GAETANO AUGELLO, Canicattì - La festa "di li TRI RE"

Una recente rappresentazione "di li tri re"
La rappresentazione "di li TRI RE", pur avendo qualche collegamento con i sacri misteri medioevali, ha origini relativamente recenti. L'idea pare sia venuta ad un maniscalco canicattinese, Luigi Antinoro, che nel 1870 torno' dal servizio militare portando una raffigurazione dell'adorazione dei Magi. Parlo' della sua idea di realizzare una rappresentazione su questo tema con alcuni amici, Nunzio Lo Brutto, Giuseppe Tardino e i fratelli Salvatore, Giuseppe e Francesco Russo che aderirono con entusiasmo. Un grande aiuto venne dal sacerdote Gaspare De Caro (conosciuto come "lu parrinu canazzu"), un vero esperto di spettacoli sacri, che trovò un valente continuatore, per molti anni, nel sacerdote Vincenzo Germano. 
A causa delle consistenti spese, la festa, all'inizio, ebbe cadenza triennale; al posto della reggia di Erode veniva realizzata, su un modesto palco, accanto allo splendido prospetto settecentesco (1782) della chiesa di Santo Spirito, una più modesta ma suggestiva grotta di "sparacogni", ornata con rami d'arancio e fiocchi di candida bambagia per surrogare la neve. Davanti al piccolo Gesù e alla Madonna, rappresentata da una ragazza con grembiule verde e mantellina nera, i bambini del quartiere recitavano nenie e poesie. La festa, nei primi del Novecento, divenne biennale e, dal 1938, annuale (con ovvia sospensione durante le due guerre mondiali). La mattina del 6 gennaio dieci "ciaramiddara", giunti da Licata, facevano il giro della città insieme ai componenti del comitato che provvedeva alla raccolta delle offerte. Il suono delle "ciaramelle", rivestite di sete ricamate e adornate con penne di pavone, era ritmato dai tradizionali "circhetti" a sonagli. Nel pomeriggio i re Magi, su cavalli guidati da scudieri in costume, raggiungevano piazza Roma (a Borgalino, l'antico centro storico) partendo da tre punti diversi del quartiere: il primo, il re turco, con turbante, barba e volto naturali e abiti goffi e larghi, scendeva da Sant'Eduardo attraverso via XX Settembre; il secondo giungeva dalla Badia attraverso via Duca degli Abruzzi; il terzo da Palazzo Bartoccelli, lungo la ripida salita di via Colombo; il secondo ed il terzo re portavano una corona di carta dorata e indossavano maglie a strisce multicolori ed i piviali propri dei sacerdoti nelle sacre funzioni. Non era possibile distinguere chi fosse Baldassarre, Gaspare o Melchiorre; il popolo li applaudiva tutti come "li TRI RE". 
Intanto era scomparsa la stella che aveva guidato i re durante il viaggio e pertanto essi decidevano di entrare nella casa di Erode, l'atrio del palazzo Caramazza, dove, tra una discussione e l'altra, provvedevano, in vista della faticosa ascesa al convento, ad un corroborante... pieno di vino. Usciti dalla reggia di Erode, ecco riapparire la lucida cometa, un pezzo di latta legata nel buco  centrale ad uno spago e tirata, per mezzo di un secondo filo, da un frate francescano piazzato all'interno del campanile del convento. I re giungevano davanti alla chiesa dove si svolgeva una sacra recita conclusa dal sermone del padre guardiano del convento. Al termine i re, avvisati da un angelo - un ragazzo con elmo, ali di carta e spada sguainata - sulle cattive intenzioni di Erode, svoltavano a sinistra e, a casa Germano, deponevano le vesti di scena.
Tra i figuranti storici, negli anni Cinquanta e  Sessanta, ricordiamo Giovanni Lodico, figlio dello storico barbiere di Borgalino, Carmelo, che impersonava il re che portava a Gesù bambino l'incenso; il ferroviere Calogero Bartolotta nella parte di Melchiorre, il re che portava in dono l'oro, e il dottor Gioacchino Fazio nella parte di Gaspare, il re che portava in dono la mirra. Nella parte di Erode si esibiva il calzolaio Salvatore Cigna e in quella del rabbino Salvatore D Puma. I figuranti per molti anni utilizzarono come "camerino" ove indossare i vestiti di scena la sala per trattenimenti di via Dandolo, di proprietà del bracciante agricolo Lorenzo Li Calzi. 
Il percorso dei re è stato nel tempo modificato più volte. Nei primi anni Sessanta tutti e tre i re partivano dal salone di via Dandolo, seguendo tre itinerari diversi. Baldassarre, dopo aver attraversato via tenente Federico Gangitano - via Mariano Stabile e via Duca degli Abruzzi, raggiungeva piazza Roma; Melchiorre, il re nero,  seguiva il percorso via Dandolo - via Minghetti - via Colombo - piazza Roma; Gaspare, invece, seguiva un percorso più lungo e cioè via Dandolo - via Minghetti - via Ildebrando - via Raffaello Sanzio - via monsignor La Vecchia - via XX Settembre - piazza  Roma. Oggi invece la manifestazione folcloristico-religiosa coinvolge tutta la città ed i re partono dai quartieri di Santa Lucia, San Domenico e da quello del Redentore, detto di Oltreponte, che negli ultimi anni ha raggiunto grande sviluppo (vi abita circa un quarto della popolazione canicattinese). La reggia di Erode e' collocata in piazza IV Novembre, nella parte bassa della città, mentre la grotta rimane nel piazzale antistante la chiesa dello Spirito Santo, non più officiata, ormai da alcuni decenni, dai frati minori.
GAETANO AUGELLO  

La chiesa dello Spirito Santo nei primi del Novecento

Questa foto è stata pubblicata nella prestigiosa rivista del Touring Club  Italiano nel 1933. Nel numero (sopra se ne riporta la copertina) si parla di tutta la Sicilia ma, piace sottolineare, alla festa popolare canicattinese è dedicata l'unica foto folcloristica presente nel volume. Ciò a conferma della straordinaria risonanza che questa manifestazione  aveva un temp

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