A Prizzi da anni ormai la sinistra è scomparsa: non è rappresentata in Consiglio Comunale, non ha una struttura organizzativa, non ci sono associazioni che ad essa fanno riferimento insomma non c’è più nessuno che “dica qualcosa di sinistra”. È venuta a mancare la presenza di quell’area politico-culturale di matrice socialista e liberal-democratica che un ruolo tanto importante ha rivestito nel passato della storia politica di Prizzi che da sempre - è bene ricordarlo - ha avuto una forte tradizione laica e di sinistra.
Se ciò è indubbio, è altrettanto vero però che, nonostante una significativa presenza del Partito Comunista, delle sinistre e delle forze laiche nel dopoguerra -massimamente negli 70 e 80 -, Prizzi non è mai stato un paese a “vocazione” progressista e riformista. Casomai a prevalere in massima parte è stato uno spirito conservatore a volte perfino reazionario. Mutuando i termini da un intellettuale che ha compreso profondamente, pur essendo del Nord, la questione meridionale si potrebbe dire che i “luigini” hanno quasi sempre avuto la meglio sui “contadini”.
Su questo la Chiesa e la mafia, con il loro innegabile condizionamento dell’elettorato, hanno avuto un ruolo e un peso importanti.
Basti dire che la Chiesa considerava il Partito Comunista un nemico da combattere con il paradosso che quel partito che incarnava le istanze di uguaglianza e riscatto sociale era visto e considerato come un pericolo che incombeva più della mafia.
La mafia che quelle più che legittime richieste di miglioramento economico e sociale le avversava e le combatteva anche con la violenza veniva invece tollerata, per non dire di peggio. Questo fatto paradossale fa pensare a Renzo che si catapulta notte tempo in casa di don Abbondio. Ma “così va spesso il mondo…. anzi cosi andava nel secoloventesimo”
Questo stato di cose però - va sottolineato - era in linea con quello che era il contesto storico-politico generale in Sicilia. Siamo negli anni de “la Mafia non esiste”, di Danilo Dolci e del Gattopardo additati come nemici della Sicilia.
Tornando alla nostra indagine, perché sono scomparse le forze di sinistra dal panorama politico di Prizzi, perché si sono cedute le armi e si è consegnato il paese al centro destra?
Non è semplice spiegarne le ragioni. Un tentativo però può essere fatto nella consapevolezza che l’analisi non può essere per niente esaustiva. Può rappresentare però un punto di partenza per una analisi più compiuta che colga altri aspetti e altri fattori che hanno contato in questa sorta di dissolvimento della sinistra. Potrebbe aprire un dibattito, essere un inputper coloro che hanno ancora a cuore le sorti della sinistra e desidererebbero in futuro una sua presenza politica nella gestione della cosa pubblica.
Detto ciò, occorre andare intorno al 2004 per meglio comprendere il processo che ha portato dapprima a una forte presenza di un centro-sinistra a Prizzi con la elezione nel 2007 di un sindaco espressione di quell’area e poi alla sua ineluttabile scomparsa dalla scena politica.
In quella epoca, assente come oggi la sinistra dall’universo mondo di Prizzi, alcune persone già impegnate in passato in politica riuscirono dalle ceneri a ricostituire un gruppo politico forte e compatto di cui facevano parte anche un buon numero di giovani. L’impegno fu ripagato e nella primavera del 2007 furono vinte le elezioni comunali. Ma fu proprio in quel quinquennio di esercizio del potere che si consumarono una serie di colpevoli errori strategici e una serie di azioni anche intenzionali, verrebbe da dire un cupio dissolvi,che hanno avuto come epilogo la totale scomparsa politica del centro-sinistra. Nello stesso tempo vi fu chi intuì la piega che andava prendendo l’azione politica e amministrativa del sindaco e di chi (quasi per diritto divino) tirava a modo suo le fila di quel gruppo di potere. Si tentò di invertire quella rotta. Fu redatto un documento, una lettera aperta di denuncia, ma invano.
Questo documento - pubblicato integralmente nel gennaio 2011 sul giornale on line Città Nuove di Corleone e ripreso in un articolo apparso sul Giornale di Sicilia -contiene in nuceil dissolvimento di cui parliamo, e letto a distanza di dieci anni lo si può definire profetico nel presagire quello che poi ineluttabilmente avvenne.
I destinatari lo ignorarono, non procurarono nessun incontro e, rifiutando qualsiasi dialettica con i giovani e la base, continuarono imperterriti per la loro strada. Il risultato fu la sconfitta del sindaco uscente alle elezioni del 2012, una poco consistente opposizione nel successivo quinquennio fino alla completa assenza negli anni successivi.
Paradossalmente quella esperienza che doveva servire per rafforzare la presenza politica ne ha suggellato invece la fine.
Il che avvenne anche perché tra i tanti errori ne fu commesso uno - a nostro modo di vedere - non scusabile. La madre di tutti gli errori. Inopinatamente non vennero create le condizioni per un ricambio generazionale pur essendovene i presupposti. Tale processo non solo non fu favorito ma per certi versi a volte ostacolato. Quel folto numero di giovani appartenenti a quell’aria politico culturale della sinistra, per lo più universitari, capaci e molto motivati, giovani che gravitavano attorno al giornale “Viceversa” e che contribuirono con loro impegno alla affermazione del centro sinistra, fu mantenuto a i margini. Il gruppo di potere autoreferenziale di ultra-cinquantenni, cioè la c.d. “classe dirigente” di (quel) centro-sinistra (che però a dire il vero aveva in elementi di centro ex democristiani lo zoccolo duro e questo potrebbe spiegare molte cose) una volta conquistato il potere non volle condividerlo con la nuova generazione che si affacciava alla politica e preferì agire diversamente.
Pertanto quei giovani prima illusi e poi delusi presero altre strade. Quella esperienza pian piano si spense e andò in fumo il lavoro fatto. Queste scelte poco lungimiranti hanno fatto sì che negli anni seguenti e fino a oggi nessuno ha più preso l’iniziativa per una rinascita della sinistra a Prizzi. Ma non si può pensare che i Prizzesi, giovani compresi, o quei pochi che sono rimasti, si identifichino tutti con i valori ed il modus operandidi questo centro destra e tutti indistintamente si sentano rappresentati dall’attuale classe politica. Per fortuna così non è. Che ci sia bisogno ancora della sinistra è logico pensarlo. E allora sarebbe il caso - anche per una più compiuta democrazia - che finalmente qualcosa si cominciasse a muovere …
Prizzi, luglio 2022
Salvatore Sulli
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