Leggendo il libro "Il mercante di Dio", da lettrice mi sono affidata completamente alla storia raccontata. Anche se si trattava di una storia inventata, leggendola mi sono comportata come se fosse vera. Ho messo in atto quello che la critica letteraria ha definito la "Sospensione dell'incredulità".
Quando leggiamo un romanzo, diventiamo mentalmente folli perché crediamo nell'esistenza di persone che non ci sono. La salute mentale torna solo quando il libro è chiuso. E così ho fatto io: ho ripercorso mentalmente tutta la storia raccontata da Sal Costa immaginando luoghi, personaggi, vicende grazie alle doti narrative dello scrittore che confeziona un romanzo come fosse una sceneggiatura pronta per diventare un film!
La scrittura di Sal Costa è una scrittura cristallina dal morbido andamento musicale che fa appassionare il lettore fin dalle prime pagine e lo tiene incollato fino alla fine con storie avvincenti che si intersecano come in un romanzo picaresco e dove le descrizioni di luoghi, usi e costumi nascono da ricerche accurate mai banali.
Il protagonista del romanzo è un mercante, Salomon, anche voce narrante della storia che intende colmare il vuoto storico dei diciassette anni della vita di Gesù che non compaiono in nessun Vangelo.
Il romanzo però fa molto di più: ci svela un mondo antico ma sempre attuale dove cultura religione filosofia lingue scienze si muovono insieme alle merci. Così il commercio diviene il vero motore dell'umanità e unico mezzo di diffusione! Il romanzo assume i connotati di un romanzo storico in cui però la presenza di Gesù è quasi sempre defilata ma magnetica tanto nei silenzi quanto nelle assenze, permea di umana sacralità.
Tema centrale del romanzo è la paternità ma anche l'apologia del mercante e dello spirito ebraico.
Il mercante di Dio non pretende di insegnare una verità teosofica, ma racconta una storia e lo fa in maniera molto efficace riempiendo un vuoto narrativo, inventando una vicenda di grande fascino dal valore fortemente simbolico che consiglio a tutti di leggere!
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