L'esposizione dei libri sul nazismo e la Shoah |
Il prof. G. Tesè si
intrattiene con gli alunni
sulla sua esperienza didattica nei campi di concentramento |
La Shoah spiegata su Internet |
Un momento della manifestazione |
Sopravvissuta ad Auschwitz, il libro che ha attirato di più l’attenzione
di alunni e docenti alla esposizione dei libri, curata dalla Biblioteca d'Istituto
|
«E poi c’è stato l’incontro con
Peppino Levi, amico di mio papà, figlio di un’amica intima della nonna. Quando
eravamo rinchiusi a San Vittore, lui è arrivato qualche giorno dopo di noi: era
un giovanotto sportivo, aitante, abbronzato, e verso di lui io sentivo in modo
assolutamente acerbo e informe che mi piaceva. Peppino voleva fuggire da San
Vittore, sognava di saltare giù dal muro di cinta e cercava di coinvolgere
altri nel suo progetto, ma nessuno se la sentiva di rischiare tanto. Sul treno
della deportazione ci avevano caricati su vagoni diversi: non seppi che fine
aveva fatto, finché non lo rincontrai nel febbraio del 1945, in una delle tappe
della marcia della morte.
Non so dove fossimo, ma era una
delle solite strutture di passaggio dove i tedeschi avevano deciso di
disinfettarci prima di portarci in un altro lager. Noi donne eravamo piene di
pidocchi, scheletri nudi in fila e con le braccia alzate per ricevere tre getti
d’acqua. Dei prigionieri vestiti a righe ci spruzzavano il liquido per la
disinfestazione sotto le ascelle e nel pube, e uno di loro era proprio Peppino
Levi. Non c’era traccia, in lui, del bell’uomo che era stato. Ci siamo
guardati, ci siamo riconosciuti nonostante la deformazione dei nostri corpi e
in quella situazione che non conservava nulla della nostra vita precedente. Pochi
minuti, non c’è stato tempo di parlare.
Ho saputo poi che è morto a
Mauthausen».
(Tratto da E. Zuccalà Sopravvissuta
ad Auschwitz, Paoline, Milano 2006, pp.
57-58).
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