I.T.S. "GALILEI" - CTP, Costruiamo la memoria

La presente raccolta è frutto di una collaborazione, siglata con un protocollo d’intesa, tra il Centro Territoriale Permanente Ed.A e l’Auser, Associazione per l’autogestione dei servizi e della solidarietà. In data 11 febbraio 2009 la dott.ssa Calogera Genco, Coordinatrice Responsabile del Centro e Dirigente dell’ITCG Pirandello, e la Sig.ra Vincenza Calà, legale rappresentante AUSER, hanno stipulato l’accordo che ha consentito la realizzazione del progetto “Costruiamo la memoria”, finalizzato alla stampa del presente libello. Il lavoro, senza avere la pretesa di custodire in toto la cultura nostrana, raggruppa filastrocche, proverbi, canzoni, nenie, preghiere nell’antico vernacolo popolare siciliano e intende essere testimonianza scritta della tradizione folk locale, affidata spesso solo al racconto orale.

L’iniziativa è stata portata avanti dalla prof.ssa Lilia Lauricella, docente di Lettere del Centro Territoriale Permanente, che ha curato la selezione del materiale, l’interpretazione e la traduzione in lingua italiana dei testi originali. La collaborazione dei proff. Antonia Vignanello, docente di Lingua Francese, per la raccolta delle fonti, Vincenzo Quaranta, docente di Scienze e Matematica, e del rag. Nicolò Curto, ha consentito l’impaginazione del testo e la definizione della veste grafica.

Obiettivo principale del progetto a monte di questa pubblicazione raccogliere e trascrivere, prima che possa andare perduto, il patrimonio degli anziani canicattinesi frequentanti l’Associazione. Attraverso la lettura delle loro testimonianze i giovani potranno ancora imparare ad ascoltare e ad amare il ricchissimo sostrato culturale e sociale appartenente al Distretto.

Custodire e tramandare le origini della cultura locale è un diritto/dovere della Scuola che ha il compito di far conoscere alle nuove e future generazioni il passato. Tramandare agli studenti il bagaglio culturale degli antenati diventa, per certi aspetti, un obbligo morale.
In un mondo che va avanti a grande velocità per le scoperte tecnologiche e scientifiche che si susseguono e che ne rendono mutevole il volto, alle testimonianze scritte è affidato anche il compito di creare un ponte di comunicazione tra antico e attuale, elementi fondamentali nel processo di sviluppo armonico, dove l’appartenenza e la conoscenza delle proprie origini diventano le basi per meccanismi di identità, socializzazione e valorizzazione della cultura, specie in un contesto in cui la globalizzazione tende a far perdere le caratteristiche intrinseche di ogni popolo, con forte tendenza all’omologazione.

L’indagine è stata effettuata in maniera semplice, avvalendosi della testimonianza diretta e dei ricordi trasformati in “documento” attraverso una ricostruzione che aiuta a comprendere la società passata ricca di credenze, miti e codici linguistici e sociali che dipingono a grandi pennellate dai variegati colori la Canicattì di un tempo.

Le pagine redatte parlano di vera e propria arte popolare espressa in chiave molteplice: ninne nanne dettate dall’amore materno per proteggere il sonno dei neonati, poesie mosse da amore filiale, canti di innamorati respinti o appagati.
Indimenticabili gli sfoghi del siciliano stanco, che mostra il suo attaccamento viscerale alla terra, bella, selvaggia, rigogliosa ma spesso avara, o del trasognato carrettiere che attraversando le trazzere della Sicilia, alla luce della luna o nei caldi e assolati pomeriggi estivi stempera la stanchezza col canto. Poetica o carica di rabbia la voce dell’artigiano che lavora nella sua bottega.

La raccolta canta la forza cieca della fede, vissuta in maniera profonda e terapeutica per andare avanti nel percorso duro della vita dei figli della zolla, regolata dall’incessante trascorrere lento delle stagioni, in attesa di un amaro raccolto a coronamento delle fatiche immani prodotte.
La religione e le preghiere, intese anche in maniera scaramantica, rappresentano una sorta di amuleto per allontanare o sconfiggere il male. Una dimensione in un certo senso “pagana” della religiosità, che porta a vedere Dio e i Santi come “maghi” capaci di trasformare anche in pietra il “nemico”. Antidoto contro la solitudine, la preghiera viene vissuta in maniera molto controversa, una miscellanea di sacro e profano che sortisce sovente l’effetto desiderato: l’accettazione della vita dura e amara, intessuta di miseria e con scarse prospettive per l’avvenire.

C’è una volontà di riscatto sociale nelle parole raccolte, una richiesta di riconoscimento del lavoro delle classi  piu’ umili spesso sfruttate, c’è l’incertezza nel futuro da cui scaturisce la necessità di essere “formiche” per predisporsi ad affrontare una vecchiaia decorosa. Presenti la denuncia e la ribellione velata dello stato di sottomissione dei lavoratori ai padroni, molte le metafore che segnano la ricerca di una maggiore giustizia ed equità, anche se molto spesso in altri detti si riscontra, in contrapposizione, il completo asservimento al capo.


Emerge, anche, l’amara condizione femminile. La donna, sottomessa in tutto all’uomo, sembra essere priva di una qualsiasi possibilità di affermazione personale e sociale. La nascita delle femmine viene vissuta come una disgrazia, che porta all’impoverimento della famiglia costretta a farsi carico della dote e del sostentamento, quando in realtà le donne hanno sempre rappresentato un importante elemento di produttività economica e antropologica. Se da un lato non vi è alcun riconoscimento del lavoro domestico femminile, la figura maschile è invece tenuta in grande considerazione: ad esempio avere un marito o comunque un uomo in casa, anche storpio, conferisce rispetto e dignità alla famiglia.
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Si ringrazia per la collaborazione, l’accoglienza e la disponibilità la Presidente dell’Auser Sig.ra Vincenza Calà, il Sig.  Maira e tutti quanti gli associati che hanno accolto i docenti con affetto e simpatia, ricercando allegramente nei meandri della memoria quanto appreso oralmente dai loro antenati. Si apprezza, inoltre, i componenti per tutte le iniziative di volontariato che portano avanti con impegno e costanza e per l’aiuto che prestano alle famiglie in maniera disinteressata, occupandosi dei nipotini e facendosi carico di molte incombenze con amore e dedizione.
A dimostrazione, ove ce ne fosse  bisogno, che la Terza Età è una fase della vita attiva e produttiva che affianca con saggezza, coraggio e amore il lavoro dei giovani sia in famiglia che nel sociale.

Prof.ssa Lilia Lauricella
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Il SANTO ROSARIO

Presentazione

Stu rusariu ca cantammu
a Santu Minicu ci lu dammu,
Santu Minicu domine e piu
lu presenta a la matri di Diu.
O matri di Diu ca ‘nna criatu
di lu celu siti patruna ,
lu vosciu cori è saziu
 di magnificenza divina .
Vi presentu sta curuna
 ca amma diri stamatina .
Si ci fussi quarchi erruri
‘nni l’aviti a pirdunari .
Maria rispunni e dici:
”Figlia mia  nun dubitari,
ca lu tiempu ca ccià piersu
ti lu fazzu guadagnari,
a la fini di la morti
ccu ma figliu ti viegnu a pigliari
e poi nni iammu ‘n compagnia
di Gesù ,Giseppi e Maria”.
Cantammu Maria ogni ura e ogni mumentu
sia lodatu e ringraziatu
lu Santissimu,divinissimu Sacramentu.
Evviva Maria ,netta,pura,
cuncipita  senza macchia di piccatu originali
di lu primu istanti a oggi e sempri,
a suspiettu di lu ‘mpiernu.
Viva sempri Maria ,
sempri in eternu ,la missioni è compiuta
sia vivu lu nomu
di la biata Vergini  Maria ,cussì sia.
Gloria a lu Patri ,a lu Figliu e a lu Spirdu Santu,
comu è statu e accussì sarà ppi tutta l’eternità.
Ata essiri noscia matri e li nuosci orazioni
li purtati a lu figliu Vuosciu
ca ppi l’amuri nuosciu si fici figliu Vuosciu.
Lodato sempre sia lu nomu di Gesù, Giseppi e Maria.

Questo rosario che cantiamo
a S.Domenico lo affidiamo
S. Domenico lo presenta alla Madre di Dio
la madre di Dio che ci ha creati,
e nel cielo è stata assunta.
Il Suo cuore è sazio di magnificenza divina,
se c’è qualche errore mi dovete perdonare.
La Madonna risponde e dice:”Figlia mia,non dubitare,
il tempo che hai perso te lo faccio guadagnare,
alla fine nella morte ti vengo a prelevare e ce ne andiamo
in compagnia di Gesu’,Giuseppe e Maria.”
Sia lodato e ringraziato ogni momento
il Santissimo,divinissimo Sacramento.
Evviva Maria,pura e casta,
 senza macchia di peccato originale,
dal primo istante ad oggi e sempre
a dispetto dell’inferno,
Viva sempre Maria in eterno.
La missione è compiuta
Teniamo sempre vivo il nome di Maria.


MISTERI GAUDIOSI

1°) Diu vi manna l’ambasciata ca di l’ancili è purtata,
 di lu figliu di Diu Patri gia’ Maria  fu fatta matri.
O gran Vergini Maria mi cunsolu assà cu tia.

2°) Vi partistivu cu  gran fretta nni la casa di Lisabetta,
S.Giuvanni nun era natu fu ppi Vui santificatu,
o gran Vergini Maria,mi cunsolu assai ccu tia.

3°) ‘Ntrà nna povira manciatura parturì la gran Signura
 a Gesuzzu Bammineddru  ‘nmienzu lu vò e lu sciccarieddru .
O gran Vergini Maria mi cunsolu assai ccu tia.

4°) Comu l’atri fimmineddri  piccatrici e puvureddri
a lu Tempiu vi nni istivu  e  Gesuzzu prisintastivu.
O gran Vergini Maria,mi cunsolu assai ccu tia.

5°) A Gesùzzu lu pirdistivu,
 lu circastivu e lu truvastivu
 ca spiegava la dottrina cu sapienza  divina .
O gran Vergini Maria mi cunsolu assà ccu tia.

1°) Dio Vi manda l’ambasciata
che dagli angeli è portata,
del figlio di Dio Padre
 Maria fu fatta madre.
O gran Vergine Maria,
mi congratulo assai con Te.

2°) Sei partita in gran fretta
verso la casa di Elisabetta
S.Giovanni non era nato
grazie a Te fu santificato.
O Gran Vergine Maria,
mi congratulo assai con Te.

3°) In una povera mangiatoia
partorì la Gran Signora
nacque Gesu’ bambinello,
riscaldato dal bue e dalll’asinello.
O gran Vergine Maria,
mi congratulo assai con Te.

4°) Come le altre donnine
peccatrici e poverine,
al tempio sei andata
e hai offerto il Figlio a Dio.
O Gran Vergine Maria,
mi congratulo assai con Te.

5°) Gesu’ l’hai perduto,
l’hai cercato e l’hai trovato
stava impartendo la Dottrina
con sapienza divina.
O gran Vergine Maria,
mi congratulo assai con Te.


MISTERI DOLOROSI

1°) Gesu nill’uortu si disponi  ppi ddra fari orazioni
e pinsannu a li piccati ,sangu veru ha sudatu.
O gran Vergini Maria la voscia pena è n’cori a mia.

2°) Quannu a Gesu lu pigliare lu spugliaru e l’attaccaru,
 li so carnuzzi flagellaru ccu semila vastunati.
O gran Vergini Maria la Voscia pena è‘n cori a mia.

3° ) Re di burla ‘ncoronatu
 ccu ‘nna canna svrigugnatu,
gran duluri ‘ntesta prova
 foru spini comu chiova.
O gran Vergini Maria la Voscia pena è‘n cori a mia.

4°) Gesu a morti è cunnannatu,
 comu un latru scillaratu,
 la so’ cruci ‘ncuoddru porta,
 nuddru c’è ca lu cumporta .
O gran Vergini Maria la voscia pena è ‘n cori a mia.

5°) A la vista di so Matri, crucifissu  ccu ddu latri,
mori a forza di duluri lu ma caru Redenturi.
O gran Vergini Maria la Voscia pena è‘n cori a mia.

1°) Gesu’ nell’orto si dispone,
a preparare le Sue orazioni,
e pensando ai peccato
 ha sudato sangue.
O Gran Vergine Maria
la Tua pena del cuore
è diventata  mia.

 2°) Gesu’ è stato imprigionato,
spogliato e attaccato.
Le sue carni  flagellate
per le troppe bastonate.
O Gran Vergine Maria,
la Tua pena del cuore
è diventata  mia.

3°) Re per burla è incoronato
 per scettro una canna.
Che dolori in testa prova
per le spine della corona
 come chiodi nella carne.
O Gran Vergine Maria
la Tua pena del cuore
è diventata  mia.

4°) Gesu’ è condannato a morte
come un ladro scelerato,
porta in spalla la Sua Croce,
 nessuno  Lo conforta.
O Gran Vergine Maria
la Tua pena del cuore
è diventata  mia.

5°) Alla vista di Sua Madre
Lui,crocifisso con i ladri,
muore tra terribili dolori,
il mio caro Redentore.
O Gran Vergine Maria,
la Tua pena del cuore
è diventata  mia.


MISTERI GLORIOSI

1°) Cristu Diu  risuscitatu,
 di la morti ha triunfatu.
 Comu un re già trionfanti,
 scarzarà li patri santi.
O gran Vergini Maria
 mi cunsolu assà ccu tia.

2°) Doppu li quaranta jorna
Gesù Cristu ‘n celu torna
e a Maria ccu li sò  amici
si l’abbrazza e  binidici.
O gran Vergini Maria
 mi nni cunsolu assà ccu tia.

3°) Deci jorna già passaru
e l’apostuli  priaru
e Maria si li trattinni
e lu Spirdu Santu vinni .
O gran Vergini Maria
mi nni cunsolu assa’ ccu tia.

4°) Vinni l’ura di partiri ,
Maria ‘n celu ju a gudìri.
O cchi beddra sorti fu
 jri  a godiri a Gesù.
O gran Vergini Maria
 mi nni consolu assai ccu tia .

5°) Maria è ‘n celu triunfanti
e di l’angili e li santi
‘ncurunata fu rigina
di la Trinità divina .

1°) Cristo Dio è resuscitato,
trionfonando sulla morte.
Come un re vittorioso,
ha liberato i santi Padri.
O Gran Vergine Maria,
mi rallegro  con Te.

2°) Dopo quaranta giorni,
Gesu’ Cristo torna in cielo
abbracciando e benedicendo
Maria e i Suoi amici.
O Gran Vergine Maria
mi rallegro  con Te.

3°) Sono passati dieci giorni
gli apostoli pregavano,
e Maria li intratteneva.
O Gran Vergine Maria
mi rallegro con Te.

4°) E’ giunta l’ora di partire
Maria in cielo va a godere.
Oh meravigliosa sorte fu
andare a godere della vista di Gesu’.
O Gran Vergine Maria,
mi rallegro  con Te.

5°) Maria, assunta in cielo trionfante,
dagli angeli e dai Santi
è incoronata regina
della Trinità divina.
O Gran Vergine Maria
mi rallegro  con Te.


MISTERI LUMINOSI


Lu vattiu di lu Giurdanu

1°) San Giuvanni lu vattiava,
mentri lu Spiritu scinniva,
di lu Patri Figliu amatu,
Gesu’ veni pruclamatu.
O gran Vergini Maria
stiddra si di l’arma mia.

Le nozze di Cana

2°) La Madonna a lu fistinu,
s’addunà c’un c’era vinu,
a Gesu’ lestu lu dissi,
ca un miraculu facissi.
O gran Vergini Maria
stiddra si di l’arma mia.

Il Vangelo è salvezza

3°) E’ Gesuzzu di Maria,
la parola eterna e pia,
è Vangelu di salvezza,
ca converti cu l’abbrazza.
O gran Vergini Maria
stiddra si di l’arma mia.

Trasfigurazione

4°) ‘Ncima ‘o munti,la gran luci,
svela a tutti ca la Cruci
nun è sulu suffrimientu,
ma vigilia di cuntentu.
O gran Vergini Maria
stidda si di l’arma mia.

La cena

5°) Mentri Giuda lu tradiva ,
pani e vinu Gesu’ offriva
e ristannu un sacramentu,
è di tutti l’Alimentu.
O gran Vergini Maria
stiddra si di l’arma mia.

Diciemmu nna posta di rusariu
ppi l’armuzzi di lu priatoriu,
ca a nuatri nun ni fa nenti
e ad iddri li liberammu.Patri nosciu,ecc.

1°) San Giovanni Lo battezzava,
mentre lo Spirito scendeva.
Dal Padre ,  Figlio  amato
Gesu’ viene proclamato.
O Gran Vergine Maria,
stella della mia anima.

2°) La Madonna al festino di nozze,
si accorse che non c’era piu’ vino,
velocemente informò il Figlio,
affinché facesse un miracolo.
O Gran Vergine Maria
stella  della mia anima.

3°) E’Gesu’,il Figlio di Maria,
l’eterna e pia Parola,
è Vangelo di salvezza,
che converte chi abbraccia il Suo credo.
O Gran Vergine Maria
stella  della mia anima.

4°) In cima ai monti la gran luce,
svela a tutti che la Croce,
non è solo sofferenza
ma vigilia di felicità.
O Gran Vergine Maria,
stella  della mia anima.

5°) Mentre Giuda Lo tradiva,
Gesu’ offriva pane e vino,
istituendo il Sacramento,
che è di tutti l’alimento.
O Gran Vergine Maria,
stella  della mia anima.


PREGHIERE

Beddra Matri di la grazia
nni Vui vegnu ppi stà grazia
ppi ddri quindici scaluna
ca acchianastiVu nni dr’ura
ppi ssu Figliu c’aviti ‘mprazza
cunciditimi stà grazia.

Madonna delle Grazie
vengo da Voi per i miei bisogni.
Per quei quindici scalini
che avete salito recandoVi al Calvario
in quella tristissima ora,
in nome del Figlio che tenete tra le braccia
concedetemi questa grazia.

Maria passa di la strata nova
la porta di un firraru era aperta
“O caru mastru chi sta fannu astura”
“Staiu faciennu ‘na lancia e tri pungenti chiova”
“Caru masciu nun lu fari astura
ca di nuovu ti la pagu la matria”
“O cara donna nun lu puozzu fari
 ca unni c’è Gesù ci mintinu a mia.”

Maria passa dalla strada nuova
La porta del fabbro era aperta
“O caro mastro che fate a quest’ora?”
“Sto preparando una lancia e tre chiodi”
“Caro mastro non li fare,
ti pago io il lavoro che sono la madre”
“O cara donna,non posso farlo,
ovunque andrà Gesu’sarò chiamato”.

Iu mi curcu a la bonura
la Beddramatri mi duna accura
mi cummiglia cu lu so mantu
nomi di Patri di Figliu e di Spiritu santu.

Io mi corico di buonora
la Madonna ha cura della mia persona
mi copre col Suo manto
nel nome del Padre,del Figlio e dello Spirito Santo.

Beddra matri di la catina,
nun àiu a nuddru pi vicina
àiu a vui Matri divina
iuornu sira notti e matina.
Ave Maria.

Madonna della catena,
non ho nessuno per vicina,
ho Voi Madre divina,
giorno,sera,notte e mattina.
Ave Maria

Mentri mi fazzu lu ma sirbizieddu
guardatimi Vu’ Patruzzu bieddru.

Mentre faccio i miei lavoretti
proteggetemi Voi Padre mio!

Bamminieddru piciliddru
lu ma cori lu voli iddru,
iddru chianci ca lu voli
bammineddru arrobba cori.

Gesù Bambinello
vuole il mio cuore,
e piange perché lo vuole,
il Bambinello rubacuore.

Iu mi curcu ni stu lettu
 cu Maria ni stu mà pettu
iu dormu iddra veglia
si c’è cosa ‘maddruviglia
fora rocca e dintra porta
nun c’è nuddru ca li tocca
e cu a va fari mali a mia
non pozza truvari
nè la porta e mancu la via
e la manu di San Simuni
possa ammuddrari tutti li mali pirsuni.

Io mi corico in questo letto
con Maria stretta al mio petto
io dormo e Lei veglia
se ci sono pericoli mi sveglia.
Fuori la mia porta è diventata  roccia
nessuno può toccarla,
se qualcuno vuol farmi del male
non troverà
né la mia porta né la mia via
e la mano di S.Simone
paralizzerà le cattive persone.

O Gesù, o Maria spranza mia
Vi dugnu li cuorpu e l’anima mia
ca a la fini di la ma vita
viene Gesù, viene Maria.
Ancili e santi cantati cu mia,
cantammu lu Rusariu a la Vergini Maria.
Quantu è bieddru stu Rusariu
cantatu cu alligrizza
e lu Spiritu Santu canta cu nantri.

O Gesù,o Maria, speranza mia
Vi offro il corpo e l’anima mia.
Alla fine della mia vita
vengono Gesù e Maria.
Angeli e santi del Paradiso cantate con me,
cantiamo il Rosario alla Vergine Maria.


Ajorna’ lu Santu Venniri matinu
e la beddramatri si misi ‘n caminu,
 ‘ncontra San Giuvanni pì la via e ci dissi:
 “ Matri mia, unni stati jennu?”
“ Vaju circannu lu me coru ,
lu figliu ca l’àju persu e nun si sapi unni”
“Va jti nni la casa di San Giuvanni
 Lu truvati ‘nchiusu e ‘ncatinatu.”
Maria jetta nna vuci:
 “Figliu di l’arma mia chi nni ni avvinni
 ca tanti notti a lu pettu ti tinni
 e ora ti vju a la cruci ca penni”.

La mattina del Venerdì Santo
La Madonna si mise in cammino,
 incontrò S.Giovanni e Le chiese
“Madre mia,dove state andando?”
“Vado alla ricerca del mio cuore,
ho perso mio figlio e non so dove”
“Andate nella casa di san Giovanni
Lo troverete prigioniero e incatenato”
Maria urla:
“Figlio della mia anima, che terribile destino,
 Ti ho tenuto stretto al petto per tante notti
e ora Ti vedo in Croce.”


ATTU DI DULURI

Mi duogliu Signuri e mi nni pentu
 di li ma piccati ca àiu fattu,
ca àiu offisu a Vui tantu giustu
e Vui mi putiti castiari e mannarimi a lu Mpernu .
Ma lu Signori è tantu buonu e benignu
ca m’à datu lu Paradisu e lu persi ppi li ma piccati.
Vi prummintu ,miu Diu,
cu l’aiutu di la Voscia Grazia
di non piu’ offenniriVi ,anzi amariVi,
serbiriVi,comu Vui lu miritati
 e iu l’è fari comu veru Cristianu.

Mi dolgo Signore e mi pento
dei  peccati commessi,
per colpa dei quali ho offeso Voi
 tanto giusto e Voi mi potete castigare
e mandarmi all’inferno.
Ma Voi, o Signore, siete tanto buono e benigno
mi avete promesso il Paradiso
che ho perso a causa dei miei peccati.
Vi prego ,mio Dio,
con l’aiuto della Vostra Grazia
 di non offenderVi ,anzi amarVi,
servirVi, come  meritate.
 Lo devo fare da vero cristiano.


LU VERBU

Lu verbu lu sacciu e lu Verbu è Diu,
lu Verbu ca lassà nostru Signori
Quannu si nni j a la Cruci ppi muriri,
ppi sarbari a nuatri piccaturi.
Piccatura,piccatrici,abbrazzammuni a sta cruci,
sta cruci quantu è alta e quantu è beddra
c’arriva sia n’celu ca ‘nterra
e la falla di Gesu’ fa,
picculi e ranni amma essiri ddrà,
e Maria dirà:”Figliu miu,
comu pirdunasti li nimici tua ,
à pirdunari li figli mia”.
“O matri mia,
chistu lu puozzu fari
anchi si li piccatura
 nun  mi vuonnu amari”.
Lu sacru Verbu lu dici tri voti
e la notti ti sarba di testa e di mala morti.
Lu sacru Verbu lu dici ppi la via
e si scansata di  la Vergini Maria.

Il Verbo l’ha lasciato nostro Signore
quando è andato alla Croce per morire,
questa Croce  grande e maestosa
si staglia tra il cielo e la terra
consacrando la maestà divina.
Tutti un giono saremo Là, piccoli e grandi
e Maria intercederà per noi dicendo:
”Figlio mio,come hai perdonato i Tuoi nemici,
devi perdonare i miei figli”.
“O Madre mia,
lo posso fare
ma i peccatori non mi vogliono amare.”
Il sacro Verbo lo ripeti tre volte,
ti serberà dalla pazzia e dalla brutta morte.
Il sacro Verbo lo ripeti per via
e sei scansato dai mali,
grazie all’aiuto della Vergine Maria.


ALL’OSTIA DIVINA

Cala, cala Ostia pia,latti e sangu di Maria,
lu mè cori è priparatu ppi Gesuzzu Sacramintatu.
Calà lu Patri,Calà lu Figliu e Maria purtà cunsigliu,
cunsigliu ma t’à dari, m’paradisu ma tà purtari,
m’paradisu c’è nna rosa ,
cu cci arriva s’arriposa,
c’è lu Figliu di Maria ca comunica l’arma mia,
l’arma mia è comunicata,
viva Cuncetta la ‘Mmaculata.

Scendi,scendi Ostia pia,latte e sangue di Maria,
il mio cuore è preparato per ricevere Gesu’ sacramentato.
E’ sceso il Padre,è sceso il Figlio e Maria ci ha portato consiglio.
“Consiglio,o Madre ,mi devi dare,in Paradiso mi devi portare”.
In Paradiso c’è una rosa,
chi arriva Li’ si riposa,
c’è il Figlio di Maria che comunica l’anima mia,
l’anima mia è comunicata,
viva Concetta l’Immacolata .


PRIERA A MARIA

Iu mi curcu a la calura,
la Beddra Matri mi teni accura,
lu me cori è priparatu  ppi Gesu’ sacramentatu.

Io mi corico al calduccio nel letto,
la Madonna veglia  su di me,
il mio cuore è pronto per ricevere Gesu’ sacramentato.

Iu mi curcu nni stu lettu
cu Mari nni lu pettu,
ju duormu e iddra veglia
si c’è cosa m’addruviglia.
Ccu  Gesu’ mi curcu e cu Gesu’ mi levu

Io mi corico in queso letto,
con Maria stretta al petto,
io dormo e Lei veglia,
se c’è un pericolo mi sveglia.
Con Gesu’ mi corico e con Gesu’mi alzo.


PRERA A LU BAMMINEDDRU

Preghiera al Bambin Gesu’

Bammineddru di Cartanisetta
Tuttu lu juornu faciti cazetta,
nni facitu un paru a mia
ca vi dicu l’Avirmaria,
nni facitu ‘natru paru
ca Vi dicu lu Rusariu.

Bambinello di Caltanissetta
Tutto il giorno sferruzzate  calze,
me ne fate un paio 
e ripeto  un’Ave Maria,
ne confezionate un altro paio
e  ripeto il Rosario.

Bammineddru di Cartagiruni,
siti ‘mpastatu di zuccaru e meli,
di la vuccuzza Vi nesci lu ventu,
pampina d’oru e nuciddra d’argentu,
di la vuccuzza Vi nesci lu suli,
pampina d’oru e nuciddra d’amuri.

Bambinello di Caltagirone,
siete impastato di zucchero e miele
dalla boccuccia soffiate  vento
foglia d’oro e nocciolina d’argento,
dalla boccuccia irradiate sole
foglia d’oro e nocciolina d’amore.

Beddra Matri di la Catina
s’un è veru m’incatina,
m’incatina cuoddru,cuoddru,
ca dumani mi stuoccu lu cuoddru.

La Madonna della catena,
se non dico il vero mi incatena
mi incatena intorno al collo
e domani mi possa rompere
l’osso del collo.


LE NINNE NANNE


Dormi curuzzu ppi na para d’uri,
la tò mammuzza nun c’è e ora veni,
è juta a fari l’ura a lu Signori,
 avi primura e a tia subitu veni.

Dormi cuore mio per un paio d’ore,
la tua mammina non c’è e ora torna,
è andata a far l’ora santa al Signore,
ma in tutta fretta ,torna subito da te.


Alalò,beddra la figlia mia ca iavi suonnu,
sunnuzzu avi e nun lu sapi diri,
ca è picciliddra e  nun sapi parlari,
la mamma l’ava fari munacheddra,
munacheddra l’ava fari,
nni lu cummentu di S.Maria.
Alalò
Alalo’

Bella è la figlia mia che ha sonno,
ha sonno e non lo sa dire,
 è piccolina e non sa parlare.
La mamma la deve fare monachella,
monachella la deve fare,nel conventodi S.Maria.
Alalo’


Beddra figliuzza a la matina,
cogli li rosi e a tutti li duna,
nni duna un canniscieddru a la parrina
ca è chiddra ca la fici cristiana.


La mia bella figlioletta la mattina,
raccoglie i fiori e a tutti li dona,
ne dà un canestrino alla madrina,
che è quella che l’ha fatta cristiana.

Alalò e ninnaloleddru
La mamma t’ava fari munachieddru
nni lu cummentu di S:Antuninu.


Alalo’ e ninna loleddru
Sant’Antuninu calati,calati,
ju l’annacu e Vui l’addrummisciti.

Alalo’ e ninna lolella
La mamma la deve fare monachella,
nel convento di S Antonino.
Alalo’ e ninna lolella
Sant’Antonio scendete,scendete,
io la cullo e Voi l’addormentate.

Sant’Antuninu cavalieri ranni,
prima addrummisciti li nichi e poi li ranni.
Sant’Antonio,  cavaliere grande
Prima addormentate i piccoli e poi i grandi
.

Ninna nanna a lu curuzzu ninna
Cu t’ama cchiu’ di mi figliu t’inganna,

cu t’ama ad uri e cu t’ama a mumenti
ju  ammeci la mamma t’amu sempri.

Alalò alaluleddra
Lu lupu si mancia la picureddra

Sant’Antoniu calati,calati,
ju l’annacu e Vui l’addrummisciti.


Ninna nanna al cuoricino,ninna
chi  dice di amarti piu’ di me,
figlio, t’inganna,

chi ti ama ad ore e chi ti ama a momenti,
io invece, mamma, t’amo sempre.

Alalo’ alalolella
Il lupo ha mangiato la pecorella

Sant’Antonio scendete,venite,
io lo cullo e Voi lo addormentate.


DETTI E PROVERBI

Tavula stritta mintiti miezzu.
Se c’è disponibilità, si può stare insieme in tanti
anche in una tavola stretta.


 A Naru a Naru su li picciotti beddri,
a Rivinusa li calannareddri,
a Summatinu li vurpi affamati,
 a Caniattì li rosi spampanati,
 a Camubbieddru li quattro panzuti,
 a la Licata li dienti cascati.

A Naru stanno le belle ragazze,
a Ravanusa le piccolette,
a Sommatino le quattro more,
a Canicattì le rose sfatte,
a Campobello quattro panciute,
a Licata  i denti cascati.


Peppi La Rocca fici ‘nciambelli,
Turiddruzzu Gattusu ci ajutà a farli,
Angilu lu Miluni testa di vò
cu nà truzzata ruppi lu comò.
Peppe la Rocca ha fatto le ciambelle,
salvatore Gattuso lo ha aiutato,
Angelo Milone,testa di bue,
con una testata ha rotto il comò.


Si vu stari in paci cu l’apparintatu
a stari luntanu di soggiri e cugnati.
Se vuoi stare in pace con il parentado
devi stare lontano da suoceri e cognati.


Li niputi cuorpi di cuti,
 li nori grattalori ,
 li ienniri sbirri
di li parrina si ‘ni piglianu li vini.

I nipoti sono colpi di pietra,
le nuore grattugie,
i generi sbirri,
dai padrini si ereditano virtu’ e difetti.

Cu lu picca si sta cu lu nenti si mori.
Con il poco si può stare,
con niente si muore.


Nun fari comu le sceccu di lu zi Gasparu
ca quannu si ‘mpara a nun manciari murì.
Non fare come l’asino dello zio Gaspare,
quando ha imparato a non mangiare è morto.


Urfanaglia urfaniglia,
avanti di patri ca di mamma.
Meglio orfani di padre che di mamma.


Quantu vali lu to  mantu, va la ma scupa.
Siamo uguali,la mia scopa vale il tuo manto.


Mi finì comu la ‘gnura Santa
 ca avia la grasta e ci siccà la menta.
Ho fatto la fine della gnura Santa,
ha comprato il vaso quando l’erba era secca.


Nni la casa di Gesu’
cu trasi nun nesci cchiu’.
Nella casa di Gesu’
chi entra non esce piu’


Cu avi la cummidità e nun si nni serbi,
nun trova cumpissuri ca l’assorbi.
Chi ha l’opportunità e non la sfrutta
non trova confessore che l’assolve.


Lu jmmirutieddru di ‘n mienzu la via
nun si taljava lu jmmu c’avia.
Il gobbetto che passa per la via
guarda la gobba degli altri e non la sua.


Quannu maggiuri c’è
minuri cessa.
Il maggiore scaccia il minore.


La matinata fa la jurnata.
La mattinata rende la giornata lunga.


La menza luta
nun fa vriogna a nuddru.
La media pulizia,
è decorosa per tutti.


Mentri lu pedi camina
lu cori sciala.
Andando in goro ci si svaga.


Scrusciu assà
e cubaita nenti
Molto rumore e niente sostanza.


Lu celi mi jttà
e la terra m’arriparà.
Il cielo mi ha creato
e solo la terra mi ha accolto.


Cu ama genti ama nenti.
Chi ama gli estranei ama nessuno.


Cu si fa meraviglia
ci cadi la caviglia.
Chi si meraviglia
prima o poi ci casca.


Figli nichi peni nichi,
figli ranni peni ranni,
figli maritati peni triplicati.
Figli piccoli, piccole pene,
figli grandi, grandi pene
figli sposati pene triplicate.


Chi manciasti?Radici
chiddru ca manciasti  nun lu dici.
Cos’hai mangiato?Radici,
quello che mangi  non dirlo.


La pirsuna comu è vista
è giudicata.
La persona come si presenta
 viene giudicata.

La rigina appi bisuognu di la vicina.
La regina ha avuto
bisogno della povera vicina.


Di tutti ti po’ ammucciari
all’infora di lu vicinu.
Puoi nasconderti a tutti,
fuorché al vicino.


Vu  fari nnà bona ‘nsalata?
picca acitu e nnà bona ugliata.
Vuoi gustare una buona insalata,
 poco aceto e tanto olio.


Cu avi cchiu’ avi arsu.
Chi ha di piu’ ha niente.

Biniditta sia la serra ca fici la beddra ferla.
Benedetta sia la montagna
che ha prodotto la bella ferla
per punire i figli disobbedienti.


Di lu matinu si vidi lu buon juornu.
Il buon giorno si vede dal mattino.


L’arbiru s’addrizza quannu è nicu.
L’albero si raddrizza quando è piccolo.



Ognunu chianci cu li so’ uocchi.
Ognuno piange la sua pena.


Lu pani è duci a lu manciari
 e amaru a l’affannari.
Il pane ha un gusto dolce,
amara è la fatica  nel procurarlo.

                 
E’ accussi’ siccu
ca pari ca porta l’acqua a li muorti.
E’ cosi’ magro
che sembra porti l’acqua ai morti.


Ajutati ca Diu t’ajuta.
Datti da fare che Dio ti aiuta.


Noè àvia cent’anni e ancora ‘mparava.
Non si finisce mai di imparare.


Unna va l’acqua va lu risu.
Vada come deve andare.


Unna va lu sabatu va a la duminica.
Dove vai il sabato vai la domenica.

Veni l’amuri nuovu e trova luogu,
scurdari nun si po’ l’amuri anticu.
Arriva un nuovo amore e trova posto,
ma l’antico amore non si puo’ dimenticare.


L’arbiru ca nun porta fruttu
stroncalu di li piedi.
L’albero sterile
stroncalo dalle radici.



La cascia nova e lu cupierhiu viecchiu,
lu masciu ca la fici nun appi uocchiu.
 La cassa nuova e il coperchio è vecchio,
il mastro che l’ha costruita non ha avuto occhio.



Si ti vju ti juocu,
si un ti vju t’arruobbu.
Se ti vedo ti imbroglio,
se non ti vedo ti frego.


L’arbiru pecca e la rama nna risenti.
L’albero commette il peccato
e il ramo ne risente.
I figli piangono le colpe dei genitori.


Piccatu cumpissatu è mezzu pirdunatu.
Peccato confessato è mezzo perdonato.


Ariu d’immiernu
 è comu lu culu di li picciliddri.
Il cielo d’inverno è imprevedibile,
prima o poi piove.


Lu trivulu ‘mpara a chianciri.
Le tribolazioni insegnano a piangere.


Nun su li biddrizzi ca ti fannu amari,
ma su li muodi e li durci paroli.
Le persone sono amate per il carattere
non per la bellezza.


Cu vinni scinni scinni,
cu accatta acchiana.
Chi vende scende nella scala sociale,
chi acquista sale.


Morsi la mula e si chiusi la staddra.
Morto l’animale,
si chiude la stalla.

  
Genti allegra Diu l’ajuta.
Dio aiuta la gente allegra e positiva.


Cu nenti avi nenti dici.
Chi sta bene non si lamenta.


La so casa abbrazza e basa.
La tua casa anche se stretta
 chiudila in un abbraccio.


L’acieddru nni la gaggia
 nun canta p’amuri ma ppi raggia.
L’uccello in gabbia
non canta per amore ma per rabbia.


Nenti fari ca nenti si sapi.
Non far niente che niente si dice.


Mori l’omu e resta la filama.
L’uomo muore e resta la nomea.


Nun chiaciu ppi mma figliu ca perdi
 ma chianciu ppi mma figliu ca sa va ‘rifari.
Non piango per mio figlio che ha perso al gioco,
piango per mio figlio che si vorrà rifare.


Lu sceccu è nicu e pari puddritru.
L’asino è piccolo e sembra puledro.
L’apparenza inganna.



Tra viviri acqua e viviri acitu,
miegliu viviri acitu, ca sacciu ca è vinu guastatu.
Tra bere acqua e bere aceto,
preferisco l’ aceto,almeno so che è vino guasto.


Lu sceccu porta la paglia e lu sceccu si la mancia.
L’asino porta la paglia e l’asino la mangia.


Ogni santuzzu voli lu so’ tabirnaculu.
Ogni santo vuole il suo tabernacolo.


Cu lu tiempu e cu la paglia si maturanu li zorbi.
Con il tempo e con la paglia maturano le sorbe.


Cu è amicu di l’urtulanu è amicu di lu granu.
Chi è amico dell’ortolano vive nell’abbondanza.


Cosi a vilanza nun inchinu panza.
Cose comprate a peso
non riemmpono la pancia.


Lu picuraru li piecuri pasci,
si jetta cuomu un puorcu e s’addrummisci.
Il pastore mentre pasce le pecore,
si corica per terra e si addormenta.

.
Lu gaddru dissi a la gaddrina,
si piglia lu tiempu comu veni.
Il gallo disse alla gallina,
la vita si prende come viene.


Ppi pirsuadiri la testa d’un viddranu,
ci vuonnu  setti avvucati a tavulinu.
Per persuadere la testa di un villano,
sono necessari tre avvocati  a tavolino.


Lu maritari:cu ‘n trazza e cu sbaglia,
cu trova la paci e cu trova la guerra.
Il matrimonio è una sorpresa,
alcuni trovano la pace,altri la guerra.


Inchi la panza e inchila di spini,
e socchi manci nun dirlu a li vicini.
Riempi la pancia e riempila di spine,
cio’ che mangi non dirlo ai vicini.


Inchi la panza e inchila di spini
e si spini ci minti,spini ci truovi..
Riempi la pancia e riempila di spine
e se ci metti spine,trovi spine.


Cu avi amici è scarsu di guai.
Chi ha  amici
è povero di guai.

Abbedi santi si va ‘m paradisu.
Attraverso la mediazione dei santi
 si va in Paradiso.


Cu nun avi figli chianci niputi.
Chi non ha figli si preoccupa per i nipoti

.
A coppia caminanu li scecchi.
A coppia camminano gli asini.

Lu Signori duna li viscotta a cu nun avi dienti.
Dio dà i biscotti a chi non ha denti.
Le migliori cose a chi non ha bisogno.
Non c’è giustizia sociale.

Si nun s’assimiglianu nun si piglianu.
Il simile conosce il suo simile.


Carta scritta leggiri si voli.
Carta scritta leggersi vuole.


Custani minticcinni ‘nna visazza,
falla comu la vua sempri è cocuzza.
Condimenti mettine una bisaccia ,
fai cio’ che vuoi,è sempre cocuzza.
Se non c’è sostanza l’apparenza vale poco.


L’amici di luntanu si vasanu li manu.
La lontananza fa crescere il rispetto.


Fimmini e farina nun li vidimi di sira.
Donne e farina non li guardare di sera.


La dulia ‘mpara la via.
Dalla necessità scaturisce il rimedio.


A la squagliata di la nivi si vidinu li pirtusa.
Quando si scioglie la neve
si  vedono le buche.


La spina nni lu darrieri di l’atri
 pari un filu d’aina.
Si minimizza sui problemi altrui.


Li guai di la pignata
li sapi la cucchiara ca l’arrimina.
I guai della pentola
li conosce il mestolo che li mescola.


Cu sta spranza d’atru la pignata minti,
la va ppi arriminari e nun trova nenti.
Chi spera negli altri mette su’  pentola,
quando mescola  non  trova nulla.


Lu tribulu e lu beni cu l’avi si lu teni.
I guai e il benessere appartengono a chi ce li ha.



Cu scecchi caccia e fimmini cridi
 facci di paradisu nun ni vidi
Chi insegue gli asini e crede alle donne
non vedrà mai il Paradiso.

 .
Aprili fa li fiuri e li biddrizzi,
l’anuri l’avi lu misi di Maju.
Aprile è portatore  di fiori e di bellezza
ma l’onore è tutto del mese di Maggio.


Lu riccu è riccu ppi diri “abbonè,”
lu poviru è poviru ppi diri” chissu nenti è”.
Il ricco è diventato tale grazie al risparmio,
il povero perché ha sperperato.


Siddru chiovi e ju mi vagnu ,
ma pà perdi e ju guadagnu.
Se piove ed io mi bagno,
mio padre perde ed io guadagno.


Quannu lu celu è picurinu
si nun chiovi oj chiovi dumani mmatinu.
Quando il cielo è a pecorelle
si prevede acqua a catinelle.


Panza mi’ fatti visazza.
Pancia mia fatti bisaccia.


Vucca  ca nun parla si chiama cucuzza.
Bocca che non parla si chiama”cucuzza”.


Annata di pira , annata di suspira.
Annata di pere,annata di sospiri.


Lu picca m’abbasta e l’assà  m’assuperchia.
Il poco mi basta, il dippiu’ è soverchio.
Mi accontento di poco.


Cipuddrina d’Aprili   comu la chianti la tiri.
Cipollina d’Aprile,come la pianti la raccogli.


Vigna e uortu stacci muortu.
La vigna e l’orto necessitano di cure costanti.


La vutti china e la muglieri ‘mpriaca.
La botte piena e la moglie ubriaca.
Volere troppo.


Soggira e nora jettali fora.
Suocera e nuora non possono stare insieme.


Si vo’ stari ‘mpaci cu la vicina
 nun ti scanciari cosi di cucina.
Se non vuoi litigare con la vicina
non scambiare cose di cucina.


Grana di la to’ vurza e figli di li to’ vudeddra.
Devi desiderare denaro della tua borsa
e figli del tuo grembo.


Manciammu ca un juornu amma essiri manciati.
Mangiamo che un giorno saremo mangiati.


Lu suli di Marzu tinci lu catinazzu
e lu friddu di Marzu s’impila nni lu cuornu di lu vo’.
Il sole di Marzo tinge il catenaccio,
il freddo di Marzo penetra dentro le corna del bue.


Parrini,parrini,vidici la missa e stoccaci li rini.
Assisti alla messa e dopo stai lontano dai preti.


Di li parrini si piglianu li vini.
Dai padrini si ereditano pregi e difetti.


Senza dinari lu parrinu nun ni canta missa.
Senza denari,neanche il prete dice messa.


Quannu lu gattu nun po’ arrivari a la saimi,
 dici ca è gaira.
Quando il gatto non puo’ arrivare alla sugna,
dice che è guasta.

        
Quannu la fortuna nun ti dici
 jettati ‘n terra e cuogli vavaluci.
Quando la fortuna non ti è propizia,
vai a fare tutt’altro,raccogli lumache.


Quannu lu gattu nun c’è
li surci abballanu.
Quando il gatto non c’è i topi ballano.


Quantu sapi un pazzu ‘n casa so’
nun sapi un saviu ‘n casa d’atru.
Quanto sa un pazzo in casa propria,
non puo’ sapere un savio in casa altrui.


Cu è felici è pazzu.
Chi è felice è pazzo.


Lu surci dissi a la nuci:
“Tiempu m’à dari ma t’è viniri a spirtusari”.
Il topo disse alla noce:
“Dammi tempo ma ti bucherò”.


Buon tiempu e malu tiempu
nun dura sempri un tiempu.
Buon tempo e brutto tempo,
non dura sempre un tempo.


Amara cu è muortu nni lu cori d’atru.
Povero chi muore nel cuore altrui.


Aviennu sordi ‘n tasca ,
tuttu lu juornu è Natali e Pasqua .
Avendo soldi in tasca,
tutto il giorno è Natale e Pasqua.


Quannu la siritina è mala,
arricampati li piecuri d’aura.
Quando la serata è brutta,
riporta presto il gregge all’ovile.


La spina a cu doli si la scippa.
I problemi se li risolve chi ce li ha.


Pignata ‘n comuni nun vuddri mai.
Pentola in comune non bolle mai.


Cu sta spranza d’atru
campa picca.
Chi spera negli altri,vive poco.


Cu di spranza campa
disperatu mori.
Chi vive di speranza
muore disperato.


Sparaci,vavaluci e.funci,
spienni dinari assà e nun manci nenti
Asparagi,lumache e funghi,
spendi molti denari e non mangi niente.

.
Cu duna lu pani a lu cani straniu,
ci appizza lu pani e lu cani midè.
Chi cura il cane altrui,
ha sprecato cure e affetto.


Cu avi lu poviru ppi parenti
si consuma e nun cunchiui nenti.
Chi fa elemosina al parente povero
si rovina e conclude niente.
Bisogna dare agli altri gli strumenti
e facilitarne l’autonomia.


Campana ca nun sienti a prima vuci,
è signu ca lu discursu nun ti piaci.
Indica il comportamento di chi finge di non sentire ,
perché non interessato al discorso.

.
Attacca lu sceccu unna voli lu patruni.
Attacca l’asino dove vuole il padrone.


Li grana fannu viniri la vista a l’uorbi.
I soldi fanno tornare la vista ai ciechi.



Di la spina nasci la rosa
di la rosa nasci la spina.
Dalla spina nasce la rosa,
 dalla rosa nasce la spina.


Maritu tintu,maritu tintu,
tintu cu nun àvi né buonu né tintu.
Meglio un cattivo marito che non averne.


Tintu linu,tintu maritu,
tinta la casa unna nun ci n’è. .
Meglio avere scadente biancheria e cattivo marito,
piuttosto che non averne.


Maritari,maritari,
cunsiglialu ad atru e tu nun lu fari.
Il matrimonio consiglialo ad altri
ma tu non lo contrarre.


Quannu arriva l’ura,
miedici surdi e spizziala uorbi.
Quando arriva la tua ora non c’è scampo,
i medici diventano sordi,i farmacisti ciechi.


Lu campusantu è chinu di calunji.
C’è sempre una buona scusa per morire.


E’ miegliu ‘nna vipera intra lu liettu,
ca nna soggira sutta lu tettu.
E’ meglio una vipera nel letto
che una suocera sotto il tetto.


Asini e picciliddri Diu l’ajuta.
Sciocchi e bambini Dio li aiuta.


Cu dici tri, cu dici quaranta
e comu veni la cosa si cunta.
Chi dice tre e chi dice quaranta,
la vita si prende come viene.


D’unna ti vinni stu gliommaru ranni
tu ca né tiessi,né fili, né spanni?
Da dove arriva questo grosso gomitolo
se tu non hai mai tessuto,filato e dipanato?
Si dice del benessere improvviso guadagnato
in maniera dubbia.


Miegliu nudu e assittatu
ca vistutu e assicutatu.
Meglio stare nudo  seduto
he ben vestito e inseguito.
Meglio accontentarsi di poco
che fare debiti per avere di piu’.


La robba cu l’affanna n’àvi pena.
La proprietà è apprezzata da chi
 la costruisce con sacrificio.


Cumpagnu a duolu è un gran cunsuolu.
Avere compagni nelle tribolazioni
è una grande consolazione.


Nun puonnu stari du gaddra ‘ntrè un pollaiu.
Due galli in un pollaio non possono convivere.


Quannu lu diavulu t’accarizza
veni a diri ca voli l’arma.
Quando il diavolo ti accarezza
vuole l’anima.


Casa stritta patruni adorna.
 La casa anche se è piccola
vale molto se è di tua proprietò.


Casa quantu stà e turrenu,
tuttu chiddru ca vua.
Compra piu’ terreno che casa,
in quanto il terreno lavorandolo
ti consente di vivere.

La casa capa quantu voli lu patroni.
Se la casa è di tua proprietà,
ci metti dentro chi e quanti vuoi.


Lu lupu perdi lu pilu e no lu viziu.
Il lupo perde il pelo e non il vizio.


Calati iuncu ca passa la china.
Abbassati giunco  finchè passa la piena.
Invito a resistere alle avversità,
prima o poi passeranno e ti rialzerai.


‘N tribunali,cu vinci perdi e cu perdi straperdi.
In tribunale,chi vince perde e chi perde straperde.


Ti vo’ ‘nsignari a ‘mpuvuriri?
addrua l’uomini e un ci jri
Vuoi imparare ad impoverire?
Assumi gli uomini e non sorvegliarli.


Datimi pani ca vaju a ligna.
Datemi pane che vado a raccogliere legna.
Si dice di chi manca di iniziativa e aspetta
soccorso dagli altri.


Ti salutu luocu,
ju mi nni vaju e tu resti ddruocu.
Ti saluto paese mio,
io me ne vado e tu resti li’e non cambi mai.


Cu nun godi mentri po’,
arsu sia e vampuliatu.
Chi non gode mentre puo’,
sia dannato e perisca in mezzo alle fiamme.


Aspittari e nun viniri,
su du’ peni di muriri.
Aspettare e non venire,
sono due pene che ti fanno morire.


Fatti fama e curcati.
Fatti una buona fama e poi vivi di rendita.


Picca dinari,picca ammulari.
Se spendi poco 
non troverai qualità.


A l’annigatu,petri di ‘n capu.
Sul disgraziato si accanisce la cattiva sorte,
disgrazia su disgrazia .


Quantu vali un juornu di taverna,
mancu trent’anni di vita eterna.
Quanto vale un giorno di taverna,
neanche cento anni di vita eterna.


Cu un ti canusci,caru t’accatta.
Chi non ti conosce bene, ti sopravvaluta.


Furtunatu cu ti perdi,
sbinturatu cu ti guadagna.
Fortunato chi ti perde,
sventurato chi ti trova.


A cu mi duna pani ci dicu papà.
Abbi riconoscenza filiale
verso chi ti procura il lavoro.


Cu paga avanti avanti,mancia pisci fitenti.
Chi paga anticipato, mangia pesce marcio.


Lu tiempu passa e la cira squaglia.
Il tempo passa e la cera si scioglie.


Si rispetta lu cani ppi facci di lu patroni.
Si rispetta il cane in nome del padrone.


Stenni pedi quantu linzuolu teni.
Stendi il piede fin dove arriva il lenzuolo,
non andare al di sopra delle tue possibilità.


Frati e suoru ,sutta lu linzuolu.
Si è fratelli e sorelle sotto lo stesso tetto,
poi tutto cambia.


Cu avi lu malu vicinu ,avi lu malu matinu.
Chi ha un cattivo vicino
non si aspetti belle giornate.


Cuogliu l’uogliu cu lu cuttuni.
Raccolgo l’olio caduto col cotone,
fino all’ultima goccia, faccio economia.


Cientu vagna e unu asciuga.
Nei mesi caldi, la pioggia evapora subito e torna il bel tempo.


Aranci,aranci,cu avi li guai si li chianci.
Ognuno tiene e piange i suoi guai.


Cu avi cchiu’ sali conza la pasta.
Chi ha piu’ sale condisce la pasta .
Ognuno dà commisurato alle proprie capacità.


Lu rispiettu va pisatu,
cu lu porta l’avi purtatu.
Il rispetto deve essere reciproco.


Cu camina cu lu zuoppu,zuppichia.
Chi cammina con lo zoppo,
impara a zoppicare.


Fanni quantu nna cuda di gattu
 ca la matina lu trovi fattu.
La sera fanne anche poco,
 la mattina te lo ritrovi.


Avanti niuru pani ca niura fami.
Meglio pane nero che miseria.


Futti,futti,ca Diu pirduna a tutti.
Frega pure quanto vuoi,
tanto Dio ti perdona.


Lu sceccu ca s’avanta
nun vali mancu un sordu.
Chi si autocelebra non vale nulla.


La paglia vicinu a lu fuocu abbruscia.
La paglia vicino al fuoco brucia.



Lu pisci di lu mari
è distinatu a cu si la va manciari.
Il pesce del mare è predestinato .


Saccu vacanti nun po’ stari a l’addritta.
Sacco vuoto non sta in piedi

.
Li parienti di lu maritu su airi comu l’acitu,
li parienti di la muglieri su duci comu lu meli.
I parenti del marito sono aspri come l’aceto,
i parenti della moglie sono dolci come il miele.



Paci intra e guerra fora.
Mantieni la pace in casa
anche se fuori sei costretto alla guerra .


Si a ogni cani c’abbaia ci abbii ‘nna petra,
un ci arrivi cchiu’.
Sii prudente,non rispondere alle provocazioni .


Lu sicuru nun l’avi mancu la scupetta.
Non puoi mai avere certezza di nulla,
anche la pistola si puo’inceppre.


Cu campa paga.
Chi rimane in vita paga.


Cu veni appressu cunta li pidati.
Chi viene dopo tira i conti.


Quannu lu diavulu t’accarizza
 veni a diri ca voli l’arma.
Quando il diavolo ti accarezza
vuole rubarti l’anima.


Quantu vali ‘nna liccata di meli,
 mancu ‘nna vutti di feli.
Si ottiene di piu’ con le buone maniere
che con le cattive.


Tiempu ‘n’ura Diu lavora.
In poco tempo possono cambiare le sorti di una vita.


Mi lassà ‘nmienzu l’acqua di l’aranci.
Rimanere per colpa altrui in cattive acque.


Lu manciari senza viviri
è comu lu truniari  senza chioviri.
Mangiare senza bere è azione incompleta,
 come il tuono senza la  pioggia .


Addifienni lu tua o tuortu o drittu.
Difendi le persone a te care ,a torto o a ragione.


Cu è cchiu sceccu carnilivari
 o cu cci va appriessu?
Chi è piu’ stolto
chi fa l’azione o chi si lascia trascinare?


Jri a ligna senza corda.
Intraprendere un’azione senza adeguati mezzi,
raccogliere la legna dimenticando la corda per legarla.


Lu gabbu arriva e la gastima no.
La derisione arriva ,la maledizione,no!


Fora signori e intra pani e cipuddra.
Fuori mostra benessere
anche se a casa fai economia.


La corda cchiu la tiri e cchiu si lassa.
Se tiri troppo la corda,si spezza,
si dice di rapporti troppo stretti.


Cu è sutta aggruppa li fila
Chi è sotto subisce.


Sì lavata comu l’acqua di la liscia.
Sei poco affettuosa .



Unna viditi niespuli chianciti
ca è l’ultimu fruttu di l’estati.
Quando vedete nespole piangete
è l’ultimo frutto dell’estate.


L’amicu e lu compari a lu bisuognu pari.
L’amico e il compare si mettono alla prova
 nel momento del bisogno.


Muortu un re nni veni ‘natru.
Muore un re e se ne fa un altro.


Nun ‘ncuitari lu cani ca dormi.
Non disturbare il cane che dorme.


Ogni lassata è perduta.
Ogni lasciata è persa.


Ogni lignu avi lu so fumu.
Ogni legno produce un fumo diverso.
Ognuno ha il suo carattere.


Batti lu fierru mentri è callu.
Batti il ferro mentre è caldo.


Cu cerca trova e cu dormi si sonna.
Chi cerca trova e chi dorme  sogna.


Cu mancia fa muddrichi.
Chi mangia lascia tracce.


Lu saziu nun cridi a lu diunu.
Il sazio non puo’ mai comprendere chi è digiuno.


Lu miedicu pietusu fa la chiaa virminusa.
Se il medico si lascia impietosire
fa infettare la ferita.
Dare un taglio netto alle situazioni spiacevoli.


Li cosi luonghi diventanu serpi.
Le situazioni lunghe e stagnanti
diventano velenose come le serpi.


Luntanu d’uocchi, luntanu di cori.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.


Lu curnutu è l’urtimu a sapirlu.
Chi viene tradito ne viene a conoscenza per ultimo.


A cu ti leva lu pani levaci la vita.
A chi vuol toglierti il lavoro,
togli la vita.


Pignata cunsata dura cchiossà.
La pentola rattoppata
dura di piu’. Riferito alla salute


Li suvrizza di li lagnusi vannu cari.
Il lavoro dei pigri costa caro.


Fa beni e scordatillu, fa mali e pensaci.
Fai del bene e dimenticalo,
fai del male e tienilo a mente.


Gaddrina vecchia fa buonu lu vruodu.
Gallina vecchia fa buon brodo.


L’uocchiu di lu patroni ‘ngrassa lu cavaddru.
L’occhio del padrone ingrassa il cavallo.


Ogni tinta petra serbi a la muraglia.
Ogni piccola pietra contribuisce alla costruzione della muraglia.


Mali nun fari e paura nun aviri.
Se non hai fatto del male,
 non temere nessunoe niente.


Miegliu suli ca mal’accumpagnati.
Meglio soli che male accompagnati.


Miegliu l’uovu oi ca la gaddrina dumani.
Meglio l’uovo oggi che la gallina domani.



Lu liettu è nna rosa,
si nun si dormi s’arriposa.
Il letto è un toccasana
se non si dorme si riposa.


La pratica fa l’amuri.
La vicinanza rafforza l’amore.


Panza vacanti nun senti ragiuni.
Pancia vuota non sente ragione.


Patti chiari e amicizia longa.
Se i patti sono chiari l’amicizia dura di più.


Quannu lu piru è maturu cadi sulu.
Il frutto cade quando è maturo.


Tali patri, tali figliu.
Tale padre, tale figlio.


Socchi faciemmu aviemmu fattu.
Cio’ che facciamo riceviamo/viene ricambiato.


‘Na manu lava l’atra e tutti dui si lavanu la facci.
Una mano lava l’altra, insieme fanno di piu’.


Una nni pensa e cientu nni fa.
Una ne pensa e cento ne fa.


Un patri campa a cientu figli
e cientu figli nun su capaci di campari un patri.
Un padre mantiene cento figli,
 cento figli non sono capaci di mantenere un padre.


Un diavulu scaccia a n’atru.
Un diavolo scaccia l’altro.


Tantu va lu sceccu all’acqua
fina ca la quartana si rumpi.
Tanto va l’asino alla fonte
che la brocca si rompe.
 Invito a non forzare le situazioni.


Li piduocchi fannu piduocci
e li sordi fannu sordi.
La miseria genera miseria,
il denaro genera denaro.


SCIOGLILINGUA                                                  UNA NUOVA PAGINA

Quannu era cu tia cuttuni cugliva.
Quand’ero con te raccoglievo cotone.


La trippa si la mangia la truppa,
ma si la truppa mangia troppa trippa,
trippa picca.
La trippa se la mangia la truppa,
ma se la truppa mangia troppa trippa,
balla poco.


Sutta un palazzu c’è un cani pazzu,
tè pazzu cani stu piezzu di pani.
Sotto un palazzo c’è un cane pazzo,
tieni pazzo cane stò pezzo di pane.


Intra nna cuniglieria
 c’eranu setti cuniglia ca cunigliavanu.
Dentro una conigliera
c’erano sette conigli che conigliavano.


Tri fiaschi stritti
intra tri strittissimi billissimi fiaschi.
Tre fiaschi stretti
dentro tre strettissimi bellissimi fiaschi


Passavu di la vaniddruzza
e vitti a lu zi’ Piddruzzu
ca s’arripizzava la pizzuddra
quantu paria pulitu lu zi Piddruzzu
cu la pizzuddra arripizzata.
Passavo da una stradina
e ho visto la zio Piddruzzo
che si rattoppava la pezzuolina,
quant’era carino lo zio Piddruzzo
con la pezzuolina rattoppata.


Grapi lu stipu e piglia lu spicchiu
puosi lu spicchiu e chiuj lu stipu.
Apri lo stipo e prendi lo spicchio
posi lo spicchio e chiudi lo stipo.


Ivu nni ma nanna ppi du tri tistuzzi d’aglia.
Sono andato da mia nonna
per due, tre testucce d’aglio.


Supra lu cipiti, cipiti rama, c’era n’acieddru ca cipitiava
e cu lu cipiti, cipiti beccu tutta la cuda ci cipitiava.
Sopra il cipiti cipiti rama, c’era un uccello che cinguettava,
e con il cipiti, cipiti becco tutta la coda cipitiava.




INDOVINELLI


-Tunnu ppi tunnu, bicchieri senza funnu,
si bicchieri nun ‘ngnè ‘ntrazzati chi è
(anello)
Tondo, tondo, bicchiere senza fondo,
se bicchiere non è, indovinate che cos’è.


Tri città di la Lombardia
Una Milanu e l’atra Pavia,
comu si chiama l’antra città?
Tre città della Lombardia,
una Milano l’altra Pavia,
“Comu “si chiama l’altra città?
(Como)


Un juorni mi fu patri
un juornu mi fu figliu
lu figliu ca allattava
era maritu di ma matri
e frati di mà figliu.
(padre)
Un giorno mi è stato padre,
un giorno figlio,
il figlio che allattava
era marito il marito di mia madre
e fratello di mio figlio.


Sugnu antu quantu un palazzu
cadu ‘nterra e nun mi spiezzu
vaiu ‘n chiesa e lustru fazzu.
(l’ulivo e l’olio)
Sono alto quanto un palazzo
cado per terra e non mi spezzo
vado in chiesa e faccio luce.


Pilu sutta e pilu ‘ ncapu
‘n’ mienzu c’è lu mariuolu
(l’occhio)
Pelo sotto e pelo sopra,
in centro sta il mariolo.


Haju nna cosa niura e longa
tirituppiti ‘ncapu li corna.
(la sciarpa)
Ho un cosa nera e lunga
tirituppiti sopra le corna.


Un spicchiu di miennula inchi ‘na casa
(la lampadina)


Viu lu linzulieddru e tuoccu lu picchiarieddru.
Vedo il lenzuolino e tocco il …………
(Il pane)


A’iu ‘n’arancia l’abbiu ‘n Francia,
l’abbiu in Turchia e sempri è cu mia.
Ho un’arancia,la butto in Francia
La butto in Turchia ed è sempre con me.
(Il sole)

Iddra m’arrisi, ju ci la misi,
si nun m’arriva nun ci la mintia.

Lei mi ha sorriso ,io gliel’ho messa,
se non sorrideva non gliela mettevo.
( la pasta)


Iddru passa e va gridannu,
tu lu chiami iddrru veni,
‘mpila la sua intra la tua
iddru la voli livari e tu nun vua.

Lui passa e grida,
lo chiami e viene,
infila la sua nella tua
la vuol togliere e tu non vuoi.
(Il venditore ambulante d’olio)


Vinni un monacu di ddra banna,
vinni a fuiri a ma nanna,
la futti’,la strafutti’,
l’abbià ‘nterra e si nni j.

E’venuto un monaco forestiero
è venuto a prendere in giro mia nonna,
l’ ha fottuta e strafottuta,
l’ ha buttata a terra e se n’è andato.
(Il mattarallo)



Lu vicchiazzu si murmuriava,
‘n mienzu li gammi ci pinnuliava.

Il vecchiaccio mormorava,
in mezzo alle gambe gli penzolava.
(La corona del rosario)



Ci su dudici brianti,
tutti dudici differenti,
si nun camini davanti,nun si po’ fari nenti.

Ci sono dodici briganti
Tutti e dodici differenti,
se non cammini davanti
non si puo’ far niente..
(I mesi dell’anno)


Li tua bianchi cosci,
li mia bianchi e lisci,
si iuncinu cosci cu cosci
e comu finisci ,finisci.

Le tue bianche cosce,
le mie bianche e lisce,
si uniscono cosce con cosce
e come finisce,finisce.
(Le mutande)


‘Nà ‘ ncarcateddra, du ‘ncarcateddri,
finu ca trasi pilu,cuoriu e peddri.

Una spinta,due spinte,
finchè non entra pelo,cuoio,pelle.
(La calza)



Chirichitossa,chirichitossa
 nun avi né carni,
né peddri ,né ossa.

Chirichitossa,chirichitossa,
non ha carne,pelle ed ossa.
(La ricotta)


Bianca muntagna e niura simenta,
e l’omu ca simina sempri pensa.

Bianca montagna,nero seme,
e l’uomo che semina sempre pensa.
(La lettera)


Signurina,signurina,
si livassi la camicia,
staiu attenta a lu strumentu,
sennò si rumpi dentro.
Signorina,signorina,
si tolga la camicina,
sto attenta allo strumento altrimenti si rompe dentro.
(L’iniezione)

La liccu,la sbirliccu
e ci la ficcu.

Lo lecco e lo rilecco e lo infilo
(L’ago e il filo)


Lu juornu china e la notti vacanti.

Il giorno piena e la notte vuota.
(La scarpa)


Iu ci l’haiu,tu midè,
comu lu miu lu tuu nun c’è.

Io ce l’ho e tu pure
come il mio  il  tuo non c’è.
(Il nome)


Sutta lu liettu di ma nanna
c’è nna cosa tunna tunna
e la vaiu ppi tuccari
e mi voli muzicari.

Sotto il letto di mia nonna
c’è una cosa tonda tonda
la vado per toccare e mi vuole mordere.
(La colomba)


Arsira jvu all’acqua a la foresta,
vitti n’armali cu cientu e nna testa
e ogni testa la so vucca avia.

Ieri sera sono andato all’acqua alla foresta,
ho visto un animale con cento e una testa,
ogni testa aveva la sua bocca .
(Il carciofo)


Niuru penni,
russu abbatti,
unna ci su li cosi fatti.

Nero pende,rosso batte
dove ci sono le cose fatte.
(La pentola)


Trasi muoddru e nesci duru.

Entra molle ed esce duro
(Il pane)


Trasi dura e nesci moddra.

Entra dura ed esce morbida.
(La pasta)


A la ddritta nun si po’ fari,
assittatu s’addubbulia,
nni lu liettu s’arricria.

In piedi non si puo’ fare,
seduti si stenta
nel letto si ristora.
(Il sonno)


Haiu ‘nna picca di piecuri curti,
quannu currinu, currinu tutti.

Ho un po’ di pecore corte,
quando corrono,corrono tutte.
(Le tegole)


Nnà bianca matri nnà niura figlia fici,
quantu fu brutta sta figlia ca fici,
ca si mancià la matri.

Una bianca madre ha generato una figlia nera,
quantu era brutta la figlia che ha generato
addirittura ha mangiato la stessa madre.
(La gallinella della fava)


Caminannu,caminannu,
mi la vaju maniannu.

Camminando ,camminando
me la vado toccando
(La tasca)


Lu papa l’avi gruossu,
lu cardinali accussi’ accussi’
li fimmini nun su contenti si nun hannu due e tri.

Il papa ce l’ha grosso,
il cardinale cosi’ cosi’
le donne non sono contente se non ne hanno due o tre.
(L’anello)


Cincu masci,deci manuala,
lu issu speddri e la fabbrica acchiana,
poi si ietta ‘n terra e camina.

Cinque mastri,dieci manovali,
il gesso finisce e la fabbrica sale,
poi si butta per terra e cammina
(La calza)


Aju la navi mia fatta di tila,
cu vientu e senza vientu sempri vola,
chiddru ca è intra chianci e grida,
chiddra ca è fora canta e sona.

Ho un nave fatta di tela,
con il vento o senza, vola,
chi sta dentro piange e grida,
chi sta fuori piange e suona.
(La culla)


Nni Vui nun ci àiu vinutu e c’è viniri,
ma tà dari nna seggia e m’è assittari,
v’è tuccari,v’è maniari e cu Vui nun mi c’è curcari.

Da voi non son venuto e devo venire,
mi  darete una sedia e mi siedero’,
vi devo toccare,vi devo palpare,
ma con voi non devo dormire.
(Il medico)

A vuatri picciotti schietti
chiddru di sutta comu Vi stetti,
quannu veni lu SignuriDondoli’
chiddru di sutta ci la tà dari.

 Voi ragazze nubili
come vi trovate con cio’ che avete sotto,
se viene il signor Dondoli’
glielo dovete cedere.

(Lo scaldino)


La schetta lu voli pruvari
La maritata si nni voli arriggirari.

La nubile lo vuol provare,
la coniugata vorrebbe tornare indietro..
(Il matrimonio)


U spicchiu di miennula jnchi nna casa.


Davanti m’accurza e darrieri m’allonga.

Davanti  accorcia,
dietro continua ad allungare.
(La strada)


Sugnu sposta all’acqua e a li venti,
gridu forti e nun mi sienti
chiamu li vivi e chianciu li muorti.

Sono esposta all’acqua e ai venti,
grido forte e non mi senti,
chiamo i vivi e piango i morti.
(La campana)


Cu la usa nun la vidi,
cu la vidi nun la usa.

Chi la usa non la vede,
chi la vede non la usa.
(La bara)


Friddu ca fa, la vecchia lu senti,
strinci li dienti e chiama la genti.

Che freddo fa, la vecchia lo sente
stringe i denti e chiama la gente.
(La campana)


Cientu nida,cientu ova,
cientu para di linzola.

Cento nidi,cento uova,
cento paia di lenzuola.
(La melagrana)


‘Ntrè un cammarinu c’è un signurinu,
vistutu di biancu cu li manu a fiancu.
In un camerino c’è un signorino
vestito di bianco con le mani a fianco.
(L’orinale)

Arsu di siti e muortu di fami
vaju circannu li ma du speranzi,
tri anni can nun manciu,quattr’anni ca  nun vivu,
cincu figli aju, ju sei, ma muglierj setti,
donna, dammi un cavallu quantu vaju a viu li ricchizzi di lu re.

Arso dalla sete e morto di fame
vado alla ricerca delle mie due speranze,
da tre anni non mangio,da quattro anni non bevo,
ho cinque figli, io sei, mia moglie sette,
donna dammi un cavallo
devo visitare i forzieri del re.
(Le carte)


Cchiu’ sta cchiu’ sta cchiu’stiddri fa.

Piu’ tempo passa piu’  produce.
(Il crivello)

AVE MARIA INSERIRE TRA LE PREGHIERE  ALL’INIZIO

Diu Vi salVi Maria china di grazia ,
lu Signori è ccu Vui ,biniditta tra tutti li donni
 e binidittu lu fruttu di lu Vuosciu ventri Gesù.
Santa Maria matri di Diu
priati ppi nuatri piccaturi
 ora e nni l’ura di la noscia morti e cussì sia.

Salve o Maria piena di Grazia,
il Signore è con Te ,
Tu sei la benedetta tra tutte le donne,
benedetto è il frutto del ventre Tuo, Gesu’.
Santa Maria, madre di Dio
prega per noi peccatori,
adesso e nell’ora della nostra morte ,così sia.

PATRI NOSTRU

Patri nostru stati ‘n celu
sia santificatu lu Vosciu nomi ,
vegna a nui lu Vosciu regnu ,
sia fatta la Voscia vuluntà
 comu ‘n celu accussì ‘n terra .
Dacci oj lu nosciu pani cutidianu ,
riminti a nui li nosci debiti
comu nui li rimintiemmu a li nosci debitura ,
nun nni fari cascari ‘n tentazioni
 ma liberanni di lu mali ,cussì sia.

Padre nostro che sei nei cieli
sia santificato il Tuo nome
venga il Tuo regno
sia fatta la Tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
non ci indurre in tentazione
ma liberaci dal male.Così sia.


 PREGHIERA DELLA SERA

Iu mi curcu ppi durmiri,
nni stu suonnu puozzu muriri,
si nun truovu cumpissuri,
pirdunatimi Signuri.

Io mi corico per dormire
durante il sonno posso morire
se non trovo confessore
perdonatemi Signore.
----------------------------------
Cu Gesù mi curcu ,cu Gesù mi levu,
cu Gesù paura nun àiu.
Appuntiddru la porta mia cu lu mantu di Maria ,
e cu ava fari mali a mia
 nun pozza aviri né forza e nemmeno vulia
comu li petri di ‘n mienzu la via.

Con Gesu’ mi corico,con Gesu’ mi alzo,
con Gesu’ non ho paura.
Chiudo la mia porta con il manto di Maria,
chi vuol farmi del male
non abbia né la forza né la volontà
ma sia tramutato in pietra.

-----------------------------------------

Cruci ‘n frunti
Cruci ‘n pettu
Liberami di lu fuddriettu.

Traccio un segno di Croce sulla fronte
un altro sul petto,
Signore, liberami dalla follia.

----------------------------------------
San Giuvanni decollatu
tutti li porti aviti giratu
e nni mia nun ci atu vinutu.
San Giuvanni datimi ajutu
e chi ajutu mà ta dari
chista grazia ma tà fari.
.
San Giovanni decapitato,
tutte le porte avete girato
ma a casa mia non siete venuto,
San Giovanni datemi aiuto,
tanto aiuto mi dovete dare,
questa grazia che Vi chiedo mi dovete concedere.

---------------------------------------------
Nni stu liettu mi curcu iu
cincu santi ci truovu iu
dui a la testa,dui a li piedi
‘n mienzu c’è Signori Dì
e la viria di Mosè
e lu nierbu di S Simuni
Gesu’ Cristu è fermaturi
Cu ava ‘ncugnari a la porta mia
nun ava  aviri nè forza né varìa
comu li petri di ‘n mienzu la via.
Cu gesu’ mi curcu
Cu Gesu’ mi trovu
E paura nun àiu.

Mi corico in questo letto
ci trovo cinque santi,
due alla testa,due ai piedi
nel mezzo c’è il Signore Dio
e Mosè con la bacchetta
e S.Simone con il nerbo.
Gesu’ Cristo chiude il lucchetto della porta
se qualcuno si avvicinerà con cattive intenzioni
non avrà né la forza né la voglia
o sarà tramutato in pietra.


-----------------------------------------------
Sant’Elena ‘mperatrici
A Roma jsti e di Roma vinisti,
p’abbrazzari la Cruci di Cristu.
Cu l’uocchi la guardasti
Cu li manu la tuccasti,
cu li labbra la vasasti.
Pi la tò santità
chista grazia ma tà fari,
ppi carità,si è di si,
un signali ma tà dari
nna chiesa ‘lluminata
o nna vigna carricata.
Sant’Elena imperatrice
sei andata e ritornata a Roma
per abbracciare la Croce di Cristo.
L’hai vista con i tuoi stessi occhi,
l’hai toccata con le tue stesse mani,
l’hai baciata con le tue stesse  labbra.
Per la Tua santità
questa grazia mi devi fare.
Per carità,se me la concedi
mandami un segnale:
una chiesa illuminata
o una vigna carica di frutti.

O Maria sti’ pochi fiuri,
l’affiuriscu a lo tò amuri,
e siccomu miritati ppi la Voscia maestati,
si su’ rosi sculuriti lu bon cori arriciviti,
oggi ‘n terra lu dammo a Vu’
e poi ‘n celu la dati a nu’!
E lodammo tutti quanti
a Maria rusariannu
e la dammu in unioni
ccu Maria concezioni.

O Maria, questi pochi fiori,
li offriamo al Vostro cuore
li meritate
per la Vostra maestà.
Se sono un po’ sfioriti
accettate il buon cuore e le buone intenzioni.
Oggi in terra ve li offriamo
in cielo sarete Voi ad accoglierci
e a donarci la salvezza!
Lodiamo tutti quanti Maria
recitando il Rosario
 in unione all’Immacolata Concezione.


PRIERA  PPI LI VIERMI

Rusalia,Rusalia, n’capu lu mari ca ciancia.
Lu Signori ci dicia:
“Chi à ca chianci Rusalia?”
“C’è lu ma figliu cu la virminia”
“Dicci,nn’Avirmaria ca ci passa la virginia.”
Luni santu,
marti santu,
miercuri santu,
juevi santu,
venniri santu,
sabatu santu,
lu juernu di Pasqua
li viermi ‘n terra casca
lu jernu di la Cannilora,
si taglia lu vermi e si jetta fora.”
Ripietilu tri voti faciennu la Cruci ‘n capu la panza,
vicinu a lu viddricu.
Maria passa vulanti, vulanti,
dunna passa li grazii fa
lu Bammineddru si lu purtà.
Resca di pisci,
punta d’ala,
ppi l’amuri di Gesu’
sti virmazzi un tornanu cchiu’.

Rosalia stava sul mare e piangeva
Il Signore le diceva:
“Perché piangi Rosalia?”
“C’è mio figlio pieno di ossiuri”
“Dì pure un’Ave Maria e tutto passerà .”
Lunedì santo,
martedì santo,
mercoledì santo,
giovedì santo,
venerdì santo,
sabato santo,
il giorno di Pasqua
il verme per terra casca,
il giorno della Candelora
si taglia il verme e si butta fuori..

FATTURA D’AMURI       INIZIO PAGINA


‘Ntrè nna notti di luna china,
punciti un jtu ccu ‘nna uglia e ripieti:
Ti dugnu lu sangu di li ma vini,
tu m’à amari finu a la fini.
Ti dugnu lu sangu di li mà ossa,
tu m’à amari finu a la fossa.
Ti dugnu lu sangu di lu mà funnu,
tu m’à amari ‘nsina a la fini di lu munnu.

In una notte di luna piena
pungi un dito con un ago e ripeti:
“Ti do il sangue delle mie vene,
mi devi amare fino alla fine
Ti do il sangue delle mie ossa,
mi devi amare fino alla fossa.
Ti do il sangue piu’ profondo,
mi devi amare fino alla fine del mondo”.



PROVERBI E DETTI   Nuova pagina



‘N ‘mienzu di carni ed ugna
amara cu ci ancugna.”
Nei litigi tra parenti stretti
è meglio non intromettersi,
prima o poi faranno pace.


Lu picuraru dissi:”all’erba,all’erba,
cu si la po’ sarbari si la sarba”.
Si salvi chi puo’.


Mancaru diciuttu sordi ppi nna lira
Si è troppo lontani dalla meta.


Li munnizzara fiurieru e li jardina siccaru
Si dice dei ceti piu’ bassi che vanno avanti nella scala sociale
 a discapito di altri precedentemente altolocati.


Pistari l’acqua ‘nni lu murtaru.
Fare cose inutili.


Nun voli jri né susu cu li viertuli,
né jusu cu li visazzi.
Non vuole prendere nessuna decisione.



Casa lorda genti aspetta.
Se hai disordine, arriva sempre qualcuno.


All’omu curtu dacci muglieri,
all’omu luongu steddraci li piedi.
Difesa ad oltranza dei bassi
 ritenuti piu’ intelligenti degli uomini alti.
Sposa l’uomo basso,taglia i piedi all’uomo alto.


Trivulu di casa e sbju di vaneddra.
Si dice di chi tiene a casa l’inferno
 mentre fuori scherza con tutti.


Trasiri lu sceccu ‘mputiri la cuda.
Voler fare una cosa a tutti i costi.


Santu ca nun suda.
Si dice di persona che non concede niente.
 Malgrado lo preghi non si scompone.


Piedi lieggiu.
Si dice di persona cui piace andare in giro.


Avi la faccia ca jetta sangu e nivi
Si dice di persona  con incarnato roseo
che denota buona salute.


Curtu e malu caputu.
Si dice di persona piccola ma furba.


Uvitu tuortu o uvitu mascariatu ,
oppuri “ cadi’ di la naca”.
Si dice di persona avara.


Aviri cravuni vagnatu.
Aver carbon bagnato


Un ti vuogliu mancu ppi cumpagnu di prucissioni.
Non tollerare la persona e scansarla in tutte le situazioni.

Dari li ianni a li porci.
Dare le ghiande ai porci,
cioè a chi non merita.


Circari radici p’arruttari.
Cercare scuse a tutti i costi.


Avi setti spirdi comu li atti.
Avere molta resistenza fisica.


Uocchi chini e manu vacanti.
Molta apparenza nessuna sostanza.


Cu cumanna fa liggi.
Ha ragione sempre chi comanda.


Curnutu e vastuniatu.
La beffa oltre il danno


Cerca lu pilu ‘nni l’uovu.
Cercare inutili pretesti.


Mintiri li piedi a paliddra.
Morire


Scancià bursichi ppi lanterni.
Prendere un abbaglio.


Panza e presenza.
Chi  presenta  solo se stesso,
spoglio di ogni altro bene .


Avà gridari lu vo’ e grida la vacca.
Se fa la voce grossa la donna e non dovrebbe,
in quanto non è suo compito.
Atteggiamento molto diffuso nella cultura siciliana,
la donna era votata alla sottomissione.


Li paroli nun nni fannu pirtusa.
Le parole offensive lasciano il tempo che trovano.


Unna arrivi ci appizzi lu chiuovu.
Fai quello che puoi.


Li cani d’intra portanu l’ossa fora.
Chi frequenta la tua casa ne divulga i segreti.


Niuru cu niuru  nun tinci.
Le persone poco raccomandabili
non possono danneggiare i loro simili.


Socchi avi a la mente avi a lu denti.
 Non ha peli sulla lingua e a volte pecca di diplomazia.


E’ inutili ca allisci e fa cannola,
lu santu e’ di marmaru e nun suda.
Si dice di persona non soggetta alle lusinghe ed irremovibile

.
Cca sutta nun ci chiovi.
Non si teme nulla perché la coscienza è tranquilla.


O ti manci stà minescia o t’abbji   di stà finescia.
Situazione senza alternative,aut aut.


Cappiddrazzu paga a tutti.
Persona troppo generosa e poco oculata
cui piace ostentare e spesso viene sfruttata .
.

Sciuri di juornu e laparduna d’ammatina,
malidittu all’agli e a cu li simina.
Se c’è troppo sole e mosconi in giro
non bisogna seminare aglio.


Suli di vitru e vientu di fessura
portano l’omu a la sipultura.
Sole di vetro e vento di fessura
portano l’uomo alla sepoltura.


Cu lassa la vecchia ppi la nova
 tutti li guai trova.
Chi lascia la vecchia per la nuova
tutti i guai trova.


Miegliu lu tintu pruvatu
 ca lu buonu a pruvari.
Meglio chi già  conosci
che chi devi ancora mettere alla prova


Nun sputari ‘n celu ca ‘mpacci ti torna,
nun si sapi lu munnu comu avi di jri.
Non sputare in alto perché ti torna in faccia,
non si sa come andranno le cose in futuro.
Non giudicare,potresti trovarti nella stessa situazione.
i in futuro nella medesima situazione.


La fimmina ca nun àvi maritu
è comu lu cufilaru arrizzulatu.
La donna senza marito
è  un focolare distrutto.


Cavulu cuottu  e cavulu fiurutu,
chiddru ca cci à fattu cci à pirdutu.
Cavolo cotto e cavolo fiorito
quello che hai fatto l’hai perduto.


Cu nasci tunnu un po’ muriri quatratu.
Chi nasce tondo non muore quadrato.
Le persone non cambiano.


A ccu ajutu nun ti po’ dari
lu tò cori nun cunfidari.
A chi non ti puo’ dare aiuto,
non aprire il tuo cuore.


Nun ti fingiri puvureddra
 cu ccu’ nun ti po’ dari la uasteddra.
Non ti fingere poverella
con chi non ti puo’dare la pagnotta.


Cu è figliu di gatti surci piglia.
Chi è figlio di gatto, sorci piglia.


La coffa si gavita quannu è china,
quannu è vacanti a nenti vali lu gavitari.
Invito ad una oculata e parsimoniosa
 amministrazione dei propri beni.


Lu curnutu a lu to’ paisi,
lu minchiuni unni va va.
Se sei cornuto lo sanno solo al tuo paese,
se sei stupido lo sei ovunque vai,
se ne accorgono tutti.


Cu si curca ccu li cani,si susi cu li pulici
Chi va a letto con i cani,si sveglia con le pulci.


Cu si curca ccu li carusi
agghiorna tuttu pisciatu.
Scegli bene le persone che frequenti.


Si nun s’accatta si pattia.
Se non si compra si mercanteggia.


Cani e buttani,quannu su vecchi muorinu di fami.
Sia i cani,sia le prostitute,
quando sono vecchi muoiono di fame.
Se non hai tessuto una rete d’affetti,ti ritroverai solo.

.
E’ pensieri di Innaru quannu ava chioviri.
E’ pensiero di gennaio quando deve piovere..
Sono fatti miei e li risolvo a modo mio.


Lu vo’ ppi li corna e l’omu ppi la parola.
Il bue è ammirato per le corna,
l’uomo per la parola.


Nun prummintiri nenti a li santi
e mancu a li picciliddri
Non fare vane promesse ai santi e ai bambini.


L’arma a Diu e la robba a ccu tocca.
Rendi l’anima a Dio,
la proprietà lasciala a chi tocca.


Ammuccia ammuccia ca tuttu pari.
Piu’ cerchi di nascondere
 piu’ la cosa diventa evidente.


Cu ti rumpi la testa ti la sana,
cu ti rumpi lu cori un ti lu sana cchiu’.
Se qualcuno ti rompe la testa,prima o poi guarisci,
se qualcuno ti colpisce al cuore,
la ferita non si rimargina piu’.


Ariu niettu nun avi paura di trona.
Cielo limpido non teme pioggia.


Ci voli cipuddra pp’arziari l’uocchi.
Ci vuole cipolla per far bruciare gli occhi.
Se un dolore non lo vivi
non puoi mai comprenderlo.


Morti e maritu nun si sapi quannu veni.
Morte e marito arrivano inattesi.


Chianci lu giustu ppi lu piccaturi.
Paga l’innocente  il peccato altrui.


Cu a nenti si minti,nenti trova.
Se non ti dai da fare, in futuro
non troverai niente.


Viestiti fircuni ca pari baruni.
Anche un pezzente,ben vestito,
puo’ essere scambiato per barone.


La pirsuna com’è vista è giudicata.
La persona, spesso, è giudicata
per l’apparenza.


Cu avi lingua passa lu mari.
Chi sa parlare puo’ andare ovunque.



Cu mania nun disia.
Se hai le mani in pasta,
non puoi patire la fame.


Cu prima un pensa all’urtimu suspira.
Chi non riflette a priori,
ne paga le conseguenze.


La robba c’è cu la paga,
 cu la strapaga e cu si la godi arrialata.
Le cose non hanno per tutti lo stesso prezzo:
c’è chi le paga ,
c’è chi le strapaga e chi le riceve in omaggio.


Di li primi un ci jri,
 ma di l’urtimi nun ci arrivari.
Non cercare a tutti i costi di essere tra i primi,
ma non arrivare mai tra gli ultimi.


Facci ca nun è vista è disiata.
Non essere pressante nelle frequentazioni,
non stancare gli altri con la tua presenza.


La figlia nni la  fascia e la dota nni la cascia.
Quando la figlia è in fasce
comincia a preparare la dote.

Quannu nasci nna figlia fimmina
si stocca lu travu di la casa.
Quando nasce una femmina,
si spezza la trave del tetto.


Amuri,biddrizza e dinari,
sunnu tri cosi ca un si puonnu ammucciari.
Amore,bellezza e denaro,
son tre cose che ,anche volendo,non puoi tenere nascoste.


La gaddrina ca camina,
 porta la vozza china.
La gallina che va in giro
becca ovunque e porta
la pancia piena.(le novità)


Cu di spranza vivi ,dispiratu mori.
Chi vive solo di speranza,
muore disperato.


Guai e pani,cu l’avi si li teni.
Guai e benessere,
chi li ha se li tiene.


Capiddri e guai nun mancanu mai.
Capelli e guai,
in genere,non mancano mai,
crescono di continuo.


A lu juornu nun nni vuogliu
 e la sira spardu l’uogliu.
Se di giorno si ozia
e la sera sicerca di recuperare con scarso risultato.


La zita maiulina nun si godi la vistina.
La sposa di maggio è sfortunata.


Lu lupu nasci lupu e lupu mori..
Il lupo nasce lupo e muore lupo,
 le persone non cambiano.



Mintiti cu li miegli di tia e appizzacci li spisi
Frequenta chi è migliore di te,
anche se ci rimetti di tasca.


Miegliu sulu ca malu accumpagnatu.
Meglio soli che male accompagnati.


Miegliu diri cchi sacciu ca chi sapia.
Meglio riflettere prima che pentirsi dopo.


Miegliu la panza china ca nna vistina nova.
Meglio la pancia piena che un vestito nuovo.


Manciari e vistiri,ognunu cu lu so’ piaceri.
Mangiare e vestire ognuno a suo piacimento.
Sui gusti non si discute.


Miegliu ccu lu picca godiri
ca ccu l’assà tribuliari.
Meglio godere del poco che si ha
che tribolare alla ricerca della ricchezza.


A lu lusciu di la cannula,
lu cannavazzu pari tila.
Alla luce delle candele
il canovaccio viene scambiato per tela.
Invito a non  fare acquisti di sera
e a guardare al di là delle apparenze.


‘Mpara l’arti e mintila da parti.
Impara l’arte e mettila da parte.


Lu sceccu porta la paglia
 e lu sceccu si la mancia.
L’asino porta la paglia
e lo stesso asino la mangia.


Lu poviru nun’ avia e limuosina facìa.
Il povero non aveva nulla
eppure faceva elemosina.
Non dare agli altri se non ne hai per te.


Uocchiu ca nun vidi,cori ca nun doli.
Occhio non vede,cuore non duole.


Quantu la pezza lu pirtusu.
Fare tanto quanto.


Acqua e fuocu dunaci luocu.
Acqua e fuoco stacci lontano.


Pignata ‘n comuni un vuddri mai.
Pentola in comune non bolle mai.


Chiddru ca fa la matri a lu cufilaru,
la figlia lu fa a lu munnizzaru.
Cio’ che la madre  fa dentro le mura di casa
la figlia poco onesta e poco accorta lo fa ovunque.


Larga nun ci trasi e stritta nun ci nesci.
Bisogna essere equilibrati,
né troppo,né troppo poco.


Ogni fuocu forti cinniri addiventa.
Un violento fuoco
diventa subito cenere.


Lu sceccu zuoppu si godi la via.
Chi è lento ha piu’ tempo per riflettere.


Lu vicinu è serpenti,si nun ti vidi ti senti.
Il vicino è curioso e vigile,
se non ti vede ti sente.


Jurnata rutta ,perdila tutta.
Giornata mezza persa,perdila tutta.


Ca sia maritu e sia ccu un pedi.
Purchè tu abbia un  marito,anche con un piede.


Si nun si vidi lu miraculu, nun si cridi a lu Santu.
Non credere al santo se non vedi il miracolo.


Sulità santità.pani e libertà.
Soli si vive in santità,
 si conquista la  libertà
bene prezioso come il pane.


Lu travagliu di la festa nun ti luci né t’arresta.
Il lavoro festivo non ti porta bene.


Chiossà su li vuci ca li nuci.
Piu’è l’apparenza che la sostanza.


Si lu sceccu un voli viviri,
è nutili ca ci frischi.
Se l’asino si rifiuta di bere,
è inutile che lo invogli.
E’ difficile convincere chi è risoluto o testardo.


Cu avi  cumpagni avi patruna.
Chi ha compagni o soci
non puo’ decidere autonomamente.


Asinu puta e Diu fa racina.
L’uomo lavora e Dio provvede
 mandando un buon raccolto.


Scrusciu di carta e cubaita nenti.
Tutto fumo e niente arrosto,
rumore di carta senza torrone.


Attuppari lu suli ccu lu crivu nni l’uocchi.
Pretendere di nascondere cose troppo evidenti.
Coprire il sole con il crivello.


Arma e cammisa l’aviemmu divisa.
Anima e camicia l’abbiamo divisa.
Ognuno risponde delle sue azioni.


La spina ca nun ti punci è moddra comu la sita.
La spina che non ti punge
sembra morbida come seta.


Amuri di matri e sirbimientu di muglieri.
L’amore piu’ grande è quello di madre,
ma chi ti può  accudire meglio
 nel bisogno è solo la moglie.


Tutti li gruppa arrivano a lu spicciaturi.
Tutti i nodi vengono al pettine.


Austu e rigustu è capu d i ‘mmiernu.
Quando arriva Agosto è finita l’estate.


Mierculi intra e simana fora.
Quando arriva il mercoledì
la settimana è quasi finita.


Miegliu muriri e lassari ca nun aviri e disiari.
Meglio morire e lasciare
che non avere e desiderare.
Invito alla parsimonia per
vivere senza ricorrere ad altri.


Cu li checchi nun ci cantari
 e cu li zuoppi nun ci ballari.
Con i balbuzienti non ci cantare
e con gli zoppi non ci ballare.


Cu disia e cu schifia e cu mori disiannu.
Nella vita non c’è equilibrio socio-economico,
c’è chi vive in miseria e chi ha il soverchio.


Maritu tintu, maritu tintu,
tintu cu un avi né buonu né tintu.
Marito cattivo,marito cattivo,
sta peggio chi non ne ha.


Socchi ppi tia nun vua
ad atru nun fari.
Non  fare agli altri cio’ che non vorresti per te.


Figli tinagli,ienniri sbirri,
nori grattalori,niputi cuorpi di cuti.
I figli sono tenaglie,
i generi sbirri,le nuore grattugie,
i nipoti colpi di  pietra.

Un cuorpu a la vutti e unu a lu timpagnu.
Un colpo alla botte e un colpo al cerchio.


Si vo’ manciari quannu vo’,
 lu pani l’aviri a casa to’.
Se vuoi mangiare quando vuoi
il benessere devi averlo in casa tua.


Unni manca, Diu provvidi.
Bisogna avere fiducia nella Divina Provvidenza.


Vasari li manu a cu si li merita tagliati.
Costretti per necessità a far buon viso
 a persone che non meritano,non valgono
o addirittura, ti hanno fatto del male ma sono potenti..


Cu è riccu d’amici è poviru di guai.
Chi è ricco di amici è povero di guai.


Abbedi santi si va ‘mparadisu.
Per intercessione dei santi si va in Paradiso.


La massaria s’aggiusta a li quaranta jorna
Le cose si sistemano col tempo.


Lu pisci feti di la testa.
Il pesce puzza dalla testa.


Omu di vinu nun vali un carlinu.
L’uomo ubriaco non vale nulla
.

Lu Signori chiuj la porta e rapi lu purticatu.
Il Signore provvede,
chiude una porta e apre il porticato.


Cu assicuta du cuniglia,
né nni lassa e  mancu nni piglia.
Chi insegue due conigli,
non ne piglia alcuno.


Lu Signori dissi a Santu Luca:
”Cu avi figli ci consa la naca”.
I genitori devono provvedere ai propri figli
 non  pretendere dagli altri.


La meglia acqua  si la vivinu li porci.
Le cose migliori,spesso,
appartengono a chi non le merita.


A  lu puorcu e a lu zitu nun ci ‘nsignari lu situ.
Al porci e al fidanzato
non dare troppa confidenza.


Cu carusi manna carusi trova.
Chi manda ragazzi a risolvere situazioni
non ottiene molto.


Nun ‘ncuitari lu cani ca dormi.
Non disturbare il cane mentre dorme.


Cu voli và,cu nun voli manna.
Chi vuole risolvere un problema lo fa di persona,
chi manda gli altri non cava un ragno dal buco.


Vacca c’ addimura  carricata veni.
Chi  non sa far valere i suoi diritti
viene sfruttato.


Giufà, Giufà, fa l’arti ca tu sa.
Fai cio’ che sai fare e ti troverai bene.


La lingua nun avi uossu e rumpi l’uossu.
La lingua anche se non è un’arma puo’uccidere.


L’erba tinta nun mori mai.
L’erba cattiva non muore mai.


L’amicu quannu si perdi si canusci.
L’amico si apprezza quando si perde.


Cu duna lu manciari a li porci
n’arricivi tutti mussati.
Chi dà cibo ai porci
riceve  solo delusioni.

LE FILASTROCCHE E I GIOCHI

Sciarra,caparra,fattura can nun quaglia.
Non traduci bile.
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Signiruzzu chiuviti,chiuviti,
li lavureddra su muorti di siti,
nni mannati una bona
senza lampi e senza trona.
Signore fate piovere
il seminato ha sete,
mandate una pioggia abbondante
senza lampi e senza tuoni.
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Figli mia manciati, manciati
Pani ruttu nun nni tuccati,
pani sanu nun nni rompiti
figli mia manciati,manciati.
Figli miei mangiate,mangiate,
non rompete il pane intero,
non toccate il pane rotto,
figli miei mangiate,mangiate.
-----------------------------

Pepenzuni di vilanza
Ognedunu piglia e panza,
pepenzu’ pepenzu’
arritiratinni ‘u’.
Pepenzuni di bilancia
ognuno tiene la sua pancia,
pepenzu’,pepenzu’,
rientrati un piede.
------------------------------

Dumani è duminica
tagliammu la testa a Minica,
Minica nun c’è la tagliammu a lu re
Lu re è malatu,
la tagliammu a lu surdatu
lu surdatu va a la guerra
Cicirieddru vasa ‘n terra.
Domani è domenica
tagliamo la testa a Menica,
Menica non c’è
la tagliamo al re
il re è ammalato,
la tagliamo al soldato,
il soldato va alla guerra
Cicirieddo bacia per terra.
      ----------------------

Ninu Ninu lu picuraru
tri piduocchi ‘ntrè un pagliaru,
unu ca sona, unu ca abballa,
unu ca fa la ricotta calla.
Nino,Nino,pecoraio,
tre pidocchi in un pagliaio,
uno che suona,uno che balla,
uno che fa ricotta calda.
-----------------------------

Niculì,Niculà lu cappieddru ci vulà
ci vulà ‘ncapu li casi
Niculì mancia cirasi.
Niculì,Niculà,il cappello volo’
volo’ sopra i tetti
Niculì mangia ciliegie.


Chianci chianci vucca d’aranci,
arridi,arridi,vucca di varliri.
Piangi,piangi bocca di arance,
ridi, ridi,bocca di contenitore.


Piru ca sì nill’uortu eccellenti,
tutta la genti ti veni ad adurari,
ma ju ca ti canusciu ti puozzu adurari
ca pira nun à fattu e miraculi vò fari?

E’ la storia di un pero che,sterile,
viene estirpato. Dal tronco scolpito viene ricavato
un Crocifisso. Posizionato sull’altare tra candele,
incenso e fiori viene adorato dai fedeli che
chiedono grazie e miracoli.
 Tuttavia non puo’ ingannare
chi  già lo conosce come  infruttuoso.
“Pero, che stai in quest’orto eccellente(l’altare)
tutta la gente ti viene ad adorare,
ma io che ti conosco, ti posso venerare
“Se frutti non hai mai portato, come puoi fare miracoli?”
Morale.inganni solo chi non ti conosce.


Figlia beddra di lu mà cori,
campa tu e cu mori,mori.
Bella figlia del mio cuore,
campa tu e chi muore muore.


Quant’è beddra sta carusa ca so mà la teni ‘nchiusa
e ppi un saccu di dinari so mà nun ci la voli dari.
Quanto è bella questa bambina
sua mamma la tiene sotto chiave,
neanche per un sacco di denari
la mamma la vuole vendere.


Minicuzzu vistutu pulitu cu li cazi di fierrufilatu,
si nni j a Palermu ppi farisi zitu
e l’assicutaru cu un nierbu vagnatu.
Ci j so mà cu li prieri pronti,
lassatilu stari a mà figliu ‘nnuccenti,
ci j so pà cu cientu cavaddra e fici scappari tutti la genti.
Minicuzzo ben vestito,coi calzoni della festa,
è andato a Palermo a cercar moglie
l’hanno inseguito con un nerbo bagnato.
In suo aiuto è accorsa  la madre ,
“lasciate  il mio innocente figlio”,
è andato suo padre con cento cavalli
 e ha sbaragliato la folla.


Amuri amuri quantu nna micciddra,
vaju circannu nà picciotta beddra,
la vuogliu beddra e picciliddra,
abbasta ca mi fa li suvrizzeddra.
Amore,amore quanto una miccina,
vado cercando una giovane carina,
la voglio bella, giovane e laboriosa
per far bene i mestieri in casa.


Bona notti bona notti,
ti spunnassi lu liettu stanotte
e si c’è vuluntà di Diu
spunnassi lu tuu e no lu miu.
Buona notte,buona notte,
sprofondasse il tuo letto stanotte,
se c’è volontà di Dio,
sprofondi il tuo ,non il mio.


Tira cavaddru miu,tira e camina,
la strata è longa e la casa è luntana.
Tira cavallo mio,tira e cammina,
la strada è lunga e la casa è lontana.


Finucchieddru di campagna,
masciu Minicu s’allagna
e s’allagna ppi la zita,
ca la voli cchiu’ pulita,
cchiu’ pulita nun ci nn’è
si la piglia comu iè ghiè.
Finocchietto di campagna,
mastro Domenico si offende
e si offende per la fidanzata,
perché la vuole piu’ carina,
piu’ carina non ce n’è,
la prende così com’è.


Carnilivari,carnilivari,
ti li manciasti li ciciri e favi
ed a mia nun mi nni dasti
buonu facisti ca t’affucasti.
Carnevale,carnevale,
hai mangiato ceci e fave
e a me non ne hai dato
sono contento che ti sei affogato.


Abballati,abballati,fimmini schietti e maritati
e si nun abballati vu’ cà intra nun ci stammu cchiu’.
Ballate,ballate,donne singole e sposate,
e se non ballate voi,qua dentro non ci stiamo piu’.
LE CANZONI


L’aceddri pipitianu a matinata
tra sciavuri d’arancia e minnuliti
 cu la  vuciddra dunci e ‘nzuccarata
 cantanu comu parlanu li ziti.
 Lu suli spunta e tutta la campagna
 d’oru zicchinu pari arracamata
li picureddri supra la montagna,
 rusicanu l’irbuzza abbarsamata.
Sicilia Sicilia, canta ‘na pastureddra
 Sicilia Sicilia,  joca ‘nna funtaneddra
l’aria e lu suli jnchinu l’arma di puisia
 Sicilia Sicilia tu si la terra mia.
Gli uccelli pigolano in mattinata
tra profumi d’ aranci e mandorli
con la vocina dolce e zuccherata
cantano come parlano i fidanzati.
Il sole spunta e tutta la campagna
d’oro zecchino pare ricamata,
le pecorelle sopra la montagna
brucano l’erbetta  fresca.
Sicilia,Sicilia, canta una pastorella
Sicilia,Sicilia ,gioca una fontanella,
l’aria e il sole riempiono, l’animo di poesia
Sicilia Sicilia, tu sei la terra mia.


Di Mungibeddru tutti figli siemmu
terra di focu e di canti e  d’amuri.
 St’ aranci sulu nui li pussidemmu
 e la Sicilia nostra si fa anuri.
O oo,o o o
 e di luntanu viennu li furisteri a massa
 dicennu la Sicilia chi  fiavuru ca fa
 e tonchi tirichi tonchi to
 tonchi, tonchi tonchi to
e tonchi tirchi tonchi to là là là .
Di Mongibello siamo tutti figli
terra di fuoco,di canti e d’amore.
Questi aranci solo noi li possediamo
e la Sicilia nostra si fa onore.
Da lontano vengono i forestieri in massa
dicendo la Sicilia che profumo che fa.


Quant’è beddra la mà zita tutta fradicia e purrita
Uè ladia è, cchiu ladia d’iddra nun ci nn’è.
Avi capiddri tisi tisi ppi spicciarli ci voli un misi,
Uè ladia è ,cchiu ladia d’iddra nun ci nn’è.
Avi l’uocchi comu li sicci ,unu apieru e n’atru chiusu,
uè ladia è, cchiu’ ladia d’iddra nun ci nn’è.
Avi lu nasu quantu un cannuolu,ppi stuiarlu ci voli un linzuolu,
uè ladia è, cchiu’ ladia d’iddra nun ci n’è
Avi la vucca quantu un casciuni,ci trasi e nesci un pistiluni,
uè ladia è, cchiu ladia d’iddra nun ci nn’è.
Avi lu piettu chianu ,chianu ,comu lu fununu di lu taanu,
uè ladia è, cchiu’ ladia d’iddra nun ci nn’è.
Avi la panza quantu nnà vutti, quannu camina fa ridiri a tutti,
uè ladia è, cchiu’laida d’iddra nun ci n’è.
Avi li ammi di fierru filatu, quannu camina l’abbia di latu,
uè laida è, cchiu’ laida d’iddra nun ci n’è.
Avi li piedi a chirichicò,quannu camina fa si e no,
uè laida è cchiu laida d’iddra nun ci n’è.
Quant’è bella la mia fidanzata,tutta marcia e fradicia
Uè brutta è, piu’ brutta non ce n’è.
Ha i capelli tesi tesi per pettinarli ci vuole un mese,
Uè brutta è,piu’brutta non ce n’è.
Ha gli occhi come le seppie, uno aperto e l’altro chiuso,
ritornello
Ha il naso come un rubinetto, per asciugarlo ci vuole un lenzuolo,
ritornello.
Ha la bocca quanto un cassetto vi entra e esce un filone di pane,
ritornello.
Ha il petto spianato come il fondo di un tegame,
ritornello.
Ha la pancia quanto una botte,quando cammina fa ridere tutti,
ritornello.
Ha le gambe di ferro filato,quando cammina le butta di lato,
ritornello.
Ha i piedi a chirichicò,quando cammina fa si e no,
ritornello.
Ma per amore del denaro,com’è bella la mia fidanzata,
uè bella è, piu’ bella di lei nessuno c’è.


Quantu lacrimi àiu ittatu,n’àiu chinu un muccaturi,
Carmilina è lu nuostru amuri,
Vi lu giuru in verità.
Quante lacrime ho pianto,
ho riempito un fazzoletto,
Carmelina è il mio amore,
ve lo giuro in verità.

A la notti di Natali ca nasci’ lu Redentori
E nasci’ ‘n mienzu l’arina, pani callu e paparina.
La notte di Natale è nato il Redentore
è nato nella sabbia, pane caldo e papaverina.


Cummari l’atu vistu la mè gatta
ca s’à manciatu nna pirnici cotta.
Sta gattareddra ,quant’era beddra
nisci’ d’aura e nun la vitti cchiu’.
Avia lu mantu niuru tacchiatu,
lu pilu finu ca nun ci n’è cchiu’,
l’uocchi celesti e lu nasu scacciatu
e lu mussiddru a cucurucu’.
Sta gattareddra quant’era beddra,
 nisci’ d’aura e nun la vitti cchiu’.
Comare avete visto la mia gatta
 ha mangiato una pernice cotta.
Questa gattina com’era bella,
è uscita presto e non l’ho vista piu’.
Aveva il manto nero chiazzato,
il pelo fine come non c’è piu’,
gli occhi celesti e il naso schiacciato
ed il musetto a cucurucu’.
Quant’era bella la gattarella,
è uscita presto e non l’ho vista piu’.
----------------------------------------

Tirilliliu –hella
E dammu a tutti –hella
picciuli e ranni-hella
stu carcaruni-ah

E l’amma fari-hella
luongu e pulitu-hella
tunnu e quatratu-hella
stu carcaruni-ah

Ci l’amma fari –hella
a lu zì Peppi-hella
stu carcaruni-hella
ci l’amma fari-ah


Carusi,carusi-hella
Ci l’amma fari-hella
A tutti quanti-hella
ci l’amma fari –ah.
Intraducibile.


MIMIDDRA LUMIA

-“Mamma cchi scrusciu sientu
scrusciu di carruzzinu,

mamma ca passa Ginu
facitulu acchianà”

-“Sa benedica soggira-
-“E chi vinisci a fari?-

-Iu vinni ppi Mimiddra
si mi  la voli dari”-

-“Vattinni babbasuni
va’ ‘nsignati a parlari,

si veni lu baruni
ti fazzu abbastunari.”-

So’ matri l’ammazzava
so’ patri la pilava,

lu frati a lu balcuni
ppi vidiri si ascutava.

Finesci e finisceddri
tutti li chiuiva,

una ci nni grapiva
ppi farla suspirà.

Doppu du misi e jorna
passà di chiddra strata,

spiannu ppi Mimiddra
-“è sutta la balata”-

-“Ti prieiu sacristanu
grapi sa surbitura,

quantu la chianciu ‘n’ura
‘n’ura di veru cor”-

Oh Diu s’avissi un lapisu
scrivissi ‘na scrittura

cu passa la liggissi
la mà tristi vintura”-

Talia cchi beddra giuvini
jttata a l’abbannunu,

li viermi si la mancianu
li surci su’ patrona.

Lu principi Lumia
ccu ‘nà figlia c’ avia,
la ficiru murì.

Mamma sento rumore,
rumore di ruote di carrozza,
mamma passa Gino
fatelo salire.
-Mi benedica suocera-
-che sei venuto a fare-
-sono venuto per Mimì
se me la volete dare-
-Vattene sciocco,
impara a parlare,
se viene il barone
ti faccio bastonare-
Sua madre l’ammazzava,
suo padre la pelava,
il fratello al balcone
faceva la guardia.
Finestre e finestrine
tutte le chiudeva,
gliene apriva una
per farla respirare.
Dopo due mesi e giorni
passa da quella strada
chiede di Mimi’
-è sotto una lapide-.
-Ti prego sacrestano
apri la serratura,
perché la possa piangere un’ora,
un’ora di vero cuore.
-O Dio, se avessi un lapis
comporrei uno scritto
perché ognuno che passa
possa leggere la mia cara sventura-
Guarda che bella giovane
buttata all’abbandono
i vermi se la mangiano
i topi sono padroni.
Il principe Lumia
con una figlia che aveva
l’ha fatta morire di crepacuore.






LA CONTA
Pala,paletta,signora,cummari,
àvi nna figlia ca sapi jucari,
sapi jucari a lu trentatré
unu, dui e tri……
Pala,paletta,signora,comare,
ho una figlia che sa giocare,
sa giocare a trentatré, uno ,due  e tre…….


Trenta quaranta
Tuttu lu munnu canta,
lassatilu cantari
ca sapi jucari,
sapi jucari a lu trentatrì
unu,dui e tri.
Trenta quaranta
 tutto il mondo canta
lasciamolo cantare
che sa giocare
sa giocare al trentatre’
uno, due e tre……


Cutugnu, cutugnu
 a cu lu dugnu un pugnu,
lu dugnu a mà cummari
 ca sapi jucari,
sapi jucari a lu trentatri,
unu,dui e tri……..
Cotogna cotogna
A chi lo do un pugno
Lo do a mia comare
Che sa giocare,
sa giocare al trentatré
uno,due e tre………
--------------------------------
Si nun è Luca è sancisuca
si nun è chi rapimi chi
rapimi chi
Se non è
Luca è sanguisuga
Se non è questo,
aprimi quello
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LI CUNTA

Si cunta e si racconta a la presenza di Vuatri nobili signori
ca c’era ‘na vota c’era……….
Un re,un pupu e un nanu,scuparu la chiesa e truvaru un granu,
stu re,stu pupu e stu nanu,
si sciarriaru ppi stu binidittu granu.
Si conta e si racconta alla presenza di voi nobili signori
che c’era una volta c’era
un re,un pupo e un nano
Hanno scopato la chiesa e hanno trovato un soldo
questo re,questo pupo e questo nano
hanno litigato per questo benedetto soldo.


C’era nna vota un varbieri…….
si nun ti piaci ti lu cuntu arrieri…….
C’era una volta un barbiere,
se non ti piace te la racconto di nuovo.


C’era ‘nna vota ‘nna vecchia
ca faciva cazetta,cazetta,cazetta,
ci scappà lu puntu e fini’ lu cuntu……
C’era una volta una vecchia
che faceva calzetta, calzetta, calzetta….
le è scappato il punto
ed è finito il racconto……


UNA TRISTE STORIA D’AMORE
 TRA MOMMINA LA LUMIA E GIACINTO GANGITANO
RICOSTRUITA DA ANNA STINCONE
(Variante della precedente)
                                                                             INSERIRE TRA LE CANZONI
Sintiti chi vi cuntu
chi successi a stu’ paisi
a Mommina La Lumia chi distino ci signà.
A Giacintu Gancitanu nun ci lu vuonnu dà.
Passa e spassa di ddra vaneddra
ppi vidiri a Mommina
amuri miu quantu si beddra.
“Mamma chi scrusciu sientu
scrusciu di carruzzinu,
mamma cà passa Ginu,
facitilu acchianà.
”Vattinni vastasuna,
và ‘nsignati a parlari,
si veni lu baruni,
ti piglia a bastunati
si viennu li tò frati,
ti piglianu a pidati”.
“Sabbenedica soggira”
“Chi binisti a fari”
“Iu vinni ppi Mommina,
si mi la vori dari”.
“Vattinni vastasuni,
nun è cosa ppi ttia,
vattinni di nni mia,
e nun viniri cchiu’”.
O Diu,chi gran spurtuna,
avi stà donna amata,
ccu corli e scussuna
la fannu cadiri malata.
Doppu tri misi e jorna
passà di chiddra strata
s’ mporma di Mommina
“E’ sutta la balata”
“’Mpaiati ssà carrozza
china di rosi e fiuri
cà abbedi vastunati
 la ficiru muriri.
Lu misi ogni tantu
vai a lu campusantu,
‘m’inginuocchiu e chianciu
ppi tia can nun ci si cchiu’.
Li viermi si la mancianu
Li surci su patrona.
O Diu chi baddra giovini
ittata a la svintura,
quannu ittava lu piduzzu,
lu jttava chianu,chianu,,
a la spaddra di Gangitanu
nna rosa ci avia a pariri.
Ora a tutti patri e matri
nna cosa raccumannu,
a l’amuri nun si cumanna
a li figli ci ata dari
 a cu voli lu so cori.


Preghiera per la “Pesa”( trebbiatura  )         INSERIRE TRA LE PREGHIERE

Ludammu lu Signori e san Giuvanni……..
Ca nni scansa di li piriculi e di li mali compagni……

Ludammu a li santi ‘nsemmula
ca nni scansa di li ferra e di li pidati di li muli
.
Pisa,pisa mula beddra
ca  nna mmà llibirtari primu ca lu suli coddra.

Ludammu a san Giseppi,
a lu vicchiarieddru
ca porta la lancia e lu martieddru.

Vola, vola mula beddra,
comu s’avissitu dù ali,
se no passa e mi l’arrobba la mariola.

Ludammu a tutti li santi
e l’ancili alati
gluriammu lu Paradisu e la Trinitati.

Salutammo a Santu Decu
ca di Caniattì è prutitturi
A San Calò di Naru.
Ludammu a Maria di lu Carmini tutti l’uri.

Viva Maria, bianca e ‘Mmaculata
Ch’è beddra comu nna zita quannu si marita.

Pisa,pisa mula beddra
Ca è scuru e n’aviemmu ancora……..

Lu matinu c’affaccia lu suli
e veni lu vientu  cu la tridenta
jttammu paglia fora.

Lodiamo il Signore e Sangiovanni……
Che ci scansino dai pericoli e dai cattivi compagni
.
Lodiamoli insieme
perché ci scansino dagli zoccoli e dai calci della  mula.

Pesa,pesa bella mula
dobbiamo finire prima del tramonto,.

Lodiamo san Giuseppe
il caro vecchierello
che porta la lancia e il martello.

Vola,vola,bella mula
come se avessi due ali,
altrimenti il mariolo che passa
mi ruba il raccolto.

Lodiamo tutti i Santi e gli angeli alati,
glorifichiamo il Paradiso e la Trinità.

Salutiamo S.Diego che è protettore di Canicattì
San Calogero di Naro,
lodiamo la Madonna del Carmelo a tutte l’ore.

Viva Maria, bianca e Immacolata
 bella come una sposa a nozze

Pesa, pesa bella mula
sta facendo buio e c’è ancora lavoro….

Riprenderemo domani mattina
appena spunta il sole e arriva il vento
 col tridente butteremo fuori la paglia.

1 commento:

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