Giuseppe Carlo Marino, DOPO IL FILMATO DI RAI-STORIA SUL PROCURATORE PIETRO SCAGLIONE. LA VOCE STROZZATA IN GOLA

Francamente, dopo aver visto ieri sera il filmato, ho da lamentare che quasi tutto di quanto avevo detto ai miei intervistatori è stato....tagliato, eliminato! Si è scelta una linea interpretativa appiattita sulla solita rappresentazione della mafia-criminale, consentendomi appena qualche accenno sui rapporti tra la mafia e la politica.
La questione della morfologia sistemica del fenomeno mafioso, al di là dei crimini della "mafia militare", è stata largamente elusa ed occultata. Il tutto ricondotto ad un capitolo, piuttosto che di storia, di mera criminologia, per giunta con largo spazio concesso alla reiterazione di vieti schemi accademici di analisi e di giudizio Niente è rimasto della mia analisi circa l'importante e "profetico" ruolo di rottura svolto dal Procuratore Scaglione nei confronti della tradizione di una Magistratura che a lungo in Sicilia, prima di lui, aveva convissuto con la mafia. Poco e niente della mia analisi del sistema di potere mafio-democristiano nella Palermo degli anni Sessanta-Settanta. Niente della mia denunzia, molto ferma e decisa, delle ignobili ragioni (e delle complicità ambientali in un'opinione pubblica egemonizzata dalla cultura mafiosa) che furono alla base della campagna diffamatoria orchestrata contro il Procuratore Scaglione all'indomani del suo sacrificio. Niente su quanto avevo detto circa la riconducibilità del delitto Scaglione a motivazioni più complesse ed inquietanti della pura e semplice "vendetta" di Leggio e dei Corleonesi. Reputo, poi, grave che - aprendosi nel filmato una finestra sul "caso De Mauro" e sul collegato "caso Mattei" - sia stata eliminata una mia inedita testimonianza (una testimonianza in senso proprio, da persona informata dei fatti!) che, se presa in opportuna considerazione, sarebbe andata nella direzione di accertare il ruolo centrale svolto in quelle drammatiche e criminali vicende da certe oscure "potenze" dell'establishment (nazionale e internazionale) del tempo. Non mi resta che affermare con amarezza: soltanto i lettori della mia "Storia della mafia" intuiscono che cosa posso aver davvero detto e non mi è stato consentito di diffondere con il filmato. Avverto quella specie di dolorosa castrazione che si avverte subendo una censura. La mia sensazione è che la voce mi sia stata compressa nella gola, sì da impedirne la fuoruscita.

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