Gaetano, Augello, QUANDO A CANICATTÌ FURONO SCOMUNICATE… LE CAVALLETTE

Una invasione di cavallette
(immagine di repertorio).
Nella prima metà dell’Ottocento, mentre Canicattì cercava di liberarsi faticosamente dal retaggio feudale, organizzandosi come città e offrendo ai suoi giovani la possibilità, pur con i limiti del tempo, di frequentare regolari corsi di studi, accaddero eventi calamitosi che ne rallentarono e scoraggiarono la crescita.

Il 7 maggio 1832 furono tributati grandi festeggiamenti a Leopoldo di Borbone - fratello del re Ferdinando II, conte di Siracusa e governatore della Sicilia con il grado di luogotenente generale - che giungeva a Canicattì in visita ufficiale.
Sua Altezza Reale fu accolto all’Acquanuova, quindi salì alla Chiesa Madre ove si assise su un trono per ricevere la santa benedizione; poi si recò a Borgalino a casa di don Luigi Bordonaro ove fu ospitato; a sera partecipò ad una festa da ballo a casa di don Raimondo Gangitano mentre le vie principali del paese erano illuminate a festa.
L’indomani, martedì 8 alle ore 12, partì per Girgenti, facendo prima tappa a Naro, ospite a colazione di don Vincenzo Caetani. Il re Ferdinando II, da appena due anni succeduto al padre Francesco I, era molto amato in Sicilia perché nato a Palermo nel 1810 e quindi considerato un siciliano.
Ebbene, proprio mentre Leopoldo arrivava in città, all’improvviso si materializzò un’impressionante invasione di cavallette che distrussero le messi pronte alla maturazione e determinarono una terribile carestia. Le zone più colpite furono i feudi di Deliella del barone Agostino La Lomia, di Darfù della baronessa Carmela Turano, di Ramilia e altre terre vicine a Delia. A luglio le cavallette invasero il feudo di Buccheri e quindi Fontana Bianca, Gaetano, Dammisa, Giacchetto, Caizza, Giummello, Pidocchio e Graziano.
Domenica 22 luglio, dopo pranzo, nella Chiesa Madre si riunirono tutti i religiosi ed i sacerdoti in abito di penitenza, alla presenza di tutto il popolo; le cavallette furono “scomunicate” ed il 26 luglio – è da presumere post hoc, non propter hoc - lasciarono Canicattì alla volta di Naro e Girgenti.
Nel mese di maggio 1833 le cavallette si manifestarono ancora: stavolta nella trazzera di Santa Marta ed in contrada Coda di Volpe, nel feudo di Graziano. Il 18 maggio nella trazzera di Santa Marta si svolse un “vertice” tra il sindaco di Girgenti Gaetano Carbonaro, il commissario generale di Caltanissetta Antonio Cosentino, il sindaco di Naro Stefano Formica ed il “primo eletto funzionante da sindaco” di Canicattì Filippo Caramazza. Poiché erano minacciati anche i territori di Girgenti, Naro e Caltanissetta, si decise di mietere anzitempo il frumento ed ogni altra sorta di seminato, di mettere delle tende di protezione e di catturare quante più cavallette possibile “domentre sono piccole e saltellante”.
Il 29 giugno le cavallette scomparvero del tutto ma intanto il raccolto era andato perduto

Il 7 maggio 1832 giunse a Canicattì il fratello di re Ferdinando II, Leopoldo di Borbone, Conte di Siracusa e Governatore della Sicilia - Contemporaneamente al suo arrivo, Canicattì fu invasa da un impressionante esercito di cavallette

Il re delle Due Sicilie Ferdinando II visitò Canicattì per ben tre volte: il 17 ottobre 1838 accompagnato dalla moglie Maria Cristina Carlotta Giuseppa Gaetana Efisia di Savoia (nel 2014 proclamata beata dalla chiesa cattolica); il 12 ottobre 1841 e il 21 giugno 1847 accompagnato dalla seconda moglie Maria Teresa d'Austria.

La Chiesa Madre di Canicattì - Parrocchia San Pancrazio - ove il 22 luglio 1832 furono solennemente scomunicate le cavallette che, pochi giorni dopo, si diressero su Naro e Girgenti. L'effetto della scomunica durò però solo un anno e, nel maggio del 1833, tornarono alla carica.

Il Palazzo di don Luigi Bordonaro a Borgalino ove Leopoldo di Borbone ceno' la sera del 7 maggio 1832 - Foto di Salvatore Marchese Ragona.

Il 7 maggio 1832, a tarda sera, Leopoldo di Borbone partecipo' ad una festa da ballo a casa di don Raimondo Gangitano, nell'attuale via Carlo Poerio - Foto di Giuseppe Caruso.

Anche il feudo di Buccheri fu invaso dalle cavallette. Foto di Giuseppe Caruso.

Sulla strada che costeggiava l'antica chiesetta di Santa Marta si tenne, il 18 maggio 1833, un "vertice" per contrastare l'azione delle cavallette - Foto di Calogero Rizzo dei primi anni Ottanta.

In questa poesia Giovanni Lattuca fa riferimento ai ruderi dell'antica chiesetta di Santa Marta ed alla prossima ricostruzione della medesima.

Aprile 2017 - La chiesa di Santa Marta - Foto di Giuseppina Cartella.

Idem

GAETANO AUGELLO

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