DIEGO GUADAGNINO, Antonio Grifo. Tra demistificazione e silenzio

Difficile restare indifferenti davanti alle immagini che da tempo Antonio Grifo ci propone con la sua pittura; eppure sono le stesse immagini che tessono la trama del nostro quotidiano, fondano i nostri bisogni e alimentano le nostre fantasie.
Ma l’artista canicattinese decontestualizza tali immagini, le elegge a simboli di una precisa condizione esistenziale, ne rivela la funzione portatrice di messaggi autoritari e rassicuranti.
La lattina di coca-cola, la motocicletta, il corpo femminile reificato dalla pubblicità emergono dalle sue tele con una immediatezza ai limiti della provocazione e con un effetto decisamente opposto a quello voluto dal sistema che li crea. Ed è un impatto che scuote la nostra indifferenza, suscita con iniziale disagio la nostra attenzione e la coinvolge in un sorprendente esercizio di decifrazione; l’immagine apparente al primo approccio visivo ne nasconde un’altra, rimanda a significanti e significati insospettati, come in un gioco esemplare e paradigmatico dell’itinerario psicologico tra le forme della quotidianità.
E cosi che il discorso pittorico di Antonio Grifo, nutrito degli esiti più suggestivi della lezione surrealista, la spunta sull’inganno consueto, scioglie lo smalto onirico della normalità, di un mondo programmato, e, tra uomini vuoti e mucchi di macerie belliche, ci guida nei risvolti più crudi del cosiddetto sogno americano.
Dipinti come”Scoperta”, ”Potere”, ”Effetti condizionati”…sono lì a dirci la ricchezza di invenzione e la pregnanza allusiva con cui Grifo riesce a liberare il suo dissenso nello spazio di una prospettiva sempre taciuta (come si conviene a un artista che ha cognizione e rispetto della sua materia) e taciuta perché liberamente affidata alla parte più autentica e creativa del suo interlocutore.
Diego Guadagnino

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