GIOVANNI TESE', Una testimonianza di fede e di amore per la nostra Mamma Immacolata, Figlia e Madre Santissima del Lume

Desidero rivolgere innanzitutto un sentito grazie a Enzo Sardo per avere voluto e organizzato questo nostro incontro.
          Un particolare ringraziamento va a Don Diego Martorana per avere consentito che questa bella manifestazione si potesse tenere in questo splendido e maestoso Tempio dedicato a Maria Santissima Annunziata, in un’atmosfera allietata dalle dolci note musicali del Quintetto “La Zagara” e dal melodioso Coro Giovanile della Chiesa Madre.

          Rivolgo un grazie di cuore a Margherita La Rocca Ruvolo, a Nino Agnello e a Salvatore Picone per le parole di apprezzamento rivolte alla mia persona.  
          E soprattutto desidero rivolgere un sentito grazie a tutti voi che con la vostra partecipazione consentite di elevare una preghiera corale alla nostra Mamma Celeste. A tutti la mia riconoscenza e il mio affetto.
          Vi dirò subito che questa sera per me non è non vuole essere la rituale presentazione di un libro, bensì è e vuole essere soltanto una testimonianza di fede e di amore per la nostra Mamma Immacolata, la Figlia e Madre Santissima del Lume, nostro Signore Gesù Cristo.
          Così come devo dirvi che anche l’idea di scrivere un libro sulla Madre Santissima del Lume non rientrava minimamente tra le mie intenzioni. Solo perché spinto da tanti amici, e tra questi, sicuramente, Enzo Sardo cui va la mia più sincera e affettuosa gratitudine, mi sono lasciato convincere di affidare alle stampe il frutto delle ricerche, degli appunti, degli interventi e delle riflessioni che ho predisposto e maturato negli anni per i diversi incontri e convegni sulla Vergine Santissima e ai quali ho avuto l’onore di partecipare e di dare il mio personale contributo.     
Mio unico vero scopo, partendo dalla storia e dalle leggende legate all’origine dell’immagine, del titolo e della diffusione del culto per la Madre Santissima del Lume, è stato ed è quello di stimolare una riflessione vera e sentita sul vero senso da dare alla nostra vita e al tempo stesso di contribuire a rafforzare in noi tutti il coraggio di essere cristiani e di testimoniarlo con forza e convinzione.
Oggi viviamo in un periodo caratterizzato non soltanto da una crisi finanziaria ed economica epocale, ma anche e soprattutto da una crisi antropologica e valoriale. Oggi viviamo in un mondo pieno di gravi e grandi contraddizioni. Un Nord del mondo ricco e opulento, ma in realtà sempre più miope e sprecone, continua a ignorare colpevolmente che la gran parte del genere umano, specie nel Sud del mondo ma anche accanto a noi, muore letteralmente di fame. Oltre sei milioni di bambini che ogni anno nel mondo muoiono di fame, uno ogni cinque secondi, e contemporaneamente oltre 1,3 miliardi di tonnellate di cibo sono assurdamente sprecati, centinaia di migliaia di puerpere che ogni anno muoiono per mancanza di assistenza sanitaria, milioni di analfabeti e tantissimi focolai di guerra sparsi nel pianeta, rappresentano lo scenario di questo nostro mondo cinico e disumano.
Oggi più che mai, specie in quella parte del mondo apparentemente ricca e immune dal bisogno e in cui sembra che l’uomo abbia raggiunto rilevanti traguardi in ogni campo, si avverte, però, un grande vuoto spirituale e una forte sensazione di smarrimento e ciò perché l’uomo si è allontanato da Dio, perché il “dio quattrino” ha occupato nel cuore di tantissimi uomini il posto del “Dio Uno e Trino”.
Bisogna allora finalmente convincersi che occorre cambiar rotta, che occorre attivarsi per contribuire a creare un nuovo umanesimo cristiano, solidale e responsabile. Bisogna finalmente guardare con cuore sincero agli ultimi e ai bisognosi. Non si può più continuare a essere cinici ed indifferenti, a far finta di nulla; non si possono più ignorare i diritti fondamentali ed universalmente condivisi delle persone umane; non si può più continuare ad ignorare la “dignità offesa” dello straniero, dell’orfano, della vedova, dell’escluso, del povero, dei “sans-papiers”.  Non si può più continuare ad essere ipocriti e “cattivi samaritani” così come lo sono molti paesi ricchi del mondo che nei confronti di una moltitudine di affamati e di esclusi proclamano elargizioni di “aiuti economici” di ogni genere e  fingono, in mala fede, di ignorare che ad averli affamati e sfruttati sono proprio loro, la loro politica e i loro interessi.
Così come non si può più continuare ad ignorare, come ci insegna il nostro Pontefice Benedetto XVI con la Sua Enciclica Caritas in Veritate, che «una società del benessere, materialmente sviluppata ma opprimente per l’anima, non è di per sé orientata all’autentico sviluppo» e che «le nuove forme di schiavitù della droga e della disperazione in cui cadono tante persone, trovano una spiegazione sociologica e psicologica, ma essenzialmente spirituale».
Solo in un’autentica visione cristiana della vita, pertanto, l’uomo può ritrovare veramente se stesso nella consapevolezza che la vera via per dare un valore alla nostra esistenza è solamente Cristo, amando il prossimo. Ma per tutto ciò occorre riscoprire Dio “il nostro Tutto, la nostra speranza più grande”.
Occorre nel contempo lasciarci prendere per mano, fiduciosi, dalla Vergine Santissima perché possa illuminare il cammino di ciascuno, ogni giorno più intriso di pericoli, insidie e contraddizioni, e farci incontrare con il Suo Divin Figlio Gesù, vera Luce del mondo.
Oggi più che mai l’opera di Maria Santissima, Corredentrice del genere umano, Cooperatrice all’opera salvifica del Divino Redentore Gesù Cristo, Mediatrice, Soccorritrice, Dispensatrice di tutte le grazie, Consolatrice nei periodi di sconforto, Guida nei momenti di smarrimento, Conciliatrice del perdono di Dio e Suprema difesa dal nemico nell’ora della morte, è fondamentale.
Ci incoraggia, però, la consapevolezza che, tante volte nelle nostre comunità o in questo nostro mondo, il bene c’è, anche se spesso non si vede o si vede poco. Tanti volontari, con grande umanità e con grande spirito di solidarietà, si mettono al servizio del prossimo. E tra questi sicuramente i coniugi Ruvolo. Questa sera ci onora della sua presenza anche il Prof. Giovanni Ruvolo, consorte di Margherita La Rocca. Giovanni Ruvolo è Presidente dell’Associazione Onlus “A cuore Aperto” che tra le tante iniziative porta avanti uno straordinario impegno in Tanzania e in particolar modo il progetto “Un cuore per Ipogolo”. I coniugi Margherita e Giovanni e Ruvolo contribuiscono alla realizzazione di questo programma in favore di tanti nostri fratelli meno fortunati di noi con grande amore cristiano. Anche per questo sono ben lieto di devolvere l’intero ricavato di tutte le copie del libro che questa sera saranno vendute, in favore dell’Associazione “A cuore Aperto” quale segno tangibile di sostegno per le iniziative che saranno ancora promosse.
Non dirò tanto sul mio libro che questa sera Don Diego Martorana, Enzo Sardo, Salvatore Picone, Nino Agnello e Margherita La Rocca Ruvolo hanno presentato in modo completo ed esaustivo. Spero soltanto che possiate leggerlo e accoglierlo con animo positivo e soprattutto che possa essere occasione e strumento per vivificare l’amore per l’Immacolata, Figlia e Madre Santissima del Lume, del Dio vivente, nostro Signore Gesù Cristo.
 Mi limiterò, pertanto, a offrire alla Vostra attenzione solo qualche considerazione riguardante il messaggio mariano che il tema iconografico e iconologico della Madre Santissima del Lume ci propone.
Le immagini della “Madre Santissima del Lume” - splendido titolo con il quale la Vergine Immacolata chiese alla pia veggente di essere invocata allorquando le apparve il 21 novembre 1722 nella chiesa San Stanislao Kostka al Noviziato dei Padri Gesuiti di Palermo, e che da lì e da quel giorno tanto il titolo e l’immagine quanto il culto e la devozione si sono irradiati in ogni angolo del pianeta ad opera prevalentemente dei seguaci di sant’Ignazio di Loyola - sono innumerevoli.
Il tema iconografico, però, è sostanzialmente identico, eccezion fatta per qualche particolare, variante o aggiunta che comunque non ne alterano né il significato teologico né tampoco il messaggio Mariano.
La Vergine Santissima con in braccio Gesù Bambino, un angelo che tiene un cestello pieno dei cuori dei peccatori salvati, una schiera di angeli che reggono una corona sul capo della Vergine, un giovane “peccatore” trattenuto dalla Madonna per un braccio, una testa demoniaca con le fauci spalancate ovvero in altre immagini fiamme di fuoco, sono i soggetti dell’iconografia del Lume.
Il centro del programma iconografico è rappresentato da Gesù Bambino e dalla Vergine Santa che lo tiene sul braccio sinistro. Nostro Signore tiene in mano i cuori dei “peccatori” salvati con l’ausilio dell’opera cooperatrice e corredentrice della Mamma Celeste.           Lo schema iconografico del Lume, infine, si completa con la figura simbolicamente più vicina a ciascuno di noi. È l’immagine di “un’anima”, di un “giovane peccatore” mentre sta per precipitare nelle fiamme dell’inferno o, come raffigurato in tantissime immagini, mentre sta per essere divorato dalla bocca vorace di Belzebù, che rappresenta le porte dell’inferno.
L’immagine di questo “giovane peccatore”, “di quest’anima” non può lasciarci indifferenti; è una figura che ci coinvolge, ci fa meditare e in cui ciascuno di noi vi si può rispecchiare. In essa é rappresentato ogni essere umano che vuole salvarsi ed a cui non bastano, però, solo le opere buone e giuste, anche se necessarie e indispensabili, per poter vincere il male.
Per raggiungere la salvezza occorre però la Fede, la Speranza, la Carità, la Grazia di Dio.
 Il volto del “giovane peccatore” nell’iconografia del Lume paradossalmente è sereno. Eppure sotto di lui l’inferno è pronto a inghiottirlo. Ma egli ha la fede, ha fiducia e speranza che la Carità e la Grazia di Dio non lo abbandoneranno. Egli alza con fede il suo braccio sinistro e si lascia prendere fiducioso dalla Vergine, Cooperatrice e Corredentrice, che con la mano destra lo trattiene con fermezza e maestosità e lo solleva verso la salvezza. Quest’immagine ci ricorda in modo chiaro e inequivocabile, quindi, che solo con la fede, la speranza, la carità, l’amore, la grazia e l’aiuto divino con la cooperazione della Madre Santissima si può vincere la «lotta» e salvarsi.
La simbolica immagine del “peccatore” salvato da Dio, con l’ausilio della Vergine Maria, dal precipitare nel fuoco dell’inferno, così come rappresentata nell’iconografia del Lume, mi riporta alla mente il modo semplice ed efficace con il quale il cardinale Gianfranco Ravasi ha sintetizzato mirabilmente la teologia dell’Apostolo Paolo.
 L’autorevole biblista testualmente afferma: «Affronto questo compito servendomi di quattro parole greche. Prima parola: noi uomini e donne siamo «sàrx», ossia carne. Qui «sàrx», per usare un’immagine, è come l’essere sulle sabbie mobili del male; l’uomo ha radicalmente dentro di sé il germe del male e lentamente sprofonda nell’abisso e nel silenzio del male. Ma ecco che l’uomo compie un’azione, spontanea come per chi si trova in una palude: alzare le mani per cercare di salvarsi. Questo tentativo di autosalvazione è il «nomos», la legge, cioè le opere che l’uomo mette in atto. È questo il secondo vocabolo paolino fondamentale. In esso sono compresi l’apparente amore e le opere di carità e di giustizia che l’uomo compie da sé, che escono dal suo cuore e dal suo grembo, pur continuando ad agitarsi e sprofondare via via.  «Sàrx», «Nomos» da soli non bastano.  Dall’alto, nella luce, da una roccia salda si stende una mano forte e sicura, la mano di Dio la «chàris» che è la grazia, la liberazione, la salvezza. È questo il terzo termine paolino capitale. Noi dobbiamo soltanto allargare le braccia, lasciarci catturare da quella mano. E l’essere catturati da questa mano senza esitazioni è la «pìstis», la fede, e questa é l’ultima parola che volevo proporre.  In sintesi estrema, l’avventura dell’esperienza cristiana consiste da una parte in una fiera ed aspra consapevolezza del nostro dramma, della nostra tragedia e dall’altra parte è la possibilità di una grandezza suprema perché c’è una «chàris» che si stende verso di noi purché noi abbiamo a lasciarci avvolgere dalla sua forza salvifica. Il legame tra queste parole è molto stretto; esse si riconducono al tema della carità, alla carità di Dio come uno dei nodi centrali della predicazione di Paolo».
Non penso di azzardare tanto nel sostenere che lo spessore teologico di Paolo, così come in sintesi ricostruito dal Cardinale Ravasi, possa trovare un significativo supporto nel tema iconologico e iconografico del Lume, con l’unica variante, credo teologicamente corretta, che la «mano forte e sicura, la mano di Dio»  viene cooperata e supportata dalla mano ferma e decisa della Madre Santissima del Lume, Mediatrice di grazie e Corredentrice dell’umanità debole e peccatrice.
In conclusione il tema iconografico della Madonna del Lume, correttamente interpretato, ha uno straordinario valore dogmatico e teologico e ben può rappresentare in modo sublime la vita di ogni essere umano in continua lotta per la salvezza.
Mi piace sottolineare, infine, che nella iconografia del Lume il volto della nostra Mamma Celeste è sempre radioso e sereno, anche se traspare una velata e impercettibile mestizia. I suoi occhi sembrano guardare lontano, in realtà sono diretti verso di noi e sembra che ci rivolgano un amorevole e accorato materno invito: «Destatevi dai morti. Ma non abbiate paura, aprite i vostri cuori al mio diletto figlio Cristo Gesù, è Lui la Luce del mondo, seguitelo e non camminerete più nelle tenebre e avrete la luce della vita».
Grazie





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