“Ricordiamo Vittoria Giunti a 100
anni dalla nascita e il contributo delle donne alla Resistenza” è stato il tema
dell’incontro dell’ANPI con gli studenti svoltosi ad Agrigento, il 16 dicembre
2017, nell’auditorium dell’I.P.S.C.E.O.A. “Nicolò Gallo”.
L’II.SS. “Galilei” di Canicattì vi ha partecipato con alcune sue classi quinte guidate dai docenti Giusi Alaimo, Concetta Montana Lampo, Calogera Parla, Daniela Treppiedi, Salvatore Vaiana.
Per chi scrive è stata una mattinata emozionante per l’ammirazione di una figura straordinaria di combattente antifascista per la democrazia e l’affermazione dei diritti delle donne italiane e del popolo siciliano. Una dirigente comunista su cui in passato mi sono imbattuto scrivendo dei suoi contatti con le compagne e i compagni di Canicattì negli anni caldi del secondo dopoguerra.
L’II.SS. “Galilei” di Canicattì vi ha partecipato con alcune sue classi quinte guidate dai docenti Giusi Alaimo, Concetta Montana Lampo, Calogera Parla, Daniela Treppiedi, Salvatore Vaiana.
Per chi scrive è stata una mattinata emozionante per l’ammirazione di una figura straordinaria di combattente antifascista per la democrazia e l’affermazione dei diritti delle donne italiane e del popolo siciliano. Una dirigente comunista su cui in passato mi sono imbattuto scrivendo dei suoi contatti con le compagne e i compagni di Canicattì negli anni caldi del secondo dopoguerra.
Ha aperto la manifestazione il
senatore Angelo Lauricella, presidente dell’ANPI di Agrigento, il quale ha ringraziato
i partecipanti alla manifestazione e ha invitato a dare agli interventi un tono “colloquiale”. Il senatore ha poi letto un elenco inedito delle donne
partigiane della provincia di Agrigento e invitato a consegnare all’ANPI
documenti che possano consentire una ricostruzione puntuale del contributo
della Sicilia alla Resistenza antifascista.
Interessanti gli interventi degli
alunni, in particolare quello di Davide Amato, Presidente della Consulta
Studentesca di Agrigento, il quale ha denunciato con forza che oggi “il
fascismo è quasi ignorato” e che così lo stiamo pericolosamente “legittimando”.
Anche altri alunni hanno espresso una simile preoccupazione affermando che “la
nostra democrazia oggi è in pericolo”.
Sono anche intervenuti, portando
i saluti delle loro comunità scolastiche, Girolamo Casà e Giovanna Bubello, rispettivamente Dirigenti dell’Istituto
“Gallo” e del Liceo Classico "Luigi Pirandello" di Bivona, e Ida Carmina, sindaco di Porto Empedocle.
Le relazioni sono state di Daniela
Di Benedetto, dell’On. Simona Mafai e dello storico Giuseppe Carlo Marino.
La Di Benedetto ha tracciato un
profilo biografico essenziale ma esauriente della zia Vittoria, “scienziata”,
“donna della Resistenza”, “co-fondatrice della Casa della Cultura di Milano”,
direttrice di “Noi Donne”; donna con “notevoli capacità di analisi e di
sintesi”, dotata di “un’acuta intelligenza”, di “una cultura e una curiosità
notevoli”.
La Mafai ha raccontato sul filo
della memoria personale il percorso politico della Giunti anche attraverso la
conoscenza diretta di lei. La relatrice ha sottolineato in particolare il
contributo dato da Vittoria e dalle partigiane per la conquista del diritto di
voto alle donne. Il merito, precisa, non fu solo dell’accordo fra Alcide De
Gasperi, che “guardava al voto delle donne cattoliche”, e Palmiro Togliatti,
che “era mosso dai suoi princìpi”, ma anche delle partigiane che richiesero quel
diritto fin dagli anni della Resistenza. Ricorda, inoltre, la giovanile formazione
antifascista di Vittoria e il suo primo incontro con Salvatore Di Benedetto durante
la guerra, quando questi fu ferito da una granata che lo sfigurò gravemente.
Vittoria e Salvatore si rincontrarono a Milano dove iniziò la loro storia
d’amore che sarebbe continuata per sempre in Sicilia. Qui Vittoria, conclude la
Mafai, si innamorò profondamente del popolo siciliano, tanto che, quando fu
nominata sindaco di Santa Elisabetta, amava coinvolgere i contadini
nell’attività amministrativa.
Il prof. Marino ha esordito
rivolgendosi con calore a quella giovane “élite della trasformazione culturale”
ancora presente in sala per invitarla a seguire con attenzione e interesse lo
svolgimento finale della manifestazione e, nel ricordo vivo di Vittoria Giunti,
la invita a riflettere sull’importanza della memoria, che nelle generazioni
passate era un dato acquisito ma in quelle odierne purtroppo rischia di
perdersi: “senza la memoria” non si esiste più né l’individuo né il popolo.
Oggi viviamo in un mondo dove non si chiede “memoria” ma “ubbidienza”, non
“partecipazione” ma “accettazione passiva”; per questo ci avviciniamo sempre
più a una società di “robot senza memoria”, a una società di uomini senza o con
superficiale coscienza al servizio di un sistema consumista dominato dalla tecnologia.
Quella di oggi, ha insistito il professore, è “una giornata partigiana” per
difendere la memoria “con le armi della consapevolezza e della ragione”,
direbbe Leonardo Sciascia.
Quella di Vittoria Giunti con
Salvatore Di Benedetto fu una bella storia d’amore e di liberazione lungo
l’asse Nord-Sud. Vittoria una fiorentina che sposa un siciliano, diventa
sindaco di Sant’Elisabetta, aiuta le donne di qui a sviluppare una salda
coscienza politica per combattere il latifondo e la mafia. Insomma una fiorentina
che diventa siciliana e un siciliano che diventa romano e milanese: “un
intreccio Nord-Sud” assai significativo. “Non fu questa la Resistenza?” ha
chiesto retoricamente il Professore. Essa fu un processo nel quale il Nord e i
Sud si avvicinarono: il nord acquisiva la consapevolezza del movimento
contadino, il sud quella del movimento operaio. E di queste consapevolezze Salvatore
e Vittoria rimangono simboli perenni.
Purtroppo la partecipazione del
Sud, della Sicilia alla Resistenza è stata “dimenticata” e “contestata”; ed è
merito del presidente nazionale dell’ANPI Giancarlo Smuraglia averla
riscoperta. Solo di recente sono state restituite alla memoria tante storie
partigiane di siciliani: Placido Rizzotto e Accursio Miraglia, uccisi poi
dalla mafia, Pompeo Colajanni, Gino Cortese e tanti altri.
“Cosa ci ha dato la Resistenza?”
si è chiesto Marino: ci ha dato la democrazia, la Costituzione repubblicana
(difesa appena pochi mesi fa dai tentativi di snaturarla), i rapporti sociali
più equi, più consapevolezza, i diritti civili. E in particolare la pienezza
dei diritti civili delle donne, che esse si conquistarono non solo come
staffette partigiane ma anche come combattenti con le armi in pugno. Sarebbe
stata conseguenza di ciò la conquista dei diritti civili e politici delle donne
nel secondo dopoguerra.
Una giornata partigiana è
risultata quella che ha commemorato Vittoria Giunti, figura nobile della
Resistenza e dell'unità nazionale. Una giornata di lotta contro il
risorgente fascismo, denunciato opportunamente – mette in evidenza Marino - dal
giovane Davide Amato insistendo “sul pericolo fascista odierno e sulla
necessità di un’autodifesa”. Oggi, nello svuotamento della memoria, si
inserisce “il veleno fascista” in Italia e in Europa, si occulta l’olocausto con
il negazionismo in Germania. E su questa scia in Italia si recuperano gli
aspetti razzisti del fascismo rivolgendoli contro gli immigrati che fuggono
dalla fame e dalle guerre.
Essere cittadini oggi, conclude
Marino, significa essere “i nuovi partigiani antifascisti”.
Concetta Montana Lampo, Salvatore Vaiana
Galleria fotografica
Il Senatore Angelo Lauricella apre la manifestazione commemorativa |
Intervento di studentesse e studenti |
Intervento di Davide Amato |
Intervento di Daniela Di Benedetto |
Intervento della Senatrice Simona Mafai |
Intervento del Prof. Giuseppe Carlo Marino |
Cartellone "Le madri fondatrici della Repubblica" |
Un momento della commemorazione nell'auditorio dell'Istituto "Gallo" |
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