MARIA ANTONIETTA CASI', Le contraddizioni coerenti


La storia di Domenico Cigna raccontata nel libro di Guadagnino "Il fabbro e le formiche" apre interessanti interrogativi attorno alle problematiche del personaggio, che accanto alla originalità del pensiero e alla tenacia delle azioni si caratterizza anche per le frequenti contraddizioni del comportamento. Lungo il corso di tutta la sua vita queste vanno assumendo aspetti a volte inquietanti, gettando ombre che in qualche modo ne offuscano la memoria. Il desiderio di fare luce su ciò, induce ad una analisi psicologica, se pur limitata poiché postuma, della personalità di Cigna, che consenta di dare un senso all'incoerenza di alcuni fatti, ricercandone i motivi tra le pieghe profonde della struttura dell'Io. L'autore descrive molto bene le emozioni e i sentimenti di Cigna, e anche quel sottile tormento, che all'epoca venne diagnosticato come "nevrastenia", che lo accompagna per tutta la vita.

Solomon e Pactch, già nel 1974, nel manuale di psichiatria inseriscono la "neurastenia" tra le forme di nevrosi, descrivendola solo con poche frasi così:" Il termine è impiegato da molto tempo per designare pazienti che si lamentano di continua stanchezza e quasi solo di essa. In alcuni di essi si finisce per dimostrare l'esistenza di una affezione organica; in altri si tratta di una forma di depressione, in altri ancora d'altre affezioni psichiatriche" (pag. 284). Da questa brevissima descrizione si comprende come la nevrastenia sia una diagnosi ormai superata per la sua genericità, mentre nel passato veniva spesso usata, non disponendo delle più avanzate tecniche psicodiagnostiche, che oggi consentono di definire con precisione i vari tipi di disturbo psicologico o psichiatrico. Rivedendo tutti gli episodi raccontati nel libro e gli scritti di Cigna si rimane colpiti da una costante comportamentale di tipo ciclico, con sintomi caratteristici del disturbo bipolare dell'umore: egli infatti passa continuamente da stati di intensa attività sia fisica, che intellettuale, a stati malinconici di disinteresse e apatia. Nelle fasi di attività esprime grandi capacità teoriche di sintesi accompagnate da senso pratico organizzativo, dimostrando di avere una personalità molto dotata sul piano dell'intelligenza e della creatività, con forte energia aggressiva, incanalata positivamente verso fini socialmente utili e accettabili nell'ambito del lavoro e dell'impegno politico. Ed è proprio la passione per la politica a rivestire per lui un ruolo di grande contenitore inconscio, consentendogli di mantenere il disturbo entro livelli non troppo gravi, sopportando il tormento delle sue angosce, che col trascorrere degli anni vanno assumendo forme sempre più simili alle angosce psicotiche. Ad ogni periodo di attività frenetica, come quando scopre l'emozione della velocità in automobile, subentra improvvisamente senza apparenti motivi la fase opposta, in cui l'entusiasmo svanisce cedendo il passo alla depressione e al disinteresse totale; con questo meccanismo inconscio l'Io rivolge l'aggressività verso se stesso, tutte le energie vengono impiegate per tenere a bada l'angoscia e reprimere i desideri; non rimangono più risorse da impiegare in investimenti affettivi, per cui subentra soltanto una grande stanchezza fisica, che produce l'inerzia e la spossatezza anche mentale. Domenico Cigna presentava molte caratteristiche del disturbo bipolare, che oggi viene anche definito sindrome maniaco-depressiva, nelle forme più gravi: l'aggressività inconscia durante le fasi di maniacalità si rivolgeva in modo costruttivo verso l'ambiente esterno, sia nel lavoro, con le accalorate arringhe in difesa dei clienti, sia nell' impegno politico,organizzando comizi, scrivendo articoli pungenti sui vari giornalini da lui fondati, creando movimenti nell'ambito della lotta di classe, occupandosi di questioni sociali anche all'avanguardia rispetto al periodo in cui viveva, ecc. Tutto ciò finiva come per incanto non appena il disturbo ciclico invertiva la rotta, ed entrava nella fase depressiva, facendolo apparire, anche ai suoi stessi occhi, una persona completamente diversa. Ed è all'interno di questo meccanismo psicologico che va ricondotto quello che appare il gesto più assurdo ed incoerente, compiuto nell'età più adulta, in un periodo carico di frustrazioni, perdite e fallimenti a causa del consolidamento della dittatura fascista, che sconvolse il resto della sua esistenza. L'elogio del fascismo, che gli causò in seguito ulteriori dispiaceri ed emarginazioni impensabili fino ad allora, non è spiegabile in nessun modo se non attraverso l'interpretazione psicologica del meccanismo inconscio sopra descritto. Durante una delle sue fasi depressive, mentre la vittoria del fascismo segnava la sconfitta di quegli investimenti affettivi che, come si è già detto, con la funzione di contenimento delle angosce, gli avevano consentito di mantenere tutto sommato una certa integrità dell'Io, la risposta inconscia ad una aggressività esterna sempre più intollerabile e frustrante non poteva non essere che una risposta autolesionistica. L'esaltazione di tutto ciò che aveva sempre odiato rappresentò la forma estrema e raffinata di un'aggressione contro se stesso, l'annientamento di una parte fondamentale della sua esistenza, rinnegata ufficialmente dinanzi al mondo esterno. Il trauma di abbandono del bambino che rimaneva indietro nel gruppo della gita scolastica, da lui raccontato, si ripete ancora una volta alimentato dalla logica crudele della depressione. E' come se con un ragionamento inconscio avesse trovato un modo eclatante per realizzare una volta per tutte il trauma e punirsi definitivamente insieme al suo ideale dell'Io. Con l'elogio del fascismo abbandona se stesso con le sue idee si fa abbandonare da tutti ponendo fine al terrore di essere abbandonato.
Domenico Cigna fu un personaggio molto amato e molto odiato, l'aggressività del fascismo trovò un terreno fertile nella sua componente depressiva ed entrò in sintonia con essa, facendo prevalere alla fine le parti più deboli, malate ed autolesionistiche, sulle risorse più sane, quelle energie vitali, che lo avevano portato a diventare famoso nella sua terra. Forse per questo motivo dopo la sua morte, ingiustamente,divenne soltanto un personaggio dimenticato.

Maria Antonietta Casì

Nessun commento:

Posta un commento