L’autrice ha perseguito l’intento di far combaciare l’‘ipotesi’ sostenuta dai Servizi Segreti (p.5) e dal Sifar (p.8) sull’esistenza di un piano insurrezionale del Pci negli anni 45-50 e la realtà effettuale. E l’ha fatto basandosi su una circolare manoscritta, firmata e non datata che Essa dice ‘non dovrebbero esserci dubbi’ sia da attribuire a Ruggero Grieco.
E fatta - senza alcuna valida verifica testuale e soprattutto logico-razionale - questa affermazione, sostiene che c’è la prova certa che il Pci aveva un “apparato paramilitare” ed il “progetto, seppure limitato alle province siciliane, di un’insurrezione armata”.
Ritenendola un’importante scoperta, l’ha incautamente diffusa dandole grande risalto, sia in internet, con un video, che tramite il quotidiano ‘Il Giornale’ del 30 luglio 2018.
Della suddetta affermazione l’autrice si serve in particolare, alla fine del suo scritto (p. 17-20), per una rilettura dello scontro di classe fra salariati agricoli e agrari avvenuto nel dicembre 1947 a Canicattì.
La Portalone sa come storica che il Pci aveva compiuto la svolta di Salerno, e sostanzialmente affermato già nel V congresso svoltosi nel dicembre ’45 - gennaio ’46 la scelta, nella lotta per il ‘socialismo’, della via istituzionale e democratica e non di quella rivoluzionaria della rottura, come dicevano Marx, Lenin e Luxemburg, dell’apparato Statale, necessaria per aprire il processo rivoluzionario (1).
E’ vero che, come scrive la Portalone, Grieco non condivideva sostanzialmente la linea riformista scelta dal Pci e sul punto è significativa la nota intervista rilasciata da Sereni a “Mondo Operaio” nel marzo 1975. In cui, criticando Grieco, diceva che egli “vedeva nella lotta in corso il compito della ‘rivoluzione democratico borghese’ e nient’altro che questo”; ed affermava che il Pci aveva invece scelto di lavorare su ‘una piattaforma democratica e socialista’. E per Sereni, come per Togliatti, il secondo termine (socialista) finiva per essere assorbito del tutto nel primo (democratico). Mentre per Grieco le due fasi, quella democratico - borghese e quella socialista, rimanevano ben distinte, non solo cronologicamente, ma nel senso leniniano.
La Portalone commette però l’errore di non tener presente che Grieco era un militante sin dal 1921, essendo tra i fondatori del Partito comunista, che si era forgiato nella lotta clandestina nel periodo della dittatura fascista, era stato segretario del Pcd’Italia nel 35-36, poi membro della Costituente e quindi più volte senatore, sino alla morte avvenuta nel ’55. E, per la sua grande conoscenza della questione agraria, fu responsabile, sin dai tempi della direzione di Gramsci, della correlativa importane sezione di lavoro.
Non tiene presente l’autrice della nota in commento che il Pci non era il circo Braum, come Gramsci diceva del PSI degli anni ’20, ma praticava invece una sua seria disciplina ed i suoi dirigenti, anche se sostenitori di tesi diverse, portavano avanti, specie operando nei territori, la linea ufficiale del Partito. E Togliatti, il teorico della via parlamentare al socialismo, aveva un notevole prestigio e una relativa autorità su tutti i quadri.
Fermo restando che il popolo è sempre legittimato, ieri come oggi, ad esercitare il diritto di resistenza nei confronti di un potere che si pone fuori della legge e nega i principi fondamentali del patto costituzionale; diritto di resistenza che affermò per primo, in modo solenne e formale, John Locke nelle seconda metà del diciassettesimo secolo, dopo la seconda rivoluzione inglese, e che il Mortati ritiene a ragione essere presente per implicito nel testo costituzionale alla pari di un diritto fondamentale; svolgo ora delle considerazioni logico- razionali che portano ad escludere che la circolare attribuita a Grieco sia autentica e quindi alla conclusione che trattasi di un palese falso.
• Prima osservazione. Ci informa la Portalone che la circolare in questione è scritta a mano, non ha data e fa riferimento al ‘lodo mezzadrile’, espressione usata, come insegnano tutti gli storici, solo con riferimento al giudizio richiesto dalla Cgil e dalla Confederazione dei Coltivatori diretti ed espresso da De Gasperi il 3 marzo 1946. Quindi la stesura di detto documento è da collocare temporalmente nella primavera del ’46.
E’ noto a tutti, anche alla Portalone, che la macchina da scrivere è in uso dalla metà dell’800, ed è da escludere che un responsabile di un importante settore di lavoro della direzione del Pci, che peraltro si afferma avesse ingenti fondi, non ne disponesse, e dovesse quindi sobbarcarsi alla (improba ed inutile) fatica di scrivere a mano tutte le copie delle circolari da inviare nel caso di specie ai segretari di ben sette federazioni.
Alcuna ricerca dice di aver fatto la Portalone, come avrebbe invece dovuto, presso i responsabili pro tempore delle sette federazioni siciliane del Pci dell’epoca per aver informazioni sull’esistenza di una circolare come quella di cui parla.
La circolare scritta tutta a mano cui fa riferimento la Portalone - lo spiegheremo ancor meglio in seguito – è comunque, a nostro avviso, da ritenersi l’unica esistente ed è quella fatta pervenire da mano esperta a Guarino Amella. Il quale da persona intelligente qual era capì subito che trattavasi di un falso, la spiegazzò e la buttò fra le carte inutili. E, infatti, la Portalone dice di averla trovata ‘stropicciata’ (p. 1).
• Grieco era un intellettuale molto acuto, sulla cui formazione, rimasto orfano di padre a sette anni, influì notevolmente la madre, Teodolinda Pomarici, donna di grande cultura e di idee democratiche e repubblicane. E l’umanità dell’uomo, pur provato dalla vita dura di rivoluzionario di professione, la si coglie nella fitta corrispondenza da egli avuta col dirigente dei contadini, cattolico, Guido Miglioli, suo grande amico.
- Mai avrebbe solo pensato di poter scrivere e mai avrebbe scritto, anche se lo avesse voluto, le affermazioni enunciate nella circolare destinata ai segretari di sette federazioni siciliane, sapendo che inevitabilmente sarebbe passata anche fra le mani di diversi compagni e di qualche infiltrato della Polizia, che pure, come noto, esistevano. Affermazioni che sono del seguente tenore: “intensificare l’incetta delle armi” ed “accelerare la formazione e l’istruzione delle squadre (militari) di emergenza”. E dire in essa, ammesso fosse vero, che il Partito disponeva di notevoli “fondi necessari all’uopo destinati”, (cioè all’acquisto delle armi – p. 1 Portalone).
- Mai avrebbe palesato, ammesso fosse vera, l’esistenza di un fantomatico “piano B” insurrezionale, ordinando ai segretari delle federazioni siciliane di “informare l’esecutivo dell’entità delle forze mobilitate” per l’ipotetica insurrezione. Fra l’altro facendo allusione, come se stesse parlando con dei dirigenti molto esperti di un ministero, a “quanto aggiunto a p. 24 della prima comunicazione” (p. 1 Portalone).
• Greco, il quale sapeva che la Polizia, braccio armato dello Stato borghese, interveniva in tutta Italia sempre dalla parte degli agrari e per reprimere le lotte dei lavoratori – e se ne era avuta pure in Sicilia grande e vasta esperienza nelle lotte del ’45 per l’applicazione dei ‘decreti Gullo’ n. 279 e n. 311 del 19 ottobre ’44 e n. 284 del 25 ottobre ‘44 (vs. testimonianza dell’avv. Sorgi riportata da Renda a p. 192-193 del III vol. della sua Storia della Sicilia) -, non avrebbe mai pensato di poter scrivere e mai avrebbe scritto ai segretari di federazione siciliane che “in caso di resistenza reazionaria (degli agrari all’applicazione del ‘lodo mezzadrile’) non (dovevano) rifuggire da atti di violenza i quali serviranno a creare la premessa per l’intervento armato degli speciali reparti di polizia già all’uopo dislocati in Sicilia”. Attribuendogli in tal modo, addirittura, di aver scritto ai segretari di federazione di comportarsi sostanzialmente da agenti provocatori in danno dei lavoratori.
Solo un minus abens avrebbe potuto scrivere una assurdità simile, non certo un dirigente comunista, pure rivoluzionario di professione. Sapendo egli, peraltro che in Sicilia era stato nominato dal secondo governo Bonomi, nel 1945, ispettore generale di pubblica sicurezza il famigerato fascista Ettore Messana, il quale si era distinto sin da giovane, l’8/XI/1919, nella repressione delle lotte contadine a Riesi, compiendovi una strage di venti lavoratori; ed era stato poi, fra il ’41 ed il ’43 questore a Lubiana e Trieste, operandovi la repressione razziale di migliaia di sloveni e dalmati e quella politica nei riguardi degli antifascisti.
• Grieco, poi, ligio come tutti i dirigenti del Pci alla disciplina di partito, mai avrebbe scritto una circolare in pieno contrasto con la linea democratica scelta dal Pci e peraltro insulsa.
E aggiungiamo che anche se, in mera ipotesi, egli, in contrato alla sua formazione ed educazione politica, avesse voluto dare disposizioni in conformità alle sue idee politiche, mai, ripetiamo, avrebbe scritto le assurdità che si leggono nella circolare in questione.
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Ci auguriamo che la Portalone, resasi edotta del grave errore compiuto, lo riconosca e revochi quanto scritto sul falso attribuito a Ruggero Grieco, e ne dia pubblica informazione sul quotidiano “Il Giornale” ed anche in internet.
Si può sbagliare, anche di grosso come nel caso in questione, insistere sarebbe grave, molto grave.
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Sulle deduzioni che la Portalone trae dalla sua lettura del falso attribuito a Grieco per riscrivere la storia dello scontro di classe fra salariati agricoli e agrari avvenuto nel dicembre 1947 a Canicattì, non mi soffermo, perché penso che in merito scriverà una nota, da par suo, lo storico Salvatore Vaiana.
Padova 6 ottobre 2018
Luigi Ficarra
(1) vs. Renzo Martinelli, «Il "Partito nuovo" e la preparazione del V Congresso. Appunti sulla rifondazione del Pci», in Studi Storici – anno 31, n. 1, p. 27-51.
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