GONZALO ALVAREZ GARCIA, Il cardinale Salvatore Papalardo. “Il Vescovo che decise il futuro di una Città”

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Ecco un libro come voleva Platone, concepito per tramandare e per essere tramandato. Per ricordare parole, fatti, esperienze degne di essere ricordate.

La parola, il semplice “dire” non bastano sempre.

Ci sono parole e “Dire” importanti, ai quali si sentirà il bisogno di ritornare in futuro e che, se abbandonati alla sola memoria, rischierebbero di essere dimenticati.

Bisogna inciderli nella pietra o nel bronzo. O scriverli su pergamena o carta.

Il “protagonista è un Uomo “abbiente”. Possiede un bagaglio di Umanità difficilmente riscontrabile. Pesa su di lui un destino, o provvidenza:

dovrà essere Principe di Santa Romana Chiesa, Arcivescovo di Palermo negli ultimi decenni del Novecento. Anni di stragi, di poteri segreti, viscidi, inconfessabili.

Uomo singolare, un Principe della Chiesa che non riesce a dimenticare di essere stato bambino, adolescente, giovane. Che ha saputo e voluto preservare nel forziere più segreto dell’anima la propria “infanzia”.

Un Sacerdote talmente credente che, per esercitare il suo ministero pastorale sente la necessità di allontanarsi -apparentemente -, dal Vangelo, di lasciare in disparte le Sacre Scritture e i ponderosi Trattati Teologici e di rivolgersi all’Arte, alla Poesia.

Ricordate la famosa invocazione di Anselmo di Canterbury?

-“La mia Fede cerca l’aiuto dell’intelligenza…!”

Come se dicesse: “Piccola, umile, altezzosa Ragione, aiutami! Non riesco a Credere senza il tuo Ragionare”.

Il nostro Uomo-Vescovo la traduce cosi:

 

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“Piccola, altezzosa Poesia, non riesco a predicare la mia Fede senza la tua musica”.

Un Credente che si rivolge ai non Credenti per annunciare la Buona Novella, che si rivolge ai “laici” per illuminare la fede dei “”fedeli”.

Vi sembra poco intrepido uno che, per illuminare la fede dei suoi fedeli si rivolge agli Artisti?

E un “magnanimo”. Un ambizioso. Di quell’ambizione aurorale che illumina le cime più alte della Storia. Quelle Cime che punteggiano nei secoli i percorsi della Civiltà senza bisogno di gesti plateali.

Il suo “io” non conta. Non pretende per sé. Non pretende nemmeno per la Chiesa della quale è Principe.

Pretende per l’Umanità, cristiana o laica che sia.

E’ un Sognatore, come furono nel suo secolo alcuni Pontefici: Giovanni XXII, Papa Montini…; come è sognatore, magnifico sognatore l’attuale Papa Francesco.

Non conosce interessi personali. Lascia le piccole ambizioni ai

“pusill-animi” della politica e della religione.

Non ha paura della “laicità” montante.

Come Papa Francesco sa che ogni bestemmia è una professione di Fede. Sa anche che, non di rado, una professione di fede è bestemmia.

Console di Santa Romana Chiesa in Sicilia, perlustra la Provincia che gli è stata assegnata. E siciliano di nascita, ma i lunghi anni trascorsi nei saloni della diplomazia vaticana gli hanno fatto dimenticare il dramma della terra natale.

Ritrova una Sicilia esausta, disprezzata, malmenata, stuprata dai propri figli…

La Chiesa isolana, che avrebbe dovuto ergersi a protettrice, è complice di amministratori infedeli, razziatori delle proprie contrade.

-La Mafia? Chi ha detto Mafia? Che cosa è la Mafia? Fantasie di giornalisti, pettegolezzi, invidia e calunnie contro il nobile popolo siciliano…! Così parlano alcuni vescovi e molti preti isolani…

 

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L’Uomo-Vescovo si ribella.

Le strade siciliane sono tappezzate di Lapidi a ricordo di uomini egregi che affrontarono la Morte per ridare nuova vita alla propria terra. Servitori di uno Stato imbelle, indegno di tanta “Dignità”.

E lancia la scomunica contro la mafia.

Egli stesso è minacciato, ma non retrocede di un passo.

Vorrebbe essere il condottiero di una crociata inedita. Ma come? Con quali armi, con quali armate in una terra dove non sai chi è il “mamma santissima” e chi il cittadino onesto?

Come redimere una popolazione prostrata, esangue al punto che non desidera essere redenta, che vuole, soltanto, che la si lasci morire in pace…?

Ha a sua disposizione un armamentario due volte millenario, ben collaudato: non solo le Sacre Scritture. Ci sono innumerevoli Trattati di Teologia Pastorale, i Sacramenti, l’Eucaristia, la promessa irrevocabile del Paradiso per i Giusti e la minaccia, altrettanto irrevocabile, del’ Inferno per i peccatori.

Con il Vecchio armamentario, dopo il crollo del’ Impero Romano, alcuni uomini coraggiosi costruirono l’imponente fortezza cristiana del Medio Evo. Dante eresse il suo monumento imperituro alla Civitas Dei.

Si navigava allora in un mare di certezze. Tutti sapevano che la Beata Vita Eterna avrebbe accolto i Giusti. Nessuno ignorava che i perversi sarebbero stati rinchiusi nell’ Inferno. Il “Dubbio” non era comparso, ancora, in Occidente.

Ma egli si rivolge all’Arte...

I credenti medievali aspettavano la morte come una Liberazione.

Invece oggi molti credenti mettono in dubbio l’esistenza stessa della Gerusalemme Celeste. E anche coloro che non la mettono in dubbio, vogliono godersi pienamente la Gerusalemme terrena.

- Funzionerebbe oggi quell’armamentario? si domanda.

- No, oggi non funzionerebbe

 

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È deciso a non indossare armature di Bronzo, a non brandire spade di acciaio, frusta o Croce.

Chiede consiglio agli amici. Si rivolge a Dio, allo splendido Dio della Creazione.

A quel Dio, solo come lui che, emerso dai seni del Caos, crea la Luce…, accende nei cieli le due luminarie, il Sole e la Luna, separa la Luce dalle tenebre e chiama Giorno la Luce e Notte la tenebra. Un Creatore fervido, instancabile, appassionato. Lavora fino a sera, compaiono montagne e vallate, torrenti e praterie, e animali viventi, miriade di ogni sorta di animali… 

Dio guarda stupito, come se non credesse a se stesso. Guarda e gira intorno alle sue Creature, una volta e un’altra volta, come era solito fare Michelangelo dopo aver creato La Pietà o il Mosè.

Come Michelangelo, anche il Signore vorrebbe scambiare qualche battuta con le sue creature.

Le osserva e non si domanda se siano buone o cattive, utili o inutili. Non è un Moralista, il Signore. E neppure presidente del Fondo Monetario Internazionale.

È un Creatore, Un Artista. Niente di più. Niente di meno.

Guarda le sue Creature e vede che sono belle …

- ”Belle a guardarsi…”, dice. Soltanto Questo!

La Bellezza è il Sacramento della Creazione, il Sigillo di Dio.

E gli Artisti sono gli Interpreti e i custodi della Bellezza primordiale.

L’Uomo-Cardinale ha deciso: Saranno gli Artisti i capitani della nuova Crociata.

Il vessillo inastato sugli spalti della Sagunto assediata sarà il vessillo della Bellezza.

- E la santa Tradizione, le Sacre Scritture, la Teologia che fine faranno?-mugugna qualche “anima buona”.

- La Tradizione, le Sacre Scritture, i teologi rimarranno qui, ben saldi, custoditi nella mente e nel cuore. Ma per costruire la Nuova Gerusalemme ci serviremmo della Bellezza, la stessa Scala che Dio usò per creare e regalarci il Mondo.

 

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-  E la Verità? Dove andrà a finire la Verità?, domandano ancora le “anime buone”.

-La Verità non è chiamata in causa. Dio non insegnò Verità, non volle essere “professore di niente”; non rivelò nemmeno il suo Nome. Affidò la sua Creazione e la propria credibilità alla Bellezza.

Gli Artisti sono stati, sono e saranno gli Arcangeli della Bellezza. Hanno il diritto di essere i nuovi evangelizzatori!

La Verità rimarrà nelle cime più alte, là dove sempre è stata. Meta e Faro irraggiungibile. Troppo alta per il volo radente della nostra intelligenza.

La Bellezza, al contrario, sorella gemella della vita, è sul’ uscio di casa, a portata di occhi, orecchie, palato e tatto di tutti.

E gli Artisti furono chiamati.

Accorsero in massa, senza distinzione di bandiera politica o religiosa. Persino Giorgio Armani, abituato a vestire di trasparenze i corpi magnifici nelle passerelle della Moda, si precipita a rivestire l’Evangeliario d’Italia. La Copertina del prezioso volume è sua.

Cominciarono le nobili battaglie, le Rassegne di Arte Sacro, le Mostre... Con le Mostre la Bellezza e l’Arte entrano nei polmoni dell’Isola e la Sicilia riprese a respirare. Sui balconi ondeggiarono le bandiere bianche e crebbero i germogli della Libertà sugli spalti.

Il numero delle battaglie è lungo. Lo troverete nel le pagine del Volume.

Vittoria dell’Arte sulla viltà? Soltanto l’inizio della vittoria! 

Un’Isola da secoli tenuta a guinzaglio da felloni, buttata per terra, con il piede nemico sul collo che le impedisce di urlare la sua impossibilità di respirare non si rialza in una sola battaglia.

Non può essere rapido il recupero di salute quando il “male oscuro” alloggia da secoli nel corpo del malato.

Ma i germogli di nuova Libertà crescono e le bandiere della Speranza ondeggiano ancora nei balconi e sugli spalti.

 

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Autore del libro è Giovanni Bonanno, un nome ben noto nei luoghi dove l’Arte è conosciuta, apprezzata e amata.

E segretario, collaboratore, consigliere del Cardinale. Pronto ad accettare il parere altrui quando è migliore del suo. Pronto ad offrire il suo quando è migliore degli altri. Come il Cardinale, ama il dialogo. Non vive di pettegolezzi. Sa ascoltare. 

Lo ricordo ragazzo, molti anni fa. Insegnavo Storia Ecclesiastica nel Seminario Metropolitano di Palermo. Parlavo appassionatamente dei grandi architetti della vita occidentale: Pietro, Paolo, Agostino, Tommaso, Bonaventura, Lutero…

Lui ascoltava, meditava, assimilava, accettava, scartava…

Non è un “panegirista”. E amico dell’Uomo-Cardinale.  Amico e discepolo.

Il libro non è una “biografia”, è una cronaca. Per redigerlo sceglie il linguaggio della cronaca palatina, sobrio, monoritmico, monotono a volte. Metodicamente registra iniziative, propositi e progetti di iniziative, il lento o rapido sviluppo di ogni cosa, le difficoltà, il fallimento qualche volta.

Io ho voluto la voce della Poesia per elevare un peana di vittoria al condottiero delle imprese che egli racconta con lo stile sobrio e austero della cronaca palatina.

Soltanto qualche volta dimentica la “sobrietà” e canta anche lui per raccontarci alcuni particolari bizzarri, piccoli aneddoti apparentemente insignificanti che sembrerebbero non riguardare il Personaggio, ma il sosia del Personaggio.

E, infatti, non riguardano il Principe della Chiesa, ma l’Uomo che lo sostenta.

 

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Anzi un pezzo di quell’Uomo, la sua gioventù: l’insofferenza del giovane alle formalità puramente formali. Il bisogno giovanile di liberarsi da regole pedanti che le abitudini convertono in ferree catene.

Sono questi aneddotti, a mio avviso, a far rimbalzare il profilo dell’Uomo nuovo, del Cardinale dei tempi nuovi:

“La sera del 22 gennaio 1977, al termine di una consacrazione episcopale da lui presieduta, il Cardinale è raggiunto a Messina dal segretario. Devono essere a Roma prima di sera per un incontro con la Stampa, prima di presentare ufficialmente la Seconda Rassegna di Arte Sacro.

Il giorno dopo, di buon mattino, attraversano lo Stretto e invocano l’autostrada. La strada è lunga e si alternano alla guida. Il Cardinale si è spogliato di Porpore e guida in maniche di camicia. Non resiste al brivido della velocità, si lascia andare, si diverte…

Al’improvviso, a una piazzola di sosta semicelata da cespugli, una pattuglia della Stradale intima lo stop. Irruente si accosta il poliziotto e riversa un diluvio di improperi sul conducente “pirata della strada”.

Il conducente non muove ciglio, ascolta, è mortificato, chiede scusa…

-Mi dia i documenti…, aggiunge il burbero poliziotto mentre squadra con occhio indagatore il compagno di viaggio e la macchina Blu.

Monsignore apre il cruscotto tira fuori libretto e documenti e li porge al maresciallo...Costui li prende, li agita in mano e li restituisce allo strano pirata della strada... Non ha la faccia del pirata questo brioso conducente, dice a se stesso.

- “Beh, per questa volta chiudiamo un occhio. Se ne vada e non lo faccia più…

Dopo un chilometro di guida giudiziosa, il Principe della Chiesa mormora tra se e se: Mi è andata bene. Non ha visto i documenti”.

L’autore avrebbe potuto raccontare molti altri particolari simili, come quando  in vacanza, vicino al mare, nella torrida estate

siciliana, si alza di scatto, indossa il costume da bagno sotto la tonaca, e con il segretario sale in macchina, imboccano la strada della spiaggia...

Prima di arrivare nasconde la tonaca sotto il sedile, inforca gli occhiali da sole  e corre a  tuffarsi nelle onde..

 

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- Perché gli occhiali da sole? - domanda il Segretario.

- Per allontanare il rischio di essere riconosciuto. Non si sa mai. Qualche bagnante potrebbe riconoscere il Presule sotto il succinto costume... Non sarebbe carino, non credi?

O quando, quella sera di estate del 1982, mentre il Presidente Pertini e la sua Pipa si agitavano sugli spalti dello Stadio Bernabeu e insieme a re Juan Carlos, gridavano hurràalla Nazionale Italiana che stava vincendo il Campionato Mondiale di Calcio. Non si rassegnò a vedere la partita solo con il segretario nel saloncino di palazzo davanti a un televisore indifferente

“Tutta Palermo è per strada a fare tifo per la nostra Nazionale...Vogliamo  stare qui come due  orfanelli? E pressi capello e bastone, corre a mescolarsi  con la folla. La folla lo vede, lo accoglie, lo acclama come se fosse Pablito e lo proclama seduta stante “Tifoso dell’Anno”.

Questi piccoli particolari danno il tocco finale al profilo dell” “Uomo del nuovo Rinascimento”. Un Rinascimento all’insegna dell’Arte e della Vita .

 

Gonzalo Alvarez Garcia

Palermo, 30.06.2020

 

 


Giovanni Bonanno racconta di un ‘Uomo. Il suo racconto non è biografia ne ritratto. È semplicemente, volutamente, “cronaca”. 

Ciò che io voglio cantare egli lo dice con linguaggio di cronaca palatina.

 Autore del Libro è Giovanni Bonanno: un nome ben noto nei luoghi dove l’Arte è conosciuta, apprezzata e amata. L’Uomo-Cardinale è ambizioso. Di quell’ambizione aurorale che illumina le cime più alta dell’Umanità, quelle che pacatamente punteggiano nei secoli il percorso della Civiltà senza bisogno di ricorrere a gesti retorici.

L’ “Io” e il “Tu” non contano nelle sue pretese. Non pretende per sè. Non pretende nulla nemmeno per la Chiesa della quale è Principe.

Pretende per l’Umanità, cristiana o laica che sia.

E un sognatore, come seppero esserlo alcuni Pontefici suoi contemporanei: Giovanni XXII, Papa Montini, come è sognatore l’attuale Papa Francesco.

Lascia le piccole ambizioni ai piccoli trafficanti della politica e della religione a buon mercato.

Non ha paura né prevenzione conto Laicità montante.

Come Papa Francesco sa che ogni bestemmia è una professione di Fede. Sa che, non dirado, molte professioni di fede sono bestemmia.

Funge da segretario, da collaboratore, da consigliere al Cardinale.

Pronto ad accettare pareri e consigli altrui quando questi sono migliori dei suoi. Pronto ad offrire consigli e suggerimenti quando i suoi sono migliori.

Ama, come il Cardinale, il dialogo. Non vive di pregiudizi.

Sa ascoltare. Lo ricordo, molti anni fa, quando tenevo lezioni di Storia Ecclesiastica al Seminario Metropolitano di Palermo. Parlavo appassionatamente dei grandi architetti della Vita Occidentale: Pietro, Paolo, Agostino, Tommaso, Bonaventura, Lutero…

Lui ascoltava silenzioso meditava, assimilava, rifiutava...

Non è un panegirista. E semplicemente amico dell'Uomo-Cardinale. Discepolo e amico.

Per redigere il suo libro sceglie lo stile in tono minore del cronista. Piatto, monoritmico, monotono a volte. Metodicamente registra desideri, propositi, progetti, imprese. Il rapido o lento sviluppo di ogni cosa, le difficoltà, a volte il fallimento.

Console di Santa Romana Chiesa in Sicilia, perlustra la Provincia che gli è stata assegnata.

E’ siciliano, ma nei lunghi anni trascorsi nei saloni ella Diplomazia Vaticana, se ne era quasi dimenticata.

Ritrova una Sicilia esausta. Malmenata, disprezzata, stuprata da propri figli.

La Chiesa Isolana che ne avrebbe dovuto ergersi a protettrice, è complice della criminalità organizzata.

- “La Mafia? Che cosa è la mafia? Dicerie! Fantasie di giornalisti; pettegolezzi o calunnie contro i siciliani- , dicono alcuni vescovi e molti sacerdoti isolani.

L’Uomo-Vescovo si ribella. Le strade siciliane sono piene di lapidi a ricordo di Uomini egregi che affrontarono la morte per ridare nuova vita alla propria terra.

Anche lui è minacciato dalla “piovra”, ma non retrocede. Lancia la scomunica contro “cosa

nostra”.

Vorrebbe essere il condottiero di una inedita Crociata.

Ma come? Come redimere un popolo tanto prostrato, esangue, che nemmeno desidera essere redenta? Con quali armi?

Ha a disposizione un armamentario due volte millenario: le Sacre Scritture, i Quattro Vangeli, innumerevoli trattati di Teologia, i Sacramenti, la minaccia dell’Inferno e la promessa del Paradiso….

Nel passato funzionarono egregiamente.  Dante eresse il suo Monumento alla Civitas DeiMedievale, dove il Dubbio non era nato ancora. Tutti sapevano che la beata Vita Eterna avrebbe accolto i Giusti. Nessuno ignorava che i Perversi sarebbero rinchiusi nell’Inferno.

Ogni credente di buon senso aspettava la morte come una liberazione.

Dante eresse un monumento perenne alla Civitas Dei medievale, dove il “dubbio” non era nato ancora. Tutti sapevano che la beatifica Vita Eterna avrebbe accolto i giusti. Nessuno dubitava che l’Inferno avrebbe inghiottito i perversi.

I credenti di una volta amavano la Vita terrena, ma Aspettavano la Morte come una liberazione.

I credenti di oggi non mettono in dubbio la Vita Eterna, ma amano e vogliono godersi anche la vita temporale.

-No, oggi non funzionerebbero.

Ciò che io canto liricamente è ciò che l’autore racconta con linguaggio di “cronaca palatina”: racconta un Uomo-Vescovo che si erge sugli spalti di una Sagunto assediata dalle “cosche”, madre sfregiata, malmenata, stuprata dai propri figli.

Nella battaglia non indossa armature di bronzo, non brandisce spada, frusta o Croce.

Indossa la corazza della di Bellezza. Dispiega lo stendardo dell’Arte, brandisce la spada della Poesia.

Chiede consiglio al Dio splendido dei Giorni della Creazione.

Solo nel grembo oscuro del Caos, crea la Luce, accende le luminarie del Cielo: il Sole e la Luna separano il giorno dalla Notte. Nascono montagne e vallate, oceani e fiumi e miriadi di viventi di ogni specie li popolano.

Quel magnifico dio del Genesi rimane stupito della sua Opera. Non si domanda se è buona o cattiva. Il Dio del Genesi non un moralista.

Si sofferma a contemplare la sua bellezza…

“E vide Dio che erano belle a guardarsi...”

Belle a guardarsi…

Non buone o cattive, non benefiche no malefiche...Belle!

La Bellezza è il Sacramento della Creazione, il Sigillo di Dio.

E gli Artisti? L’Artista se vero artista, è l’interprete e custode della Bellezza primordiale.

Il Cardinale ha deciso: saranno loro i Capitani della nuova Crociata, gli Artisti...

Il vessillo spiegato sugli spalti della Sagunto assediata sarà lo stendardo della Bellezza.

- E la Santa Tradizione, le Sacre Scritture, la Teologia… ché fine faranno? - mugugna qualcuno.

- La Santa Tradizione, le Scritture, i Teologi rimarranno saldi, ben custoditi nella mente e nel Cuore. Ma per costruire la Nuova Gerusalemme dove vivranno i +ovi figli di Dio useremo le stesse Scale Aeree che Dio usò per creare e regalarci il Mondo: le Scale della Bellezza...

-E la Verità?

-La Verità non è chiamata in causa. Dio insegna Verità, non si presenta come “professore”. Non insegna n quasi niente. Non rivela nemmeno il suo vero nome. Affida la sorte della sua Creazione e la propria credibilità alla Bellezza.  Gli Artisti sono stati, sono e saranno gli Arcangeli della Bellezza.

La Verità ha scelto le cime più alte, quale meta e faro irraggiungibili.

Troppo alta per il volo tattile della nostra intelligenza. 

Al contrario della Verità, la Bellezza, sorella gemella della Vita, è sul’ uscio di casa, a portata di occhi, orecchie, palato, tatto…

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