L’ennesimo evento nato dal fervore operativo di cui sta dando prova l’associazione culturale “Visione Iblea” è questa mostra di opere di una pleiade di pittrici iblee: Rosanna Criscione, Federica Gisana, Emanuela Iemmolo e Alida Pardo. Quattro moduli espressivi diversi di un solo mondo: quello femminile.
Caratteristica questa che conferisce alla manifestazione una valenza civile arricchendola di un significato che va sicuramente oltre il puro e semplice evento espositivo. E ciò per il semplice fatto che la donna attraversa la storia dell’arte ufficiale come presenza minore, eclissata dal protagonismo dell’uomo, nonostante non siano mancate vite di donne dedicate interamente alla pittura, alla scultura con un talento creativo e con risultati che nulla hanno da invidiare ai livelli del genio maschile. Già Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, ricorda nomi illustri di pittrici , ascrivendo al sesso femminile l’invenzione dell’arte occidentale, con l’attribuirne il merito alla figlia di quel vasaio di Corinto che avrebbe tracciato su un muro la sagoma ombrosa del giovane amato in procinto di partire. L’amore, allora, mosse l’anima e la mano della fanciulla corinzia. Le nostre pittrici ,oggi, sono ispirate dall’amore per la propria terra. Nelle loro opere infatti il paesaggio è la cifra di un approccio identitario con la terra d’origine, assunta nella ricca varietà dei suoi profili di vegetazione secolare, di città barocche, di pietrosi altipiani e di marine. E se è vero, come dice Cézanne, che il colore è il punto d’incontro tra il cervello e il mondo, i loro risultati cromatici evidenziano la felicità, il lirismo di questo incontro svolto in un linguaggio figurativo che, pur nella diversificazione delle soluzioni stilistiche personali, si modula nel rispetto dei valori formali della pittura.
Le citazioni architettoniche barocche di Rosanna Criscione, contraddistinte da un preziosismo intrinseco, che ricorda gli incipit dei codici miniati, riescono a conferire rinnovata capacità di suggestione ai selezionati particolari di chiese e di palazzi. Altrettanta forza suggestiva emerge dalle sue nature morte, dai suoi paesaggi fissati in un cromatismo vivido e corposo, come quell’erba d’autunno che campeggia in Volterra e che evoca ai nostri occhi il verde che dalla terra a volte ci sorprende nella nostra irrealtà quotidiana e c’invade con sapore di prodigio.
Federica Gisana ci si presenta, invece, come una pittrice di idee che opera all’interno di un simbolismo dinamico e vibrante. I volti e gli oggetti dipinti non vogliono coincidere con se stessi, ma ci stanno davanti in veste di convenzionali segni visibili di un mondo ideale che si manifesta e si compie nelle forme. Una sedia vuota, per l’artista, non è una sedia vuota ma l’idea dell’Assenza, come l’immagine di un giovane è l’idea del miraggio che usa i suoi tratti espressivi per esternarsi.
E poiché non poteva mancare un omaggio al barocco ibleo, ecco che l’artista ci dà anche un Barocco…al principio, ossia il barocco visto nel suo stato embrionale e latente.
Paradigmatico del mondo artistico di Emanuela Iemmolo è Sguardo nell’immenso, nel quale si direbbe venga enunciata la sua poetica attraverso una donna colta di spalle, alla maniera del romanticissimo Friedrich, che contempla il mare il cielo l’infinito, ponendosi le eterne domande che spingono l’uomo a diventare poeta filosofo artista. Una tentata risposta a quelle domande può rinvenirsi nel realismo magico che aleggia nelle tele della Immolo, evocatrici di un mondo rarefatto, sollevato dal peso del travaglio esistenziale e quasi a misura della nostra idea di felicità.
La delicatezza del tratto, peculiarità dell’acquerello, nelle composizioni di Alida Pardo, diventa indiscussa eleganza che declina la bellezza di un paesaggio ora movimentato dalle simmetrie vegetali create dalla fatica dell’uomo, ora scolpito da spontanei mutamenti naturali, come i fantastici contorni di un vecchio tronco abbandonato in riva al mare. Ma dove la Pardo dà più compiuta prova della sua bravura è senz’altro nei ritratti: Andrea e Autoritratto riscuotono la nostra ammirazione non soltanto per il perfetto equilibrio tra disegno e colore, ma anche e soprattutto perchè riescono a cogliere l’intangibile essenza dell’identità.
Diego Guadagnino
Caratteristica questa che conferisce alla manifestazione una valenza civile arricchendola di un significato che va sicuramente oltre il puro e semplice evento espositivo. E ciò per il semplice fatto che la donna attraversa la storia dell’arte ufficiale come presenza minore, eclissata dal protagonismo dell’uomo, nonostante non siano mancate vite di donne dedicate interamente alla pittura, alla scultura con un talento creativo e con risultati che nulla hanno da invidiare ai livelli del genio maschile. Già Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, ricorda nomi illustri di pittrici , ascrivendo al sesso femminile l’invenzione dell’arte occidentale, con l’attribuirne il merito alla figlia di quel vasaio di Corinto che avrebbe tracciato su un muro la sagoma ombrosa del giovane amato in procinto di partire. L’amore, allora, mosse l’anima e la mano della fanciulla corinzia. Le nostre pittrici ,oggi, sono ispirate dall’amore per la propria terra. Nelle loro opere infatti il paesaggio è la cifra di un approccio identitario con la terra d’origine, assunta nella ricca varietà dei suoi profili di vegetazione secolare, di città barocche, di pietrosi altipiani e di marine. E se è vero, come dice Cézanne, che il colore è il punto d’incontro tra il cervello e il mondo, i loro risultati cromatici evidenziano la felicità, il lirismo di questo incontro svolto in un linguaggio figurativo che, pur nella diversificazione delle soluzioni stilistiche personali, si modula nel rispetto dei valori formali della pittura.
Le citazioni architettoniche barocche di Rosanna Criscione, contraddistinte da un preziosismo intrinseco, che ricorda gli incipit dei codici miniati, riescono a conferire rinnovata capacità di suggestione ai selezionati particolari di chiese e di palazzi. Altrettanta forza suggestiva emerge dalle sue nature morte, dai suoi paesaggi fissati in un cromatismo vivido e corposo, come quell’erba d’autunno che campeggia in Volterra e che evoca ai nostri occhi il verde che dalla terra a volte ci sorprende nella nostra irrealtà quotidiana e c’invade con sapore di prodigio.
Federica Gisana ci si presenta, invece, come una pittrice di idee che opera all’interno di un simbolismo dinamico e vibrante. I volti e gli oggetti dipinti non vogliono coincidere con se stessi, ma ci stanno davanti in veste di convenzionali segni visibili di un mondo ideale che si manifesta e si compie nelle forme. Una sedia vuota, per l’artista, non è una sedia vuota ma l’idea dell’Assenza, come l’immagine di un giovane è l’idea del miraggio che usa i suoi tratti espressivi per esternarsi.
E poiché non poteva mancare un omaggio al barocco ibleo, ecco che l’artista ci dà anche un Barocco…al principio, ossia il barocco visto nel suo stato embrionale e latente.
Paradigmatico del mondo artistico di Emanuela Iemmolo è Sguardo nell’immenso, nel quale si direbbe venga enunciata la sua poetica attraverso una donna colta di spalle, alla maniera del romanticissimo Friedrich, che contempla il mare il cielo l’infinito, ponendosi le eterne domande che spingono l’uomo a diventare poeta filosofo artista. Una tentata risposta a quelle domande può rinvenirsi nel realismo magico che aleggia nelle tele della Immolo, evocatrici di un mondo rarefatto, sollevato dal peso del travaglio esistenziale e quasi a misura della nostra idea di felicità.
La delicatezza del tratto, peculiarità dell’acquerello, nelle composizioni di Alida Pardo, diventa indiscussa eleganza che declina la bellezza di un paesaggio ora movimentato dalle simmetrie vegetali create dalla fatica dell’uomo, ora scolpito da spontanei mutamenti naturali, come i fantastici contorni di un vecchio tronco abbandonato in riva al mare. Ma dove la Pardo dà più compiuta prova della sua bravura è senz’altro nei ritratti: Andrea e Autoritratto riscuotono la nostra ammirazione non soltanto per il perfetto equilibrio tra disegno e colore, ma anche e soprattutto perchè riescono a cogliere l’intangibile essenza dell’identità.
Diego Guadagnino
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