Lettera di Luigi Ficarra a Emanuele Severino

Egregio Prof. Severino,
nel suo articolo apparso sabato 20 sul Corriere afferma che <<prima si fa esperienza di un corpo vivo, poi di un cadavere, ma per quanto si mostrino ‘simili’ e contigui nello spazio e nel tempo, è impossibile sperimentare che il corpo vivo sia diventato il cadavere>>.
Osservo che almeno a livello empirico si può sperimentare che il dna del corpo vivo è identico, non simile, a quello che troviamo poi nel cadavere.
E’ vero, come diceva George Bataille in “L’erotismo”, che l’angoscia della morte ci fa costruire cattedrali, credenze religiose e sistemi filosofici. Penso, però, che possiamo meglio superarla, seguendo serenamente l’insegnamento del materialista Democrito e del poeta Lucrezio.
Luigi Ficarra (Padova)

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