Recensione del libro La
Madre Santissima del Lume tra fede, storia, arte e leggende, opera di Giovanni Tesè.
Autore della recensione: Prof.
Nino Agnello
È con
immensa gioia che ora accolgo stampata e ben confezionata l’opera di Giovanni
Tesè La
Madre Santissima del Lume tra fede, storia, arte e leggenda, che avevo
già amorevolmente visionata quando era ancora manoscritta. Anche l’Editrice Tabula
Fati di Chieti merita un sincero elogio per l’ottima realizzazione editoriale,
che invita subito al godimento di una lettura interessata e coinvolgente anche
per i tanti corredi tipografici impiegati, compreso l’inserto iconografico a
colori di ben sedici immagini che allettano il lettore e impreziosiscono il
volume.
L’autore in tre ampi capitoli dà
contezza del nascere, diffondersi, consolidarsi e resistere nel tempo del culto
della Madonna del Lume non solo dagli albori del secondo millennio, ma
principalmente dal XVIII secolo ad oggi in Sicilia, in Italia e in grandissima
parte del globo terrestre.
A seguire tutte le indicazioni
dell’autore, non è esagerato dire che si tratta di un culto universale ormai,
portato avanti dai Gesuiti, inutilmente combattuti in quel secolo, e
collaborati poi dai francescani e seguiti da tutti gli organi della Chiesa
cattolica.
Perche? Ci chiediamo noi con l’autore.
«Perché – lui ci risponde – l’essere umano, dopo avere sperimentato l’inutilità
e la vacuità di ogni e qualsiasi conquista materiale e dopo avere rincorso
falsi miti e fuorvianti obiettivi (…) non può non cominciare a rendersi conto
che bisogna cambiare rotta, che occorre attivarsi per creare un nuovo umanesimo
cristiano, solidale e responsabile» (p.16).
Se questo però è un motivo di carattere
generale e ricorrente quasi in ogni epoca storica, un motivo più prettamente
religioso, cioè che dia risposta a un bisogno di spiritualità e di superamento
dell’immediata contingenza materiale, è quello che l’autore ci suggerisce
subito dopo: «Bisogna finalmente convincersi che solo in un’autentica visione
cristiana della vita l’uomo può ritrovare veramente se stesso e che la vera via
per dare un valore alla nostra esistenza è solamente quella di lasciarsi
prendere per mano, fiduciosi, dalla Vergine Santissima perché possa illuminare
il cammino di ciascuno (…) e farci “incontrare” con il Suo Divin Figlio Gesù,
vera Luce del mondo» (ivi).
L’ultimo inciso intanto ci aiuta a
capire che il titolo di Madonna del Lume o della Luce è da intendere riferito
al Figlio, a Gesù - Lumen Gentium - vera
luce del mondo e redentore dell’umanità, e non Lei che è solo corredentrice.
Nell’iconografia, infatti, è quel Bambino che tiene nella sua sinistra la luce
offerta al mondo.
Pertanto sembra contrappositivo se non
contraddittorio nei confronti del laicismo razionalistico del Settecento questo
alto Attributo e titolo ed è fin troppo significativo e confermativo più che
polemico: se nel Settecento gli illuministi contavano solo sulla luce della
ragione umana per illuminare la mente non solo per superare errori storici e
politici ma anche per raggiungere la vera felicità, i Gesuiti si rivolgevano a Gesù
e alla Madre Santissima per attingere luce e guida per attraversare le
difficoltà della vita terrena e soprattutto per raggiungere la finalità
ultraterrena della salvezza dell’anima.
E la risposta è stata chiara:
l’illuminismo si è arenato ben presto nelle secche della rivoluzione
sanguinaria del 1789 e nelle conseguenti guerre della Repubblica e dell’Impero
napoleonico; la illuminazione di Gesù e di Maria è andata ben oltre, prima e
dopo, questa pesantissima contingenza storica.
Questa è la vera rivoluzione
permanente, che appartiene alla storia degli uomini ma va oltre la storia per
ubbidire alla vera finalità della salvezza eterna.
I mezzi sono quelli della bontà e
dell’amore e di tutte le altre virtù insegnate da Gesù. Pertanto «con la
mediazione della Madre di Gesù – aggiunge il nostro autore – la storia
dell’umanità è profondamente cambiata e sono convinto che ciascuno di noi potrà
dare un senso vero alla propria vita solo quando avrà conosciuto e compreso
l’immensità e la potenza del suo amore per l’intera umanità» (pp. 17 -18).
Dopo questa ampia premessa, Giovanni
Tesè affronta nel secondo capitolo “le
origini dell’immagine, del titolo e del culto” attraverso un ampio percorso
storico dato che «Il culto per la Madonna della Luce, secondo alcuni studiosi,
ebbe inizio a Trapani nel 1211 a seguito del ritrovamento di un dipinto su
tavola raffigurante la Madre di Gesù» (p. 27), secondo altri risalirebbe «alla
prima metà del quattordicesimo secolo» (ivi), si sposterebbe nei secoli
successivi fino alla «mattina del 21 novembre del 1722» quando «nella chiesa di
San Stanislao Kostka al Noviziato dei Padri Gesuiti in Palermo, la veggente (…)
ebbe la desiderata celestiale visione della Regina del cielo» (p. 33).
Ed ecco la descrizione che, sia pure
con piccole varianti, diventerà quella canonica e ufficialmente riconosciuta e
riconoscibile: «La Madre Celeste, circondata da una schiera di angeli e di
serafini che sorreggevano sul suo capo una corona regale, teneva sul braccio
sinistro il suo Divin Figlio Gesù, Luce del Mondo. Con la mano destra, invece,
era intenta a trattenere per un braccio un giovane “peccatore”, “un’anima” che
stava per precipitare nelle fiamme dell’inferno rappresentate da una testa di
drago. Alla sua sinistra un Angelo in ginocchio, probabilmente San Raffaele,
offriva a Gesù Bambino, in un cesto di vinchi, i cuori dei peccatori convertiti
e salvati» (p. 34).
Se ne fece garante il cronista gesuita
P. Giovanni Antonio Genovese coi due tomi stampati nel 1733 La Divozione di Maria Madre SS. Del Lume
(p.32).
E da qui una infinita proliferazione di
opere di studio e di divulgazione, assieme al culto, nel resto d’Italia, in
Europa, nell’America Latina, nel Messico, negli USA, nelle Filippine, ecc.
E non solo opere librarie e memorie
manoscritte, ma pure chiese, cappelle, complessi statuari, opere pittoriche
secondo un’iconografia consolidata, opere lignee e ogni altro genere di
diffusione culturale, di cui lo studioso dà piena e dettagliata informazione
nel corso del testo o dell’ampio apparato di note che lo corredano.
Queste poi diventano spesso piccole
schede biografiche di autori, a cui egli dà il necessario spazio, perché il
vero studioso convive democraticamente con tanti altri studiosi che condividono
simili interessi, e ne comprende la necessità.
Basti scorrere le pagine dedicate alla
Bibliografia e all’Indice dei nomi, per convincersi inoltre dell’ampiezza della
ricerca e del serio impegno di un tale ricercatore accorto, generoso e
paziente.
Ci chiediamo infine: che posizione
occupa l’autore Giovanni Tesè? Rispondiamo facilmente: quella, appunto del
ricercatore ammirato e partecipe, commosso e stupito, informato e pronto ad
informare di tutto ciò che concerne la materia prescelta, compresi i rapporti
interpersonali con studiosi italiani e stranieri interessati all’argomento.
Non si nasconde mai dietro lo schermo
della neutrale oggettività, ma è sempre pronto a comparire in prima persona
quando lo stupore richiede la sua genuina soggettività per un atto di
affettuosa partecipazione a quel che narra o a quel che gli accade di venirne a
conoscenza, come nel racconto del fortuito ritrovamento della tela a Racalmuto
quando dice testualmente: « anch’io ho avuto la gioia e provato l’emozione di
rendere una testimonianza di fede e di amore per la Vergine Santissima del Lume
nello splendido Tempio di Racalmuto dedicato alla Madre di Dio» (p. 96); o
quando esprime la sua opinione rispetto ad un restauro: «personalmente non
condivido del tutto la scelta di tali modifiche; avrei preferito che il
cestello fosse rimasto di vinchi, materiale povero e simbolo di umiltà » (p.
125).
Pertanto, egli assume spesso il ruolo
di testimone fedele di un credo e di un culto, credibile per la sua sincerità e
per serietà d’intenti e di informazione, profondo per i suoi approfondimenti e
per quelli che suggerisce ai lettori.
Per tutto questo e per l’ampio e
appassionato capitolo dedicato alla città natale di Naro, il volume sulla Madre
Santissima del Lume è un libro di complessa cultura storica, religiosa,
artistica, umana, sociale per i vasti ambienti che attraversa, le vicende più o
meno fortuite che narra, le iniziative in cui l’autore è stato coinvolto e in
cui coinvolge tanti amici - compreso il sottoscritto - , per la grandissima
mole di documenti artistici e cartacei consultati, per il vastissimo spazio
geografico e temporale attraversato. Un’opera, quindi, di respiro mondiale com’è
e deve essere tutto ciò che, da duemila anni a questa parte, promana dalla
presenza di Gesù nella vita e nella storia di tutta l’umanità.
Non guasta, comunque, una punta di
vanità campanilistica, se il mariologo P. Gianni Lanzafame da Siviglia osa affermare:
« Questo prezioso lavoro – studio dell’Avv. Giovanni Tesè ci parla con dettagli
e citazioni di questa storia mariana, vanto e gloria dell’amata terra di
Sicilia» (p. 9).
E ben
ci sta, compresa la sua benedizione.
Nino Agnello e Giovanni Tesè, Favara 8 dicembre 2012 - Premio Buttitta |
San Leone
– Agrigento, luglio 2012
Nino
Agnello
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