in parte …

[15]E’ possibile che l’elenco non sia completo (sono passati quasi 50 anni). Mi preme precisare, in ogni caso, che una buona parte di coloro che hanno dato vita a Radio Prizzi Alternativa, a dispetto di tutti e di tutto e nonostante la coerenza dimostrata negli anni, hanno avuto un discreto successo nella vita. Mi risulta altresì che ciascuno ha intrapreso la propria strada in piena libertà e ha seguito i più disparati percorsi (lavorativi, ma anche politici) senza che ne venisse intaccata la dirittura morale o la sensibilità umana.  Qualcuno ha dovuto emigrare per lavoro, altri ne hanno fatto di umili, ma sempre dignitosi. Nessuno di loro è mai stato coinvolto in reati o in attività immorali o discriminatorie, men che meno in attività lesive della dignità umana. 

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