ANGELO LO VERME, Prefazione di "I gatti con le pistole"


Angelo Lo Verme, 
I gatti con le pistole
www.stampalibri.it,
Macerata, 2009.









La natura ha dotato il mondo animale di istinti quali fattori di sopravvivenza, conservazione e riproduzione della specie. Questo, infatti, vive quasi totalmente d’istinto (a parte la nostra specie che è dotata di consapevolezza e intelligenza superiore, qualità che insieme dovrebbero guidarla verso un’esistenza più elevata), e riesce a farlo molto bene soddisfacendo tutte le necessità del momento, senza lasciarlo deviare in quell’insano istinto di ipersopravvivenza interamente orientato al futuro e spesso realizzato a discapito dei propri simili. Deviazione che pare contraddistinguere soltanto l’uomo.
  L’uomo, difatti, con la sua intelligenza superiore e la sua capacità di immaginazione, possiede l’attitudine ad elaborare progetti a lunga scadenza, riuscendo così ad andare al di là delle necessità del mero presente; e per certi versi questa si rivela un’attitudine vincente. Quando però intelligenza e immaginazione si educano in un ambiente malsano, sembra proprio che gli uomini pervertano il loro sano istinto di sopravvivenza e lo trasformino in qualcosa di insensato e mostruosamente eccessivo. In tal modo la facoltà umana di pianificare il futuro si tramuta in azioni distruttive e anche autolesive  in fin dei conti.
  Gli animali inferiori lottano tra di loro per sfamare ad esempio la fame del momento, o per difendere quel pezzo di territorio necessario alla loro semplice sopravvivenza, o per soddisfare quell’istinto sessuale che fa capo alla necessità vitale di tramandare i propri geni e di perpetuare la specie. Solo gli uomini combattono il loro simile, arrivando persino ad ucciderlo, per saziare quella smisurata avidità di ogni cosa proiettata al futuro e che nasce da un sentimento malato più o meno inconscio di impotenza nei confronti della vita.
  Perché solo un disperato tentativo di compensazione di tale impotenza può essere la nevrotica e insensata corsa all’espansione territoriale, al potere e alla ricchezza, senza arrivare a concepirne dei limiti proporzionati alle effettive necessità di sopravvivenza. E all’interno di questi vasti spazi gli uomini credono di sentirsi al sicuro dominando; ma in realtà la paura dell’altro li attanaglia in continuazione rendendoli inquieti, insicuri e incapaci di dare e ricevere amore, rimanendo paradossalmente essi stessi dominati dall’ignoranza di se stessi, dalle loro paure e dall’odio.
  Per non avere paura degli altri invece, per non vedere gli altri come potenziali competitori nella vita, per non incorrere nell’errore della corsa all’ipersopravvivenza e alla volontà di potenza esagerata, e dunque per evitare tutte quelle conseguenze che inevitabilmente culminano negli asti, o, peggio, nelle guerre, basta divenire consapevoli e padroni della propria interiorità e delle proprie paure. Serve questo per superare quest’ultime e sviluppare l’amore al posto dell’odio, e per giungere all’agognata pace dell’anima.
  Questo racconto, dunque, immagina che in seguito a una guerra nucleare gli uomini si sono estinti. I pochi animali rimasti da soli a popolare la terra divengono oggetto di un’evoluzione costante che li porta ad acquisire, in parecchi milioni di anni, un’intelligenza superiore, una consapevolezza e un linguaggio articolato, come era avvenuto per l’uomo milioni di anni prima. E come l’uomo riescono anch’essi a deviare sciaguratamente il loro naturale  istinto di sopravvivenza in quello malato di ipersopravvivenza, il quale li porta a cercare di dominarsi l’un l’altro e a combattere parecchie guerre per il possesso dei territori e delle loro ricchezze naturali, rischiando di autodistruggersi anch’essi quando il loro livello tecnologico nella costruzione delle armi diventa altamente sofisticato. Ma una nuova generazione di animali più evoluti, dopo migliaia di anni caratterizzati da guerre mondiali devastanti, riesce veramente a comprendere la stoltezza e la pericolosità della guerra, avendo messo finalmente in pratica la vera essenza degli insegnamenti degli illuminati che li hanno preceduti nei secoli. Questi giovani finalmente arrivano a sentire col cuore tali insegnamenti, senza più  fraintenderli e piegarli alle istanze di una società caratterizzata da povertà spirituale e da una tendenza materialista. Tendenza che sovente e ipocritamente viene camuffata da fanatismo religioso e addirittura da ascetismo, ovviamente solo di facciata, per coprire quella perversa cupidigia che nasce soltanto dall’eccessiva repressione sociale di molteplici istinti naturali.
  Tra la fine dell’anno 3126 e i primi mesi del 3127 di un ipotetico futuro, si svolge l’ennesima guerra mondiale tra due schieramenti contrapposti: la famiglia dei Canidi e la specie degli Orsi da una parte, e i Felini - principalmente Gatti - e altri mammiferi evoluti dall’altra. Un atto di eroismo della specie dei Gatti pone fine alla terribile guerra, ponendo le basi per un futuro di pace e di  maggiore spiritualità.
  In definitiva, questo racconto vuole dare un messaggio di pace e di rinnovata speranza nelle capacità di ragione degli esseri cerebralmente evoluti quali siamo noi umani, riflettendo sull’immenso valore della pace e rappresentando la grande stupidità della guerra, che sembrano concetti ovvi e da tutti condivisi, ma in realtà così non è se ancora oggi si continuano a combattere cruente guerre in ogni angolo del pianeta.
Angelo Lo Verme

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