On.le Luigi Giglia, Pino Sicilia, Giovanni Tropia, Giovanni Tese', Pino Terranova, Angelo Burgio, Peppino Costanza Gaglio |
Il 21 dicembre
1983, a soli 57 anni, moriva a Roma l’On. le Luigi Giglia. A distanza di
trent’anni dalla sua scomparsa desidero ricordarlo non soltanto per rendergli una
mia personale testimonianza di stima ma anche e soprattutto perché la lezione umana
e politica che Luigi Giglia ci ha lasciato è ancora viva e attuale.
L’On.le Giglia iniziò a fare politica giovanissimo,
nel dopoguerra, militando tra le file della Democrazia Cristiana. Era un
«politico nato» dice di lui lo scrittore siciliano Andrea Camilleri, suo
compagno di ginnasio al Convitto Vescovile di Agrigento (quarto e quinto
ginnasio) e poi al Liceo “Empedocle”.
È proprio negli anni del liceo che per
Luigi Giglia nacque la passione per la politica ed è sempre in quegli anni che consolidò
una grande amicizia con due indimenticate ed eminenti figure della Chiesa
Cattolica agrigentina del Novecento: il vescovo mons. Giovanni Battista Peruzzo
e mons. Angelo Ginex.
La sua azione politica fu sempre
informata ai principi e ai valori del cristianesimo e della dottrina sociale
della Chiesa.
A soli venti anni divenne segretario
provinciale della Democrazia Cristiana di Agrigento.
Il 25 giugno 1953 fu eletto deputato
nazionale per la Democrazia Cristiana nel Collegio della Sicilia Occidentale
(Palermo, Trapani, Caltanissetta e Agrigento) e da allora fu sempre rieletto, con
un alto numero di preferenze, rimanendo in carica per trent’anni consecutivi
fino alla sua morte.
Nelle otto legislature in cui fu
chiamato a rappresentare il popolo italiano non si risparmiò nemmeno un istante.
Svolse il mandato parlamentare con passione civile, serietà, senso di
responsabilità, coerenza, concretezza e competenza. Sottoscrisse 143 proposte
di legge relative a materia di grande rilevanza economica e sociale e pronunciò
ben 363 discorsi alla Camera dei Deputati.
Rivestì
importanti incarichi di partito nella Democrazia Cristiana e nel Governo.
Fu Sottosegretario di Stato ai Lavori
Pubblici (III Governo Moro, II Governo Leone, V Governo Andreotti, I e II
Governo Cossiga), ai Trasporti e all’Aviazione Civile (II Governo Andreotti),
alle Poste e Telecomunicazioni (IV Governo Rumor) e alla Presidenza del
Consiglio (Governo Forlani).
Ricoprì con prestigio e competenza l’incarico
di Presidente del Comitato per l’Edilizia Residenziale, di Presidente della
Commissione Lavori Pubblici e di deputato Questore della Camera dei Deputati
nella IX legislatura e fino alla sua scomparsa.
Anche nel Partito della Democrazia
Cristiana fu chiamato a ricoprire incarichi di prestigio e di responsabilità. Nel corso della sua carriera politica fece
parte del Direttivo del Gruppo parlamentare democristiano della Camera dei
Deputati, è stato Consigliere Nazionale della Democrazia Cristiana, componente della
Direzione e della Giunta Esecutiva della DC siciliana e fu più volte Segretario
provinciale della DC di Agrigento. All’interno
della Democrazia Cristiana l’On. le Giglia fu vicino ai dossettiani Mariano
Rumor e Antonino Gullotti.
Con
Rumor, Gullotti, Aldo Moro, Amintore Fanfani, Giorgio La Pira e i degasperiani Paolo
Emilio Taviani, Oscar Luigi Scalfaro e tantissimi altri esponenti
democristiani, nel 1951, fu tra i promotori di Iniziativa Democratica, corrente interna della DC che si distinse
per la linea «cristianamente riformista».
Nel marzo del 1959 insieme a Rumor,
Moro, Gullotti, Zaccagnini, Segni, Piccoli, Scalfaro, Taviani, Colombo e altri
autorevoli parlamentari della DC, dopo un incontro, rimasto famoso, nel
Convento di Santa Dorotea a Roma, contribuì a sancire la rottura con Amintore Fanfani
mettendolo in minoranza.
Nel 1969, sempre insieme a Rumor, Piccoli,
Bisaglia, Gullotti e Angelo Bonfiglio, fu tra i fondatori della corrente di Iniziativa Popolare.
Nel 1975, con Rumor e Gullotti, favorì
l’elezione del moroteo Benigno Zaccagnini alla segreteria nazionale della Democrazia
Cristiana.
L’anno successivo con Rumor e Gullotti
aderì alla politica di solidarietà
nazionale avviata da Aldo Moro nel corso del XIII Congresso Nazionale della
DC.
Negli anni Ottanta del Novecento si
avvicinò alle posizioni politiche di Ciriaco De Mita.
Luigi Giglia fu un uomo d’azione che
seppe destare apprezzamento, stima e rispetto in chiunque lo avvicinasse. Fu
sempre equilibrato, affabile e soprattutto carico di umanità. Seppe essere punto
di riferimento per gli amici e per gli avversari politici. Fu un politico
tollerante, sempre rispettoso delle ragioni degli altri, anche se la sua tolleranza
non fu mai debolezza o arrendevolezza. Nel corso della sua lunga carriera
politica si modellarono i lineamenti della sua forte personalità: la modestia, l’umiltà,
il senso di responsabilità, la tenacia, la bontà, la predisposizione verso gli
umili e un’intuizione profonda per captare e vivere le realtà concrete. Fu sempre
attento ai problemi della gente, alle dinamiche sociali ed all’evolversi della
società, aperto al nuovo, lungimirante, sensibile alle istanze sociali, un
orecchio vigile ai problemi della società ed ebbe un grande senso dello Stato e
delle Istituzioni.
Lottò per una politica più umana così
come ci insegnò Jacques Maritain.
Si batté sempre per le autonomie
locali e ciò in coerenza con il pensiero e l’insegnamento di Luigi Sturzo che insieme
ad Alcide De Gasperi, non si stancava mai di ricordare nei suoi discorsi
politici.
Fu strenuo difensore dei principi e
dei valori sanciti nella Costituzione Repubblicana, della dignità della persona
umana e soprattutto della libertà e della democrazia.
A tal riguardo, in occasione della
commemorazione dell’On. Luigi Giglia, la Presidente della Camera dei deputati
On.le Nilde Jotti, nella seduta del 16 novembre 1984, disse testualmente: «Ricordarlo
significa rendere onore ad un uomo che portò in tutta la sua attività una
grande passione civile, un impegno infaticabile e rigoroso, una grande capacità
di far politica, di lavorare giorno per giorno per far funzionare in ogni sede
i meccanismi delicati e complessi della democrazia. Luigi Giglia era sempre
attivo e presente nella concretezza del lavoro politico e parlamentare, nello
studio e nella soluzione dei problemi reali del Paese, che sempre sapeva
riferire ad un progetto generale, alle ragioni ideali che lo avevano portato a
far politica. Fu pienamente consapevole della responsabilità e della specifica
professionalità che il mandato parlamentare richiede. Professionalità per Lui
significava impegno morale, senso dello Stato e delle Istituzioni, conoscenza
profonda delle leggi, delle procedure, delle strutture delle amministrazioni
pubbliche. Partecipava in prima linea al lavoro parlamentare anche in quello
meno appariscente delle Commissioni e dei Comitati, dove materialmente si
scrivono le norme, si confrontano le posizioni e le ispirazioni diverse delle
forze politiche, si cerca parola per parola l’accordo necessario a dar vita
alla legge. In tutto ciò egli era maestro, per la sua esperienza, e per la sua
straordinaria capacità di condurre il confronto politico, di ricercare la
mediazione e l’accordo, di prendere decisioni ed assumersi le relative
responsabilità. […] Fu un punto di riferimento indispensabile nell’attività
parlamentare per amici e avversari politici, dai quali era – e lo dico senza
alcuna retorica - apprezzato e
rispettato».
L’On.le Giglia, consapevole dei
problemi del suo tempo, fu un tenace sostenitore degli interessi della Sicilia e
un profondo conoscitore della realtà e delle criticità emergenti del territorio
siciliano.
Agricoltura, turismo, grande
viabilità, infrastrutture, arte, cultura, recupero dei centri storici minori,
piccola e media imprenditoria e sostegno delle politiche comunitarie
rappresentarono per Luigi Giglia i pilastri, i volani dello sviluppo per la
nostra Sicilia.
Auspicava un coordinamento e
l’unificazione «della forza e dei poteri della Regione Siciliana, col suo Statuto
e con la sua rappresentanza, con la forza e i poteri della rappresentanza
nazionale siciliana in tutte le sue espressioni» per potere risolvere, in una
visione organica e globale, i vecchi e nuovi problemi che attanagliavano
l’Isola e realizzare così un serio e concreto progetto di sviluppo e di
crescita economica e sociale.
«È necessario», sosteneva l’On.le
Giglia, «promuovere la costituzione di un organo permanente di collegamento tra
la rappresentanza siciliana a Roma e l’Assemblea Regionale a Palermo, di cui il
Governo regionale deve diventare lo strumento di maggiore autorità e di più
certa e sicura presenza per l’attuazione di una politica che veda, in ogni suo
giusto posto, collocate le varie iniziative e richiesti i vari provvedimenti.
Tale organo politico dovrebbe impegnarsi per una trattazione globale e su
posizioni di massima forza per un più giusto ed equo collocamento delle
richieste siciliane nel quadro nazionale».
In quest’ottica Luigi Giglia invitava a
rinunciare ad ogni visione campanilistica dei problemi e ammoniva di evitare
sterili battaglie settoriali.
Conobbi l’On.le Luigi Giglia a Naro nella
primavera del 1970 in occasione di un’assemblea di soci e simpatizzanti della
Democrazia Cristiana organizzata in vista delle elezioni provinciali del 7
giugno di quell’anno.
La Democrazia Cristiana di Naro si
preparava a presentare come candidato al Consiglio Provinciale l’allora
Segretario del partito Pino Sicilia.
Avevo sedici anni. Da qualche mese con
un gruppo di giovani avevamo costituito a Naro il Movimento Giovanile della
Democrazia Cristiana ed eravamo entusiasti di partecipare alla vita politica
della nostra comunità. Ricordo che avevamo elaborato una piattaforma di rivendicazioni
e di proposte, sia d’interesse locale sia nazionale e che cominciammo a portare
avanti con forza e passione civile.
I temi che in quella primavera ci
stavano a cuore a livello locale, oltre alla realizzazione di una città
vivibile e civile a passo con i tempi, erano la costruzione di un campo di
calcio e strutture sportive per i giovani nonché l’istituzione di una scuola superiore di
secondo grado dal momento che a Naro in quel tempo c’era solo la scuola
elementare e la media inferiore. Qualche anno dopo venne istituito l’Istituto
tecnico Commerciale.
A livello generale portavamo avanti
una battaglia forte e convinta in particolare su tre problematiche.
La prima tra le battaglie sostenute da
noi giovani era quella di estendere il voto in tutti i consessi elettivi ai
diciottenni e per l’effetto abbassare l’età per il raggiungimento della
maggiore età da 21 a 18 anni. Il diritto
si ottenne alcuni anni dopo con la legge n. 39 dell’8 marzo 1975.
La seconda battaglia che portavamo
avanti era quella per una scuola nuova, viva, raccordata con le realtà
territoriali, aperta ai nuovi saperi, non più fabbrica di disoccupati avulsi
dalla realtà e soprattutto chiedevamo di dare effettiva ed organica attuazione
ai principi costituzionali sull’istruzione e sulla scuola. Rivendicavamo,
pertanto, una scuola democratica mediante l’istituzione di organi collegiali
decisionali ove gli studenti, democraticamente eletti, potessero parteciparvi a
pieno titolo. Tra il mese di luglio del 1973 ed il mese di maggio del 1974
furono approvati dal Parlamento Italiano i “Provvedimenti delegati sulla
scuola”.
La
terza era quella di dare piena attuazione, con una legge organica, agli
istituti di democrazia diretta (referendum e proposte di legge d’iniziativa
polare) previsti dalla Costituzione Repubblicana. La legge venne approvata il
25 maggio del 1970, la n. 352.
Intervenendo in quella assemblea incentrai
il mio discorso proprio su quelle tematiche oggetto della battaglia politica dei
giovani democristiani.
L’On.le Giglia seguì il mio intervento
con attenzione ed interesse. Mi colpì la sua grande disponibilità all’ascolto,
la sua capacità di cogliere immediatamente l’essenza delle problematiche
prospettate e soprattutto la serietà e la competenza nell’individuare le
soluzioni più adatte e concrete alle problematiche prospettate.
Da allora la mia stima per Luigi
Giglia è stata un continuo crescendo e fui onorato di essere uno dei suoi amici
politici.
A Naro e in diversi centri della Sicilia
Occidentale diventò per me una piacevole consuetudine aprire e chiudere insieme
all’On.le Giglia tantissime campagne elettorali.
Ripensando a quegli anni mi
riaffiorano alla mente tantissimi ricordi, mi limito ad accennarne qualcuno.
Ricordo le battaglie interne al
partito condotte da Giglia nei confronti del Governo presieduto da Emilio Colombo
dopo i disastrosi risultati elettorali conseguiti dalla D.C. nelle elezioni
regionali siciliane del 1971 e la grande campagna elettorale del 1972 portata
avanti da Giglia e dal Segretario provinciale della D.C. di Agrigento del tempo
Angelo Burgio.
Ricordo
il sostegno che l’On.le Giglia ebbe a darmi quando, nel 1975, fui candidato al
Consiglio d’Amministrazione dell’Opera Universitaria di Palermo e la sua
felicità allorquando fui eletto con un gran numero di suffragi. Mi fu vicino
durante il mio mandato con i suoi consigli e con la sua saggezza. Mi chiedeva
sempre sulle problematiche inerenti l’Università, era curioso di sapere quali
fossero le criticità e i nuovi problemi da affrontare anche sul piano
legislativo.
Ricordo ancora la collaborazione che
chiese a noi giovani per preparare il delicatissimo Congresso Provinciale della
Democrazia Cristiana di Agrigento del 1977, il XIV. Quel Congresso per evidenti
difficoltà politiche interne al Partito si svolse dopo otto anni dall’ultimo
Congresso tenutosi nel 1969. Giglia, divenuto segretario provinciale, con il
coraggio che lo contraddistingueva nei momenti difficili, portò la Democrazia
Cristiana al Congresso e fu un trionfo per il Partito.
Ricordo quando, nel 1983, (trenta anni
fa) Giglia, con grande lungimiranza, ci chiese di istituzionalizzare le
primarie per la scelta di una quota di candidati nelle liste della Democrazia
Cristiana per le elezioni amministrative.
Ero Segretario della Democrazia
Cristiana di Naro e accolsi immediatamente la proposta dell’On.le Giglia. Fu un
successo anche quello.
L’On.le Giglia era attaccato alla sua
terra ai suoi conterranei. Quasi ogni sabato ritornava ad Agrigento per
incontrare amici, elettori, cittadini comuni, dirigenti di partito e avversari
politici.
Non mancava di visitare i paesi e le
sezioni della Democrazia Cristiana del suo Collegio elettorale e partecipava
alle numerose iniziative che si organizzavano in tutta la Sicilia.
Il suo quartier generale, dove tutti gli amici lo incontravamo, specie negli
ultimi anni della sua vita, era diventato il Jolly Hotel di Villaggio Mosè
(Agrigento).
Era per me una grande gioia elaborare
strategie, affrontare problemi e dialogare con Luigi Giglia.
Egli fu un maestro e un insostituibile
punto di riferimento politico. Non si stancava mai di imparare dagli altri,
insegnando agli altri.
Saggezza e maturità caratterizzarono
il suo stile di vita.
Giglia ci insegnava che era sempre
preferibile anteporre la chiarezza dell’impostazione politica a qualunque
posizione personale. Ci esortava ad
affrontare i problemi con serietà, umiltà, equilibrio, responsabilità,
professionalità, concretezza e competenza, senza facili populismi, senza
improvvisazioni. Ci sollecitava ad ascoltare i cittadini, a vivere a contatto
con le persone, a costatare i problemi personalmente, ad avere una visione
globale dei problemi e soprattutto una conoscenza analitica della realtà. Ci
invitava a guardare avanti e a non arrenderci di fronte alle tante difficoltà
politiche.
Il suo impegno politico, la sua
passione civile e sociale, il suo senso di responsabilità e la sua lotta
all’indifferentismo rappresentano oggi una grande lezione umana e politica e al
tempo stesso un monito per l’avvenire.
In un periodo nel quale la politica ha
urgente necessità di recuperare credibilità, la figura e l’insegnamento di
Luigi Giglia rappresentano un esempio di straordinaria attualità.
La sua lezione umana e politica oggi
più che mai può rappresentare un punto significativo da dove far ripartire il
rinnovamento della politica.
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