ANTONIO BUTTITTA, Per Francesca

La qualità e l'interesse di questa raccolta di composizioni poetiche [Linfa grezza] di Francesca Vella sono tali da imporre una riflessione e un discorso che vadano al di là del mero scritto d'occasione. Sulla poesia e sul poetico si è consumata una letteratura critica sterminata. Se ne sono perimetrati i generi (almeno si è tentato!), anatomizzate le tecniche, ricercate le motivazioni profonde. Nessuno è ancora riuscito, tuttavia, a svelare a pieno quello che un noto poeta ha chiamato: "quel nulla di inesauribile segreto". Perfino il grande Bachtin, messosi su questa strada, non è riuscito a guadagnarne la fine.
Il fatto è che, tra le tante difficoltà che la poesia presenta, risulta impossibile spiegare il paradosso che la sostanzia, scilicet la conversione dell'invisibile (pensieri, sentimenti, emozioni) in visibile e sensibile (parole, suoni, immagini). Sia chiaro, non siamo in presenza di un tratto specifico e esclusivo. Altre forme della comunicazione presentano questo carattere, costrette come sono nell'essere proprio del linguaggio che, chiamato a simulare la realtà, finisce con il dissimularla offrendone sempre una rappresentazione ipotetica e ambigua. Ascoltando o leggendo certe forme comunicative noi tutti, quali possano essere le nostre predilezioni estetiche, senza farci prendere da dubbi, ne affermiamo tuttavia la natura poetica, anche a prescindere dalla valutazione qualitativa che ne diamo. Discutiamo degli esiti non delle intenzioni degli autori dei singoli prodotti poetici. L'essere tali è per noi scontato, anche quando ne diamo un giudizio del tutto negativo.
A questo punto si pone pertanto l'interrogativo: in che consiste e risiede questo qualcosa che chiamiamo poesia? Come il sapore di una mela, dice Borges ripetendo Berkeley, non consiste nel frutto ma nel contatto con il palato, così è per ciò che diciamo poesia. Il suo essere tale quindi sta in ciò che riesce a suscitare nell'animo dei suoi lettori. Nel Thrill, afferma il Poeta argentino, che fa scattare in chi legge.
La lettura dei versi di Francesca Vella pone, dunque, una prima domanda: riescono essi a suscitare in noi quel sussulto emotivo che ne determina la percezione come fatto poetico? Il quesito è retorico per la ragione che la loro lettura, senza richiedere valutazioni riflessive, per immediatezza e forza comunicativa, ci immettono da subito nella dimensione della poesia. Ne costituisce denuncia la cifra espressiva scelta dall'Autrice, rispecchiamento coerente della sua identità umana e culturale. È questa a imporne la riconoscibilità come atto poetico. Nella folla infinita di coloro che scrivono versi, dato costante infatti è l'impossibilità di individuarne i singoli autori. Questa difficoltà è data dalla loro incapacità a comprendere che il poeta non è chiamato a esprimere pensieri e sentimenti, facoltà universalmente umana, ma a convertire questi in atti linguistici nei quali la parole prevalga sulla langue; per intenderci: lo stile espressivo sia riconoscibile, fatto che è risultato di ricerca e non di una improbabile "ispirazione". Solo in questo modo i singoli poeti risultano inconfondibili e non assimilabili ad altri. Questo significa, certamente, che ogni atto poetico è frutto di artificio; ogni fatto artistico sempre lo è; ma, come un grande critico ha scritto, vero artista è colui che sa convertire l'artificio in arte, che sa, cioè, sapientemente funzionalizzare le tecniche scelte alla piena resa delle sue personali intenzioni comunicative.
È questa la traccia del percorso poetico di Francesca Vella. È ovvio che a monte dei suoi versi ci sia la lettura di quelli di altri poeti e esperienze umane non diverse da quelle di altri, non meno evidente è però la sua capacità di tracimarli per costruire un discorso proprio in coerenza tra piano dell'espressione e piano del contenuto. Per intenderne pienamente la densità poetica occorre pertanto riferire le poesie di Francesca non solo al suo apprendistato umano e artistico, ma anche alla specificità della sua personalità. Francesca è un caso singolare di introversione estroversa. A conoscerla e sentirla la direste una estroversa. In realtà l'apparente estroversione è una tela dietro la quale si nasconde un mondo di pensieri segreti, o meglio, un vulcano dal magma ribollente di cui si percepiscono i profondi rimbombi e si suppongono le infocate lave.
Questo è l'universo misterioso perimetrato dai versi di Francesca. Di esso sono l'eco lontana, dunque una pista sicura per arrivare alle sue sorgenti, là dove Francesca ritrova ogni giorno le sue certezze e mediante la poesia ci aiuta a vivere la nostra fragilità.

Antonino Buttitta

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