GIOVANNI TESE', Saluto a Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Francesco Montenegro Arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi di Agrigento in Visita Pastorale nella città di Naro (3 febbraio 2018)

Eminenza Reverendissima, don Franco,
siamo quasi arrivati al momento conclusivo della Sua visita Pastorale nella nostra Naro.

Sono stati giorni straordinari, vissuti intensamente. 


Sono stati giorni di festa, di gioia, di ascolto, di confronto, di dialogo, di amicizia, di speranza che resteranno nel cuore e nella mente di ciascuno di noi e che lasceranno sicuramente un segno indelebile nella comunità naritana. 

Sono stati giorni che hanno sicuramente contribuito a convertire e infiammare il nostro cuore e la nostra mente.

In queste intense giornate l’Eminenza Vostra ha avuto modo di rivedere e di riscoprire le straordinarie bellezze di questa città a cominciare dalla sua posizione, dalle sue magnifiche chiese, dalle sue opere d’arte, dalle sue antiche vestigia e soprattutto dall’umanità e dalla disponibilità della sua gente.

Alla fulgentissima città di Naro, città accogliente e cristiana sin dagli albori e al suo vasto territorio, 20.700 ettari, sono legate memorie storiche di grande valore in ogni campo dello scibile umano. 

Tra queste, in questa solenne circostanza, desidero ricordarne una in particolare perché possa essere riscoperta o conosciuta dalla nostra comunità.

In territorio di Naro, infatti, secondo non pochi storici, nel Vico Pretorio coincidente oggi con le contrade chiamate «San Gregorio»«Donato»[1],tra la fine del quinto e l’inizio del sesto secolo, vi nacque San Gregorio II di Naro, Vescovo di Agrigento[2]; il settimo dei novantuno vescovi che hanno preceduto l’Eminenza Vostra nella cattedra episcopale di Agrigento.


San Gregorio elevato giovanissimo alla dignità di Vescovo di Agrigento suscitò, allora come oggi, non pochi contrasti, frutto di quell’invidia avamposto del demonio nel cuore dell’uomo emale oscuro che da sempre occupa e distrugge ogni cosa.

Fu calunniato e accusato ingiustamente, subì il carcere, ma alla fine la verità, come spesso accade, prevalse con il riconoscimento della sua innocenza.

San Gregorio II fu un insigne studioso di teologia e scienze. Conciliando la scienza con l’interpretazione della Bibbia, mille anni prima di Galileo Galilei e di Niccolò Copernico, sostenne, secondo non pochi studiosi, la teoria del movimento della terra attorno al sole.

Tra le tante opere che ci ha lasciato, si ricorda un dottissimo commento all’Ecclesiaste.

Nel 2005 San Gregorio di Naro è stato proclamato patrono della conservazione dei beni archeologici e architettonici. E di tali beni il territorio di Naro è ricco, a cominciare dalla straordinaria “grotta delle meraviglie”, complesso catacombale paleocristiano utilizzato tra il IV e il VI secolo.

Eminenza Reverendissima, anche nella nostra Naro - dopo gli ormai lontani ricordi delle venti e più chiese, degli otto conventi, dei tre monasteri e della proliferazione delle parrocchie volute in particolar modo dai suoi predecessori Arcivescovo Mons. Giovanni Battista Peruzzo e dall’indimenticato Servo di Dio Vescovo Mons. Francesco Fasola - oggi cominciamo a conoscere e sperimentare le Unità Pastorali di recente istituzione.

Cominciamo a comprenderne non soltanto la necessità ma anche la funzione.

Siamo consapevoli che non è facile, in tempi brevi, superare le logiche e le tradizioni che per anni hanno caratterizzato le distinzioni tra parrocchie; sappiamo, però, che bisogna guardare avanti; oggi credo che siamo già sulla buona strada.

Abbiamo preso piena coscienza che le Unità Pastorali non possono e non devono intendersi come mera e semplice delimitazione territoriale bensì come comunione, missione, ministerialità diffusa da coniugare insieme, uniti nel continuo sforzo e nella continua ricerca di convergere attorno a un progetto comune e condiviso, senza steccati e senza barriere, di evangelizzazione della comunità.

Comprendiamo che non si tratta di un fatto individuale o personale, ma di Chiesa, di tutta la Chiesa di Naro per dar vita a un’unica pastorale anche se con modalità e sensibilità diverse e originali. Siamo consapevoli però che la diversità è sempre ricchezza quando l’unico fine è quello di annunciare Cristo.

Come Consiglio Pastorale Cittadino, quale strumento privilegiato indicato dal Concilio Vaticano II, sappiamo che il lavoro e le sfide che ci aspettano non sono né poche né da sottovalutare.

Siamo consapevoli, prima di ogni cosa, che il cantiere riaperto qui nella nostra Naro - solo da alcune settimane - non solo deve essere aperto a ogni contributo costruttivo e propositivo che i fedeli vorranno dare, ma deve restare sempre aperto poiché ogni idea, ogni buona intenzione potrà sicuramente arricchire la nostra Chiesa, Chiesa di tutti e per tutti.

Siamo consapevoli che è divenuta improcrastinabile l’istituzione nella nostra città della Consulta Cittadina di Pastorale Giovanile.

Vogliamo fortemente che i giovani non siano spettatori passivi bensì protagonisti della propria storia. Certo non può e non deve mancare l’aiuto e il contributo da parte di tutti; sarebbe assurdo, però, non contribuire a dare ai giovani l’opportunità di essere artefici del loro futuro e della propria vita. Anche per questo riteniamo giusto che siano gli stessi giovani con le loro idee e con i loro progetti a scrivere il loro futuro.

Allo stesso modo, così come per i giovani, siamo convinti che donne, uomini, adulti, anziani possano essere gli artefici della propria vita e della loro storia.

Don Franco, desideriamo ringraziarla ancora anche per aver voluto incontrare tutti i nostri ragazzi nella loro “seconda casa” cioè nella loro scuola. Scuola che ancora oggi, nella nostra comunità, resta un grande presidio di crescita culturale, umana, sociale, civile, di cittadinanza attiva e democratica.

Siamo convinti che la società di domani sarà tale e quale le famiglie e la scuola di oggi avranno contribuito a preparare. Così come siamo certi che nelle nostre scuole la classe docente - cui va la nostra gratitudine - è impegnata con amore e abnegazione ad adempiere la propria missione.

Il periodo storico che c’è dato di vivere è particolarmente complesso. 

Certo, sappiamo che non ci sono periodi facili o difficili, ogni epoca presenta le sue positività e le sue difficoltà; non possiamo nasconderci, però, che il tempo presente è particolarmente irto di ostacoli e d’incognite.

Vero è che le nostre generazioni, nel nostro Paese, grazie a Dio, non hanno conosciuto né le nefandezze delle guerre - e ci auguriamo che ciò non debba mai accadere - né il dramma della fame. Così come non possiamo non evidenziare che, nonostante i non pochi limiti e le tante mutilazioni, viviamo in una democrazia che bisogna con un supplemento d’impegno portare solo a compimento. 

È altrettanto vero, però, che oggi viviamo in un contesto globale caratterizzato da una crisi di valori senza precedenti, in cui tutto sembra inselvatichito, arido e cinico. Il “dio quattrino”sembra abbia sostituito nel cuore degli uomini il “Dio Uno e Trino”. Viviamo soprattutto in un contesto in cui si assiste, spesso con rassegnazione e indifferenza, alla crisi del “Noi” e all’apoteosi dell’“Io”.

Dai numerosi incontri che l’Eminenza Vostra ha avuto in questi giorni nella nostra comunità sono emerse tante ansie, paure per l’oggi e per il domani, problemi e bisogni il più delle volte umanamente di non facile soluzione.

Le sarà stato agevole dedurre che la nostra comunità non sia immune dalle problematiche che caratterizzano la società di oggi nella sua globalità.

La famiglia, grande malata del tempo che c’è dato di vivere, evidenzia, anche nella nostra comunità, una crisi, sebbene spesso strisciante, molto preoccupante.

Il calo demografico rappresenta ormai una criticità davvero allarmante; la disoccupazione, non solo giovanile, sta svuotando la nostra città; la crisi economica, senza fine e senza sbocchi, rende ormai tutti più poveri. 

Le innovazioni tecnologiche che dovrebbero rappresentare una straordinaria opportunità mostrano invece, anche qui da noi, quei rischi e quei pericoli da più parti paventati: dal cyberbullismo a ogni altra forma, anche grave, di dipendenza.

Non siamo immuni, per ogni fascia di età, dai pericoli dell’alcolismo o altre sostanze obnubilanti.

Specie per le fasce socialmente più deboli il rischio del gioco d’azzardo si fa sempre più serio.

Ciò non significa che abbiamo perso la speranza! Anzi, noi tutti, seppur con modi e sensibilità differenti, sentiamo la necessità di reagire. Non intendiamo rassegnarci o abdicare! Vogliamo guardare avanti con gioia e fiducia! 

Sappiamo che oggi più che mai emerge il bisogno di punti di riferimento certi, granitici, che sappiano orientare, guidare e offrire valori forti di giustizia, di pace, di umanità, di capacità di confronto e dialogo, di carità e amore per l’altro, di rispetto della dignità di ogni persona umana, di fraternità.

Avvertiamo fortemente l’esigenza che la famiglia fondata sul matrimonio possa ritornare ad assumerne il suo ruolo naturale e, specie per i giovani, possa tornare a essere la primaria agenzia educativa senza indulgere né abdicare in favore d’improvvisate e sedicenti agenzie educative alternative.

Occorre che i giovani possano trovare nella famiglia e nella scuola il riferimento sicuro per la loro crescita umana, sociale e culturale.

Avvertiamo la necessità di un nuovo rapporto tra famiglie e scuola; non conflittuale ma improntato a una sincera e fattiva collaborazione. 

Anche sul piano politico, gli stessi protagonisti non hanno mancato di evidenziare la necessità di una politica capace di servire e avere come unico e vero fine la dignità della persona umana e il bene comune.

La gente vuole politici che siano in grado di servire la comunità con cuore sincero e non di servirsi della povera gente, degli umili, dei deboli, degli indifesi così come spesso purtroppo ancora oggi accade.

Si avverte, oggi più che mai, l’esigenza che tutti i cittadini e in particolar modo il laicato cattolico possano con rinnovato vigore e con forte senso di responsabilità impegnarsi direttamente nella vita pubblica, politica e democratica a tutti i livelli a cominciare da quello locale.

È giunta l’ora che anche i cattolici tornino all’impegno diretto e operoso in politica. 

Occorre che i principi e i valori di cui è portatrice la dottrina sociale della Chiesa possano diventare paradigma e criterio dell’azione politica e soprattutto che i cattolici sappiano ritrovare la forza e il coraggio per tradurre la fede in cultura e azione. 

Occorre ritrovare quella capacità di giudizio necessaria per leggere, valutare e orientare con amore gli avvenimenti che caratterizzano il nostro tempo.

Emerge anche l’esigenza di una Chiesa aperta e itinerante nella quale i fedeli possano essere parte viva e operante.

È vero che gli operai sono pochi e la messe è tanta.

È vero che spesso si è più inclini a donare che a donarsi.

È altrettanto vero, però, che noi che ci diciamo cristiani dobbiamo acquisire piena consapevolezza che il Signore ci giudicherà per le opere che abbiamo compiuto.

Occorre tessere relazioni fraterne con tutti per generare bene comune, per acquisire giorno dopo giorno un’etica della responsabilità personale e comunitaria.

Dai dati che ho avuto già modo di rassegnare all’Eminenza Vostra, in occasione della cerimonia di apertura della Sua visita Pastorale, emerge che nella nostra città quasi un terzo delle famiglie, ben 997 su 3.282, è formato da una sola persona; vuol dire che 997 persone vivono da sole e non di rado in assoluta solitudine.

La “solitudine”, pertanto, anche nella nostra Naro, come l’Eminenza Vostra ha avuto di costatare direttamente, comincia a diventare un’emergenza. Forse, la vera emergenza.

Le tante persone sole, e non solo anziani e ammalati ma anche giovani, hanno necessità anche di una parola di conforto, di essere ascoltati, di essere pensati, di piccoli gesti, di essere aiutati a credere ancora nei loro sogni.

Occorre allora, anche in sinergia con le Istituzioni Civili, promuovere, anche in via sussidiaria, nuove forme di solidarietà e di fraternità.

Nella nostra comunità, stante i dati in nostro possesso, abbiamo 945 persone tra nubili, celibi, vedove e vedovi che hanno superato i sessanta anni di età; di contro i giovani dai quindici ai ventinove anni sono 1.173. Possiamo dire che il numero delle persone sole e quello dei giovani, tenuto conto di chi si trova fuori per motivi di studio, si equivalgono.

Don Franco, questa sera, i dati appena riportati ci incoraggiano a far nostra la Sua proposta: aiutare i giovani ad adottare gli anziani. 

“Un giovane adotta un anziano” potrebbe essere una delle prossime sfide, uno degli impegni da portare avanti. 

Una nuova forma di solidarietà tra generazioni. Un patto tra generazioni: giovani e anziani prendersi per mano, armoniosamente insieme! 

Il progetto potrà e dovrà essere discusso e perfezionato; in ogni caso rappresenta una priorità ineludibile.

Dei tanti incontri avuti in questa Visita Pastorale mi piace evidenziare in particolare quello di martedì 30 gennaio presso l’Istituto Immacolata Concezione.

Alla presenza dell’Eminenza Vostra, attorno a un braciereideale, con spirito amicale, familiare, costruttivo, affettuoso e con uno sguardo nuovo,rappresentanti delle Istituzioni civili e militari e oltre venti rappresentanti delle associazioni operanti nella nostra comunità, siamo stati insieme per cominciare ad annodare nel filo della storia della nostra comunità le tante perledisseminate nel nostro territorio e operanti in solitudine, per creare una sola collana, un gioiello d’ineguagliabile bellezza da mettere a servizio della comunità, delle persone umane e del bene comune.

Ecco perché, mutuando le similitudini che l’Eminenza Vostra ci ha offerto col discorso iniziale della Sua vista Pastorale, mi piace ricordare l’incontro del 30 gennaio col binomio “Il braciere e la collana”: il braciere come simbolo di familiarità, di amicizia, di dialogo, di fiducia e la collana come simbolo di unità, di comunione e di forza.

Mi piace ricordare quell’incontro sia per il metodo e lo spirito che ci ha accumunato sia per le tante riflessioni e proposte operative che sono emerse.

Il gesuita Matteo Ricci nel suo trattato «sull’amicizia» del 1601 in cui s’intrecciano la sapienza occidentale e quella cinese scrisse, tra l’altro, che «quando si considera l’amico come se stesso allora il lontano si avvicina, il debole si rafforza, chi ha subìto disgrazie torna nella prosperità, l’ammalato guarisce».

Dobbiamo rafforzare in noi, pertanto, la consapevolezza che l’amicizia disinteressata e fondata sul dialogo tra interlocutori, reciprocamente rispettosi e disponibili, trasforma gli animi, genera fiducia e unione: condizioni indispensabili per superare e risolvere ogni problema.

Bisogna eliminare, allora, tutto ciò che ci divide e mettere insieme con disinteresse tutto ciò che ci unisce.

Camminando insieme, uniti verso una meta condivisa, possiamo dare una svolta alla nostra città; divisi nulla ci sarà consentito.

Potersi riunire attorno a un braciere per unire le tante perle sparse per fare un unico gioiello, una bella collana, ricercando soluzioni e proposte per il bene comune mi sembra un successo d’inestimabile valore.

Grazie anche per questo Don Franco.

A noi il compito di continuare.

È incoraggiante registrare che le 464 persone non italiane residenti a Naro e tra queste 130 extracomunitarie siano state accolte positivamente nella nostra comunità.

Certo, bisogna ancora lavorare nella direzione dell’accoglienza e dell’inclusione organica; bisogna vincere soprattutto paure e pregiudizi, spesso infondati e ingiustificati.

Eminenza, giovedì scorso, in occasione dell’incontro con l’unità pastorale della Chiesa Madre, San Francesco e Sant’Agostino, Lei ha voluto aggiungere alla nostra Fulgentissima Naro anche l’appellativo “Dolcissima” per evidenziare il senso di ospitalità e l’affetto dimostrato dai cittadini di Naro, anche con l’offerta di un dolce, nei Suoi confronti.

Mi consenta di aggiungerne un altro appellativo: “Bellissima”. Sì perché Naro è veramente fulgentissima, dolcissima e bellissima. 

La bellezza di Naro è testimoniata dai suoi monumenti, dalle bellissime chiese, dalle opere d’arte, e questa Magnifica Chiesa Madre, dedicata a Maria Santissima Annunziata, ne rappresenta uno degli esempi tangibili.

È proprio sulla bellezza di Naro e sulle sue opere d’arte che desideriamo iniziare un nuovo percorso: la realizzazione di un Museo di Arte Sacra che si raccordi organicamente con il MUDIA, il Museo della Diocesi di Agrigento.

Sono certo che Lei non mancherà di incoraggiare e di aiutare a portare a compimento questo desiderio. Grazie ancora Padre Vescovo.

Padre David Maria Turoldo, frate dei Servi di Maria, dopo aver visitato la Sicilia compose “una lettera poetica” e i cui versi finali così recitano: «… o Sicilia, la Bellezza ti salverà!».

Mi sia consentito poter dire: «O Naro, la Bellezza ti salverà!».

È necessario, oggi più che mai, che ognuno di noi, che ogni cristiano debba vivere l’esperienza di fede con le parole della concretezza per incarnare il Vangelo nella società in cui viviamo, nel quotidiano, nell’ambiente di lavoro, ovunque andiamo, e non come un abito da esibire soltanto il giorno della festa.

Così come occorre acquisire la consapevolezza che solo con l’amore sociale, inteso come “amore per il prossimo, vincolo sociale che rafforza tutti gli altri vincoli, e li perfeziona”, la libertà, la fraternità e l’uguaglianza sostanziale si potrà generare giustizia, pace e soprattutto si potrà dare senso vero alla vita.

Siamo consapevoli, come ci ricorda San Paolo, che occorre operare non dimenticando mai il riferimento principale: la carità. 

San Paolo al tempo stesso così ci ammonisce: “Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo per essere arso, e non avessi la carità, non mi gioverebbe a nulla”, e aggiunge che“la carità non invidia, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, ma si compiace della verità”.

Ai presbiteri il compito preminente di guidare la comunità dando concretezza alle parole della fede e del Vangelo, con linguaggio chiaro, comprensibile a tutti e univoco, che possa sempre coinvolgere e unire, accogliere e mai allontanare.

Questa sera desideriamo ringraziare di cuore e con affetto immenso tutti i sacerdoti di Naro, anche i loro predecessori, che insieme ai diaconi, agli operatori Pastorali, alle Associazioni, con amore e dedizione esercitano il ministero sacerdotale e la loro missione. 

Rivolgiamo ancora un affettuoso e cordiale ringraziamento al Vicario Foraneo don Giuseppe Argento e al Vicario per la Pastorale don Giuseppe Agrò per il loro impegno e per la loro gradita presenza.

Con particolare affetto e riconoscenza ringraziamo Padre Stefano Casà che con amore, saggezza e prudenza guida la Comunità ecclesiale della nostra Naro.

Un sentito grazie va alle Autorità Civili e Militari che hanno accompagnato questa Sua Visita Pastorale nella nostra Comunità con attiva partecipazione e spirito di collaborazione. 

Eminenza Reverendissima, Lei è venuto nella nostra Naro, in Visita Pastorale, per ascoltare e ci ha ascoltato. Per noi tutti, però, è stato altrettanto edificante ascoltare l’Eminenza Vostra, perché tutte le volte in cui ha parlato l’ha fatto in modo semplice, gradevole, soave, suadente comprensibile a tutti.

Con le tante e pertinenti similitudini è riuscito a rendere più chiaro ciò che ci appariva oscuro, più semplice quello che spesso vediamo complicato, più facile quello che sembrava difficile e soprattutto è riuscito a infiammare d’amore i nostri cuori e la nostra mente, a ridarci fiducia, gioia, speranza e soprattutto a darci quella sicura certezza che l’opera di Dio, anche qui nel nostro territorio, nella nostra comunità, nella nostra Naro, nella nostra Chiesa, nelle nostre famiglie deve essere compiuta anche da noi.

Con la piena consapevolezza che quella di stasera non è una conclusione bensì un nuovo inizio, sappiamo di doverci mettere subito all’opera senza incertezze o tentennamenti.
Don Franco, indossando “occhiali nuovi”per guardare avanti con uno “sguardo nuovo”, ci mettiamo all’opera per vincere l’indifferenza e la rassegnazione e soprattutto per impegnarci a concorrere alla realizzazione di quella giusta e doverosa prassi restituiva capace di generare giustizia e responsabilità solidale dell’umanità per il bene comune e per la vita stessa del creato.

Occorre che ciascuno di noi si metta subito all’opera nel quotidiano, senza attendere che siano altri a iniziare, con la consapevolezza che ciò potrà contribuire a dare un senso alla nostra vita di cristiani.

Siamo consapevoli che tutto ciò sarà possibile se quella libertà, giustizia e responsabilità per le quali dovremo donarci siano veramente all’altezza della dignità umana e siano alimentate e sorrette dalla gioia e dalla speranza, spes contra spemcome soleva dire Giorgio La Pira, e soprattutto dall’amore e dalla carità.

Con questi sentimenti e con questi desideri, Eminenza Reverendissima, la ringraziamo di cuore ancora una volta.

Questa sera ci piacerebbe dirLeResti con noi, don Franco, hic manebimus optime, qui stiamo ottimamente insieme!

Sappiamo però che la Sua parola convinta e convincente, il Suo profumo di Dio non può e non deve mancare a tanti nostri Fratelli e Sorelle qui nella nostra Diocesi e ovunque il Nostro Papa Francesco e nostro Signore lo riterranno necessario.

All’Eminenza Vostra, questa sera diciamo: arrivederci don Franco;

Alla nostra Mamma Celeste, Patrona della Città di Naro, chiediamo di prenderci per mano e di non abbandonarci mai in questo nostro cammino terreno;

A Nostro Signore, nell’invocare misericordia per le nostre colpe e le nostre miserie, con le parole di John Henry Newman, chiediamo con fervore: «Guidaci Tu, Luce Gentile»

                                                                                                  Giovanni Tesè

Coordinatore del Consiglio Pastorale Cittadino della Comunità Ecclesiale di Naro

Chiesa Madre Maria Santissima Annunziata - Naro, sabato 3 febbraio 2018






[1](Cfr. Maria RIOLO CUTAJA, in Frammenti scritti di autori Naritani dal VI al XIX secolo, Edizioni poligraf, Palermo, 1989, p. 9)
[2](cfr. Giuseppe CANDURA, in Storia di Sicilia: Naro il Santo – La Comarca, Edizioni “La Fulgentissima” Naro, 1977, p. 25)

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