La generazione di coloro che erano giovanissimi nei primi anni settanta e frequentavano le medie in quel di Prizzi ricorderanno ancora adesso con piacere Marco Vironi, giovane insegnante di lingua inglese venuto da fuori e rimasto nella memoria di quei ragazzini - adesso quasi sessantenni - non tanto e non solo perché è stato per alcuni (mi pare insegnasse al corso A) il loro insegnante ma soprattutto perché, da appassionato di calcio qual era, fu il promotore e organizzatore di un memorabile torneo tra le varie classi di quella Scuola media.
Ma la cosa veramente eccezionale era che di quelle sfide veniva puntualmente pubblicato sul "Giornale di Sicilia" di allora, a sua firma, un dettagliato resoconto e una cronaca delle partite con tanto di formazioni e classifiche, e addirittura a fine torneo fu pure pubblicata la foto della squadra vincitrice. Tutto questo dal punto di vista mediatico rappresentava un fatto straordinario; visto in un’epoca di facile comunicazione come quella che stiamo vivendo potrebbe apparire ordinaria routine, ma circa cinquanta anni fa non era così: intanto non c’erano i computers e Internet, e perciò non c’erano facebook e gli altri social; adesso chiunque può annunciare urbi et orbi qualsiasi stupidaggine gli venga in mente o postare - come si dice - la foto o il video di un avvenimento; poi nei giornali locali - cartacei od on line che siano - è molto semplice occuparne uno spazio e chiunque può creare un blog o un sito internet.
Il "Giornale di Sicilia" del tempo usciva con le edizioni nei capoluoghi di provincia, e non in tutti, e aveva per la Sicilia tre o quattro edizioni locali; adesso saranno più del doppio e forse anche più, sicché se il corrispondente di Prizzi scrive oggi un articolo per il giornale ha una diffusione abbastanza limitata.
Era diversa anche la diffusione del calcio attraverso i media: a fronte delle decine di partite di serie A che vanno in onda oggi sui vari canali Tv - a pagamento e non -, allora la RAI (non c’erano le TV di Berlusconi) la domenica trasmetteva soltanto un tempo in differita: per seguire in diretta le partite occorreva sintonizzarsi alla radio, e per vedere i goal seguire Novantesimo minuto o la Domenica sportiva in tarda serata.
La foto della Fortitudo vincitrice del torneo apparsa sul Giornale di Sicilia dell’epoca |
Il torneo si disputò a Salaci nel luogo dove qualche tempo dopo sarebbe stato costruito il campo di calcio come lo conosciamo adesso con le gradinate e gli spogliatoi, ma che a quei tempi più che un campo di calcio era nient’altro che una spianata, senza nemmeno le porte di legno.
Detto per inciso: non si poteva fare una scelta più infelice del luogo dove far sorgere il campo di calcio: la Zachianei pressi di Filaga, dove già ve ne era uno, sarebbe stato senza dubbio il luogo ideale dove far sorgere una cittadella dello sport e costruire un moderno impianto sportivo, ma fu giudicata troppo lontana dal paese, e pensare che distava appena sei km; si disse poi che a Salaci una parte dell’area era già di proprietà pubblica (vi era in effetti la Scuola agraria), salvo poi ad occupare abusivamente senza alcun titolo in puro stile far west e senza una regolare procedura di espropriazione per pubblica utilità la rimanente parte del terreno necessario per costruire il campo, terreno che apparteneva a privati cittadini; ma così andava allora il mondo, va detto però che chi operò quelle scelte era gente che in vita sua - absit iniura - non aveva mai tirato il calcio a un pallone e forse non aveva mai visto una partita di calcio e sicuramente di sport ne masticava poco assai, quanto dire niente, anche se poi era deputata a fare scelte che avrebbero in futuro condizionato lo sviluppo dello sport nella città di Prizzi: infatti l’impianto si è rivelato inadeguato per diverse ragioni fin da subito, ma questa è una storia che meriterebbe di essere meglio raccontata.
Ritornando al torneo, erano sei le squadre partecipanti a quella che enfaticamente fu chiamata Coppa Vito Mercadante in onore nostro illustre concittadino, anarchico e poeta, cui la scuola media statale è intitolata; alcune avevano nomi latini che echeggiavano le antiche virtù guerresche della forza del vigore, del coraggio e della potenza; altre nomi erano meno virili ma non per questo meno suggestivi.
Si giocò con girone all’italiana di andata e ritorno nella primavera del ’72 con inizio a fine marzo: l’ultima giornata si disputò domenica 28 maggio; il torneo suscitò un notevole interesse in molti sportivi prizzesi tanto da essere seguito da un pubblico sempre più numeroso; per la cronaca le partite della prima giornata si dovettero disputare alla Zachia perchè il campo dei Salaci era inagibile a causa di una piccola sorgente d’acqua al centro del campo.
Le squadre erano composte da nove giocatori; fu vinto con autorità come titolava il giornale di Sicilia dalla squadra della Fortitudo che era una prima (sez. A) a punteggio pieno, 20 punti in dieci partite, e senza nemmeno una sconfitta: un successo finale meritato quello della Fortitudo che giovandosi di buoni rincalzi…..si è dimostrata la squadra più forte e più organizzata senza togliere alcunmerito alle altre squadre partecipanti al torneo, e la sua ala sinistra, Franco Umina, dimostrò grandi doti di realizzatore vincendo la classifica di capocannoniere del torneo.
Per pura combinazione in quelle stesse ore di quella stessa domenica di maggio di quello stesso lontano 1972 in cui al campo Salacisi concludeva davanti a un numeroso pubblico il torneo e la Fortitudo si aggiudicava la coppa, a qualche migliaio di chilometri di distanza in un altro campo, al comunale di Torino, in uno scenario ben diverso... e con qualche spettatore in più la Juventus di Causio, Capello e Bettega batteva il L.R.Vicenza e vinceva il 14^ scudetto, mentre in un altro campo ancora, a Varese, negli stessi momenti Roberto Boninsegna centravanti dell’Inter, con un gol all’ultimo quarto d’ora, vinceva la classifica dei marcatori, superando di un goal Gigi Riva.
Il centravanti dell’Inter Roberto Boninsegna ed il capitano Sandro Mazzola |
Al secondo posto si classificò la Vigor che era una terza (sez. A) con 13 punti: l’unica squadra unitamente all’Edera ad impensierire la vincitrice anche se negli scontri diretti, nonostante l’impegno profuso, ebbe sempre la peggio 3-2 all’andata 3-0 al ritorno.
Al terzo posto a due lunghezze l’Edera che era una seconda (sez. C) con 11 punti: con un po’ più di fortuna avrebbe potuto raggiungere certamente un migliore risultato avendo degli buoni elementi nella sua formazione.
La Virtus una seconda (sez. A), quarta classificata con 9 punti è stata forse la squadra più incostante, avendo alternato buone prestazioni a prestazioni molto deludenti.
Penultima nella classifica finale con 6 punti la Fiamma che era una prima (sez. F).
Fanalino di coda con un solo un punto l’Eldorado, anch’essa una prima (Sez. E) squadra atleticamente molto fragile, che riuscì in tutto il campionato a portare a casa solo un pareggio (1-1) con la Virtus nella quinta giornata di andata; a dire il vero però non può essere considerata la squadra cuscinetto del torneo, e se subì 12 reti nelle prime due partite, nel prosieguo del torneo fece, nonostante le sconfitte subite, delle buone prestazioni, ad esempio perdendo di misura 1-0 con la squadra vincitrice del torneo nella prima giornata del girone di ritorno.
L’articolo apparso sul Giornale di Sicilia venerdì 28 aprile 1972, a firma di Marco Vironi con risultati classifiche e commento alla fine del girone di andata del torneo |
Al torneo parteciparono un sessantina di ragazzi, alcuni grandicelli e sviluppati nel fisico, altri proprio ragazzini per non dire bambini; certo a volte non proprio davano prova di grande impegno e capacità tecniche tanto da far scrivere al prof. Virone, in una delle sue cronache a proposito di una delle squadre partecipanti, che aveva subito una sonora sconfitta: “il motivo di questa sconfitta è da ricercare nella disorganizzazionee nella impreparazione dei ragazzi…i quali non hanno fatto nullaper limitare il gravoso passivo” e ancora “hanno giocato tutti dal portiere all’ alasinistra senza criterio e senza costrutto e un maggiore impegno non avrebbe….etc. etc…”: un giudizio severo che però rappresentava uno stimolo a fare meglio per il futuro: comunque l’agonismo non mancò e tutti cercavano di dare il meglio di sé, con grande forza di volontà e spirito di avventura, in mancanza di naturali doti tecniche che non tutti possedevano.
L’art. apparso sul Giornale di Sicilia venerdì 12 maggio 1972 dopo la seconda giornata del girone di ritorno |
Il trofeo Scuola media “Vito Mercadante” rappresentò comunque un evento sportivo importante nella storia dello sport e del calcio a Prizzi e, con altre manifestazioni che nello stesso periodo si andavano organizzando, contribuì ad affermare definitivamente il calcio a livello popolare e anche come grosso fenomeno di coesione sociale.
Campo salaci. La Preside della Scuola media, prof. Caterina Fucarino, premia con una medaglia uno dei ragazzini partecipanti al torneo. |
Infatti, nei primissimi anni settanta la locale società sportiva organizzava la prima Coppa Città di Prizzi manifestazione calcistica estiva cui partecipavano le squadre dei paesi limitrofi: rimane nel cuore di tutti la mitica squadra del Prizzi di quel tempo che aveva al seguito una numerosa tifoseria; ed inoltre alcuni giovani, sempre nello stesso periodo, diedero vita al c.d. campionato interno, un torneo tra squadre di Prizzi che prendevano per lo più i nomi dai quartieri (Santa Rosalia, Madrice) o da piazze di Prizzi (piano Barone, piano Magrì) che si disputò ogni estate ininterrottamente fino agli anni novanta.
Pro-loco di Prizzi: il prof. Marco Virone consegna la coppa a Giorgio Macaluso della Fortitudo, squadra vincitrice del torneo. |
Pro-loco di Prizzi. Salvatore Comparetto e Franco Umina della Fortitudo mostrano la coppa conquistata. |
Ma al di là dell’aspetto ludico il torneo Vito Mercadante ha avuto anche un grande merito: avvicinò alla disciplina sportiva tanti ragazzi insegnando loro, pur in una cornice agonistica, l’osservanza delle regole e il rispetto dell’avversario e tutti quei valori che lo sport può e deve trasmettere; se solo si pensa che in quell’epoca le sfide tra ragazzini erano state anche – e nessuno può negarlo - lotte a colpi di pietre tra i vari quartieri o nelle migliore delle ipotesi interminabili partite giocate per strada con palloni di fortuna, senza arbitri e senza regole, con accese discussioni e inevitabili litigi che sfociavano spesso in scazzottate, il torneo rappresentò, lo si può dire senza retorica - e non sembri una esagerazione -, un passo in avanti delle nuove generazioni di allora verso quella che più tardi verrà chiamata la cultura della legalità.
Prizzi, giugno 2018
Salvatore Sulli
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