DIEGO GUADAGNINO, Candore e lirismo nei dipinti di Emanuela Iemmolo

Già qualche anno fa, in occasione di una collettiva di pittura iblea al femminile, abbiamo avuto modo di parlare dei dipinti di Emanuela Iemmolo, rilevando come i suoi paesaggi siano pervasi da un'atmosfera soffice ed insolita nel contempo, da un qualcosa di vago e di gentile che nella parola "magia" trova la definizione più confacente.
La sua pittura per scelta di toni, di forme e di soggetti non è mai protesa a soluzioni d'impatto violento o quantomeno incisivamente marcato sull'interlocutore, ma seduce con la grazia di un messaggio che porta immagini affioranti da un vissuto interiore e di memoria in armonia col mondo e con la vita.

E ciò accade non solo quando sulla tela si estendono placidi scorci sotto i cieli vasti delle campagne intorno alla sua Modica, ma anche quando la sua ispirazione si posa su grovigli grigio-argento di nuvole che covano la furia del temporale sospesa sulle chiome sconvolte di un uliveto cinto di muri a secco.
La fluenza che armonizza la gamma dei colori, e con essa gli elementi naturali che compongono il paesaggio, porta il candore da cui nasce ai confini di un lirismo schietto e genuino.
Da quello che la pittrice dice della sua ricerca, sembra proprio questa armonia spirituale il dono più prezioso con cui l'arte la ricompensa del suo impegno costante e sempre più sicuro delle proprie possibilità e delle proprie risorse. Certamente, la Iemmolo è una pittrice che ha davanti a sè del cammino da fare, ma gli orizzonti raggiunti sono già sicura garanzia delle sue potenzialità artistiche e poetiche.

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