Desidero rivolgere
innanzitutto un sentito grazie a Enzo Sardo per avere voluto e organizzato questo
nostro incontro.
Un particolare ringraziamento va a Don Diego Martorana per
avere consentito che questa bella manifestazione si potesse tenere in questo
splendido e maestoso Tempio dedicato a Maria Santissima Annunziata, in un’atmosfera
allietata dalle dolci note musicali del Quintetto “La Zagara” e dal melodioso
Coro Giovanile della Chiesa Madre.
Rivolgo un grazie di cuore a Margherita La Rocca Ruvolo, a
Nino Agnello e a Salvatore Picone per le parole
di apprezzamento rivolte alla mia
persona.
E soprattutto desidero rivolgere un sentito grazie a tutti voi
che con la vostra partecipazione consentite di elevare una preghiera corale
alla nostra Mamma Celeste. A tutti la mia riconoscenza e il mio affetto.
Vi dirò subito che questa sera per me non è non vuole
essere la rituale presentazione di un libro, bensì è e vuole essere soltanto
una testimonianza di fede e di amore per la nostra Mamma Immacolata, la Figlia
e Madre Santissima del Lume, nostro Signore Gesù Cristo.
Così come devo dirvi che anche l’idea di scrivere un libro
sulla Madre Santissima del Lume non rientrava minimamente tra le mie
intenzioni. Solo perché spinto da tanti amici, e tra questi, sicuramente, Enzo
Sardo cui va la mia più sincera e affettuosa gratitudine, mi sono lasciato
convincere di affidare alle stampe il frutto delle ricerche, degli appunti, degli
interventi e delle riflessioni che ho predisposto e maturato negli anni per i
diversi incontri e convegni sulla Vergine Santissima e ai quali ho avuto
l’onore di partecipare e di dare il mio personale contributo.
Mio
unico vero scopo, partendo dalla storia e dalle leggende legate all’origine
dell’immagine, del titolo e della diffusione del culto per la Madre Santissima
del Lume, è stato ed è quello di stimolare una riflessione vera e sentita sul
vero senso da dare alla nostra vita e al tempo stesso di contribuire a
rafforzare in noi tutti il coraggio di essere cristiani e di testimoniarlo con
forza e convinzione.
Oggi
viviamo in un periodo caratterizzato non soltanto da una crisi finanziaria ed
economica epocale, ma anche e soprattutto da una crisi antropologica e
valoriale. Oggi viviamo in un mondo pieno di gravi e grandi contraddizioni. Un
Nord del mondo ricco e opulento, ma in realtà sempre più miope e sprecone, continua
a ignorare colpevolmente che la gran parte del genere umano, specie nel Sud del
mondo ma anche accanto a noi, muore letteralmente di fame. Oltre sei milioni di
bambini che ogni anno nel mondo muoiono di fame, uno ogni cinque secondi, e contemporaneamente
oltre 1,3 miliardi di tonnellate di cibo sono assurdamente sprecati, centinaia
di migliaia di puerpere che ogni anno muoiono per mancanza di assistenza
sanitaria, milioni di analfabeti e tantissimi focolai di guerra sparsi nel pianeta,
rappresentano lo scenario di questo nostro mondo cinico e disumano.
Oggi
più che mai, specie in quella parte del mondo apparentemente ricca e immune dal
bisogno e in cui sembra che l’uomo abbia raggiunto rilevanti traguardi in ogni
campo, si avverte, però, un grande vuoto spirituale e una forte sensazione di
smarrimento e ciò perché l’uomo si è allontanato da Dio, perché il “dio
quattrino” ha occupato nel cuore di tantissimi uomini il posto del “Dio Uno e
Trino”.
Bisogna
allora finalmente convincersi che occorre cambiar rotta, che occorre attivarsi
per contribuire a creare un nuovo umanesimo cristiano, solidale e responsabile.
Bisogna finalmente guardare con cuore sincero agli ultimi e ai bisognosi. Non
si può più continuare a essere cinici ed indifferenti, a far finta di nulla;
non si possono più ignorare i diritti fondamentali ed universalmente condivisi
delle persone umane; non si può più continuare ad ignorare la “dignità offesa” dello straniero,
dell’orfano, della vedova, dell’escluso, del povero, dei “sans-papiers”. Non si può
più continuare ad essere ipocriti e “cattivi samaritani” così come lo sono
molti paesi ricchi del mondo che nei confronti di una moltitudine di affamati e
di esclusi proclamano elargizioni di “aiuti economici” di ogni genere e fingono, in mala fede, di ignorare che ad
averli affamati e sfruttati sono proprio loro, la loro politica e i loro
interessi.
Così
come non si può più continuare ad ignorare, come ci insegna il nostro Pontefice
Benedetto XVI con la Sua Enciclica Caritas
in Veritate, che «una società del benessere, materialmente sviluppata ma
opprimente per l’anima, non è di per sé orientata all’autentico sviluppo» e che
«le nuove forme di schiavitù della droga e della disperazione in cui cadono
tante persone, trovano una spiegazione sociologica e psicologica, ma
essenzialmente spirituale».
Solo
in un’autentica visione cristiana della vita, pertanto, l’uomo può ritrovare
veramente se stesso nella consapevolezza che la vera via per dare un valore
alla nostra esistenza è solamente Cristo, amando il prossimo. Ma per tutto ciò
occorre riscoprire Dio “il nostro Tutto, la nostra speranza più grande”.
Occorre
nel contempo lasciarci prendere per mano, fiduciosi, dalla Vergine Santissima
perché possa illuminare il cammino di ciascuno, ogni giorno più intriso di
pericoli, insidie e contraddizioni, e farci incontrare con il Suo Divin Figlio
Gesù, vera Luce del mondo.
Oggi
più che mai l’opera di Maria Santissima, Corredentrice del genere umano, Cooperatrice
all’opera salvifica del Divino Redentore Gesù Cristo, Mediatrice,
Soccorritrice, Dispensatrice di tutte le grazie, Consolatrice
nei periodi di sconforto, Guida nei momenti di smarrimento, Conciliatrice del
perdono di Dio e Suprema difesa dal nemico nell’ora della morte, è
fondamentale.
Ci
incoraggia, però, la consapevolezza che, tante volte nelle nostre comunità o in
questo nostro mondo, il bene c’è, anche se spesso non si vede o si vede poco.
Tanti volontari, con grande umanità e con grande spirito di solidarietà, si
mettono al servizio del prossimo. E tra questi sicuramente i coniugi Ruvolo.
Questa sera ci onora della sua presenza anche il Prof. Giovanni Ruvolo,
consorte di Margherita La Rocca. Giovanni Ruvolo è Presidente dell’Associazione
Onlus “A cuore Aperto” che tra le tante iniziative porta avanti uno
straordinario impegno in Tanzania e in particolar modo il progetto “Un cuore
per Ipogolo”. I coniugi Margherita e Giovanni e Ruvolo contribuiscono alla
realizzazione di questo programma in favore di tanti nostri fratelli meno
fortunati di noi con grande amore cristiano. Anche per questo sono ben lieto di
devolvere l’intero ricavato di tutte le copie del libro che questa sera saranno
vendute, in favore dell’Associazione “A cuore Aperto” quale segno tangibile di
sostegno per le iniziative che saranno ancora promosse.
Non
dirò tanto sul mio libro che questa sera Don Diego Martorana, Enzo Sardo,
Salvatore Picone, Nino Agnello e Margherita La Rocca Ruvolo hanno presentato in
modo completo ed esaustivo. Spero soltanto che possiate leggerlo e accoglierlo
con animo positivo e soprattutto che possa essere occasione e strumento per
vivificare l’amore per l’Immacolata, Figlia e Madre Santissima del Lume, del
Dio vivente, nostro Signore Gesù Cristo.
Mi limiterò, pertanto, a offrire alla Vostra attenzione
solo qualche considerazione riguardante il messaggio mariano che il tema
iconografico e iconologico della Madre Santissima del Lume ci propone.
Le
immagini della “Madre Santissima del Lume” - splendido titolo con il quale la
Vergine Immacolata chiese alla pia veggente di essere invocata allorquando le
apparve il 21 novembre 1722 nella chiesa San Stanislao
Kostka al Noviziato dei Padri Gesuiti di Palermo, e che da lì e da quel giorno
tanto il titolo e l’immagine quanto il culto e la devozione si sono irradiati
in ogni angolo del pianeta ad opera prevalentemente dei seguaci di sant’Ignazio
di Loyola - sono innumerevoli.
Il tema iconografico, però, è sostanzialmente identico, eccezion fatta per qualche particolare, variante o aggiunta
che comunque non ne alterano né il significato teologico né tampoco il
messaggio Mariano.
La Vergine Santissima con in braccio Gesù Bambino, un angelo
che tiene un cestello pieno dei cuori dei peccatori salvati, una schiera di angeli
che reggono una corona sul capo della Vergine, un giovane “peccatore”
trattenuto dalla Madonna per un braccio, una testa demoniaca con le fauci
spalancate ovvero in altre immagini fiamme di fuoco, sono i soggetti
dell’iconografia del Lume.
Il centro del programma iconografico è rappresentato
da Gesù Bambino e dalla Vergine Santa che lo tiene sul braccio sinistro. Nostro
Signore tiene in mano i cuori dei “peccatori”
salvati con l’ausilio dell’opera cooperatrice e corredentrice della
Mamma Celeste. Lo schema iconografico del Lume, infine, si completa con la figura
simbolicamente più vicina a ciascuno di noi. È l’immagine di “un’anima”, di un “giovane
peccatore” mentre sta per precipitare nelle fiamme dell’inferno o, come
raffigurato in tantissime immagini, mentre sta per essere divorato dalla bocca
vorace di Belzebù, che rappresenta le porte dell’inferno.
L’immagine di questo “giovane peccatore”,
“di quest’anima” non può lasciarci indifferenti; è una figura che ci
coinvolge, ci fa meditare e in cui ciascuno di noi vi si può rispecchiare. In
essa é rappresentato ogni essere umano che vuole salvarsi ed a cui non bastano,
però, solo le opere buone e giuste, anche se necessarie e indispensabili, per
poter vincere il male.
Per raggiungere la salvezza occorre però la Fede, la Speranza , la Carità , la Grazia di Dio.
Il volto del “giovane peccatore”
nell’iconografia del Lume paradossalmente è sereno. Eppure sotto di lui
l’inferno è pronto a inghiottirlo. Ma egli ha la fede, ha fiducia e speranza che la
Carità e la
Grazia di Dio non lo abbandoneranno. Egli alza con fede il
suo braccio sinistro e si lascia prendere fiducioso dalla Vergine, Cooperatrice
e Corredentrice, che con la mano destra lo trattiene con fermezza e maestosità
e lo solleva verso la salvezza. Quest’immagine ci ricorda in modo chiaro e
inequivocabile, quindi, che solo con la fede, la speranza, la carità, l’amore,
la grazia e l’aiuto divino con la cooperazione della Madre Santissima si può
vincere la «lotta»
e salvarsi.
La
simbolica immagine del “peccatore” salvato da Dio, con l’ausilio della Vergine
Maria, dal precipitare nel fuoco dell’inferno, così come rappresentata
nell’iconografia del Lume, mi riporta alla mente il modo semplice ed efficace
con il quale il cardinale Gianfranco Ravasi ha sintetizzato
mirabilmente la teologia dell’Apostolo Paolo.
L’autorevole biblista
testualmente afferma: «Affronto questo compito
servendomi di quattro parole greche. Prima parola: noi uomini e donne siamo «sàrx», ossia carne.
Qui «sàrx», per
usare un’immagine, è come l’essere sulle sabbie mobili del male; l’uomo ha
radicalmente dentro di sé il germe del male e lentamente sprofonda nell’abisso
e nel silenzio del male. Ma ecco che l’uomo compie un’azione, spontanea come
per chi si trova in una palude: alzare le mani per cercare di salvarsi. Questo
tentativo di autosalvazione è il «nomos», la legge, cioè le opere che l’uomo mette in atto. È questo il secondo vocabolo paolino
fondamentale. In esso sono compresi l’apparente amore e le opere di carità e di
giustizia che l’uomo compie da sé, che escono dal suo cuore e dal suo grembo,
pur continuando ad agitarsi e sprofondare via via. «Sàrx», «Nomos» da soli non bastano.
Dall’alto, nella luce, da una roccia salda si stende una mano forte e
sicura, la mano di Dio la «chàris» che è la grazia, la liberazione, la salvezza. È
questo il terzo termine paolino capitale. Noi dobbiamo soltanto allargare le
braccia, lasciarci catturare da quella mano. E l’essere catturati da questa
mano senza esitazioni è la «pìstis», la fede, e questa é l’ultima parola che volevo
proporre. In sintesi estrema,
l’avventura dell’esperienza cristiana consiste da una parte in una fiera ed
aspra consapevolezza del nostro dramma, della nostra tragedia e dall’altra
parte è la possibilità di una grandezza suprema perché c’è una «chàris» che si stende
verso di noi purché noi abbiamo a lasciarci avvolgere dalla sua forza
salvifica. Il legame tra queste parole è molto stretto; esse si riconducono al
tema della carità, alla carità di Dio come uno dei nodi centrali della
predicazione di Paolo».
Non
penso di azzardare tanto nel sostenere che lo spessore teologico di Paolo, così
come in sintesi ricostruito dal Cardinale Ravasi, possa trovare un
significativo supporto nel tema iconologico e iconografico del Lume, con l’unica
variante, credo teologicamente corretta, che la «mano
forte e sicura, la mano di Dio» viene cooperata e supportata dalla mano ferma
e decisa della Madre Santissima del Lume, Mediatrice di grazie e Corredentrice
dell’umanità debole e peccatrice.
In
conclusione il tema iconografico della Madonna del Lume, correttamente
interpretato, ha uno straordinario valore dogmatico e teologico e ben può
rappresentare in modo sublime la vita
di ogni essere umano in continua lotta per la salvezza.
Mi
piace sottolineare, infine, che nella iconografia del Lume il volto della
nostra Mamma Celeste è sempre radioso e sereno, anche se traspare una velata e
impercettibile mestizia. I suoi occhi sembrano guardare lontano, in realtà sono
diretti verso di noi e sembra che ci rivolgano un amorevole e accorato materno
invito: «Destatevi dai morti. Ma non abbiate paura,
aprite i vostri cuori al mio diletto figlio Cristo Gesù, è Lui la Luce del mondo, seguitelo e
non camminerete più nelle tenebre e avrete la luce della vita».
Grazie
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