2° CONVEGNO SUI DIRITTI UMANI
Essere cittadini: quale ius?
18 dicembre 2017
Palazzetto dello Sport –
Canicattì
In questi due ultimi anni scolastici l'Istituto "Galilei" - una scuola di Stato, quindi laica - ha trovato un collegamento forte con la Chiesa agrigentina su una tematica dolorosamente attuale come quella dei migranti e sul loro diritto alla cittadinanza e più in generale sui diritti dell'uomo.
L'accoglienza riservata dal Dirigente Scolastico Vincenzo Fontana al Cardinale Francesco Montenegro con una stretta di mano calorosa e un sincero sorriso e quel fascio di luce che si frappone fra i due simboleggiano plasticamente l'incontro fra due grandi istituzioni educative desiderose di unire le loro forze per un grande progetto di cambiamento che metta al centro l'uomo, al di là di ogni differenza religiosa, ideologica e politica.
Una personalità forte Montenegro, che nell'ultimo numero del settimanale diocesano "L'Amico del Popolo" scrive: "non accontentiamoci ma siamo audaci e intraprendenti"; e coerente con il messaggio evangelico questo settimanale che ne riflette il pensiero quando intitola IUS VITAE la prima pagina di un numero di ottobre. Ius vitae, quindi, ancor prima di ius soli, ius sanguinis, ius culturae. Insomma, il fondamento di ogni ius è la vita, ma per comprenderlo dobbiamo, usando una metafora di Montenegro, "metterci gli occhiali giusti per vedere che nell’altro c’è sempre un uomo". Ecco, è questo l'umanesimo vero, che è al di sopra di qualsiasi differenza inventata nel corso della storia dall'"uomo cattivo" come dice l'innocenza del bambino.
Il convegno
Ha aperto i lavori del 2° Convegno sui Diritti Umani Essere cittadini: quale ius? il Dirigente
Scolastico dell’II.SS “Galileo Galilei” Prof. Vincenzo Fontana ringraziando gli
intervenuti per la loro presenza e per i contributi offerti a una riflessione per l'azione.
Hanno portato i saluti
dell’Amministrazione e del consiglio comunali e del Commissariato di polizia di
Canicattì rispettivamente la prof.ssa Katia Farrauto, l’avv. Alberto Tedesco, la dott.ssa Maria Pontillo e il vicario foraneo don Giuseppe Argento.
Hanno poi relazionato i proff. Giovanna Intoci sul tema Ius soli: storia e attualità, Giovanni Tesè su Cittadinanza,
cultura e diritti umani (coadiuvato dagli alunni Valentina Ruggeri, Vincenzo
Martines, Salvatore Napoli, Ilenia Giunta, Florentina Gabriela Carlin) e
Salvatore Vaiana su Diritti umani e Cittadinanza: riflessioni e testimonianze personali.
Conduttrice e moderatrice della manifestazione
è stata la Prof.ssa Concetta Montana Lampo, che ha anche curato i rapporti con
la curia arcivescovile ed è stata la regista della manifestazione.
Al convegno hanno partecipato gli
alunni degli Istituti comprensivi “Gangitano”, “Rapisardi” (Scuola Media “Pirandello”)
e “Verga”, alcuni dei quali hanno declamato poesie e si sono esibiti in
balletti, musiche e canti.
La band del “Galilei”, che si è
esibita in musiche natalizie e del repertorio folk, era formata dal prof.
Antonio Lo Brutto alla cornamusa e dagli alunni Antonio Lauricella della 4E AFM
alla fisarmonica, Mattia Macaluso della 3B AFM al tamburo, Alessandro Campagna
della 4A CAT al sax, Carlo Vergottini e Calogero Piranio della 3D AFM alla
chitarra, Flavia Coniglio della 3° RIM alla chitarra. La corale è stata diretta dall'insegnante di Religione Anna Giordano.
All’organizzazione del convegno
hanno contribuito la prof.ssa Serena Di Maida per la grafica, il prof. Melchiorre
Lentini per il servizio fotografico e i tecnici Trupia e La Paglia per i
servizi audio e video.
Il presepe sui diritti umani
Quest’anno l’Istituto “Galilei”
ha voluto caratterizzare il presepe legandolo al tema della cittadinanza, aperto
con questo significativo messaggio: “Tutti i diritti per tutti gli uomini perché
tutti figli dello stesso Padre”.
Al presepe sono stati affiancati
alcuni pannelli sui diritti umani, esposti al Palazzetto dello Sport durante il
convegno. Queste alcune delle frasi ivi contenute, che sono un invito a una riflessione interiore,
riportate nei pannelli:
“Lasciamoci interpellare dal bambino
nella mangiatoia, ma lasciamoci interpellare anche dai bambini che non sono
adagiati in una culla, ma giacciono nel rifugio sotterraneo per scappare ai
bombardamenti, sul marciapiede di una grande città, sul fondo di un barcone
sovraccarico di migranti: squallide mangiatoie di dignità” (Papa Francesco).
“La pace può prendere corpo solo
nello scambio e nella complementarietà dei beni (e tra essi c’è anche la
libertà), nel rispetto dei diritti umani e nella tolleranza delle diversità”
(Cardinale Francesco Montenegro).
“Si tratta di costruire un
modello di società in cui la libertà e i diritti dell’uomo, individuali e
sociali, siano realizzati. Una società nella quale i diritti civili
corrispondano ai diritti naturali” (Prof. Vincenzo Fontana).
Alla sua realizzazione hanno
partecipato diversi alunni degli indirizzi AFM, CAT, Agrario e Moda guidati dall'insegnante di religione Melina Meli.
Le interviste dei media
Il convegno ha avuto ampio
risalto nei mezzi di comunicazione attraverso le interviste di TRC, TVE e CORRIERE AGRIGENTINO al Dirigente Scolastico Prof. Vincenzo
Fontana e al Cardinale Francesco Montenegro.
Il Dirigente ha in esse messo in
risalto l’attualità della tematica della cittadinanza, oggetto di un disegno di
legge che fatica a venire alla luce pur non essendo “rivoluzionario” ma “temperato,
come si dice”. Bisognerebbe “affrontare a livello europeo il diritto di
cittadinanza” specialmente dopo la brexit
della Gran Bretagna.
Nel nostro Istituto il tema della
cittadinanza, ha puntualizzato il Dirigente, si inserisce in un più ampio “impegno culturale, didattico e pedagogico della nostra istituzione scolastica sul fronte dei diritti dell'uomo” (TVE) che portiamo
avanti da circa tre anni e nel quale è stato rilevante e costruttivo il
rapporto con il Cardinale Montenegro, con il quale "è il secondo appuntamento che abbiamo; l'anno scorso ne abbiamo già avuto uno, questo è il secondo e quindi continuiamo così, sperando di far sempre bene" (TRC). “Con la Chiesa cattolica – puntualizza
Fontana – abbiamo avuto sempre un rapporto intenso perché riteniamo che alcuni
valori siano condivisibili e che la dottrina sociale della Chiesa sia
coniugabile o anche traducibile nei diritti dell’uomo” (CA).
Ius soli
(in latino
«diritto del suolo») è un'espressione giuridica che indica l'acquisizione della
cittadinanza di un dato Paese come
conseguenza del fatto di
essere nati sul suo territorio, indipendentemente dalla cittadinanza dei
genitori e si contrappone allo ius sanguinis (o «diritto del sangue»), che indica
invece la cittadinanza che si
acquisisce per nascita da un genitore che ne è in possesso.
Quasi tutti i
paesi del continente
americano applicano lo ius soli in modo automatico e senza
condizioni, tra questi gli Stati Uniti, il Canada
e quasi tutta l'America latina..
Alcuni paesi europei
(Francia,
Germania,
Irlanda
e Regno Unito)
concedono la cittadinanza per ius soli a diverse condizioni.
In Italia
storicamente si è privilegiato lo ius
sanguinis allo ius soli; le ragioni
di tale tendenza hanno origini lontane e vanno ricercate nelle esigenze e nello spirito
con cui si pervenne alla formazione
dell’Unità d’Italia; il nascente Stato unitario
italiano per superare le frammentazioni territoriali e guadagnare il consenso,
basò l’acquisizione della cittadinanza sullo ius sanguinis per procurare agli italiani il senso di appartenenza ad una nazione, al
suo territorio, alla sue tradizioni, alla sua lingua e alla sua cultura.
Lo ius sanguinis è passato dalla tradizione
del Regno di Sardegna allo Stato liberale e a quello fascista per giungere
immutato anche allo Stato democratico repubblicano.
La trasformazione del paese Italia in nazione
dipendeva dalla ricerca di un equilibrio tra gli interessi delle rappresentanze
(possidenti, proprietari, burocrazie locali) delle società locali e il nuovo
Stato, occorreva lasciare un’ampia
autonomia finanziaria alle élites
locali nella gestione degli “affari” creando, nel contempo, un nuovo spazio di diritto nazionale sulla base
di un’idea di comunità i cui membri erano tenuti insieme da legami culturali e
da valori ascrittivi, da una appartenenza naturale alla nazione e di
rappresentarla nella sua dimensione normativa e su questo terreno lo ius sanguinis era uno strumento
appropriato su cui fare leva.
Agli inizi del
XX secolo l’industrializzazione, l’inserimento dell’Italia, ancora impreparata,
in un mercato del lavoro tendenzialmente globale e l’emigrazione di massa verso
il Brasile e l’Argentina, dove vigeva lo ius
soli incondizionato e quindi il
diritto di acquisire la cittadinanza del paese ospitante che produceva per gli emigrati, secondo la legge
italiana, la perdita della cittadinanza
italiana, condussero ad una politicizzazione della cittadinanza nazionale; in
diversi ambienti economici, governativi e culturali l’emigrazione venne considerata
uno strumento di espansione economica, una specifica via di colonizzazione e al
tempo stesso, come scrisse Francesco Saverio Nitti “una potente valvola di
sicurezza sociale contro gli odi di classe e l’unica salvezza di un paese privo
di risorse e pieno di uomini”; pertanto si prospettò la necessità
del riconoscimento della doppia
cittadinanza di diritto, ossia di riconoscimento da parte dello stato sia di
origine sia di residenza della contemporanea appartenenza politica
dell’individuo emigrato a entrambe le entità statali.
Con la riforma
del 1912, la prima legge organica sulla cittadinanza italiana si rivede quanto
espresso nell’art. 11 del codice civile del 1865.
Durante il ventennio fascista lo ius sanguinis servirà a determinare lo spazio di appartenenza e di esclusione
del nuovo razzismo di Stato, per un verso aveva una
connotazione di tipo inclusivo perché funzionale alla continuità di una certa
idea di politica estera ed espansionistica giocata attorno al ruolo attivo
degli emigranti, per l’altro di esclusione negativa dei gruppi sociali che di
volta in volta poteva essere definita su basi culturali, religiose, politiche o
economiche. Le due connotazioni furono di riferimento alla produzione normativa
del dominio coloniale fascista e anche alle Leggi razziali del 1938 e ai vari
provvedimenti amministrativi e legislativi in materia.
L’idea di cittadinanza “nazionale” legata,
storicamente allo ius sanguinis si è conservata anche nell’Italia
repubblicana. Lo ius sanguinis
rispondeva all’esigenza di realizzare la transizione verso la democrazia avvalendosi
d’immagini storiche volte a rendere comprensibile l’idea secondo la quale è
l’appartenenza allo Stato, determinata dalla nascita, che dà fondamento di
partecipazione ai diritti democratici.
Oggi,
in Italia, la nuova condizione di paese fatto d’immigrazione, “rende auspicabile che la cittadinanza venga costruita
su una nuova idea di comunità politica: la comunità culturale, non la comunità
etnica” Valerio Medaglia.
La centralità
dello ius sanguinis nella nostra
legislazione, in materia di cittadinanza, di fatto impedisce la partecipazione
dell’immigrato alla vita pubblica, ai diritti di cittadinanza; l’effettiva
equiparazione fra cittadini e stranieri che soggiornano regolarmente in Italia
è esclusa, con riguardo ai diritti politici e all’elettorato attivo e passivo.
Si tratta di diritti soggettivi pubblici che dovrebbero essere esercitati non
già in qualità di cittadino di una determinata comunità nazionale, ma in quanto
soggetti che stabilmente residenti all’interno di una comunità locale e
statale, hanno diritto di partecipare alla determinazione di quelle decisioni
pubbliche di cui saranno inevitabilmente destinatari.
I diritti fondamentali
sono invece riconosciuti a prescindere dalla preventiva verifica della
condizione di straniero regolarmente soggiornante in Italia, così che molto
opportunamente “Ai cittadini presenti nel territorio nazionale, non in regola
con le norme relative all’ingresso ed al soggiorno, sono assicurate, nei
presidi pubblici ed accreditati, le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o
comunque essenziali, ancorché continuative per malattia ed infortuni e sono
estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute
individuale e collettiva”- Legge 40 del
6/03/1998.Art. 33-
In
Italia oggi gli stranieri regolarmente residenti nel nostro Paese godono di
tutti i diritti e le libertà fondamentali consacrate nella Costituzione repubblicana:
dal naturale riconoscimento di tutte le libertà, come quelle di circolazione,
manifestazione del pensiero, associazione, religione, alla tutela dei
principali diritti sociali di prestazioni quali il diritto al lavoro, alla
pensione, all’assistenza sociale, all’istruzione, alla sanità, agli assegni
sociali e all’invalidità civile.
Appare
chiaro, allora, come la questione dovrebbe riguardare innanzitutto il diritto
degli stranieri stabilmente residenti in Italia a partecipare alle decisioni
pubbliche che investono le sorti delle comunità di cui fanno parte. Decisioni
che possono essere assunte solo da individui (cittadini italiani o stranieri)
maturi e maggiorenni. Non a caso, infatti, il comma 2 dell'articolo 4 della
legge n.91/1992 attribuisce automaticamente la cittadinanza italiana allo
straniero nato in Italia che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni
fino al raggiungimento della maggiore età.
La questione
andrebbe risolta ragionando sul senso dello status
di cittadino. Esso esprime un vincolo tra più individui che si riconoscono
in una serie di valori etici e culturali condivisi (legalità, democrazia,
tolleranza, laicità ei valori costituzionali). L’elemento che si dovrebbe valorizzare
per l’attribuzione della cittadinanza è dunque l’elemento culturale. (Idea di cittadinanza culturale lanciata dal
ministro Andrea Riccardi)
Ed effettivamente
la legislazione italiana si sta muovendo verso questa direzione, si pensi all’espletamento
di un ciclo scolastico, di un ciclo
universitario, l’inserimento stabile nel mondo del lavoro, l’apprendimento
della lingua, ecc.; l’idea è un “percorso per gradi” che consenta di
saggiare effettivamente in progress
il processo di integrazione, anche per migliorarlo e stimolarlo.
In
definitiva, come già detto, è auspicabile che la cittadinanza del terzo
millennio venga costruita su una nuova idea di comunità politica: la comunità
culturale, non la comunità etnica.
Il dibatto in Italia è ancora aperto e questioni
così delicate come la cittadinanza e l’immigrazione, due concetti che possono
convivere o possono scontrarsi a seconda che si attui una buona politica
sull’integrazione e per l’integrazione, sono destinati certamente a coinvolgere
tutti gli italiani in modo profondo. Ad aprire il dibattito sullo ius soli ci
aveva già pensato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel novembre
del 2011, incoraggiando il governo ad affrontare la questione della
cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri.
A
due anni di distanza è la presidente della Camera, Laura Boldrini, a riaprire il
dibattito che molti sperano venga discusso in parlamento. Anche il Ministro per
l’integrazione Cécile Kyenge, invita al dibattito e al confronto
sull’argomento intervenendo sulle varie forme che lo ius
soli assume nei diversi paesi che lo contemplano nel loro diritto.
Cosa
prevede la legge in discussione al Senato?
Il titolo
completo è “modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, e altre disposizioni
in materia di cittadinanza”. Nel dibattito pubblico e nelle cronache è nota
come legge sullo ius soli e riguarda
il diritto alla cittadinanza dei bambini stranieri nati in Italia. In realtà il
disegno di legge appena arrivato all’Aula del Senato, dopo essere stato
approvato dalla Camera il 13 ottobre del 2015, è molto più articolato.
A essere
precisi, nel nostro ordinamento il principio dello ius soli (ben noto al diritto romano) già esiste, proprio in virtù
della citata legge 91, secondo cui lo straniero nato in Italia e che vi abbia
risieduto legalmente senza interruzione fino alla maggiore età, diviene
cittadino al raggiungimento di quest’ultima. Ma quella legge risale a un quarto
di secolo fa e negli anni la situazione è profondamente cambiata pertanto è auspicabile che la
cittadinanza venga concessa per ius soli
ai bambini nati in Italia da genitori stranieri.
A conclusione
pare opportuno riportare un’affermazione di ideologia cristiana,
condivisibile
anche da chi professa valori laici, che consente una riflessione sulla
reale situazione oggi in Italia:
“A guardarla
con occhi sgombri da pregiudizi e da schemi ideologici, la necessità di
considerare italiani ragazzi che sono nati nel nostro Paese, che parlano
italiano con l’accento di uno dei nostri tanti dialetti e magari tifano per una
squadra di calcio della nostra serie A, appare in tutta evidenza un fatto di
equità e di civiltà”.
Ciao a tutti.
Avete sentito tante cose
interessanti e io non vi aggiungo niente, io semmai vi dico: Buon Natale. Lo
volete questo augurio? No o sì?
Però vi dico questo - abbiamo
parlato di immigrazione e altro - nel Natale, in molte delle nostre case c’è il
presepe, e il presepe ricorda una storia vecchia, una storia vecchia di 2000
anni, quando una famiglia cercava un posto per far nascere un bambino, ma
quella famiglia non riuscì a trovare un posto se non in una grotta. Quel
bambino nacque, ma tanti altri bambini morirono perché Erode decise così.
Questa storia non è finita, sta continuando nelle nostre terre. Ancora ci sono
tanti Giuseppe e Maria che cercano un posto dove far nascere il loro bambino.
Molti bambini sono nati nel barcone, sono morti per il freddo e la loro storia
è finita così. C’è stato Erode che l’ha deciso nella strage degli innocenti.
Nel Mar Egeo l’anno scorso sono
morti più di mille bambini. Nel Mar Mediterraneo ci sono trentaquattromila morti
contati e probabilmente altrettanti non contati. Perché vi dico questo? e
finisco, perché quella storia ha bisogno di trovare una conclusione; ma se dopo
duemila anni resta la stessa, vuol dire che qualcosa non funziona. Giuseppe,
Maria e Gesù continuano ad esserci, la gente che decide che quel bambino non
debba nascere ancora c’è, e quella gente probabilmente siamo noi. E allora
interroghiamoci, e soprattutto: è vero che abbiamo preparato il presepe a casa,
credo che qua bisogna preparare i cuori a sapere accogliere chi viene da fuori.
Vi dico soltanto che per noi quelle persone che vengono da lontano son tutti
cattivi, diciamo fanno del male.
L’altro giorno un uomo di colore
che veniva dall’Africa disse che, quando era piccolino, nel suo villaggio per
la prima volta vide arrivare un uomo bianco. Si spaventò, si mise a piangere e
a gridare, e disse: “È arrivato l’uomo cattivo. Corse dalla mamma a dire:
“Mamma nel villaggio c’è un uomo cattivo, dobbiamo cacciarlo”. La madre si
meravigliò, disse: “Chi è questo uomo cattivo?”. “È arrivato un uomo tutto
bianco”. Vedete, per noi loro sono i cattivi; per loro noi siamo i cattivi.
Forse abbiamo bisogno di metterci gli occhiali giusti per vedere che nell’altro
c’è sempre un uomo.
E finisco con la storia di un giovane
che andò da un saggio e gli chiese: “Senti, quand’è che finisce il buio della
notte e comincia la luce del giorno?” E il saggio gli rispose: “Dillo tu”. E
allora lui pensò e disse: “Aspetta, probabilmente è quando io distinguo un
cespuglio, che è basso, da un albero, che è alto”. Quello gli disse: “No”. E
allora disse: “Quando distinguo un agnello da un cane”. Disse: “No”. La terza
risposta: “Quando distinguo un uomo da una donna”. E il saggio disse: “No”. Disse
il ragazzo: “E allora dimmelo tu. Quand’è che finisce il buio e comincia la luce?”.
Disse il saggio: “Quando tu nel volto di quell’uomo o nel volto di quella donna
vedi un fratello o una sorella, solo allora finisce il buio della notte e
comincia la luce del giorno”.
Ecco, credo che dirvi Buon Natale
in questo contesto dove abbiamo parlato di diritti, di cittadinanza, ecco,
ognuno di noi sappia vedere nell’altro, col colore della pelle scura o col
colore della pelle chiara, un fratello o una sorella.
Mi fermo qui.
Intervista di TELE RADIO CANICATTI'
al Dirigente Scolastico VINCENZO FONTANA
e al Cardinale FRANCESCO MONTENEGRO
Intervista di CORRIERE AGRIGENTINO
al Dirigente Scolastico VINCENZO FONTANA
Intervista di TV EUROPA
al Dirigente Scolastico VINCENZO FONTANA
(all'interno del telegiornale del 18 dicembre 2017)
L I N K
TESTIMONIANZE FOTOGRAFICHE
L'insegnante di Religione Melina Meli e la prof.ssa Concetta Montana Lampo all'arrivo del Cardinale, accompagnato dal suo segretario don Giuseppe Calandra |
Il Dirigente Fontana va incontro al Cardinale: una cordiale stretta di mani per il diritto di cittadinanza |
Il Dirigente Scolastico e alcuni docenti accolgono il Cardinale con musiche natalizie eseguite dalla band del "Galilei" |
L'interno del Palazzetto dello sport all'inizio del convegno testimonia una numerosa partecipazione di studenti |
Il Dirigente Scolastico Prof. Vincenzo Fontana apre i lavori del 2° Convegno |
Saluti e testimonianza di don Giuseppe Argento, Vicario foraneo di Canicattì |
Saluti dell'avv. Alberto Tedesco, Presidente del Consiglio comunale di Canicattì |
Saluti della dott.ssa Maria Pontillo Dirigente del Commissariato di Polizia di Canicattì |
Saluti della Prof.ssa Katia Farrauto, Assessore alla Cultura del Comune di Canicattì |
Un pannello della mostra sui Diritti Umani e la Cittadinanza preparata dagli alunni del "Galilei" con la guida della Prof.ssa Melina Meli |
Band e corale del"Galilei" dirette dalla Prof.ssa Anna Giordano |
Rappresentazione teatrale sui diritti umani (alunni delle Scuole medie) |
Declamazioni di poesie e canti (alunni delle Scuole medie) |
Intervento della Prof.ssa Giovanna Intoci |
Intervento del Prof. Giovanni Tesè |
Alcuni alunni collaborano con il Prof. Giovanni Tesè nel suo intervento |
Intervento del Prof. Salvatore Vaiana |
La conduttrice del convegno Concetta montana Lampo presenta il cardinale Montenegro al quale dà la parola per la conclusione del dibattito |
Intervento del Cardinale |
Il Cardinale va incontro ad alcune alunne per rispondere alle loro domande |
Il Dirigente Scolastico Prof. Vincenzo Fontana consegna una targa ricordo al Cardinale Francesco Montenegro |
LINK interni sul 1° convegno sui Diritti Umani
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