“I filosofi della Quarta Sezione” è il titolo del romanzo di Diego Guadagnino, edito da
Edizioni Clandestine nel 2013. Il prezzo di copertina è di € 12,00 ed è
composto da 225 pagine. Dopo avere pubblicato le raccolte poetiche “Trasmutazione” e “Apocrifi” rispettivamente nel 2005
e nel 2011, il racconto-saggio “La
via breve” nel 2009 e il saggio storico-biografico “Il fabbro e le formiche” nel 2011, l’Avvocato di Canicattì è
ritornato nelle librerie con questo appassionante e raffinato romanzo
filosofico-sociologico.
Attraverso il punto di vista del narratore
onnisciente in terza persona, la trama si dipana in maniera semplice, e se non
fosse per l’ampiezza del testo, in prevalenza costituito da profondissime
riflessioni filosofiche-sociologico-esistenziali, da coltissimi dialoghi e da alcune
icastiche ed essenziali descrizioni caratteriali e paesaggistiche, potrebbe
ascriversi al genere letterario del racconto. In una trasposizione cinematografica
(eventualità interessante), lo sceneggiatore
non avrebbe vita difficile. Ciò sicuramente è un merito che deriva dalla
capacità di sintesi dell’Autore. Cominciamo col titolo. La Quarta Sezione nasce
in dissidenza delle altre tre preesistenti sezioni del Partito Comunista di
Cabiria, fantomatica cittadina siciliana, sciasciana metafora del mondo,
microcosmo in cui trattare dei vizi (tanti) e delle virtù (poche) del genere
umano.
Il fondatore della sezione dissidente è il
Geometra Calogero Vinci, personaggio principale del romanzo, colto e sensibile,
“con una mente da filosofo e un’anima da
poeta”, fa dire Guadagnino di lui ad un personaggio. Il nostro Geometra, esempio
positivo, addirittura eroico e, ahinoi!, più unico che raro in un mondo retto da
persone scellerate e dunque mediocri, fonda la Quarta Sezione per riportare in
essa il naturale dibattito politico smarritosi nelle precedenti con l’acritica condivisione
della linea, unica, dettata dal Partito nazionale: lassezze che fanno
assomigliare le tre sezioni più a circoli ricreativi che a Sezioni di Partito. Nella
Quarta Sezione ancor prima che il militante politico si tenta di formare l’uomo
attraverso il libero pensiero e il dibattito filosofico. Il primo comma
dell’articolo uno del suo Statuto dice: “La
Quarta Sezione è una libera associazione politica e culturale che opera per il
conseguimento del massimo grado di elevazione della condizione umana e per la
formazione di una società senza frontiere di Liberi, di Uguali, di Filosofi”.
Dopo anni di studio e di confronto, il
Geometra Vinci si convince, come dice la voce narrante, “… che il vero filosofo della liberazione dell’uomo era Baruch Spinoza”.
Per potere leggere l’Ethica nella
lingua originale, egli riprende addirittura lo studio del latino. Interessanti
le classificazioni degli iscritti alla Quarta Sezione, “suddivisi per tendenze e caratteristiche in classi e categorie”,
dice la voce narrante, e cioè in schegge, chiodi e cirri, e a loro volta in
nati, creati e divini. Inoltre, poiché in ogni individuo o, come dice il Vinci,
in ogni emarginato, può nascondersi un filosofo, per stimolare il libero
pensiero di tutti, la Sezione raccoglie e seleziona i pensieri, o qualsiasi genere di elaborato, che gli
iscritti o non fanno pervenire al Comitato dei Pensieri, nominato dal Comitato
dei Probiviri. I pensieri vengono classificati in: banali, inutili, effettisti
e profondi; solo i pensieri giudicati appartenenti a queste ultime due classificazioni
meritano l’onore di essere esposti nella bacheca della Sezione fino alla
selezione del prossimo gruppo, gli altri non vengono nemmeno restituiti e subiscono
l’onta del macero.
Il romanzo è ambientato nel 1985 proprio a
Cabiria, come già detto paese immaginario siciliano, verosimilmente Canicattì,
luogo di nascita, di formazione e di residenza dell’Autore, come si potrebbe
evincere da taluni dettagli: i vigneti a tendoni, trattati non senza una nota
critica da parte dell’Autore-Voce narrante, perché prendono prepotentemente il
posto di secolari uliveti e mandorleti; o la pizzeria “Il giardino delle delizie” nel romanzo, che sembrerebbe quella esistente
un tempo all’interno di Villa Giacchetto, per il particolare del bosco secolare
di querce (di pini nella realtà), spietatamente abbattuti per far posto ancora ai
vigneti a tendone. In questo contesto, il Geometra Vinci, tra l’attività
professionale e le attività della Sezione, tra le quali rientrano quelle di
critica della politica locale e della ricerca della verità ad oltranza, anche
al costo della impopolarità, rimane coinvolto in un’accusa di falsa
testimonianza. Al lettore, che nel frattempo ha preso in simpatia il Geometra
cabiriota, l’accusa appare subito infondata, nonostante le prove testimoniali
che sembrerebbero inchiodarlo, considerata l’eccelsa probità del personaggio, totalmente
disinteressato alle cose materiali e alla gloria (i moventi che di solito inducono
a delinquere), e mosso nella vita come nella sua professione da alti valori di
correttezza e giustizia, valori che trovano una solida base nei suoi nobili
ideali di elevazione umana.
Con l’aiuto dell’architetto Renata Di Garbo, nuova
iscritta alla Quarta Sezione e suo nuovo amore, gli toccherà difendersi in
tribunale dalle accuse infamanti che, da un lato sono funzionali agli interessi
terrieri del boss mafioso Raffaele Caserta, nella sicura prospettiva della loro
alchemica trasformazione in terreni edificabili, data l’amicizia/vicinanza del
boss col sindaco democristiano Pedano, dall’altro alla demolizione
dell’immagine del probo Geometra che si appresta a candidarsi come consigliere alle
elezioni comunali, che, infatti, perderà, anche a causa del suo programma politico
del tutto proiettato verso la legalità: elemento che preoccupa la maggioranza
degli elettori cabirioti coinvolti a frotte nel reato di abusivismo edilizio.
Il finale del romanzo, al di là dell’esito processuale che ovviamente non
svelo, riserva una geniale sorpresa che non posso tacere. L’Avvocato Domenico
Cicero, difensore del nostro Geometra, invia, allegato a una lettera datata 27
agosto 2012 e indirizzata allo studio dell’Autore canicattinese (anch’egli
nella realtà è un Avvocato), il suo Memoriale del processo per contribuire alla
stesura del romanzo. Con questa trovata genialmente pirandelliana (un
personaggio del romanzo che inviando una lettera all’Autore diventa reale),
Diego Guadagnino dà parvenza di storia reale al suo romanzo, attribuendo al
rispetto del carattere schivo e poco incline alla notorietà del Geometra Vinci,
la canonica frase che gli Autori scrivono all’inizio di un’opera di fantasia proprio
per precisarlo e tutelarsi così da eventuali querele: “Quest’opera è frutto della fantasia del suo Autore: persone, fatti,
luoghi in essa narrati sono puramente fantastici e ogni eventuale somiglianza
con persone, fatti, luoghi reali è da considerarsi puramente casuale.”
In questo primo romanzo di Guadagnino si nota
subito la raggiunta maturità espressiva, per la scelta di vocaboli sempre appropriati
e soprattutto per la profondità dei concetti filosofici, sociologici e
psicologici, espressi con un periodare sempre chiaro e raffinato: maturità
degna di un grande e navigato scrittore. Non è nemmeno difficile notare la
grande cultura dell’Autore, anche dalle frequenti citazioni letterarie. Molto profondi
i pensieri, gli aforismi e gli epigrammi confezionati apposta da Guadagnino per
metterli in bocca ai suoi personaggi. Interessanti inoltre le analisi sociali e
storiche che scaturiscono dai dialoghi o dalle lunghe riflessioni dei suoi
personaggi più profondi, o di quei contadini più acuti che esprimono l’antica
saggezza agreste: analisi che diventano esse stesse spunti filosofici o massime
esistenziali. Dialoghi e riflessioni, a dire il vero, fin troppo elevati per
essere verosimili, giacché pochi nella realtà, per quanto istruiti, parlano o riflettono con tanta forbita
cultura; considerazione del tutto personale che comunque nulla toglie (anzi aggiunge) al valore della analisi
che l’Autore mette in bocca ai suoi personaggi. Per ciò credo che questo
romanzo possa essere interamente apprezzato nella sua grande valenza culturale da
lettori di una certa cultura in poi. In breve, lettori intelligenti per un
Autore intelligente e raffinato.
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