CARL BLANDA, Giuseppe e Giacoma

Presentazione
di Vincenzo Blanda





Tasselli di un grande puzzle

Ogni volta che rileggo questo racconto, forse per via di alcune tormentate vicende di un pezzo significativo del mio dna, mi rendo conto di quanto il passato sia sempre presente nella vita attuale e di quanto anche un breve racconto come questo costituisca un'importante ed essenziale testimonianza di storia sociale. Un'importante testimonianza dell’eterna contraddizione fra quello che definiamo progresso dell’umanità e la mancata evoluzione del comportamento umano, legato, a filo doppio, come una maledizione, ai suoi malvagi istinti primordiali: sfruttamenti, guerre, migrazioni, rifugiati, violenze, torture, muri, confini, prigioni, lavori forzati, lavori minorili, pena di morte…; termini che rievocano epoche buie e lontanissime.
Incredibile! eppure si dice che oggi l'uomo, dopo un lungo e laborioso tragitto, abbia raggiunto un tale livello di progresso e di conoscenze, in tutti i campi, così avanzato e così progredito, al punto da poter superare ampiamente simili bestialità; e, di conseguenza, come una imbarcazione che allontanandosi dal porto svanisce lentamente all'orizzonte, così simili malvagità dovrebbero scomparire dalla storia del genere umano, senza mai più farvi ritorno.
E invece no! come uno scherzo del destino, ogni sforzo, ogni tentativo di rendere questo mondo migliore, ogni tentativo di dare risposte radicalmente innovative, di migliorare la realtà sociale, privandola da sfruttamenti e ingiustizie, dove ogni essere umano possa vivere il più serenamente possibile la propria breve esistenza, ogni tentativo sembra puntualmente fallare.
Solo raccogliendo e sforzandosi di mettere insieme più tasselli possibili, fra quelli che compongono l'immenso puzzle della nostra memoria passata, fatta di piccolissimi e infinitesimi pezzi, quasi incomprensibili e inadattabili, si potrà riuscire a dare un senso alla storia.
La storia evenemenziale degli imperatori, dei condottieri, dei re, dei cavalieri, fatta di noiose date, di cronologie, di grandi personaggi, di battaglie, incardinata su grandi eventi, serve a poco o nulla se non accompagnata da un’attenta e minuziosa analisi, da un’attenta interpretazione dei fenomeni, dei fatti che ne hanno caratterizzato le dinamiche. La storia, insieme alle altre scienze umane, deve fornirci gli strumenti per comprendere fino in fondo quei problemi che attanagliano il mondo in cui viviamo, deve aiutarci a recuperare gli attrezzi per uscire da quella palude popolata non da coccodrilli, ma da quelle eterne e inspiegabili contraddizioni che segnano l’esistenza di ognuno di noi, della società in cui viviamo, del nostro mondo, del nostro futuro, del nostro destino...
Finirà mai la lotta di classe?

_________________________________


Giuseppe e Giacoma

di Carl Blanda

PREFAZIONE

Mi ricordo ancora vivamente quando da bambino mio padre mi portava a visitare la tomba di sua madre. L’inscritta diceva Jacqueline Blanca, nata il 10 agosto 1876, morta il 9 marzo 1939. Furono molti anni dopo quando mi resi conto che il vero nome di nascita era Giacoma e non la versione americanizzata di Jacqueline. Per tutta la sua vita, mio padre si sforzo` di tenere la lapide della nonna pulita e tagliare l’erba attorno. Durante una delle nostre solite visite chiesi a mio padre di parlarmi di suo padre. Lo vidi sorpreso,  acconsentì che avremo dovuto andare a vedere la tomba del nonno.
Entrambi i nonni erano morti quando io nacqui, non avevo ancora capito il forte legame che c’era tra mio padre e sua madre, e che mio padre non aveva mai conosciuto suo padre. Ci volle un bel po` di tempo per trovare la tomba del nonno. Dopo la morte di sua madre, mio padre non visito più la tomba di suo padre. Finalmente la trovammo, la pulimmo dalle erbacce e dal quel giorno in poi ogni visita al cimitero era per entrambe le tombe Intendo scrivere un po` riguardo Giuseppe e Giacoma Blanca, la loro vita insieme, dalle informazione ricevute da famiglia e dalla mia ricerca personale.  

L’INIZIO

Giuseppe nacque il 2 febbraio 1873, a Prizzi in provincia di Palermo, in Sicilia. Giacoma nacque a Palazzo Adriano, una città non molto lontana da Prizzi. Queste due città` avevano avuto una relazione speciale per molte generazioni. (Secondo un cugino che vive attualmente lì, questa speciale relazione e` ancora esistente). Il 29 ottobre 1896 Giuseppe e Giacoma si sposarono a Palazzo Adriano. Giacoma aveva 20 anni e Giuseppe 23. Non esiste documentazione riguardo l’occupazione di Giuseppe, ma quell’area è prevalentemente agricola con allevamenti di bestiame etc. Il loro primo figlio, Vincenzo (mio zio Jim) nacque il 7 marzo 1901, a Palazzo Adriano. Tuttavia I tempi erano duri. L’Europa stava provando a ristabilirsi da una lunga depressione economica. Il prezzo del grano, particolarmente importante per la Sicilia, era un terzo di quello che era stato 30 anni prima. C’era poco lavoro e pagato male. Durante questo periodo, compagnie minerarie americane reclutavano minatori da tutto il mondo. In USA ci fu un aumento nell'industria del carbone, si trovarono a corto di minatori. Molti risposero soprattutto dal sud e est dell’Europa. Giuseppe si trovò tra i molti assunti da Colorado Fuel and Iron (Colorado Carburante e Ferro) conosciuto più tardi come CF&I. La data della partenza per l’America di Giuseppe con moglie e figlio non e` saputa. Ci furono altri parenti che provarono la loro fortuna con CF&I. Il cimitero cattolico a Trinidad nomina Blanca e Troncale tra gli interrati. La loro partenza fu probabilmente da Napoli, ma il luogo di arrivo è insaputo. I loro nomi non risultano sulle liste di Ellis Island, ma ci sono ragioni di pensare che siano arrivati al porto di New Orleans. Non troppo tempo dopo si trovarono a Trinidad, Colorado nelle miniere di carbone. Giuseppe fu assunto, ma probabilmente non sapeva che il tasso di mortalità dei minatori nelle miniere del sud del Colorado era il doppio della media nazionale. Il lavoro era brutale e pericoloso, la paga e benefici erano minimi.

I minatori vivevano in alloggi forniti dall'azienda dove lavoravano, l’affitto veniva sottratto dalla paga mensile, no contanti. La paga era basata dal peso estratto dalla miniera che veniva poi pesato da dipendenti dell`azienda. L`azienda forniva una specie di assistenza medica, anche quella veniva sottratta dalla paga. Cibo e rifornimenti dovevano essere comprati al negozio dell`azienda. Sembra che i minatori in se stessi fossero proprietà della CF&I. Visitando quell'area a leggendo riguardo la vita dei minatori, mi e`venuta in mente una vecchia canzone di Ernie Ford. Le parole dicono:

Qualcuno dice che l’uomo e`fatto di fango. Un uomo povero è fatto di muscoli e sangue, muscoli e sangue, pelle e ossa. Una mente debole e una schiena forte.
Carichi sedici tonnellate, cosa te ne viene, sei invecchiato di un altro giorno e hai più debiti,

San Pietro non chiamarmi perché non posso venire, ho dato la mia anima alla bottega dell’azienda, sono nato in un mattino quando il sole non splendeva, ho raccolto la mia pala e sono andato in miniera. Ho caricato sedici tonnellate di carbone. Il capo mi ha detto:”Bene, benedicimi”.
Carichi sedici tonnellate, cosa te ne viene, sei invecchiato di un altro giorno e hai più debiti,

San Pietro non chiamarmi perché non posso venire, ho dato la mia anima alla bottega dell’azienda.
  
Lasciatemi anche aggiungere più informazioni riguardo le richieste dei minatori durante lo sciopero del 1913-1914:

1.      Riconoscimento del United Mine Workers (UNW)
2.      Il 10% d’ aumento  sui tassi di tonnellaggio. ( Il pagamento era basato sul peso del carbone estratto.)
3.      Otto ore lavorative giornaliere.
4.      Pagamento per extra manodopera non pagata.
5.      Il privilegio di votare la persona incaricata di pesare l’estratto di carbone giornaliero.
6.      Il privilegio di fare affari con altri negozi e scegliere il proprio dottore.
7.      L’applicazione delle leggi delle miniere in Colorado e l'abolizione del sistema di guardia. (Generalmente le leggi di sicurezza erano ignorate dall’azienda; di conseguenza il tasso d’ incidenti e morti erano alti. Con il sistema di guardia e filo spinato come recinzione i minatori vivevano in un ambiente simile ad una prigione.)
Riesaminando le richieste dei minatori, si può congetturare che gli apparenti “profitti”, alloggio, assistenza medica, etc. offerti dall'azienda, erano alquanto mancanti. Un minatore riflettè che gli asini erano ritenuti più preziosi degli uomini stessi. Asini erano costosi e difficili da trovare, minatori erano svalutati e prontamente disponibili.


La prima tappa di Giuseppe, Giacoma e Vincenzo sembra essere stata El Moro. Trinidad è collocata a 20-25 miglia nord dal confine di stato dove ora si trova I-25. El Moro si trovava al nord-est di Trinidad. La miniera del El Moro, più tardi fu chiamata Eagle Mine. Una volta che la ferrovia e acciaieria furono costruite nella città, sembra che El Moro predominasse su una città come Trinidad. Una volta che la ferrovia divenne inutile, El Moro fu condannato a svanire. Nel frattempo, il carbone veniva estratto e bruciato nei forni producendo carbone con meno impurità e umidità. Una volta che il processo veniva completato, il carbone veniva spedito all'acciaieria del Pueblo. Uno studio indica che i minatori  lavoravano nella miniera probabilmente 200 giorni all'anno. Se e` vero, il resto del tempo era usato ai forni.
Qualsiasi lavoro Giuseppe stesse facendo, ebbe altri due figli, il 17 aprile 1904 nacque Joseph e il 19 giugno 1908 nacque Joanna (Jennie). Tutt'oggi è difficile identificare dove El Moro era collocato. Tutto quello che ne rimane sono resti dei forni dove il carbone veniva bruciato.

JANSEN


All’ ovest di Trinidad c’era un’altra operazione d’estrazione minieristica. CF&I non nomina Jansen come uno dei loro siti perciò e` difficile sapere che operazioni specifiche venivano svolte in quella località. C’e` un’ indicazione riguardo la città di Jansen, ma tutto ciò` che si trova sono alcune rovine di forni, qualche casa e un paio di negozi. E` in quella città`che il 20 agosto 1910 nacque Lucy (Lucia). Non si sa quanto tempo vissero lì, ma sappiamo che nel 17 settembre 1912  non si trovavano più in quella città.

SEGUNDO
 
(17 settembre 1912) era in quel giorno quando Peter nacque. Questa era decisamente un’altra operazione di CF&I. Erano le tipiche miniere, forni, etc. come tutti gli altri posti. E allo stesso modo le stesse frustrazioni. Sentimenti di rabbia cominciarono a diffondersi tra i minatori, volevano lavorare, ma volevano anche essere rispettati e ascoltati riguardo i loro bisogni e desideri. La compagnia non era interessata.

LO SCIOPERO

La CF&I e la Victor-American Feul Company non solo dominavano l’industria del carbone e del ferro, ma avevano anche influenze politiche su molte regioni del Colorado. Avevano potere nelle loro mani e non erano interessati a trattare con i minatori. Anche quando succedevano degli incidenti nelle miniere, le compagnie sceglievano giurie che sembrava le assolvessero da ogni responsabilità. Poi si presentò la United Mine Workers union (unione dei minatori). C’era abbastanza supporto tra i minatori, anche se parlavano 24 lingue diverse, da poter pianificare uno sciopero organizzato dal UMW ed effettuato il 25 settembre 1913. Ricordiamoci che i minatori e le loro famiglie vivevano in abitazioni ottenute dalla compagnia, quindi quando lo sciopero` andò in atto, le famiglie furono buttate fuori dalle loro case. The UMW porto` tende e rifornimenti e formo` una colonia a Ludlow, Colorado ad alcune miglia da Trinidad sulla strada verso Walsenburg. Cosi` comincio` un esodo di più di 12,000 minatori con le loro famiglie da ogni campo dal sud del Colorado. Circa 1200 minatori traslocarono a Ludlow. Le compagnie assunsero dei poliziotti armati e pure dei teppisti per disgregare gli scioperanti. Ci furono dei morti. Il 20 aprile 1914 ci fu una battaglia a Ludlow e una dozzina di persone morirono, inclusi due donne e undici bambini. Ci sono molte più` informazioni riguardo lo sciopero, ma non e` mia intenzione riguardo questa ricerca. Volevo sapere cosa  successe alla famiglia Blanda e se si potessero trovare dei parenti dopo che lo sciopero comincio`.

LOS ANGELES

E` un mistero sapere esattamente quando Giuseppe e Giacoma traslocarono a Los Angeles. Io crebbi nella casa attraverso la strada dove vissero in Thomas Street. Dominic troncale, il cugino di mio padre, viveva non più lontano di un blocco dalla mia casa. Quando ero un bambino mio padre mi portava a trovare suo cugino e sua moglie . Ogni volta, prima di andarcene ci veniva donato un gallone di vino prodotto nella loro casa. (C’era una tinozza di vino grande nel garage). Una volta, camminando verso casa, chiesi a mio padre il perché accettasse quel vino visto che lui nonne beveva. Mio padre rispose: " Rispetto".

C’è una storia successa nel giugno 1914, riguardo un uomo che si avvicinò a mio padre, insistendo che facesse una passeggiata fino in fondo alla strada con lui. Mentre camminavano, una macchina si avvicinò con dentro due uomini. Uscirono dalla macchina, si avvicinarono a Giuseppe e gli spararono a sangue freddo. Non morì immediatamente, ma sanguino` a morte a casa sua. Un’altra storia dice che un tenete della mafia si presento` alla casa di Giuseppe, scusandosi con Giacoma riguardo la morte del marito, informandola che era stato uno sbaglio. Un’altra storia dice che Giacoma rifiuto` i soldi che le furono offerti. Un’altra storia dice che un nipote uccise gli assassini per vendetta. E` difficile da credere visto che e`una storia passata da uno all'altro.
 
SOMMARIO

E` stata un’esperienza speciale poter visitare tutti quei luoghi in Colorado. Vagando attorno alle colline, cercando forni e altre rovine, ho quasi sentito la presenza di Giuseppe mentre sentivo nell'aria l’odore del carbone. Lasciò la terra dei suoi padri, viaggiò con la moglie e il figlio, lavorò come uno schiavo, sudo` al buio in tunnel polverosi, per circa dieci anni sforzandosi di provvedere per la sua famiglia. Anche la vita di Giacoma non fu facile. Immaginate a mantenere una casa, dare vita a figli, e allevarli in un ambiente senza acqua corrente, scarsa assistenza medica e un bilancio magro.
Poi, quando finalmente lasciarono quel posto, sperando in un futuro sicuro, gli fu tolta la vita in un modo non meno drammatico di come perderla in un’esplosione in una di quelle miniere in Colorado. Anche se non ho mai incontrato Giuseppe o Giacoma, li amo e mi mancano. Grazie Giuseppe. Grazie Giacoma. Non vedo l’ora di abbracciarvi.

Nessun commento:

Posta un commento