L’affliggente questione sembra assai complicata e solleva polemiche tra incauti pronunciamenti di magistrati e indignazione delle coscienze umanitarie. Ma non è così difficile e complessa come appare. Si rifletta su quel che quasi certamente accade nel circuito relazionale obbligato che si instaura tra i criminali speculatori, gli scafisti libici e i benemeriti soccorritori di migranti delle Organizzazioni umanitarie.
Gli scafisti, a mo’ di prezzo imposto per il loro “servizio”, rapinano il più che possono quegli infelici assicurando di avere mezzi e “amicizie” per riuscire a condurli alla meta ; poi, li imbarcano a frotte e li pigiano sui loro barconi e gommoni destinati a quasi certo naufragio; nel contempo - essendo anch’essi, si fa per dire, dei criminali “umani” - provvedono, per vie traverse, ad informare i comandanti delle navi soccorritrici, con messaggi perentori di questo tenore: “correte a salvarli o moriranno tutti annegati”. E i soccorritori non hanno altro da fare che correre a…soccorrere per evitare la tragedia. E’ evidente che agiscono sotto ricatto, ma il loro umanitarismo consiste appunto nel…. cedere al ricatto. Non potrebbero fare altrimenti, se non abbandonare alla loro inevitabile sorte di morte quei disgraziati.
Per porre rimedio alla situazione, occorrerebbe insediare in Libia un forte potere (italiano, europeo), impegnato a reprimere gli scafisti, a sradicare la sua mafia ufficiale e ufficiosa, a disgregare i suoi interessi e le sue turpi complicità, nonché – ovviamente - a disciplinare con opportuni criteri di civiltà e di buona politica per l’Europa il fenomeno migratorio delle genti in fuga da guerre e miseria : un vero e proprio potere di governo del territorio, dotato di adeguata forza impositiva, alternativo agli attuali, corrottissimi ed imbelli poteri libici. Il che, date le condizioni in cui versa quel paese che fu colonia italiana, equivarrebbe ad una vera e propria rioccupazione, all’occorrenza militare, della Libia. Ma chi oserebbe proporre una cosa del genere o soltanto pensarla? Meno che mai farla. E ragionevolmente non va fatta, se non altro perché il farla esporrebbe a conseguenze di imprevedibile gravità e sarebbe certamente vietata dallo spirito dei tempi. Ma così – lo si dica o no, e qui si osa dirlo – l’intera vicenda è inevitabilmente consegnata a un cul de sac senza uscite che appaiano prevedibili nel breve e medio periodo. E le benemerite OGN per difendere sui nostri mari la dignità umana sono paradossalmente costrette (talvolta, e forse spesso) a farsi vittime di un meccanismo relazionale e ricattatorio di turpi interessi perseguiti in Libia e altrove proprio contro la dignità umana!
Giuseppe Carlo Marino
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