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Quando Radio Prizzi Centrale iniziò le trasmissioni in un caldo pomeriggio del luglio del 1978, esattamente quaranta anni fa, a Prizzi esisteva già una radio e si chiamava Radio Prizzi Alternativa; era nata un anno prima, in pieno ‘77, in quell’anno fatidico per la sinistra e per i giovani di quella generazione, per iniziativa di alcuni ragazzi dell’area della estrema sinistra, una radio quindi militante, cioè politicizzata; e perciò - lo diciamo senza polemica - settaria: per far parte di quell’entourage bisognava essere quanto meno un po’ contestatori e professare una fede rivoluzionaria.
Che a Prizzi in quegli anni erano numerosi i giovani politicamente impegnati a sinistra è indubbio ma essi non rappresentavano certo la maggioranza; molti altri erano disinteressati alla politica e pensavano solo a divertirsi, o non avevano ancora maturato una vera e propria coscienza politica, forse erano anche qualunquisti oppure avevano idee politiche diverse, insomma c’era un po’ di tutto. E poi, anche se allora nessuno se ne accorse in tempo reale, iniziava ineluttabile, passato il ’77, quel periodo di disimpegno e di allontanamento dal sociale che poi fu chiamato riflusso. In questo clima apparve Radio Prizzi Centrale.Non è possibile stabilire con certezza se nacque come reazione alla presenza di quella radio già esistente per dar voce ad un’area politico-culturale diversa o se invece, a prescindere, molto più semplicemente, fu il risultato dell’entusiasmo e dell’impegno di alcuni ragazzi che vollero fare quella esperienza, allora comune a molti, mossi da altri obiettivi. Forse l’uno e l’altro insieme; nei promotori meno giovani li guidava probabilmente l’idea di costruire un contraltare moderato verso coloro che volevano cambiare la società e in loro prevalse la prima ragione; ma la maggior parte di quei ragazzi, giovani dai diciotto ai venticinque-ventisei anni, che poco o nulla gli importava di politica antepose, tenendoli in maggiore considerazione, l’aspetto del divertimento, della passione per la musica, della radio come luogo di aggregazione, di incontro tra ragazzi e ragazze. Nella realtà dei fatti la radio non si fece portatrice di orientamenti politici particolari e, al netto di qualche programma “culturale” che comunque non ebbe mai connotati politici veri e propri, nel suo palinsesto annoverava programmi leggeri di puro intrattenimento. E se è vero che uno dei fondatori fu don Vincenzo Ambrogio, allora arciprete di Prizzi, e che la domenica la radio trasmetteva la messa registrata, o che tra i fondatori e tra qualche conduttore vi fossero personaggi che gravitavano nell’area della D.C., la radio non fu una longa manus della Chiesa o della Democrazia cristiana, anzi al contrario Radio PrizziCentrale fu una emittente abbastanza pluralista e laica - cioè non confessionale - e quindi davvero libera: tutti erano ben accolti e chiunque poteva fare un programma; infatti furono decine e decine i ragazzi e le ragazze che si improvvisarono “conduttori” nell’arco dei circa due anni e mezzo della sua esistenza e nessuno mai ebbe anche indirettamente a subire delle censure per quel che diceva dai microfoni della Radio Prizzi Centrale.
Di fondare una radio si cominciò a parlare almeno dall’autunno precedente a quel 1978 tra un gruppo di giovani amici, buona parte studenti appartenenti per lo più alla piccola e media borghesia prizzese; tra coloro che promossero l’iniziativa anche don Vincenzo Ambrogio, figura di prete moderno, disponibile e sempre aperto al confronto e al dialogo con tutti, persona carica di humanitas e al contempo carismatica che attirava molti giovani e che aveva un forte ascendente sui di essi.
Fondare una radio in quel periodo non era difficile dopo la sentenza della Corte Costituzionale del luglio 1976 che aveva dichiarato illegittimo l’anacronistico monopolio di Stato sul servizio di diffusione radio-televisivo liberalizzando le trasmissioni in ambito locale, tant’è che le radio private o libere come allora venivano dette spuntavano come funghi; bastavano un minimo di risorse finanziarie per le attrezzature e naturalmente delle persone che garantissero la messa in onda dei programmi durante la giornata.
Per trovare le risorse si pensò ad una forma di autofinanziamento, fidando anche sulla contribuzione volontaria di quelle persone benestanti e “danarose” che appartenendo a una certa area socio-culturale avrebbero potuto vedere di buon occhio la nascita di una nuova radio libera a Prizzi. Una volta sorta la radio si sarebbe potuta finanziare da sé con gli introiti della pubblicità. Le cose però poi non andarono proprio in questo modo.
A questo proposito si racconta - e la fonteè attendibilissima – che, in questa campagna volta a reperire fondi, alcuni promotori si recarono presso una delle tante famiglie agiate di Prizzi; spiegarono l’iniziativache si voleva portare avanti la bontà del progetto la scarsità di mezzi finanziari etc. chiedendo per tutto questo un contributo volontario. E quando l’interlocutore dopo avere ascoltato attentamente e con vivo interesse approvando apertamente il progetto, fece l’atto di andare in una altra stanza a prelevare i denari per la donazione sembrò che si stesse consumando un grande atto di prodigalità e munificenza: sembrò che mezza radio fosse già in “saccoccia”, macché il contributo alla fine ammontò a circa 5 o 10 mila lire, una cifra irrisoria più o meno l’equivalente dell’obolo che si dà in occasione delle questue per processioni e feste religiose varie; e così alla fine la taccagneria aveva prevalsoanche di fronte a quella “bellissima iniziativa dei giovani”, iniziativa che a parole, ma solo a parole (che non costavano nulla), fu elogiata.
I soci-fondatori e promotori - Salvatore Ingorgia, Pino Collura, Salvino Orlando, Vincenzo Vallone, Giorgio Lo Bue, Gaspare Milazzo Totino Lo Bue, Franco D’Angelo, Gino Girgenti, Carmelo Cilano, Piero Pennino, Pino Macaluso, don Vincenzo Ambrogio, Castrenze Amato, Giovanni Sciurba, Stefano Migliaccio, Giovanni Milazzo - versarono ciascuno la somma di 50 mila lire, che era una cifra considerevole e rappresentava un sacrificio ancor più per quei giovani la maggior parte dei quali non lavorava e dipendeva economicamente dai genitori. Quelli tra i promotori che erano più grandi e che già avevano un lavoro e perciò più disponibilità finanziarie contribuirono con una cifra ben maggiore, ma non come atto di liberalità, più precisamente anticiparono i denari per potere iniziare, cioè finanziarono l’iniziativa: e purtroppo questo debito, con altri che si fecero nel prosieguo per assicurare il funzionamento dell’attività della radio, rappresentò nel tempo la spada di Damocle sull’esistenza stessa della radio.
Ci fu poi chi diede generosamente, in aggiunta, anche un contributo “in natura”: l’artigiano falegname Totino Lo Bue costruì il bancone semicircolare in legno per le trasmissioni; Gaspare Milazzo in un numero considerevole e tanti altri ancora misero a disposizione della costituenda radio il vinile e le cassette che possedevano. Salvatore Ingorgia e Salvino Orlando profusero il loro impegno per procacciarsi le attrezzature necessarie mettendosi in contatto con un negozio specializzato di Palermo: e fu per merito di Salvatore Ingorgia che si acquistò a buon prezzo a Licata un trasmettitore usato. Giorgio Lo Bue, che aveva già fatto esperienza in altre radio libere, mise quel background al servizio della costituenda radio per meglio strutturarla ed organizzarne la programmazione. Mentre per dare inizio alle trasmissioni si ebbe l’indispensabile intervento e l’assistenza tecnica di Aldo Messina, futuro ingegnere e amico di Salvatore Ingorgia.
Raccolte le risorse necessarie fu affittata una casa di due stanzette a Largo dei Greci, nel centro storico di Prizzi, si fece il contratto con la SIP per il telefono, si montò l’attrezzatura, microfoni, mixer, giradischi e quant’altro e allorquando da Milano arrivò la antenna tarata alla frequenza di 102,700 MHz si iniziarono tra l’entusiasmo e l’euforia generali le trasmissioni.
Ma la radio non nacque sotto i migliori auspici: dato il luogo impervio, si incontrarono complicazioni per fissare con i tiranti il lungo palo di ferro dell’antenna. E durante le operazioni ci fu chi, esasperato dalle difficoltà, fece - per usare un eufemismo - una imprecazione un po’ forte, sopra le righe: fu allora che si affacciò un prete che per combinazione abitava proprio lì di fronte e per quanto persona discreta e garbata che fosse non poté fare a meno di redarguire la compagnia con parole molto severe: non ci poteva essere peggiore viatico che quel duro rimprovero del prete e così la radio nasceva già “scomunicata”.
Posta in altitudine com’è Prizzi, la radio, anche se non aveva una granché di potenza, veniva captata anche a lunga distanza come ad Alia, Caccamo, Montemaggiore Belsito fino anche a qualche paese delle Madonie; addirittura arrivarono richieste di brani musicali da Marianopoli, paese nella provincia di Caltanissetta.
Ma dove non si poté arrivare con le antenne si sperimentarono altri mezzi: così si interagiva con una emittente di Torino, Radio Monte Bianco, radio a diffusione regionale molto seguita in Piemonte, e ciò grazie ad ragazzo oriundo prizzese che faceva il D.J. in quella radio: durante il periodo estivo o per le festività si spedivano per posta le cassette registrate del programma di Radio Prizzi di dediche agli amici ed ai parenti emigrati a Torino che poi la Radio torinese mandava in onda; a sua volta venivano spedite a Radio Prizzi le cassette registrate del programma che Radio Monte Bianco trasmetteva con le dediche musicali e i messaggi di saluto di quelli di Torino ai parenti ed ai conoscenti di Prizzi.
Dal punto di vista della governance,della organizzazione e del generale funzionamento dell’emittente, ebbero un ruolo decisivo certamente Pino Collura, Vincenzo Vallone, Giorgio Lo Bue, Salvino Orlando Gaspare Milazzo, Piero Pennino e Castrenze Amato: essi furono tra i principali animatori e quelli che si impegnavano a fare funzionare al meglio la radio, ora nella definizione dei programmi da mandare in onda, ora nella scelta dei conduttori, nel reperire i dischi, nel contattare gli sponsor per la pubblicità, nelle public-relations, etc.
Invece coloro che più di tutti per impegno e assidua presenza nel tempo all’interno della struttura garantirono come conduttori la messa in onda dei programmi furono oltre a Gino Francaviglia, anche Totino Lo Bue e Salvatore Umina; quest’ultimo è stato il conduttore più longevo della radio, nel senso che è stato presente con i suoi programmi e anche con i notturni quasi fin dall’inizio e fino alla definitiva chiusura.
Il palinsesto della radio era abbastanza variegato ma comprendeva prevalentemente programmi musicali, mentre i programmi non musicali culturalmente più impegnati rappresentavano l’eccezione; fra questi uno dei più importati e seguiti era Spazio X dove, come recitava il sottotitolo, venivano intervistate personalità di Prizzi che per professione impegno originalità davano lustro alla città; le interviste venivano condotte da Matteo Vallone, giornalista corrispondente del Giornale di Sicilia.Tra le interviste proposte quella al gesuita Ennio Pintacuda, sulla situazione socio-economica di Prizzi; un’altra all’aviatore Giuseppe De Marco mandata in onda il 24 agosto 1978, dove viene ripercorsa dalla sua viva voce la sua vita fin dalla adolescenza e che rappresenta la principale fonte per quanti nell’ultimo periodo hanno studiato e scritto su questo personaggio; altra al prof. Paolo Collura, docente dell’Università di Palermo, sulla localizzazione del sito di Hippana. Un documento eccezionale resta l’intervista trasmessa il 31 agosto 1978 alla ultracentenaria sig.ra Giovanna Cannella, e più che un’intervista è un dialogo in dialetto con il sig. Giuseppe De Marco che si offrì di collaborare con la radio per l’occasione; Don Ambrogio curò poi un colloquio-intervista con l’ingegnere navale Vito Sparacio.
Giovanni Pecoraro, il sabato, in tarda serata curava una trasmissione, da lui stesso ideata, di Poesie e musica: durante il programma venivano lette delle bellissime poesie di autori stranieri come Garcìa Lorca, Rafael Alberti, Jacques Prevert, Sàndoor, Petòfi, Majakovskij, letture intervallate dall’ascolto di brani musicali appositamente selezionati per rendere meglio l’atmosfera “poetica” che aleggiava in studio e che si voleva trasmettere agli ascoltatori.
Vi erano anche programmi di divulgazione scientifica: uno di questi era condotto dal farmacista Gino Giordano dal titolo A proposito di … che dava risposte a determinati quesiti e curiosità di natura scientifica che aveva come siglal’Aria sullaquarta corda di J. Sebastian Bach: il fatto curioso e singolare è che qualche anno dopo, quando la RAI iniziò le trasmissioni di Quark il famosissimo programma divulgativo condotto da Piero Angela che va tuttora in onda, adottò come sigla - ironia della sorte - proprio lo stesso brano musicale scelto da Gino Giordano come sigla per il suo programma.
Altro programma di natura scientifica era condotto dal medico Nino Garofalo che affrontava temi di medicina.
Per un certo periodo la radio fece anche un programma con una rassegna stampa dei principali quotidiani nazionali, che venivano letti e commentati dal prof. Nino Milazzo, giornalista ed esponente del partito socialista, questo a riprova del carattere pluralista della radio di cui si diceva prima.
E va ricordato che in occasione delle elezioni la radio metteva a disposizione di tutti i partiti uno spazio che potevano autogestire, dei veri e propri spot elettorali a pagamento, oppure faceva delle interviste indistintamente a tutti i principali esponenti dei partiti politici.
Anche sugli avvenimenti sportivi la radio cercò di essere presente come in occasione della gimkana automobilistica dell’estate del 1980, quando mandò in onda una lunga intervista fatta da Salvatore Ingorgia a Pippo Scoma, vincitore assoluto della gara.
Ma i programmi che dominavano erano quelli più leggeri e più popolari soprattutto i programmi di dediche e di richieste musicali, e poi i programmi a quiz; erano questi programmi che facevano il maggior indice di ascolto: ebbe grande successo quello che all’una, ogni giorno, esclusa la domenica, conduceva Totino Lo Bue; il programma di dediche e richieste era seguitissimo, data l’ora in cui andava in onda, da una fascia di pubblico molto ampia, soprattutto ragazze e casalinghe (ma non solo), e il telefono della radio non smetteva un attimo di squillare ed era un bel da farsi per accontentare tutti, e non sempre ci si riusciva.
Cosi come non smetteva di squillare il telefono nei programmi a quiz condotti da Pino Collura e Piero Pennino, anch’essi molto partecipati, dove i premi venivano messi in palio da vari esercizi commerciali di Prizzi e dintorni; un classico in occasione delle fiere era la sponsorizzazione del venditore di pentole e tegami.
C’era pure un programma per i bambini affidato a un giovanissimo Franco Cannariato che andava in onda di pomeriggio il lunedì, il mercoledì e il venerdì; mentre la domenica sempre di pomeriggio lo stesso Franco Cannariato conduceva la hit parade dei 45 giri più venduti.
Altro programma ancora era quello condotto da Castrenze Amato ogni domenica mattina dall’apertura delle trasmissioni fino alle 9.00 - 9.30 utilizzando gli LP della sua numerosa collezione privata. Mentre alle due sempre della domenica il programma di dediche era condotta da Pino Collura e Antonella Macaluso,
Fra i programmi musicali un po' più impegnati non poteva mancare il programma sui cantautori, tipico in quegli anni di tutte le radio libere, condotto da Carmelo Cilano.
Si ebbe anche una discreta presenza al femminile ai microfoni di Radio Prizzi Centrale: Enza Milazzo e Antonella Macaluso ogni mattina alle dieci soprattutto d’estate conducevano un programmo musicale all’interno del quale veniva letta dal Giornale di Sicilia qualche notizia di cronaca; Mariella Vallone, una ragazza che abitava a Torino ma che d’estate veniva a Prizzi in vacanza, oltre a collaborare con Salvatore Umina in qualche programma, conduceva Go in the music,un programma musicale di dediche e richieste; la stessa Mariella Vallone prestava la sua voce per la registrazione di qualche pubblicità; anche una giovanissima Pina Garofalo collaborò a qualche trasmissione; ma molto più spesso però le ragazze si limitavano saltuariamente a coadiuvare nella conduzione in studio i ragazzi.
Il “notturno” era la trasmissione serale che concludeva la programmazione giornaliera. Un po’ tutti vi si cimentavano e la nota caratteristica, il più delle volte, era il cazzeggiotra un pezzo musicale e l’altro:forsequalcuno che aveva visto al cinema American Graffiticercava diimitare Lupo Solitario; data l’ora tardae la tipologia di ascoltatori prevalentemente giovani e giovanissime si scherzava in diretta con qualche ascoltatrice, si facevano dediche, qualche velata avancee, anche, qualche telefonata in privato per cercare di “rimorchiare”… la radio serviva anche a questo.
Dal punto di vista prettamente musicale i programmi qualitativamente più interessanti erano quelli condotti da Giorgio Lo Bue, la voce più professionale per timbro e dizione che la radio possedeva, tanto che buona parte degli spot pubblicitari che la radio artigianalmente registrava erano a affidate a lui. Veniva trasmessa musica d’avanguardia anche del genere rock progressivo e jazz-rock. Sulla scia di questi erano poi i programmi condotti da Gaspare Milazzo, che nel tardo pomeriggio mandava in onda dell’ottima musica rock, Creedence, Crosby, Still, Nash, etc.; ed anche qualche cantautore italiano come Alan Sorrenti prima maniera; o quelli condotti da Salvino Orlando, uno dei quali intitolato rock music, o da Vincenzo Vallone grande estimatore dei Pink Floyd. In definitiva questi ragazzi, appassionati e buoni conoscitori di musica rock cercarono attraverso le frequenze di Radio Prizzi Centrale di far conoscere al pubblico degli ascoltatori il meglio del panorama musicale rock degli anni sessanta e settanta. Ed in questa tipologia di programmi idealmente si colloca Popoff , andato in onda in un periodo successivo, ideato e condotto da Gino Francaviglia, anch’egli giovane appassionato di rock e assiduo lettore di giornali specialistici musicali quali Popster e Ciao 2001. Il programma, il cui titolo non era affatto originale, avendolo egli mutuato da un programma della radio nazionale andato in onda dal 73 al 76, trasmetteva in compenso della buona musica rock inglese e americana che spaziava da Eric Clapton ai Led Zeppelin passando per gli Eagles e i Jefferson Airplane e altre band meno famose ma che suonavano dell’ottima musica, il tutto accompagnato da appropriati commenti fra un pezzo e l’altro.
Erano questi i principali programmi della radio, un florilegio - come si direbbe con termine aulico - per dare una rappresentazione il più possibile esaustiva di quello che è stata Radio PrizziCentralee di ciò che è stato lo spirito di questaemittente; di molti altri programmi purtroppo si è persa traccia ed è molto difficile ricostruirne la memoria, di qualche altro ce ne siamo immancabilmente dimenticati.
Nonostante le entrate pubblicitarie il punto debole della radio erano le finanze che erano esigue e perciò i dischi, che poi erano la materia prima, scarseggiavano: ve ne erano relativamente pochi e man mano se ne compravano sempre meno; così per fare economia si compravano da un rappresentante i 45 giri dismessi dai juke box che avevano un doppio vantaggio, costavano poco e contenevano in un disco due successi, e pazienza se si sentiva un po’ di fruscio; più spesso si portavano da casa prelevati dalla propria collezione privata e a programma finito si riportavano indietro; per ovviare alla carenza qualcuno faceva delle registrazioni su cassetta dei dischi che riusciva a farsi prestare, ma il fabbisogno era perennemente insufficiente e poteva accadere che la domenica la radio mandava in onda un pezzo che veniva particolarmente apprezzato da qualche radioascoltatore che poi il lunedì successivo lo richiedeva nel programma delle richieste musicali con imbarazzo del conduttore che doveva spiegare che la radio aveva sì trasmesso quella canzone ma non aveva più la disponibilità del disco perché etc. Ma non tutti erano facilmente disposti a crederci e naturalmente tutto questo non dava una bella immagine della radio.
Comunque tra luci ed ombre Radio Prizzi Centrale è stata una esperienza che, anche se breve, ha lasciato una segno positivo nella storia del nostro paese e moltissimi la ricordano favorevolmente ancora adesso; infatti per quanto artigianale e dilettantesca suscitò nel pubblico un grande interesse: la gente apprezzò la novità, il fatto che si usciva dagli schemi, dal conformismo e dalla ufficialità dei programmi radiotelevisivi nazionali e rimaneva affascinata dal fatto che per la prima volta sentiva in diretta ed in maniera immediata le voci di conoscenti e amici e con essi poteva interloquire in diretta nel corso delle varie trasmissione o richiedendo un pezzo musicale da ascoltare o partecipando ad un quiz o esprimendo liberamente la propria opinione su fatti su cui si dibatteva, una forma di partecipazione diretta, qualcosa lontano mille anni luce da radio e televisione ufficiali.
La radio purtroppo ebbe però breve durata: l’epilogo si consumò dopo circa due anni e mezzo alla fine del 1980, primi 1981. Sui motivi della chiusura si è fatto tanto parlare: si è detto che fu l’esposizione debitoria della radio nei confronti di alcuni soci che avevano anticipato soldi, debiti che non si riusciva a soddisfare nonostante un aumento di capitale di altre 50 mila lire (che quasi tutti sottoscrissero) e nonostante gli introiti della pubblicità e che perciò si preferì vendere l’attrezzatura. In effetti il fattore finanziario contribuì e ne decretò la fine ma forse sarebbe meglio dire che ne accelerò il processo perché - ancora più a monte - ben altri furono i motivi sostanziali: quella esperienza iniziata e proseguita per qualche tempo con tanto euforia ed impegno era giunta al capolinea per diversi fattori dovuti anche ai dissidi e le cordiali antipatie fra alcuni soci; si aggiunga il disimpegno che sopravvenne in alcuni per il fatto di soggiornare per motivi di studio o di lavoro fuori sede e, in generale, il sempre crescente disinteresse dopo l’iniziale vampata di entusiasmo; tanto che nell’ultimo periodo coincidente grosso modocon il trasferimento della sede della radio in una casa situata un po’ più a monte proprio all’interno dello storico Cortile dei Greci, le trasmissioni venivano assicurate da pochissimi conduttori quando addirittura non si mandavano in onda le bobine preregistrate. Insomma il canto del cigno era stato intonato, una epoca si era conclusa e nessuno aveva più voglia di farla rivivere: per cui vendere le attrezzature della radio, soddisfare i soci creditori sempre più insistenti rappresentò per tutti come una liberazione da una cosa che non interessava ormai più a nessuno.
Sarebbe auspicabile però, dopo che sono trascorsi ormai quaranta anni dalla sua fondazione, organizzare una qualche iniziativa, una mostra, una réunion, raccogliendo tutto il materiale sparso in giro, registrazioni, fotografie “cimeli” vari di una esperienza che, anche se per un breve periodo, ha interessato direttamente e indirettamente un centinaio di giovani; coinvolgendo naturalmente anche Radio Prizzi Alternativa, ma non per una operazione nostalgia di cui nessuno sente il bisogno bensì un evento comune che renda testimonianza e memoria di una vicenda della storia della nostra città - la contemporanea presenza a Prizzi di due radio libere - che come tante altre rischia tra non molto di essere definitivamente dimenticata.
Studio di Radio Prizzi Centrale: da destra, Salvatore Umina e Salvatore Lo Bue, due tra i più assidui conduttori della Radio |
Studio di Radio Prizzi Centrale: Giuseppe "Pino" Collura, uno dei principali animatori e organizzatori dell'emittente |
Fonte delle foto: Internet
Prizzi, agosto 2018
Salvatore Sulli
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