SALVATORE BANCHERI, Il Riscatto di Adamo di Filippo Orioles (1687-1793): tra riscritture, rifacimenti, furti e copioni

Intervento presentato al "Convegno Internazionale - AATI 2017"

Università di Palermo, 27 giugno – 1 luglio 2017




1.  Notizie bio-bibliografiche su Filippo Orioles

Il nome del palermitano Filippo Orioles (1687-1793) è rimasto legato soprattutto al Riscatto d’Adamo. Tuttavia, di lui sono conservate anche altre opere, di cui talvolta sopravvivono soltanto i titoli. Tra i drammi si ricordano, oltre al Riscatto, almeno dieci testi. In realtà due di queste opere drammatiche sono riconducibili al Riscatto: L’amor trionfante sembra semplicemente un titolo alternativo, che allude fra l’altro all’ultimo verso del Riscatto (“Redento è Adamo e trionfò l’Amore”); anche La servitù disciolta consiste in una versione ridotta e rimaneggiata del Riscatto. Nel suo Teatri di Napoli Croce parla di rappresentazioni del Riscatto che risalgono addirittura al 1731, cioè a quasi venti anni prima della edizione del 1750.

2.  Fortuna del Riscatto

L'edizione del 1750 segnò una svolta definitiva nel successo del Riscatto. L'opera — per dirla con il Pitré— «acquistossi celebrità in tutta l'isola» (15) e parve la migliore fra tutte le varie passioni di Gesù Cristo.  I lavori a stampa, come dice il Mira, edizioni «pessime e deturpate che conviene meglio tacerle e lasciarle alla dimenticanza». (154) Oltre che con il titolo di Riscatto, uscivano anche con il titolo popolare di Martorio o Passione di Gesù Cristo, spesso senza l'indicazione del nome dell'autore. Il Riscatto, inoltre, fu divulgato tramite copioni manoscritti che presto invasero molti paesi della Sicilia e furono e sono tuttora conservati gelosamente come copie originali e uniche”. 
         A dimostrazione della sua popolarità ai nostri giorni, il Riscatto ha trovato una degna collocazione anche nella narrativa di Leonardo Sciascia e precisamente nelle pagine conclusive di A ciascuno il suo:

«—[...] e di quel povero professore Laurana—continuò il commendatore—che è scomparso come Antonio Patò nel Mortorio.
Cinquant'anni prima, durante le recite del Mortorio, cioè la Passione di Cristo secondo il cavalier D'Orioles, Antonio Patò, che faceva Giuda, era scomparso, per come la parte voleva, nella botola che puntualmente, come già un centinaio di volte tra prove e rappresentazioni, si aprì: solo che (e questo non era nella parte) da quel momento nessuno ne aveva saputo più niente; e il fatto era rimasto in proverbio, a indicare misteriose scomparizioni di persone e di oggetti». (134)

Andrea Camilleri prende spunto dal finale sciasciano per La scomparsa di Patò, alla cui base è appunto il Mortorio dell’Orioles. Nel Campo del Vasaio il Commissario Montalbano risolve il caso grazie alla lettura di un romanzo di Camilleri in cui viene rappresentata la passione di Cristo.
La fortuna critica del Riscatto è frutto anche di un’attenzione costante e scrupolosa nei confronti della Bibbia, che ha portato al tacito consenso o almeno alla non-opposizione della Chiesa alle rappresentazioni del testo dell’Orioles, soprattutto se queste sono coordinate con i riti del triduo pasquale. Inoltre, l’osservanza dei precetti classici relativamente alla tragedia, la semplicità, la compostezza narrativa e la possibilità di una imponente messinscena hanno contribuito in maniera significativa alla fortuna dell’opera.

IL SUCCESSO: EDIZIONI, RIFACIMENTI, RAPPRESENTAZIONI

         Le innumerevoli edizioni e ristampe, i rifacimenti e le continue rappresentazioni del Riscatto che si sono susseguite fino ad oggi testimoniano quanto questo testo fosse apprezzato e richiesto. Quantifichiamo il successo del Riscatto con il seguente quadro, premettendo subito che, con l’avanzare delle ricerche, questo elenco si arricchirà di nuove acquisizioni:

§  Edizioni a stampa – 21
§  Rifacimenti – 4 (Gaetano Salomoni, Antonino Crea, Antonino Selvaggio, Salvatore Valenti-Chiaramonte)
§  Versione in prosa – 1 (Edmondo Corselli)
§  Rappresentazioni e copioni – annuali rappresentazioni in molti paesi dal 1730 fino ai giorni nostri, incluse marionettistica e teatrini popolari; centinaia di copioni; consultati oltre 30 copioni

3.  Le riscritture

         La presente relazione prende in esamina due forme di riscrittura del Riscatto dell’Orioles:  quella autoriale e quella da parte di terzi, entrambe dettate  dal successo dell’opera.

4.  Le riscritture autoriali

Il discorso sulla riscrittura autoriale del Riscatto è legato alla datazione dell’opera. Il notevole successo tipografico dell’edizione del 1750, determinato dal fatto che i primi editori basarono su di essa le loro ristampe, riconoscendola così tacitamente quale testo ufficiale, ha portato i critici, anche se a volte con dovute riserve, a vedere in essa l’editio princeps. Pur senza disconoscerne l’importanza, io non credo che questa sia stata la prima:  infatti, che l’opera fosse stata stampata anteriormente lo si sospetta dalla dedica del 1750 (edizione rarissima, copia “ignota a’ nostri bibliografi”, scrive il Pitrè), nella quale si legge:

Rinasce da’ Torchj questa mia Sacra Rappresentanza della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, con diversa idea e con altro aspetto dalla prima. [...] Avendo dunque Io sempre presente quella pronta soddisfazione, colla quale voi interveniste alle recite di quella prima mia Rappresentazione fatta in questa Città, spero che da voi debbasi gradire lo stesso componimento, che vi presento da me rinnovato.

         Eventuali dubbi sull'esistenza di una o più edizioni anteriori a quella del 1750 vengono fugati dalla considerazione della fortuna delle rappresentazioni del Riscatto prima del 1750. Il Pitré afferma che «prima della metà del sec. XVIII il Riscatto di Adamo era stato recitato più e più volte in Palermo». (16) L'Orioles stesso nella sopracitata dedica parla di «recite di quella mia prima Rappresentazione» e di un «componimento, [...] rinnovato». Nelle Siculae sanctiones, in una lettera datata 20 marzo 1750, il Viceré La Viefuille informa il capitano della città di Palermo di aver accordato ad una compagnia di dilettanti comici «la licenza di rappresentare il mortorio di N. S. nella Chiesa di S. Pietro Martire» e gli chiede «d'invigilare, e curare, che non succedessero inconvenienti».
         Recite del Riscatto non furono effettuate soltanto a Palermo, ma persino a Napoli. Il Croce, nei Teatri di Napoli, si riferisce a rappresentazioni dell'Opera della passione di Gesù Cristo dell'Orioles nel 1751, 1739, 1738 e 1731, ovvero quasi vent'anni prima della edizione del 1750:
         Le notizie forniteci dal Croce non lasciano adito a dubbi sul fatto che il Riscatto esistesse già nel 1731 e, quasi certamente, anche prima. Ma si tratta però dello stesso testo della edizione del 1750?  Se da una parte non dovrebbe sorprendere il fatto che il Riscatto sia identificato con titoli popolari quali Mortorio, Martorio, Opera della passione di Gesù Cristo, Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, d’altra parte colpisce il fatto che lo stesso Orioles abbia dato alla sua opera titoli diversi:  Riscatto, Servitù disciolta e Amor trionfante e fors’anche Sacra Rappresentanza della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. 
Dai diversi titoli risulta manifesta l’intenzione dell’Orioles di mettere l’accento non tanto sulla rappresentazione meccanica e cronologica degli eventi della passione del Salvatore quanto sull’idea che Cristo con la sua morte ha redento l’uomo e lo ha liberato con il suo amore dalla schiavitù del peccato commesso da Adamo. Che queste siano le intenzioni tematiche dell’autore lo si rileva quasi ad ogni scena.  Nel Getsemani, per esempio, l’Angelo così si rivolge a Cristo:

ANGELO     AL RISCATTO D’ADAMO
altro sangue non giova; è solo it tuo.
Corri, che temi ormai?
Vittima e sacerdote essere dovrai. (I.12: 1152-1165)

Nel planctus finale della tragedia, Maria annunzia al mondo che la redenzione è già compiuta:

MARIA        Mortali, il figlio mio
Fatto è già Salvatore
Redento è Adamo e trionfò l’amore.

Nell’epilogo – dal titolo Il sole dall’ombre nella resurrezione di Gesù Cristo – il concetto è ribadito prima da Giovanni e poi dallo stesso Cristo risorto:

CRISTO      Goda, goda il mortal: l’orrida colpa
Cancellai col mio sangue. (Il sole dall’ombre, 177-178)

Tuttavia, che ai titoli Amor trionfante e Sacra Rappresentanza della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo sia da associare una riscrittura o delle riscritture della tragedia è tutto da assodare, in quanto non si trovano i testi. Il titolo Sacra Rappresentanza della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo viene solo menzionato nella prefazione già citata dell’edizione del 1750 e può anche essere interpretato come argomento dell’opera e non come titolo. Il titolo Amor Trionfante è menzionato nella dedicatoria alla Notte in giorno dello stesso Orioles.
Per la Servitù disciolta nella morte di Gesù Cristo si tratta però di riscrittura, di complessa riscrittura della tragedia. La Servitù disciolta, poco sconosciuta agli studiosi dell’Orioles, fu pubblicata nel 1751, appena un anno dopo dell’edizione princeps del Riscatto,  presso lo stesso editore.  I motivi che hanno portato l’Orioles alla riscrittura del Riscatto non sono menzionati nella dedicatoria, dove però si parla di ristampa.
Secondo me, non si può non considerare la possibilità che l'Orioles, non soddisfatto della veste artistica del Riscatto, abbia deciso di migliorarla nella sua forma poetica.  Ci sembra invero che come tragedia La servitù disciolta sia meglio riuscita, in quanto sfoltita di alcune scene e resa meno pesante con tagli di versi e con meno nozionismo biblico. Il prologo è diverso, alcune scene sono state ridotte nel numero dei versi (la scena del Sinedrio – I,1 – presenta oltre 100 versi in meno), altre sono scomparse (I, 7; II, 14-16; III, 3); altre ancora fuse (III, 8-9); un’altra del tutto nuova (III, 6).

4.  Le riscritture “altre”, ovvero furti, riscritture, rifacimenti

Si sono identificati 4 rifacimenti del Riscatto.  Tre di essi sono stati scritti su commissione, in un periodo di tempo brevissimo e tenendo presente le esigenze di un dato pubblico.  Considerata la brevità del tempo a loro disposizione e per rispettare i termini di scadenza, gli incaricati hanno preferito rielaborare il testo del Riscatto anziché creare un’opera completamente nuova.
Il primo rifacimento è La passione di Gesù Cristo Signor Nostro (Napoli 1756).  Nella carta di guardia iniziale, scritto a mano (la scrittura sembra del Vigo), si legge: «Questo Martorio di G. C. è stato composto con versi nuovi sul tipo del Riscatto di Adamo di Filippo Orioles. La disposizione delle scene è quasi identica». Inoltre, nel messaggio All’amico lettore, viene dichiarato esplicitamente che di originale vi è solo il Prologo e poche altre scene:

Sai poi a qual strettezza di tempo si dovette consegnare la presente rappresentazione, quale, per essere carica di Apparenze grandi, e di molti personaggi, e per doversi accrescere, ed adornare d’un nuovo prologo e dell’ultime, ed altre scene, altro tempo chiedeva: basta solo questo riflesso per esiggere tutto il tuo benigno compatimento.

Che questa rappresentazione sia basata sul Riscatto è lapalissiano. A mo’ di esempio, bastino i due versi della prima scena:

ORIOLES    Sacerdoti, pastore, e come? Oh Dio!
dovrà morir chi non ha colpa? [...]

RIFACIMENTO      Sacerdoti, pastore, ah come, oh Dio!
Dovrà morir, chi morir non merta!

Il secondo rifacimento è la Passione di Gesù Cristo Signor Nostro di Gaetano Salomoni e Castelli (Palermo 1783). Nella nota l’autore al pubblico il Salomoni confessa «i suoi furti e si scusa»:

Un preciso comando, un tempo limitatissimo, e breve, meno di quindeci giorni, l’idea di non dare al torchio questa mia Composizione, la mia funestissima situazione, e più un’ordine espresso di servirmi nello sceneggiare d’un certo autore, furono le molli attrici, per le quali non potei volermi tutto del mio.

Il Pitré identifica l'autore in questione con Pietro Mancuso da Leonforte (1636-1713) solo in base al fatto che è il solo drammaturgo ad essere menzionato nella prefazione del Salomoni. Il Pitré cade in errore, in quanto da un semplice controllo dei testi risulta evidente che il modello seguito dal Salomoni è il Riscatto dell'Orioles. I «furti» del Salomoni non sono comunque così evidenti come egli vuol fare credere, in quanto servendosi dell’Orioles ne rimaneggia i versi e cerca di migliorare la tragedia da un punto di vista della verosomiglianza.  Di questo il Samomoni è conscio:

Prevengo che non ho potuto rendermi intieramente schiavo di quell’autore, che mi fu dato in vista nel regolamento delle scene. Dove ho potuto sfuggirlo, non ho lasciato di farlo. Que’ soliloqui, quelle Scene posticce, che non conghiudono, e che portano i spettatori all’infelice stato d’inazione, sono state da me rigettate.

Il terzo rifacimento è Il Mortorio del Nazareno ossia trionfo, passione e risurrezione di Cristo di Antonino Selvaggio (Palermo 1865).  L’opera, anche perché in prosa, si discosta alquanto dal Riscatto, anche se è evidente che il suo autore conosceva la tragedia dell’Orioles e ne avesse, al momento della stesura, una copia sottomano. Del Riscatto il presente lavoro conserva la disposizione delle scene.  Nella prefazione il Selvaggio indica le circostanze della composizione, caratterizzate, come nei rifacimenti precedenti, da un lavoro commissionatogli a breve scadenza da una compagnia teatrale, lavoro che doveva essere compìto in quindici giorni per farlo studiare agli attori.
         Il quarto ed ultimo rifacimento è La gran settimana santa o il martorio di Cristo  del Canonico Salvatore Valenti-Chiaramonte (Girgenti 1902). Nella sezione Due parole agli amici il Valenti Chiaramonte afferma che la sua opera, «studiatamente in prosa», è in debito anche con il Riscatto dell’Orioles:
In questo lavoro mi sono attenuto al Vangelo ed ho voluto seguire, sfrondare, ed aggiungere all’Orioles nel Riscatto di Adamo. Cosi soddisfacendo alle esigenze del popolo siciliano, ormai invecchiato alla rappresentazione dell’Orioles, rendo meno cadente la esecuzione ed il procedimento della scena per maggiore compattezza.
Abbiamo voluto presentare questi rifacimenti del Riscatto per dare un’idea più completa della vastità e della estensione del suo successo.  Siamo comunque sicuri che a questi quattro rifacimenti se ne potrebbero aggiungere molti altri, essendo, appunto, il popolo siciliano «invecchiato alla rappresentazione dell’Orioles».
Si è ritrovata una versione in prosa, fatta da E. Corselli, identificata come versione in prosa, sceneggiata in un prologo e in cinque atti, da potersi rappresentare nelle Filodrammatiche, Dopolavoro, Congregazioni, Istituti di Educazione, ecc.  Nella pagina “Ai lettori” il Corselli afferma che ha creduto opportuno volgere la tragedia in prosa per “rendere più facile la rappresentazione.  Inoltre, per non falsare lo spirito dell’opera, “l’andamento scenico è stato mantenuto pressoché identico a quello dell’originale tragedia in versi”.  La versione in prosa è in realtà alquanto libera, con battute aggiunte ed altre sfrondate, con scene in più ed altre fuse o tagliate, in un ordine non sempre fedele a quello dell’Orioles.  Il numero dei personaggi è stato ridotto, con battute di taluni personaggi dette da altri.  A tale proposito è significativa la scena nona del del primo atto in cui Giuda prende il posto di Nizec, e la scena sedicesima del quinto atto in cui Malco sostituisce Longino. Inoltre, la presenza della scena del rimprovero a Pilato da parte di Nicodemo e Giuseppe (mancante nel Riscatto, ma presente nella Servitù disciolta e nei copioni di Delia) e l’omissione del Sole dall’ombre (spesso mancante nei copioni) lasciano supporre che il Corselli, nel ridurre l’opera dell’Orioles in prosa, abbia avuto sottomano anche uno dei tanti copioni del Riscatto.

COPIONI

Non è mia intenzione in questa sede affrontare in modo analitico riflessioni riguardanti i copioni de Riscatto, tuttavia ritengo utile farvi un brevissimo accenno confermando, innanzitutto, quello che dice il Pitré:
Comunissime ed infinite sono le copie mss. in tutta la Sicilia: e benché guaste da spoprositi, si convervano con gelosia di lavori originali e di copie uniche. Il nome dell’autore sparisce alla spesso, e i copioni [...] escono col solo titolo di Martorio di Cristo.
Sulla base di oltre 30 copioni consultati, tra cui due manoscritti settecenteschi (1762 e 1794) del Martorio di Acireale, la cui paternità veniva assegnata in passato a Pietro Mancuso di Leonforte, ma che in realtà presenta moltissime scene dell’Orioles, è utile, in primo luogo, delineare alcuni tratti generali che caratterizzano questa produzione “dal basso”: si tratta di opere contenenti alterazioni deteriori il cui testo è in molti casi corrotto, grammaticalmente illeggibile e il significato delle frasi è spesso letteralmente travisato. Sul piano linguistico i versi da endecasillabi diventano martelliani e da settenari dodecasillabi; la punteggiatura è messa senza un rigore formale e lo schema delle rime è spesso violato. Tutto ciò consente di ipotizzare che in realtà dell’Orioles rimangano spesso solo pochi versi.
Tale contaminazione può essere dovuta a vari fattori: l’epoca delle aggiunte e delle riscritture, i registri linguistici dei rimaneggiatori (letterati, ma anche popolani), gli influssi dialettali.
         Le vicende dei copioni del Mortorio sono pressoché identiche in tutti i paesi in cui si rappresenta l’opera dell’Orioles. Mi soffermerò qui solo su alcuni copioni, le cui vicende possono essere viste come esempio di una storia che si ripete quasi senza differenze.
         Il copione manoscritto eseguito nel 1948 a Militello Rosmarino (ME), è forse il più atipico, in quanto si basa esclusivamente sul testo dell’Orioles, contrariamente a quanto avviene nei copioni di altri paesi. Esso è trascritto come se fosse in prosa. La scrittura è nitida; la correttezza, tutto considerato, è esemplare; in esso vengono presentate le scene essenziali della Passione. Oltre ai soliti problemi di punteggiatura, qualche incongruenza testuale, qualche maldestro scambio, divisione o taglio di battute, scene eliminate, notiamo una goffa ristrutturazione della scena del Primo Consiglio, che viene spezzato a metà dall’entrata di Giuda per poi riprendere alla sua uscita. Molte scene sono state spostate e versi interi appartenenti ad una scena incorporati in altre scene.
Il copione di Grotte risale sicuramente a una versione locale e la rappresentazione si articola in diversi momenti: sul piano della analisi critica notiamo come interessante sia una riflessione sui costumi della rappresentazione, indice, anche questa, di degradazione: i soldati avevano molto poco di romano; le loro divise erano molto più simili a quelle dei pupi di Francia e per un certo periodo indossarono addirittura i cimieri del regio esercito, in modo da ricordare, sia nel nome sia nelle vesti, i famigerati Giudei di San Fratello. 
Anche il copione di Grotte oscilla tra il rispetto del testo dell’Orioles e qualche variazione: si nota per esempio la rielaborazione del finale, dedicato alla deposizione e nel quale viene dato maggiore spazio ai personaggi femminili, tra cui Maddalena, che ricapitola la propria vicenda di conversione, e Veronica che asciuga il sudore dal volto di un Gesù ormai morto. Una spia delle parti aggiunte è data dalla metrica, sistematicamente violata da chi ha aggiunto quelle sezioni, punteggiate qua e là da rime che cercano di riecheggiare i brani dell’Orioles.
Leggermente diverso è il copione della Comunità Ecclesiale di Joppolo Giancaxio (2007). In esso si nota la presenza di diverse scene del Riscatto, in forma ridotta e quasi di riassunto, in un italiano corretto ma modernizzato, in cui i versi sono presentati come se fossero prosa, e a volte mantengono la rima, altre volte la perdono a causa dell’ammodernamento.
Una menzione particolare per il copione di Delia: le rappresentazioni pasquali a Delia non possono più fare a meno delle aggiunte introdotte dal compaesano Calogero Ferrara nei cui testi non è possibile non notare delle differenze sostanziali rispetto al Riscatto. In esso sembra regnare uno spirito anticlericale assente nell’Orioles, ma tipico dall’Ottocento in poi.
Ad anticlericalismo può essere ricondotta anche l’abbondanza, nella Scinnenza, di epiteti ingiuriosi contro Cristo. Sembra che il personaggio Misandro, che li pronuncia, prenda gusto a pronunciare a mo’ di litania tutti questi insulti contro il Cristo: seduttore, scellerato, ribelle, ipocriton, scalzon contumace, empio stregone, perfido/empio impostore, perfido ladron, rozzo ignobil galileo, e poi urna infame, fetido avello, putrefatto corpo, corpo iniquo.
Gli esempi delle differenze tra il testo del Riscatto e i suoi copioni potrebbero continuare per ore e ore. Ogni copione meriterebbe di essere analizzato dettagliatamente, per metterne in risalto non tanto gli aspetti negativi, quanto quelli positivi, di grande valenza spirituale, folcloristica e anche letteraria e per capire meglio come essi, sia pur nella loro corruzione, continuano ad ammaliare intere comunità.

CONCLUSIONE E RISOLUZIONE FINALE

Avviandomi alla conclusione è utile sottolineare ancora come oltre che in diversi paesi della Sicilia (Palermo, Caltanissetta, Acireale, Alia, Naro, Sommatino, Serradifalco, Montemaggiore Belsito, Joppolo Giancaxio, Vittoria (RG), Vallelunga Pratameno (??, CL), Villabate (PA), Grotte e Delia, solo per menzionarne alcuni), la tragedia del panormita sia stata rappresentata a Napoli, Cava (Salerno), Cellia (CZ), Cerva (CZ), Roccella Jonica (RC), Albi (CZ), Tiriolo (CZ) e anche a Toronto, a partire dal 1977. Senza ombra di dubbio possiamo affermare che la corruzione subita dal testo del Riscatto sia uno dei motivi per cui l’Orioles non è stato finora adeguatamente apprezzato dalla critica: senza la ricostruzione filologica è impossibile apprezzare un’opera letteraria. A questo si aggiunga un tocco di anticlericalismo e di snobismo che ancora guidano certe analisi letterarie.
Per appurare quanto Orioles sia presente nei vari copioni delle rappresentazioni pasquali, si auspica un minuzioso e puntuale confronto tra il testo del Riscatto e i testi dei vari copioni. Spesso i copioni, come quello della Vigàta camilleriana, sono solo vagamente basati sulla tragedia dell’Orioles e presentano un testo modificato, corrotto, trasformato, con aggiunte di autori locali.

      Vorrei concludere con un riferimento ad un mio articolo in cui, raccogliendo gli “indizi” sparsi lungo il romanzo La Scomparsa di Patò di Camilleri – alla cui base, come ho detto all’inizio, è appunto il Riscatto dell’Orioles  – verifico la mia ipotesi che a Vigàta viene messo in scena non il "Mortorio" dell'Orioles, ma solo una delle sue tante versioni popolari, ridotte, modificate, rimaneggiate, forse anche corrotte e quasi sicuramente con aggiunte di poeti locali, a meno che non si voglia credere ciò che dice il Camilleri nella nota conclusiva: “Mi sono inventato tutto, lo confesso. È possibile qualche coincidenza di nomi e di cognomi, ma si tratta, lo ripeto, di dannate coincidenze”. Se questo è il caso, noi allora potremmo concludere, imitando la nota finale di Conversazione in Sicilia, che il Martorio di Vigàta. Come pure il Martorio di molti paesi della Sicilia, solo per avventura è quello dell’Orioles.



Salvatore BancheriUniversity of Toronto

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