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DIEGO GUADAGNINO, Giustizia e diritto

RELAZIONE TENUTA A  CANICATTI', PALAZZO STELLA, IL 2 FEBBRAIO 2013.


Nel rivolgermi  a un pubblico di colleghi non posso fare a meno di rilevare  come la concezione che del diritto abbiamo noi avvocati sia quasi esclusivamente pragmatica, vedendo nella norma lo strumento operativo con cui legittimare e realizzare l’interesse del cliente. La più appariscente conseguenza di simile visione è la denigrazione della filosofia o alternativamente della poesia, come dimostra la  perfida frase destinata al difensore che  arringando  ha mancato di centrare la problematica del processo:  “ha fatto filosofia” o “ha fatto poesia”.

DIEGO GUADAGNINO, Nel taccuino del cronista

E’ in uno spazio intermedio tra storia e  letteratura che nasce il testo di Antonio Insalaco.  Non si tratta di opera strettamente storica , perché non si addentra  nelle ragioni che determinano i fatti, non delinea un quadro più o meno esaustivo di un dato periodo, non disseppellisce né rilegge documenti per supportare tesi; ma, d’altra parte, non è neanche letteratura, perché non si concede incursioni nella fantasia per dipingere un’epoca e raccontare una città.

DIEGO GUADAGNINO, Nel fiume di Eraclito

Sulla spiaggia di Marina di Modica, alle sette del mattino,  il mio amico Salvatore Fratantonio  mi parla del processo creativo;  racconta come nasce il progetto che si realizza sulla tela, finché si sofferma sopra un particolare, e come osservando l’idea che precede la pittura dice: “Quasi sempre mi succede che mentre dipingo un’immagine essa mi si modifica dentro, la forma si altera, si fa altra nei contorni, pur mantenendo la sua originaria identità strutturale;  le atmosfere mutano, una nuvola si disfa, un giallo sfuma verso l’arancione. Il risultato finale dell’opera cristallizza soltanto una fase, un attimo, un passaggio di quel movimento e il quadro diventa la negazione del fluire dell’idea; o, se vogliamo,  la rappresenta come la farfalla secca e spillata di un collezionista può rappresentare tutte le farfalle della stessa specie”.

DIEGO GUADAGNINO, Prefazione a "I pensieri e la notte"

Enza Giurdanella, I pensieri e la notte, Utopia, 2011

PREFAZIONE

   Se è vero, com’è vero, che il filosofo dona ciò che pensa e il poeta ciò che sente, dobbiamo riconoscere che l’opera poetica nasce sempre all’insegna del coraggio. Il coraggio di dar vita alla parola con l’affanno della propria debolezza, con l’angoscia della propria fragilità.  E’ così che il poeta legittima la totalità del sentire soggettivo riscattandola dalla vergogna di riconoscersi come tale al cospetto dello sguardo indagatore del vicino.

DIEGO GUADAGNINO, "Le sequenze oniriche" di Lillo Turco

Critica di Diego Guadagnino
Discorso d'inaugurazione della mostra del 19 dicembre 2011


Canicattì conosce già da tempo Domenico Turco per le sue opere di grandissimo pregio poetico e letterario, ma non conosce ancora l'altro fratello artista, Lillo, che stasera si presenta per la prima volta alla città con una mostra di grafica. Un'arte, quella di Lillo Turco, che per la pregnanza di miti e simboli che la percorrono risulta strettamente connessa ai temi della poesia di Domenico.

DIEGO GUADAGNINO, Candore e lirismo nei dipinti di Emanuela Iemmolo

Già qualche anno fa, in occasione di una collettiva di pittura iblea al femminile, abbiamo avuto modo di parlare dei dipinti di Emanuela Iemmolo, rilevando come i suoi paesaggi siano pervasi da un'atmosfera soffice ed insolita nel contempo, da un qualcosa di vago e di gentile che nella parola "magia" trova la definizione più confacente.

DIEGO GUADAGNINO, Antonio Grifo. Tra demistificazione e silenzio

Difficile restare indifferenti davanti alle immagini che da tempo Antonio Grifo ci propone con la sua pittura; eppure sono le stesse immagini che tessono la trama del nostro quotidiano, fondano i nostri bisogni e alimentano le nostre fantasie.
Ma l’artista canicattinese decontestualizza tali immagini, le elegge a simboli di una precisa condizione esistenziale, ne rivela la funzione portatrice di messaggi autoritari e rassicuranti.

DIEGO GUADAGNINO, Lo sguardo dell’anima


Lo scarto tra lo spazio dell’anima e la realtà quale ci appare: è da lì che nasce ogni malessere, è lì che si trova la matrice degli enigmi, il nido dell’inquietudine, la fonte dell’ansia che perennemente ci spinge a chiederci il perché dell’esistere. E’ lì, soprattutto, che incontriamo e verifichiamo la povertà dell’esistenza rispetto alle indefinite istanze dell’anima. L’arte non è sublimazione della materia, non è incantesimo ma semplicemente riduzione o annullamento di quello scarto. E’ ciò che fanno la pittura con l’immagine, la poesia con la parola, la musica col suono. Smaterializzano la distanza tra l’anima e il reale.

DIEGO GUADAGNINO, "La santità reietta"

Volentieri ho accettato l'invito del professor Gaetano Augello a scrivere questa nota introduttiva alla biografia di monsignor Angelo Ficarra, che, per le qualità e lo spessore della sua personalità, il passare degli anni rende sempre più vicino alla sensibilità e alle problematiche dei suoi posteri. Se il volumetto sciasciano, sulla nota vicenda della sua rimozione da vescovo della diocesi di Patti, lo ha fatto conoscere al grande pubblico, la biografia scritta adesso da Augello, pregevole per la ricchezza di documenti consultati e di notizie raccolte, rivela gli aspetti intimi dell'uomo, il prestigioso retaggio culturale, le scelte che ne hanno segnato la vita, dandoci così un'opera destinata a diventare punto di riferimento imprescindibile per quanti in futuro si vorranno cimentare con la figura e l'opera di Angelo Ficarra.

DIEGO GUADAGNINO, "Le stagioni della vita"

Pubblicata in “ARCHIVIO“ (n. 9, Padova, 2006)- mensile di arte, cultura, antiquariato, collezionismo e informazione di Mantova.

“La convenzionale semplificazione delle biografie, limitata in genere agli eventi esteriori, ben poco sa dirci delle esperienze che concorrono a formare la memoria di un uomo, a forgiarne l’identità. Solo l’arte e la poesia riescono a riscattare alla chiarezza la sostanza dei giorni, dei momenti più significativi di una vita, e quella che siamo soliti chiamare ispirazione non è che la grazia dell’accesso a una dimensione visiva e percettiva da cui ci distoglie il fuggire quotidiano da noi stessi.

DIEGO GUADAGNINO, "Salvatore Fratantonio. Nel mare nel mio tempo "


DIEGO GUADAGNINO, "Le parole poggiate sulla realtà"

Pubblicato in Salvatore Vaiana, Il contadino dirigente, Avanzato Editore, Canicattì (AG) 2008.



Nel 1944, all'indomani dello sbarco alleato in Sicilia, Domenico Messina ha ventotto anni, si iscrive al PCI e partecipa all’occupazione delle terre. È un bracciante la cui coscienza di classe e l’innato carisma ne fanno subito un capo, un leggendario dirigente di quel vasto movimento che fece parlare di “contadinismo”.

DIEGO GUADAGNINO, "Pittura iblea al femminile"

L’ennesimo evento nato dal fervore operativo di cui sta dando prova l’associazione culturale “Visione Iblea” è questa mostra di opere di una pleiade di pittrici iblee: Rosanna Criscione, Federica Gisana, Emanuela Iemmolo e Alida Pardo. Quattro moduli espressivi diversi di un solo mondo: quello femminile.

DIEGO GUADAGNINO, "La Sicilia di Salvatore Fratantonio"

Fare arte sulla Sicilia, sotto qualsiasi forma, significa inventarsi ogni volta quest’isola che, a causa di ciò, ha finito per essere considerata una dimensione fantastica, dove ognuno vive la tragedia della propria solitudine costretta al disagio della convivenza con gli altri. La sua Sicilia Salvatore Fratantonio l’ha inventata scegliendo i simboli marini e terrestri dei luoghi natii.

Diego Guadagnino, PREFAZIONE di "Colpi d'Ala" di V. Restivo

Non avrei mai pensato di scrivere la prefazione a un libro di poesie dell’Arciprete (lo chiamo così conformemente a come fa tutta Canicattì, per la quale mons. Vincenzo Restivo ha saputo essere ed è rimasto l’Arciprete per antonomasia.) E’ stato mio professore di religione nei tre anni di liceo. Per me che, parafrasando il celebre detto di Clemanceau sulla guerra, ho sempre pensato che la religione è cosa troppo seria per essere lasciata solo ai preti, l’ora settimanale della sua materia era una specie di ghiotteria dialettica alimentata dal desiderio dello studente di mettere in difficoltà il professore, ma anche sollecitata dalla sua capacità di indurre noi allievi alla riflessione e al confronto sui tempi più svariati.

DIEGO GUADAGNINO, La poesia di Domenico Turco ne "I limiti e l'immenso"

Resterebbe deluso chi, per suggestione del suo titolo, volesse cercare appigli consolatori in questo libro che sin dal 'frontespizio' ci preannuncia un'arte che, nulla concedendo alla consolazione o all'evasione, mira a dissolvere i fantasmi creati dalla nostra debolezza nei confronti della vita. Non c'è niente tanto difficile quanto il non ingannare se stessi ha scritto Wittgenstein: della difficile arte di non ingannare se stesso Domenico Turco ne fa una ragione (o forse la ragione) del suo poetare, per cui se i poeti della antichità intraprendevano il loro canto invocando ispirazione, il nostro esordisce chiedendo disincanto.

DIEGO GUADAGNINO, Prefazione ad "Acque lustrali" di Domenico Turco

Possiamo definire l’esperienza poetica di Domenico Turco come un’avventura evolutiva riflessa nelle possibilitá della parola, e, a conferma della legittimità di questa definizione, evocare a confronto i temi, i toni e le tinte di Sottovoce, sua opera prima, con le illuminanti aperture sulla vita che costellano quest’ultima sua raccolta di poesie, non a caso affidata a un titolo dal vago sapore iniziatico, Acque lustrali.

DIEGO GUADAGNINO, Villa Firriato, due acqueforti di Gaetano Lo Manto

Gaetano Lo Manto, il pittore degli insetti, «vede» questi esseri minuscoli e multiformi, alterati dalla sua fantasia ora volteggianti sull’umanità depredata dall’alienazione, ora abbarbicati sul mondo invaso dalla devastazione ecologica. È il suo modo di resistere e sopravvivere nella speranza di trovare un posto dove poter collocare una possibile esistenza solare, pulita e lontana dalla loro macabra presenza.

DIEGO GUADAGNINO, Le stagioni della vita

Pubblicata in “ARCHIVIO“ (n. 9, Padova, 2006, mensile di arte, cultura, antiquariato, collezionismo e informazione di Mantova
La convenzionale semplificazione delle biografie, limitata in genere agli eventi esteriori, ben poco sa dirci delle esperienze che concorrono a formare la memoria di un uomo, a forgiarne l’identità. Solo l’arte e la poesia riescono a riscattare alla chiarezza la sostanza dei giorni, dei momenti più significativi di una vita, e quella che siamo soliti chiamare ispirazione non è che la grazia dell’accesso a una dimensione visiva e percettiva da cui ci distoglie il fuggire quotidiano da noi stessi.

DIEGO GUADAGNINO, Mostra di pittura di Salvatore Fratantonio (Racalmuto)

Salvatore Fratantonio appartiene a quel nutrito gruppo di intellettuali siciliani che hanno lasciato il Sud per il Nord, individuando nel capoluogo lombardo un crogiuolo della storia con potenzialità di orizzonti negati a quella terra d’origine prigioniera di una dimensione pigra e sonnolenta alle tensioni del divenire. Questa parabola esistenziale segna in misura preponderante la sua identità artistica e la sua ricerca figurativa, entrambe convergenti nell’eleggere la Sicilia ad archetipo ispirativo e a polo dialettico dei contenuti della sua opera.