GIOVANNI TESE', Da Palermo a Naro, a Siviglia: una testimonianza pubblica di fede per l’Immacolata Madre Santissima del Lume

Conferenza inaugurale nell’ambito dell’Esposizione Mariana “Ave Madre de la Luz”.  Siviglia 27 maggio- 5 giugno 2011








Potere essere qui con Voi - nella “Terra di Maria”, nella bellissima Siviglia, la città Mariana per antonomasia - per celebrare e ringraziare insieme, anche in quest’occasione, la Vergine Santissima, la Madre Santissima del Lume, è per me un grandissimo onore e una gioia davvero inesprimibile.

A Voi tutti, alle Autorità civili e religiose presenti, agli organizzatori, ai rappresentanti della Hermandad de la Carretería, della Confraternita Madre del Lume al Noviziato di Palermo e della Hermandad de la Virgen de la Luz de San Esteban, ai patrocinatori ed in particolare al Consolato d’Italia in Siviglia rappresentato quì dall’ Eccellentissimo Signor Cònsole Avvocato Josè Carlos Ruiz-Berdejo y Sigurtà, alla Real Maestranza di Caltanissetta quì rappresentata dall’instancabile Gianni Gerlando Taibi, alla Provincia Regionale e alla Città di Caltanissetta e al Cìrculo Mercantil e Industrial de Sevilla rappresentato quì dal Directivo Delegado AA. CC. y Sociales Don Pràxedes Sànchez Vicente, sento il dovere, anche a nome di Don Marco Vella parroco della Beata Maria Vergine del Lume di Naro, di rivolgere un plauso ed al tempo stesso un vivo ringraziamento per lo straordinario evento promosso in onore della «Madre de la Luz».

Mi sia consentito, però, rivolgere un particolare caloroso affettuoso ringraziamento al Nostro monsignor Giovanni Lanzafame di Bartolo, non soltanto per avermi dato l’onore di tenere insieme a Lui questa conferenza inaugurale, ma soprattutto perché con la sua parola dotta, sapiente e appassionata, riesce sempre ed in ogni occasione ad infiammare l’anima e il cuore di ciascuno di noi, per la Nostra Mamma Celeste, per l’Immacolata Concezione, per la Madre Santissima del Lume.

Grazie, padre Gianni!

Il mio intervento questa sera vuole essere soprattutto una “Testimonianza pubblica di fede”, per l’Immacolata Madre Santissima del Lume apparsa a Palermo il 21 novembre 1722 - giornata che la Chiesa dedica al ricordo della “Presentazione” della Beata Vergine Maria al Tempio - nella chiesa San Stanislao Kostka al Noviziato dei Padri Gesuiti in Palermo e che da lì, come ci ricordava padre Gianni, tanto il titolo e l’immagine quanto il culto e la devozione si sono irradiati in ogni angolo del pianeta ad opera prevalentemente dei seguaci di sant’Ignazio di Loyola.

Oggi noi tutti - chi proveniente dalla Sicilia «feudo di Maria» e chi trovandosi in Andalusia «terra di Maria», due terre idealmente unite da uno straordinario «ponte Mariano» - siamo qui, quali umili strumenti della Regina del Mondo, a rendere una testimonianza pubblica di fede alla Madre Santissima del Lume.

Suor Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein - proclamata santa nel 1998 e successivamente compatrona d’Europa dal compianto Beato Giovanni Paolo II - soleva dire che è «una grazia grande» potere essere eletti a diventare strumenti della Vergine Santissima.

Anche noi, penso che dovremo rendere grazie, con cuore sincero, alla Mamma Celeste ove anche oggi, in un modo o in un altro, potessimo diventare anche un minimo strumento della Mamma di Dio.

Ci siamo mai chiesti cosa sarebbe la vita di ciascuno di noi senza Maria?

Ahimè, ahinoi, credo che la nostra vita senza il Suo amore sarebbe terribilmente arida, fredda, gelida e soprattutto sarebbe sicuramente lontana da Gesù.

Si perché  é  Maria che ci conduce a Gesù: « Ad Eum per Eam.»
E senza Gesù, senza Dio, lontano da Dio - specie oggi in un periodo in cui tutto è mercificato, inselvatichito, in cui l’irresponsabilità, l’egoismo e l’individualismo prevalgano su tutto e su tutti - «l’uomo non sa dove andare e non riesce a comprendere chi egli sia». «Lontano da Dio, l’uomo è inquieto e malato». Così ci ammonisce Benedetto XVI nella Sua enciclica Caritas in Veritate e nello stesso tempo, però, ci tranquillizza precisando che solo «Dio ci dà la forza di lottare e di soffrire per amore del bene comune, perché Egli è il nostro Tutto, la nostra speranza più grande», la nostra salvezza.

In tutto questo è fondamentale l’opera di Maria Santissima, Concepita senza peccato, Vergine e Madre, Regina della pace, Corredentrice del genere umano, Cooperatrice all’opera salvifica del Divino Redentore Gesù Cristo.

«Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola» (Lc.1,38). Con questa straordinaria espressione colma di fede, Maria di Nazareth rispose all’offerta divina di diventare la Madre di Gesù Cristo, l’unigenito Figlio di Dio.

È proprio grazie a quel «» convinto e generoso della Vergine Santissima che il piano di salvezza del Creatore a favore di tutta l’umanità peccatrice, può realizzarsi.

Con Maria, la Madre di Gesù, pertanto, la storia dell’umanità è profondamente cambiata e sono convinto che ciascuno di noi potrà dare un senso vero alla propria vita solo quando avrà conosciuto e compreso l’immensità e la potenza del suo amore per l’intera umanità.

Ecco perché, specie dal Concilio di Efeso la devozione tributata alla “Madre del Figlio di Dio”, si è diffusa senza soste e il nome di Maria Vergine e Madre è invocato in ogni occasione: a consolatrice nei periodi di sconforto, a guida nei momenti di smarrimento, a conciliatrice del perdono di Dio e a suprema difesa dal nemico nell’ora della morte.
Anche i titoli dedicati alla Regina dell’universo sono innumerevoli e tra tutti - pur nella consapevolezza che si tratti sempre della stessa ed unica Madre di Dio - sicuramente significativo è il titolo di “Madre Santissima del Lume”.

Cominciai a studiare l’iconografia, l’iconologia, il significato teologico, il messaggio Mariano e le origini della diffusione del culto nel mondo della Mamma Celeste sotto il titolo di Madre Santissima del Lume alcuni anni fa, allorquando mi fu chiesto di svolgere una relazione sulla Madonna del Lume di Naro, la mia città natale, una splendida cittadina barocca in provincia di Agrigento.

Invero a Naro abbiamo un bellissimo complesso statuario della Madonna del Lume e l’unica parrocchia dedicata alla Beata Maria Vergine del Lume di tutta l’arcidiocesi di Agrigento.

Le poche fonti al riguardo, m’inducevano a sottrarmi all’incombenza, tuttavia non seppi dir di no!

Per cominciare a predisporre la mia relazione per prima cosa mi recai nella chiesa a Lei dedicata a Naro.

Ricordo che era un pomeriggio d’agosto dell’anno 2009. Entrato in chiesa mi sedetti e cominciai a osservare l’interno e soprattutto ad ammirare lo straordinario complesso statuario della Madonna del Lume posto in una nicchia ricavata nella parete di fondo del catino absidale.

Tante volte avevo visto quella statua, tante volte ero stato in quella chiesa.
Mai mi ero soffermato, però, ad ammirarla, a osservarla con interesse e a studiarla, avevo sempre guardato con molta superficialità. In quell’occasione, invece, cominciai a vedere tanto la chiesa quanto lo straordinario complesso statuario in modo completamente diverso; con altri occhi.

La piccola chiesa, riconducibile al modello “povero” ad aula, fu costruita nel 1737-38. Sono rispettati, però, i criteri di funzionalità e di economicità sia per quanto attiene l’organizzazione dello spazio sia per mantenere uno spirito di essenzialità, di povertà, di umiltà e soprattutto per favorire la meditazione, l’interiorità e la spiritualità.

Per com’è tenuta e curata la chiesa di Naro è un gioiello straordinario che invita al raccoglimento e alla preghiera. Così ho visto e percepito in quel pomeriggio d’agosto la bellissima chiesetta della Madonna del Lume di Naro.

Ciò che mi ha colpito più di ogni cosa è stato ed è lo straordinario complesso statuario della Madonna del Lume, pure del 1737-38, e soprattutto il tema iconografico ed il messaggio Mariano.

E da quel pomeriggio cominciai i miei studi per la Madre Santissima del Lume di Naro che, passo dopo passo, dagli aspetti meramente locali si sono estesi inevitabilmente e doverosamente a quelli più globali.

Tutto, spesse volte, nasce per caso; o almeno noi miseri figli Eva pensiamo che così sia.

È proprio vero comunque che il «cammino si apre andando», tanto per usare un’espressione francescana. E dalla relazione sulla Madre Santissima del Lume di Naro, come umili strumenti di Maria, eccoci qua!

Cominciai a consultare fonti edite e inedite, documenti pubblici e privati, a intervistare persone, cercare immagini, visitare chiese, studiare dipinti, affreschi, statue e quant’altro.

Ogni giorno è stata una nuova scoperta, ogni giorno ho appreso una storia nuova, una nuova leggenda, un nuovo mistero, ogni giorno ho scoperto una nuova immagine, ma soprattutto posso dirVi che ogni giorno, con un crescendo senza fine, la mia devozione per la Madre Santissima del Lume è diventata sempre più grande.

Ottenute le notizie preliminari e necessarie, per prima cosa ho sentito il bisogno di recarmi a Palermo, come in pellegrinaggio, nella chiesa San Stanislao Kostka dove la Madonna apparve in quel lontano 21 novembre 1722 alla pia veggente principessa di Favara. E poi andai a Porticello, a Palazzo Adriano paese natale dei fratelli Giovanni Antonio e Ignazio Maria Genovese, a Linéra, a Catania, a Caltanissetta, a Mussomeli, a San Cataldo, ad Avola, a Comiso, ad Alcamo, a Salemi, a Trapani, a Castellammare del Golfo, a Ragusa, a Siracusa, a Bivona, a Santo Stefano Quisquina, a San Giovanni Gemini, a Cammarata, a Canicattì, a Licata, a Racalmuto, ad Agrigento ed in tanti, tantissimi paesi e città della Sicilia dove i gesuiti, partendo da Palermo, hanno portato ogni sorta di immagine della Madonna del Lume e soprattutto ne hanno diffuso il culto e la devozione.

Mi sono confrontato con cultori e studiosi della Madonna del Lume, primo fra tutti il nostro Maestro Don Gianni Lanzafame, con tantissimi in Italia, negli Stati Uniti d’America, in America Latina, in Spagna, e nelle Filippine specie a Cainta ove il culto per la “Virgen de la Luz” è davvero straordinario.

Furono i padri gesuiti, e tra questi sicuramente padre Giovanni Antonio  Genovese e il fratello Giuseppe Ignazio Maria, con i loro scritti, con le loro pubblicazioni e con le loro sentite predicazioni a propagare e consolidare la devozione per la Madre Santissima del Lume in ogni parte del mondo, in Italia, in Messico, nell’America latina, negli U.S.A., nelle Filippine, in Spagna.

Mi piace ricordare anche il gesuita padre Lucas Rincon che nel 1737 pubblicò in Messico con il titolo «Antidoto contra todo mal» la traduzione dell’opera attribuita a padre Giovanni Antonio Genovese “La Divozione di Maria SS. del Lume” e il teologo Josè de Tobar che nel 1751 pubblicò a Madrid un importante libro dal titolo “Invocation de Nuestra Señora con el titulo de Madre Santìssima de la Luz” nel quale sono spiegati sia le numerose apparizioni della Beata Vergine del Lume sia i tanti prodigi e miracoli ottenuti per Sua intercessione.

Ricordo ancora il padre gesuita Diego de Rivera che nel Collegio Imperiale di Madrid, nell’agosto del 1754 in occasione dell’inaugurazione dell’altare dedicato alla Madonna del Lume, pronunciò uno straordinario sermone con il quale stigmatizzava le idee illuministiche e anticristiane che già nella prima metà del XVIII secolo cominciavano a diffondersi in tutta Europa e nello stesso tempo indicava nella Madre della Luce, la Madre di Gesù, vero Dio e vero uomo, l’unica vera ed autentica «Luce» che «dissipa le tenebre della notte».

Allo stesso tempo credo sia doveroso ricordare che il culto per la Madonna del Lume ha dovuto sopportare, sia direttamente sia indirettamente, le ripercussioni degli attacchi alla Compagnia di Gesù che nel tempo ha subito in ogni parte del mondo.

Vorrei poterVi parlare a lungo di questa mia straordinaria esperienza ma la tirannia del tempo m’impone di limitare al massimo i tempi del mio intervento per cui desidero soffermarmi, brevemente, solo su due aspetti, credo significativi, che offro alla Vostra riflessione.

Il primo, in tre punti, riguarda la Madonna del Lume della mia città, Naro.

Se in ogni parte del mondo le immagini, il titolo e il culto per la Madre Santissima del Lume furono diffusi dai padri gesuiti, così non fu per Naro.

A Naro, infatti, come già ricordato, la chiesa dedicata alla Madonna del Lume fu edificata tra il 1737 e il 1738 - appena tre lustri dopo la miracolosa apparizione di Palermo e negli anni in cui il Papa Clemente XII con il Breve Apostolico del 3 luglio 1737 ne fissava il giorno della festa e ne autorizzava il culto e con altro Breve Apostolico del 6 febbraio 1738 lo stesso Pontefice ne approvava ufficialmente il culto - per opera di un padre francescano: padre Giovanni Battista Timpanaro, che ne favorì e ne diffuse il culto e ciò, nonostante che a Naro vi fosse stata una forte, attiva e rilevante presenza di gesuiti, anche nel tempo in cui fu edificata la chiesa e realizzato il complesso scultoreo.

Certo la circostanza che a diffondere il culto a Naro fosse stato un padre francescano non può meravigliare più di tanto ove si consideri che allorquando, nel 1733, si sviluppò la “querelle” ermeneutica e teologica sull’immagine e sul titolo della Madre Santissima del Lume, fu proprio l’intervento illuminante di un frate francescano a contribuire a dirimere la questione che culminò con l’autorizzazione del Papa al culto per la Madonna del Lume.

L’altro punto riguardante sempre la Madonna del Lume di Naro è dato dal fatto che in moltissimi centri l’immagine che si venera è di solito un dipinto ovvero un dipinto e una statua, e comunque in ogni caso c’è sempre un dipinto; a Naro, invece, oltre alla chiesa e all’intitolazione della strada ove è ubicata la chiesa stessa, abbiamo solo il pregevole complesso statuario e nulla di più.

 Meraviglia il fatto che Naro, pur ricchissima di pregevoli opere d’arte, non abbia alcun dipinto o affresco raffigurante la Madonna del Lume e ciò diversamente da tantissime altre località.

Non è superfluo infine evidenziare che in tante città come Palermo, Porticello, Melara, Linèra e così via le chiese dedicate alla Madonna del Lume si trovino nei centri urbani, mentre a Naro la chiesa è stata costruita in un luogo periferico, di morte, di pene e di tormenti: il lazzaretto.  La chiesa di Naro, infatti, é nota anche con il nome di “Maria SS. del Lume nel Lazzaretto”.

L’altro aspetto che desidero offrire alla Vostra riflessione riguarda sia il messaggio Mariano sia il tema iconografico e iconologico della Madre Santissima del Lume che ci aiuta a comprendere il senso della nostra vita, della nostra fede, delle nostre speranze e soprattutto del dramma di ciascuno di noi riguardo al mistero della salvezza.

Le immagini della “Madre Santissima del Lume”, splendido titolo con il quale la stessa Vergine ha chiesto alla pia veggente di essere invocata sono innumerevoli ma il tema iconografico è sostanzialmente identico, eccezion fatta per qualche particolare, variante o aggiunta che comunque non ne alterano né il significato teologico né tampoco il messaggio Mariano.

La Vergine Santissima con Gesù Bambino in braccio, un angelo che tiene un cestello pieno dei cuori dei peccatori salvati o da salvare, una schiera di angeli che reggono una corona sul capo della Vergine, un giovane “peccatore” trattenuto dalla Madonna per un braccio, un dragone ovvero una testa demoniaca con le fauci spalancate ovvero in altre immagini fiamme di fuoco, sono i soggetti dell’iconografia del Lume.

Non c’è statua, dipinto, affresco o stampa in cui il volto della Madre di Dio non appaia radioso e sereno, anche se traspare una velata e impercettibile mestizia. I suoi occhi sembrano guardare lontano, in realtà sono diretti verso di noi e sembra che ci rivolgano un amorevole e accorato materno invito: «Destatevi dai morti. Ma non abbiate paura, aprite i vostri cuori al mio diletto figlio Cristo Gesù, è Lui la Luce del mondo, seguitelo e non camminerete più nelle tenebre e avrete la luce della vita».
In quasi tutte le opere d’arte raffiguranti la Madonna del Lume è ben visibile sulla spalla destra e sul collo della Vergine una massa sciolta e ondulata di capelli che Le conferisce una bellezza straordinaria e celestiale.

Due angioletti reggono alta sul capo della Madre di Dio una corona colore oro, simbolo dello splendore solare e segno di regalità. La Madonna è la Regina del Cielo. Il centro del programma iconografico è rappresentato da Gesù Bambino e dalla Vergine Santa che lo tiene sul braccio sinistro. Nostro Signore tiene in mano il cuore degli uomini e la Madre di Gesù, Madre del Lume, discreta ma decisa, coopera per la salvezza dell’uomo.

Il volto di Gesù Bambino come quello della Vergine è radioso e sereno, i suoi occhi sono rivolti verso il mondo, verso ciascuno di noi per guidarci e per redimerci. Gesù Bambino veste una semplice e umile tunichetta, bianca in molte immagini e rossa in altre, e ciò per indicare forza, splendore, regalità e soprattutto la Sua divinità. Il Bambino, in alcune raffigurazioni tiene due cuori, in altre solo uno, che sembra prendere da un cestello tenuto da un angelo, «cistoforo», inginocchiato ai suoi piedi. In qualche immagine il Bambino Gesù sembra che i cuori non li prenda, ma li posi dentro il cestello.

 I cuori rappresentano quelli dei «peccatori» salvati da Dio con l’ausilio dell’opera cooperatrice e corredentrice della Mamma Celeste.

I colori della veste dell’angelo in alcune icone, come in quella di Melara, sono il bianco simbolo della “Fede” e il rosso simbolo della “Carità”, ossia due dei tre pilastri fondamentali dell’esperienza cristiana.

Nella statua di Naro e in quella della Patrona del Noviziato di Palermo, invece, sia prima che dopo i restauri, nella veste dell’angelo è fortemente evidenziato il colore verde, simbolo della “Speranza”, quella “«Grande Speranza Cristiana” terzo e fondamentale pilastro per ogni autentico cristiano.

In molte immagini il cestello sorretto dall’angelo è di vinchi, un materiale povero che simboleggia l’umiltà. Gli altri nove angioletti, dodici di pertinenza della statua di Naro, sono raffigurati ognuno da una deliziosa testina tra due piccole ali spiegate.

Lo schema iconografico del Lume si completa con la figura simbolicamente più vicina a ciascuno di noi. È l’immagine di “un’anima”, di un “giovane peccatore”, coperto solo da un drappo che gli avvolge la spalla e il bacino, mentre sta per precipitare nelle fiamme dell’inferno o, come raffigurato in tantissime immagini, mentre sta per essere divorato dalla bocca vorace di Belzebù, che rappresenta le porte dell’inferno.

L’immagine di “quest’anima” di questo “giovane peccatore” non può lasciarci indifferenti, è una figura che ci spinge a meditare e in cui ciascuno di noi vi si può rispecchiare. In essa é rappresentato ogni essere umano che vuole salvarsi ed a cui non bastano però solo le opere buone e giuste, anche se necessarie e indispensabili, per poter vincere il male.

Per raggiungere la salvezza occorre anche la Fede, la Speranza, la Carità, la Grazia di Dio.

Il volto del “giovane peccatore” nell’iconografia del Lume paradossalmente è sereno. Eppure sotto di lui l’inferno è pronto a inghiottirlo. Ma egli ha la fede, quella fede capace di trasportare anche le montagne (Marco 11,23), egli non rimane in attesa che «le prove di Dio gli piovano addosso», egli guarda con fiducia, con la mente e il cuore sinceramente predisposti verso la Madre Santissima e il Suo divin Figlio, egli ha fiducia e speranza che la Carità e la Grazia di Dio non lo abbandoneranno, egli alza con fede il suo braccio sinistro e si lascia prendere fiducioso dalla Vergine, Cooperatrice e Corredentrice, che con la mano destra lo trattiene con fermezza e maestosità e lo solleva verso la salvezza.

 Quest’immagine ci ricorda in modo chiaro e inequivocabile, quindi, che solo con la fede, la speranza, la carità, l’amore, la grazia e l’aiuto divino con la cooperazione della Madre Santissima si può vincere la “lotta” e ci si può salvare.

La simbolica immagine del “peccatore” salvato da Dio, con l’ausilio della Vergine Maria, dal precipitare nel fuoco dell’inferno, così come rappresentata nell’iconografia del Lume, mi riporta alla mente il modo semplice ed efficace con il quale il cardinale Ravasi ha sintetizzato la teologia dell’Apostolo Paolo.

 L’autorevole biblista afferma testualmente: «Affronto questo compito servendomi di quattro parole greche. Prima parola: noi uomini e donne siamo «sàrx», ossia carne. Qui «sàrx», per usare un’immagine, è come l’essere sulle sabbie mobili del male; l’uomo ha radicalmente dentro di sé il germe del male e lentamente sprofonda nell’abisso e nel silenzio del male. Ma ecco che l’uomo compie un’azione spontanea, come per chi si trova in una palude: alzare le mani per cercare di salvarsi. Questo tentativo di autosalvazione è il «nomos», la legge, cioè le opere che l’uomo mette in atto. È questo il secondo vocabolo paolino fondamentale. In esso sono compresi l’apparente amore e le opere di carità e di giustizia che l’uomo compie da sé, che escono dal suo cuore e dal suo grembo, pur continuando ad agitarsi e sprofondare via via. «Sàrx», «Nomos» da soli non bastano.  Dall’alto, nella luce, da una roccia salda si stende una mano forte e sicura, la mano di Dio - che si serve anche dell’opera corredentrice della Vergine e Madre n.d.a - la «chàris» che è la grazia, la liberazione, la salvezza. È questo il terzo termine paolino capitale. Noi dobbiamo soltanto allargare le braccia, lasciarci catturare da quella mano. E l’essere catturati da questa mano senza esitazioni è la «pìstis», la fede, e questa é l’ultima parola che volevo proporre. In sintesi estrema, l’avventura dell’esperienza cristiana consiste da una parte in una fiera ed aspra consapevolezza del nostro dramma, della nostra tragedia e dall’altra parte è la possibilità di una grandezza suprema perché c’è una «chàris» che si stende verso di noi purché noi abbiamo a lasciarci avvolgere dalla sua forza salvifica. Il legame tra queste parole è molto stretto; esse si riconducono al tema della carità, alla carità di Dio come uno dei nodi centrali della predicazione di Paolo».

Non penso di azzardare tanto nel sostenere che lo spessore teologico di Paolo, così come in sintesi ricostruito dal Cardinale Gianfranco Ravasi, possa trovare un significativo supporto nel tema iconologico e iconografico del Lume, con l’unica variante, credo teologicamente corretta, che la «mano forte e sicura, la mano di Dio»  viene cooperata e supportata dalla mano ferma e decisa della Madre Santissima del Lume, mediatrice di grazie e corredentrice dell’umanità debole e peccatrice.

In conclusione il tema iconografico della Madonna del Lume, correttamente interpretato, ha uno straordinario valore dogmatico e teologico e ben può rappresentare sicuramente la vita di ogni essere umano in continua lotta per la salvezza.

Sono trascorsi oltre due mila anni da quando la Madre di Dio, invocata in ogni parte del pianeta con i titoli più splendidi e anche con quello di Madre Santissima del Lume, ci ricorda di «non avere paura» e ci incoraggia rassicurandoci che non ci abbandonerà mai, che è sempre pronta a raccogliere il nostro anelito di fede e di speranza ed a prenderci per mano sia per far si che in questo viaggio terreno il «sogno» di un «mondo senza più violenza, ma caratterizzato dalla giustizia e dalla speranza» possa diventare realtà, sia perché  alla fine della nostra giornata terrena, Lei, l’Augusta Regina del Cielo, Guardia dell’Umanità ci condurrà da Lui, la Via, la Verità e la Vita, il Dio vivente, nostro Gesù «Luce del mondo» che splende nelle tenebre e che vincerà su ogni male. 

Grazie a tutti per l’attenzione che mi avete dedicato e mi sia consentito di poter dire con cuore pieno di gioia: Viva la Sicilia Feudo di Maria, Viva la Spagna la Terra di Maria, Viva Siviglia Città Mariana per antonomasia, Viva la Madre Santissima del Lume.

Siviglia 27 maggio 2011

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De Palermo a Naro, a Sevilla: un testimonio público de fe a la Inmaculada  Madre Santísima de la Luz”*
de Giovanni Tesè

Estar aquí con ustedes - en la “Tierra de María”, en la hermosa Sevilla, la ciudad Mariana por excelencia - para celebrar y agradecer  juntos, también en esta ocasión, a la Santísima Virgen, la Madre Santísima de la Luz, es para mí un gran honor y una inexpresable alegría.
A todos ustedes, a las autoridades civiles y religiosas presentes, a los organizadores, a los representantes de la Hermandad de la Carretería, de la Hermandad Madre del Lume al Noviziato de Palermo y de la Hermandad de la Virgen de la Luz de San Esteban,  a los patrocinadores y en particular al Consulado de Italia en Sevilla, representado aquí por el Excelentísimo señor Cónsul Abogado Don José Carlos Ruiz-Berdejo y Sigurtá, a la Real Maestranza de Caltanissetta, representada aquí por el incansable Gianni Gerlando Taibi, a la Provincia Regional y a la ciudad de Caltanissetta, al Círculo Mercantil e Industrial de Sevilla, representado aquí por el Directivo Delegado AA. CC. y Sociales Don Práxedes Sánchez Vicente, siento el deber – también de parte de Don Marco Vella, párroco de la Santísima Virgen María de la Luz de Naro – de dirigir un elogio y a la vez un profundo agradecimiento por este evento extraordinario, patrocinado en honor a la “Madre de la Luz”.
Permítanme, sin embargo, dirigir un agradecimiento especial a nuestro Monseñor Giovanni Lanzafame di Bartolo, no sólo por darme el honor de celebrar esta conferencia de apertura con él, sino también porque con su palabra erudita, sabia y apasionada siempre logra inflamar el alma y el corazón de cada uno de nosotros hacia nuestra Madre Celestialla Inmaculada ConcepciónMadre Santísima de la luz.
 ¡Gracias padre Gianni!
Mi discurso de esta noche es antes de todo un “Testimonio público de fe” a la Inmaculada Madre Santísima de la Luz, aparecida en Palermo el 21 de noviembre 1722 - día que la Iglesia dedica al recuerdo de la “Presentación” de la Santísima Virgen María en el Templo – en la iglesia de San Estanislao Kostka, en el Noviciado de los Padres Jesuitas en Palermo, y que a partir de allí, como padre Gianni nos ha recordado, tanto el título y la imagen, como el culto y la devoción fueron difundidos en cada rincón del planeta principalmente por los seguidores de San Ignacio de Loyola.
Hoy todos nosotros –los de Sicilia, “feudo de María” y los de Andalucía, “tierra de María”, dos tierras unidas idealmente por un extraordinario “puente Mariano”- hoy estamos aquí, humildes instrumentos de la Reina del Mundo, para dar un testimonio público de  fe a la Santísima Madre de la Luz.
Edith Stein, llamada Santa Teresa Benedicta de la Cruz –proclamada santa en 1998 y sucesivamente compatrona de Europa por el Beato Juan Pablo II – solía decir que es “una gracia grande” poder ser elegidos como instrumentos de la Santísima Virgen.
Creo que nosotros también deberíamos agradecer con corazón sincero a la Madre Celestial por convertirnos de una manera u otra en un instrumento, aunque sea mínimo, de la Madre de Dios.
¿Nos hemos preguntado cómo sería la vida de cada uno de nosotros sin María?
 ¡Ay! Yo creo que nuestra vida sin Su amor sería terriblemente seca, fría, helada y sobre todo estaría sin duda lejos de Jesús.
 Sí, porque es María que nos conduce a Jesús: “Ad Eum per Eam”.
Y sin Jesús, sin Dios, lejos de Dios -especialmente hoy en un período en que todo está mercantilizado, ensalvajecido, donde la irresponsabilidad, el egoísmo y el individualismo prevalecen sobre todas las cosas y todo el mundo– “el hombre no sabe a dónde ir y no logra entender quién es”. Lejos de Dios, el hombre está inquieto y malado”. Así Benedicto XVI nos advierte en su Encíclica Caritas in veritate y al mismo tiempo, sin embargo, nos tranquiliza precisando que “Dios nos da la fuerza para luchar y sufrir por amor del bien común, porque Él es nuestro Todo, nuestra esperanza más grande”, nuestra salvación.
En todo esto es esencial la obra de María Santísima, Concebida sin pecado, Virgen y Madre, Reina de la paz, Corredentora de la humanidad, Mediadora en la obra salvadora del Divino Salvador Jesucristo.
He aquí la esclava del Señor, hágase en mí según tu palabra” (Lc.1, 38). Con esta extraordinaria expresión llena de fe, María de Nazaret respondió a la oferta divina de convertirse en la Madre de Jesucristo, el Hijo unigénito de Dios.
Es gracias a aquel “Sí” convencido y generoso de la Santísima Virgen que el plan de salvación del Creador para toda la humanidad pecadora puede realizarse.
Por lo tanto, con María, la Madre de Jesús, la historia de la humanidad ha cambiado radicalmente y estoy convencido de que cada uno de nosotros puede dar un verdadero sentido a su propia vida sólo cuando conozca y comprenda la inmensidad y la potencia de su amor por la humanidad entera.
Por eso, especialmente desde el Consejo de Éfeso la devoción a la ”Madre del Hijo de Dios”, se ha extendido sin cesar y el nombre de María Virgen y Madre se invoca en cada ocasión: consoladora en períodos de desaliento, guía en momentos de extravío, conciliadora del perdón de Dios y defensa suprema del enemigo en la hora de la muerte.
Los títulos dedicados a la Reina del universo son innumerables y entre todos -sin dejar de reconocer que Ella es siempre la misma y única Madre de Dios- es muy significativo el título de “Madre Santísima de la Luz”.
Comencé a estudiar la iconografía, la iconología, el sentido teológico, el mensaje Mariano, los orígenes de la difusión del culto en el mundo de la Madre Celestial con el título de Santísima Madre de la Luz hace unos años, cuando me piedieron que escribiera un informe sobre la Virgen de la Luz de Naro, mi ciudad natal, una hermosa pequeña ciudad barroca en la provincia de Agrigento.
De hecho, en Naro tenemos un hermoso complejo estatuario de la Virgen de la Luz  y la única iglesia parroquial dedicada a la santísima María Virgen de la Luz en toda la arquidiócesis de Agrigento.
A pesar de que las pocas fuentes disponibles me inducían a sustraerme a esta incumbencia, ¡no supe decir que no!
Antes de empezar mi informe,  lo primero que hice fue ir a la iglesia dedicada a Ella en Naro.
Recuerdo que era una tarde de agosto de 2009. Una vez dentro de la iglesia, me senté y empecé a observar su interior, y sobre todo a admirar el impresionante complejo estatuario de la Virgen de la Luz, colocado en un nicho tallado en la pared del fondo de la cuenca absidal.
Muchas veces había visto aquella estatua, muchas veces había estado en aquella iglesia. Pero nunca me había detenido a admirarla, a observarla con interés y estudiarla; siempre había mirado con mucha superficialidadEn aquella ocasión, en cambio, empecé a mirar tanto la iglesia como el extraordinario complejo estatuario de manera completamente diferente; con otros ojos.
La pequeña iglesiade modelo “pobre” en  forma de aula, fue construida en 1737 – 1738. De todas formas, se cumplen los criterios de funcionalidad y accesibilidad, tanto en la organización del espacio, como en el espíritu de sencillez, pobrezahumildad y sobre todo de recogimiento, interioridad y espiritualidad.
El cuidado proporcionado a esta iglesia hace de ella una joya extraordinaria, que invita a la meditación y a la oración.
Así vi y sentí aquella tarde de agosto la hermosa iglesia de la Virgen de la Luz de Naro.
Lo que más me impresionó fue -y es todavía- el impresionante complejo estatuario de la Virgen de la Luz, también de 1737-1738, y sobre todo el tema iconográfico y el mensaje Mariano.
A partir de aquella tarde comencé mis estudios sobre la Madre Santísima de la Luz de Naro, que paso a paso se han inevitablemente y necesariamente extendido desde aspectos locales hasta un nivel mundial.
Todo surge por casualidad a menudo; o por lo menos, nosotros, pobres hijos de Eva, así creemos.
Lo que es cierto, sin embargo, es que “el camino se abre andando”, para usar una expresión franciscana. Y a partir del informe sobre la Madre Santísima de la Luz de Naro, como humildes instrumentos de María, ¡aquí estamos!
Empecé a consultar fuentes éditas e inéditas, documentos públicos y privados, a entrevistar a personas, a buscar imágenes, a visitar iglesias, a estudiar pinturas, frescos, estatuas y mucho más.
Cada día un nuevo descubrimiento, una nueva historia, una nueva leyenda, un nuevo misterio, una nueva imagen, pero sobre todo lo que Les puedo decir es que día por día, de manera exponencial, mi devoción a la Santísima Madre de la Luz se ha vuelto cada vez más grande.
Una vez obtenidas las noticias preliminares, antes de todo sentí la necesidad de ir a Palermo, como en peregrinación, a la iglesia de San Estanislao Kostka, donde la Virgen apareció el lejano 21 de noviembre 1722 a la piadosa vidente princesa de Favara. Luego me fui a Porticello, a Palazzo Adriano, lugar de nacimiento de los hermanos Giovanni Antonio e Ignazio Maria Genovese, a Linera, Catania, Caltanissetta, Mussomeli, San Cataldo, Avola, Comiso, Alcamo, Salemi, Trapani, Castellammare del Golfo, Ragusa, Siracusa, Bivona, Santo Stefano Quisquina, San Giovanni Gemini, Cammarata, Canicattì, Licata, Racalmuto, Agrigento, y muchos otros pueblos y ciudades de Sicilia, donde los jesuitas, empezando de Palermo, han traído todo tipo de imagen de la Virgen de la Luz y, sobre todo, han difundido su culto y su devoción.
Luego me confronté con académicos y estudiosos de la Virgen de la Luz, en primer lugar nuestro Maestro don Gianni Lanzafame, con muchísimos en Italia, en los estados Unidos, en América Latina, en España y en Filipinas, especialmente en Cainta, donde el culto a la "Virgen de la Luz" es realmente extraordinario.
Fueron los padres jesuitas y entre ellos sin duda padre Giovanni Antonio Genovese y su hermano Giuseppe Ignazio Maria, con sus escritos, sus publicaciones y sus predicaciones quienes difundieron y fortaleceron la devoción a la Santísima Virgen de la Luz en el mundo, en Italia, en Méjico, en América Latina, en Estados Unidos, en Filipinas, en España. 
Quisiera recordar también al jesuita padre Lucas Rincón, que en 1737 publicó en México con el título de “Antidoto contra todo mal” la traducción de la obra atribuida a padre Giovanni Antonio Genovese, ”La Divozione di Maria SS. del Lume” y al  teólogo José de Tobar, que en 1751 publicó en Madrid un importante libro titulado ”Invocación de Nuestra Señora con el título de Madre Santísima de la Luz” en el que se explican no sólo las muchas apariciones de la Santísima Virgen de la Luz, sino también las muchas maravillas y los milagros obtenidos por Su intercesión.
Además, recuerdo al padre jesuita Diego de Rivera, que en el Colegio Imperial de Madrid, en agosto 1754 por la la inauguración del altar dedicado a la Virgen de la Luzpronunció un sermón extraordinario con el que condenaba las ideas iluministas y anticristianas que ya en la primera mitad del siglo XVIII empezaban a extenderse por toda Europa y al mismo tiempo indicaba la Virgen de la Luz, la Madre de Jesús -verdadero Dios y verdadero hombrecomo la única y verdadera “Luz”, que “disipa la oscuridad de la noche.”
Al mismo tiempo, creo que vale la pena recordar que el culto a laVirgen de la Luz ha sufrido directamente o indirectamente las repercusiones de los ataques que la Compañía de Jesús ha padecido en todo el mundo a lo largo del tiempo.
Me gustaría detenerme sobre mi experiencia extraordinaria, pero la tiranía del tiempo me obliga a minimizar mi intervención; entonces voy a tratar brevemente sólo dos aspectos que me parecen importantes, sobre los que Les invito a reflexionar.
El primero, en tres puntos, se refiere a la Virgen de la Luz de mi ciudad, Naro.
Si en cualquier parte del mundo las imágenes, el título y el culto a la Santísima Virgen de la Luz se difundieron por los padres jesuitas, así no fue en Naro.
En Naro, de hecho, la iglesia dedicada a la Virgen de la Luz fue construida entre 1737 y 1738 - sólo quince años después de la aparición milagrosa de Palermo y en los años durante los cuales Papa Clemente XII, con el Breve Apostólico del 03 de julio 1737 fijaba el día de la fiesta y autorizaba el culto, y con otro Breve Apostólico del 6 de febrero de 1738 el mismo Pontífice adoptaba oficialmente el culto - por un padre franciscano: padre Giovanni Battista Timpanaro, que favoreció y extendió el cultoa pesar de una fuerte, activa y significativa presencia de Jesuítas en Naro, incluso en el momento en que se construyó la iglesia y el complejo estatuario.
Sin embargo la circunstancia que fuera un padre franciscano quien difundiera el culto en Naro no resulta rara, si consideramos que cuando, en 1733,  se desarrolló la controversia hermenéutica y teológica sobre la imagen y el título de la Madre Santísima de la Luzla alumbrante intervención de un fraile franciscano contribuyó a resolver el problema, llegando a la autorización del Papa al culto de la Virgen de la Luz.
El otro punto se refiere también a la Virgen de la Luz de Naro: generalmente, en muchos centros la imagen venerada está compuesta por una pintura o un cuadro y una estatua, y en todos casos está presente una pintura; en cambio, en Naro, además de la Iglesia y la titulación de calle donde está situada no hay nada más que el hermoso complejo estatuario.
Es raro también que Naro, aunque rica de preciosas obras de arteno tenga ninguna pintura o fresco que representen la Virgen de la Luza diferencia de otros sitios.
Por último, quisiera señalar que en muchas ciudades como Palermo, Porticello, Melara, Linèra y otras, las iglesias dedicadas a la Virgen de la Luz están en los centros urbanos; en Naro la iglesia fue construida en un sitio periférico, de muerte, castigos y tormentos: el lazareto. La Iglesia de Naro, de hecho, es también conocida bajo el nombre de Maria SS. del Lume nel Lazzaretto”.
El otro aspecto que Les presento se refiere tanto al mensaje Mariano como al tema iconográfico e iconológico de la Santísima Madre de la Luz, que nos ayuda a comprender el sentido de nuestra vida, de nuestra fe, de nuestras esperanzas y sobre todo del drama de cada uno de nosotros hacia el misterio de la salvación.
Las imágenes de la “Santísima Madre de la Luz” -espléndido título con el que la misma Virgen le pidió a la piadosa vidente que la evocara- son innumerablespero el tema iconográfico suele coincidir, a excepción de algunos particulares, variantes o adiciones que de todas maneras no alteran ni el sentido teológico ni tampoco el mensaje Mariano.
La Santísima Virgen con el Niño Jesús en los brazos, un ángel sujetando una cesta llena de corazones de los pecadores salvados o para salvar, una multitud de ángeles sujetando una corona sobre la cabeza de la Virgen, un joven pecador” sostenido por la Virgen por un brazo, un dragón, o sea una cabeza  demoníaca con las fauces abiertas, y en otras imágenes llamas de fuego, son los temas de la iconografía de la Luz.
No hay estatuapintura, fresco o impresión en que el rostro de la Madre de Dios no aparezca brillante y sereno, aunque se vislumbre  una velada y sutil tristeza. Parece que sus ojos miren lejos, en realidad se dirigen a nosotros, con una invitación amorosa y maternal: Despertad de los muertosNo tengáis miedo, abrid vuestros corazones a mi amado hijo Jesucristo, Él es la Luz del mundo, seguidlo y dejaréis de andar en la oscuridad y tendráis la luz de la vida.”
 En casi todas las obras de arte que representala Virgen de la Luzsobre el hombro derecho y el cuello de la Virgen se ve claramente una masa de pelo suelto onduladoque Le da una belleza extraordinaria y celestial.
Dos ángelitos sujetan sobre la cabeza de la Virgen una corona de oro, símbolo del esplendor solar y signo de realeza. La Virgen es la Reina del Cielo. El centro del programa iconográfico está representado por el Niño Jesús y la Santísima Virgen, que lo sujeta en su brazo izquierdoNuestro Señor tiene en las manos el corazón de los hombres y la madre de Jesús, Madre de la Luz, coopera por la salvación del hombre, a la vez discreta y decidida.
El rostro del Niño Jesús, así como el de la Virgen es radiante y sereno, sus ojos se dirigen al mundo, hacia cada uno de nosotros para guiarnos y  redimirnos. El Niño Jesús viste una humilde y sencilla túnica, blanca en muchas imágenes y roja en otras, y eso para indicar fuerza, esplendor, realeza y especialmente Su divinidad. El Niño, en algunas representaciones sujeta dos corazones, en otras sólo uno, que parece coger de una canasta sujetada por un ángel, “cristoforo”, arrodillado a sus pies. En algunas imágenes el Niño Jesús no parece coger los corazones, sino dejarlos en la canasta.
Los corazones pertenecen a los “pecadores” salvados por Dios, con la ayuda de la obra cooperadora y mediadora de la Madre Celestial.
Los colores del vestido del ángel en algunos iconos -como el de Melara- son el blanco, símbolo de la “Fe” y el rojo, símbolo de la “Caridad” o sea dos de los tres pilares fundamentales de la experiencia cristiana.
En la estatua de Naro y en la estatua de la Patrona del Noviciado de Palermo, en cambio, tanto antes como después de la restauración, en el vestido del angel se destaca el color verde, símbolo de “Esperanza”, la “Gran Esperanza Cristiana” tercer y fundamental pilar de  cada verdadero cristiano.
En muchas imágenes, la canasta sujetada por el ángel  es de paja, material pobre que simboliza la humildad. Los nueve angelitos de la iconografía clásica, doce en la estatua de Naro, están representados en forma de una preciosa cabeza de niño con pequeñas alas.
El esquema iconográfico de la Luz  se completa con la figura simbólicamente más cercana a cada uno de nosotros. Es la imagen de “un alma”, un joven “pecador” cubierto sólo por un paño que le rodea el hombro y la pelvis y está a punto de precipitar en las llamas del infierno, o como se muestra en muchas imágenes, a punto de ser devorado por la boca voraz de Belcebú, que representa las puertas del infierno.
La imagen “de este alma”, de este “joven pecador”, no puede dejarnos indiferentes, es una figura que nos hace meditar y donde cada uno de nosotros se puede reflejar. Esta imagen representa cada ser humano que quiere salvarse y no le bastan sólo las obras buenas y justas -aunque sean necesarias e imprescindibles- para vencer el mal. 
Para lograr la salvación hacen falta también Fe, Esperanza, Caridad, Gracia de Dios.
El rostro del “joven pecador” en la iconografía de la Luz es paradójicamente sereno. Sin embargo, debajo de él el infierno está listo para tragarlo.
Pero él tiene la fe, aquella fe capaz de transportar también las montañas (Marcos 11,23), él no queda a la espera que “las pruebas de Dios le lluevan encima”, él mira con confianza, con la mente y el corazón sinceramente predispuestos hacia la Santísima Virgen y su Hijo divino, él confía y espera que la Caridad y la Gracia de Dios no lo abandonen, él levanta su brazo izquierdo con fe y se deja llevar por la Virgen, Mediadora y Co-Redentora, que con la mano derecha le mantiene y le levanta con firmeza y majestad hacia la salvación.
Esta imagen nos recuerda de manera clara e inequívoca, que sólo mediante la fe, la esperanza, la caridad, el amor, la gracia y la ayuda divina con la mediación de la Santísima Virgen se puede ganar la “lucha” y salvarse.
La imagen simbólica del “pecador” salvado del fuego del infierno por Dios, con la ayuda de la Virgen María, así como representada en la iconografía de la Luz me recuerda la forma sencilla y eficaz por la cual el cardenal Ravasi resumió admirablemente la teología del Apóstol Pablo.
 El erudito bíblico dice textualmente: “Me acerco a esta tarea por medio de cuatro palabras griegas”. Primera palabra: hombres y mujeres somos “sàrx”, o sea carne. En este caso “sàrx”, alegóricamente representa la permanencia en las arenas movedizas del mal; el hombre tiene radicalmente dentro de sí el germen del mal y poco a poco se hunde en el abismo y en el  silencio del mal. Pero entonces el hombre realiza una acción espontánea, como si estuviera en un pantano: levanta las manos para intentar salvarse. Este intento de auto-salvación es el nomos”, la ley, las obras que el hombre pone en su lugar. Esta es la segunda palabra clave paulina. Esta palabra comprende el amor aparente y las obras de caridad y justicia que un hombre realiza por sí mismo, que salen de su corazón y de su vientre, sin dejar de revolver y de hundirse poco a poco. “Sarx”, “Nomos” por sí solos no son suficientes. Desde arriba, en la luz, de una roca sólida se encuentra una mano fuerte y segura, la mano de Dios -que se sirve también de la obra corredentora de la Virgen y Madre n.d.a- la “chàris”, que es la gracia, la liberación, la salvación. Esta es la tercera palabra capital Paulina. Nosotros sólo tenemos que abrir los brazos, dejarnos coger por esta mano. Y ser capturados por esta mano sin esitaciones es “pìstis”, la fe, y esta es la última palabra que os quería proponer. En extrema síntesis, la aventura de la experiencia cristiana por un lado es la fuerte y amarga conciencia de nuestro drama y de nuestra tragedia y por otro lado es la posibilidad de una grandeza suprema gracias a la “chàris”, que se extiende hacia nosotros, siempre que nos dejemos envolver por su fuerza salvadora. Estas palabras tienen un vínculo muy estrecho; ellas se remontan al tema de la caridad, la caridad de Dios como uno de los nudos centrales de la predicación de Pablo.”
No creo que sea exagerado sostener que la profundidad teológica de Pablo, así como resumida por el Cardenal Gianfranco Ravasi, pueda encontrar un importante apoyo en el tema iconológico e iconográfico de la Luz, con la única diferencia, teológicamente correcta, que la “mano fuerte y segura, la mano de Dios” está suportada por la mano firme y decidida de la Madre Santísima de la Luz, mediadora de gracias y corredentora  de la humanidad débil y pecadora.
En conclusión, el tema iconográfico de la Virgen de la Luz, correctamente interpretado, tiene un extraordinario valor dogmático y teológico y bien puede representar la vida de cada ser humano, en constante lucha por la salvación.
Más de dos mil años han pasado desde que la Madre de Dios, invocada en todos los rincones del planeta con los títulos más maravillosos, incluso el de Madre Santísima de la Luz, nos recuerda que “no tengamos miedo” y nos anima asegurándonos que nunca nos abandonará, que siempre está dispuesta a coger nuestro anhelo de fe y esperanza y a cogernos por mano tanto para realizar en este viaje terreno el “sueño” que un “mundo sin violencia, caracterizado por la justicia y la esperanza” pueda hacerse realidad, como porque al final de nuestros días terrenos, Ella, la Augusta Reina del Cielo, Guardia de la Humanidad nos llevará a Él, el CaminolaVerdad y la Vida, el Dios vivente, nuestro Jesús “Luz del mundo” que brilla en la oscuridad y que vencerá sobre todo mal.
Gracias a todos ustedes por la atención que me han dedicado y permítanme decir con el corazón lleno de alegría:
¡Viva Sicilia Feudo de María, Viva España Tierra de María, Viva Sevilla ciudad Mariana por excelencia! ¡Viva la Madre Santísima de la Luz!
Sevilla 27 de mayo 2011

*Il testo italiano è stato tradotto e curato in lingua spagnola dalla Professoressa Tiziana Luglio





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