Dr. Franco La Mendola – Libero Professionista |
Per il proprio background culturale, per il percorso di studi
universitari effettuato e per le proprie
competenze maturate sul campo della libera professione, la figura
del Geologo è stata sino ad oggi considerata da parte del mondo delle
professioni tecniche esclusivamente come un “consulente” esperto in
problematiche idrogeologiche, geomorfologiche, geomeccaniche e sismiche, di
supporto al progettista ingegnere o architetto dirsi voglia.
Pertanto, nelle varie fasi
progettuali lo Studio Geologico, o la classica “Relazione Geologica”,
rappresenta spesso un mero e semplice documento a sè stante, a compendio del Progetto, al quale si dà
importanza, nell’80% dei casi, solo quando emergono problemi di fattibilità
geologica e/o idrogeologica, generalmente in corso d’opera o addirittura
postumi, quando invece dovrebbe rappresentare
un documento propedeutico al progetto stesso.
Alla luce di ciò il Geologo, nell’ambito delle fasi di progettazione, viene
relegato esclusivamente ad una figura marginale di “consulente del progettista”,
dunque di supporto al progetto, lasciando all'Ingegnere o Architetto “la
centralità del ruolo di progettista” ovvero di coordinatore delle varie fasi progettuali.
Si tratta certamente di una
visione piuttosto riduttiva della nostra categoria se solo si pensa che in taluni
ambiti tecnici, come quello estrattivo, agrario, idrogeologico, geoambientale, ma
soprattutto “geominerario” (progettazione di cave a cielo aperto), il Geologo possiede
il profilo professionale tale da poter assumere
e rivendicare un ruolo centrale di coordinatore di altre figure professionali
complementari, sottofirmandosi legittimamente in tutti gli elaborati allegati
come “progettista”.
Nel campo
delle indagini geognostiche, ad esempio,
il Consiglio di Stato ha riconosciuto la legittimità del D.P.R. n. 328/2001 con
la relativa definizione delle competenze professionali, respingendo il ricorso
del Consiglio Nazionale degli Ingegneri che sosteneva l'illegittimità di
suddetto Decreto.
In realtà,
dall’esame del Regolamento sui LL.PP.
che definisce le tre fasi di progettazione, nonché dall’esame della legge professionale, del Tariffario e delle ricognizioni
contenute nel D.P.R. n. 328/2001 e
ss.mm.ii., emerge chiaramente come l’attività del geologo non
rappresenti “funzione di natura accessoria”, bensì attività
integrata nella progettazione.
Pertanto ne deriva che la prestazione geologica, integrata e compresa
all’interno del progetto, costituisce attività
definibile come progettuale, non potendosi limitare il concetto
di attività progettuale al solo progetto tecnico-ingegneristico, ma dovendosi
comprendere in esso anche i rilievi, le concrete prospettazioni e le soluzioni
geologiche inerenti il progetto stesso.
Altri riferimenti
all’attività di progettazione possono evincersi anche nel Tariffario ove, ad esempio,
nell’art. 22 si indica l’attività di assistenza alla compilazione del progetto
o ancora ove all’art. 26, punto “c”, nel definire lo studio per la compilazione
della relazione relativa al progetto esecutivo, si include la “programmazione degli
eventuali interventi di sistemazione dell’area in esame o comunque relativi a
problemi di natura geologica”. Al successivo punto “d” si prevede “la direzione ad alta sorveglianza sotto
l’aspetto geologico dei lavori con visite periodiche al cantiere nel numero
necessario ad esclusivo giudizio del geologo, emanando, in collaborazione con
la direzione dei lavori, le disposizioni e gli ordini per l’attuazione della
parte geologica dell’opera progettata nelle sue varie fasi esecutive e
sorvegliandone la buona riuscita”.
Pertanto, l’attività
del geologo relativa alla prestazione geologica nell’ambito della progettazione
di lavori pubblici, oltre a costituire momento essenziale ed obbligatorio e non
certo “accessorio”, delle
varie fasi progettuali e quindi della progettazione nel suo complesso,
condividendone l’impostazione e la realizzazione, costituisce, altresì,
elemento sistematicamente partecipe del rischio progettuale e come tale
necessitante della copertura assicurativa.
Ritornando all'attività di progettazione, viene
legittimo porsi il seguente quesito: per poter dar inizio all'estrazione di una
cava, per poter realizzare un laghetto o un pozzo perché la committenza (privato
o pubblico chicchessia) dovrebbe incaricare prima un ingegnere (minerario) per
la progettazione il quale, a sua volta, dovrà appoggiarsi inevitabilmente ad un
geologo per l’indagine geognostica-geofisica, quando il geologo, adeguatamente
preparato e formato, ha nel suo bagaglio le competenze per redigere il progetto
affrontando tutte le fasi e producendo tutti gli elaborati progettuali, nessuno
escluso? Perché il committente dovrà pagare due parcelle, quindi in misura
maggiore? Perché interagire con due o più professionisti diversi ?
Sorgerebbe spontanea, a questo punto, una
riflessione che sfocia in un quesito per il quale dovrebbero attivarsi nelle
sedi opportune i soggetti idonei preposti a tale finalità, sia l’Università che
l’Ordine professionale:
Il geologo è stato formato per progettare? Ovvero,
il percorso di studi universitari forma lo studente universitario in Scienze
Geologiche alla progettazione, conduce all’acquisizione delle conoscenze e
delle competenze/abilità per “sapere progettare” ? Dalle recenti statistiche sugli esiti dei recenti Esami di Stato purtroppo
non si direbbe proprio!
In realtà oggi occorre avere al consapevolezza del riconosciuto ruolo e delle
potenzialità della nostra categoria proprio nella dimensione di “progettista”,
acquisita nel tempo dopo un percorso di studi ed esperienze successivi alla
laurea e un processo di maturazione che conduce all’acquisizione di competenze tali
da rendere il geologo di oggi non soltanto un consulente specialista in
appoggio alla progettazione, ma un professionista capace di progettare sebbene tale
ruolo venga sottovalutato da tanti colleghi.
La progettazione è indubbiamente un’attività
che apre a grandi opportunità di lavoro al Geologo ed anche a maggiori compensi economici,
poiché può consentire allo stesso di
proporsi nei confronti della committenza con un atteggiamento professionalmente
diverso, come un tecnico completo capace
di affrontare ed elaborare integralmente tutte le varie fasi di un progetto,
redigere tutti gli elaborati progettuali sottofirmandoli come progettista,
nessuno escluso: nella fattispecie
della progettazione geomineraria, dal rilievo plano-altimetrico alla programmazione/direzione
delle indagini in situ, dalla caratterizzazione giacimentologica al programma
di utilizzazione con il calcolo della cubatura, dallo Studio d’Impatto
Ambientale (SIA) (seppure in questo caso con la sinergia di altre figure professionali
rimanendo al geologo il ruolo di progettista e coordinatore), sino allo Studio
di fattibilità e al Progetto di recupero ambientale, assumendo così la
dimensione di “progettista”, e non solamente come consulente specialista a
supporto dell’ingegnere o architetto.
A contribuire a tale posizione marginale,
ahimè, sono anche i tanti Colleghi che, allorquando vengono consultati dalla
committenza, si limitano di fatto a redigere la classica perizia di supporto al progettista ingegnere o
architetto che gli commissiona l’incarico: sia chiaro, ciò è del tutto
legittimo in quanto formalmente la “relazione geologica” rappresenta un elaborato che si integra, come
da protocollo, al progetto diventandone uno dei tanti allegati.
In tale ottica è importante sottolineare che
il “progetto moderno” costituisce oggi un documento multidisciplinare, alla cui
redazione contribuisce un gruppo di professionisti, coordinati da una figura di
“progettista”, che si attiva collaborando sinergicamente, per studiare e
valutare l’interazione tra Opera da progettare e Ambiente nel quale questa essa
verrà inserita, ovvero l’interazione tra i vari interventi previsti in progetto
e le singole componenti ambientali biotiche (uomo, flora e fauna) e abiotiche
(suolo e sottosuolo, atmosfera, acque superficiali e sotterranee, paesaggio).
In particolare, nel settore estrattivo siciliano
solamente da poco più di un trentennio a questa parte (precisamente dal 1980),
la nostra categoria ha legittimamente conquistato
un ruolo di centralità, in quanto sino all'inizio degli anni Ottanta l’attività
di direzione e progettazione delle cave e miniere era stata di esclusivo
appannaggio delle categorie professionali di Ingegneri e Periti Minerari. Con l’avvento della Legge Regionale n. 127/80
viene finalmente giuridicamente riconosciuta la figura geologo nella direzione
tecnica di cave a cielo aperto.
Quest’ultima normativa regionale rappresenta una “tappa storica” per la
geologia mineraria siciliana, in particolare per tutti quei professionisti
geologi che aspiravano ad esercitare nel settore estrattivo, poiché da quel
momento si sono aperti nuovi orizzonti di lavoro, nuove prospettive di
progettazione in vari ambiti tecnici e in particolare, nella progettazione e direzione
lavori di cave.
Lo scrivente da quasi un trentennio esercita la professione nell’ambito
geominerario, redigendo regolarmente sino dal 1988 diversi progetti
coltivazione per l’apertura di cave a cielo aperto e progetti di recupero
ambientale in tutta la Regione Sicilia, sottofirmandone tutti i vari elaborati
(nessuno escluso) come “progettista”, nonostante lo scetticismo iniziale di
taluni colleghi, senza trovare la benché minima opposizione o resistenza della
burocrazia che mai abbia avuto ad eccepire sulla legittimità della firma di
progettista!
E ciò in generale vale non solamente per la progettazione geomineraria (cave)
e geologico-ambientale (recupero ambientale di siti di cave dismesse), ma anche
per la progettazione di discariche in terra, bonifiche, laghi collinari,
consolidamenti con rinaturazione dei suoli attraverso tecniche di ingegneria
naturalistica, pozzi e via dicendo.
In definitiva, sarebbe
opportuno anche vedere la prestazione del geologo come un progettista Responsabile della
Progettazione Specialistica di
competenza, inteso come un tecnico progettista abilitato all’esercizio della
professione che fornisce e sviluppa, per la propria parte, elaborati
specialistici inclusi in un progetto comprendente pluridisciplinarità, così
come già elencato in precedenza.
La presa di coscienza di questo nuovo atteggiamento potrà consentire in
futuro alla categoria dei Geologi di potersi proporre alla committenza sicuramente
con un profilo professionale diverso, come un professionista completo, capace
di affrontare ed elaborare in toto le varie fasi di un progetto, redigere tutti
gli elaborati progettuali sottofirmandoli come “progettista”, conferendo finalmente
al geologo una maggiore autostima professionale e un ruolo “centrale” nella progettazione nonché nella coordinazione delle
varie fasi progettuali e di altre professionalità che intervengono sinergicamente
nel progetto, ciascuno per la propria area di competenza (siano essi
l’agronomo, il chimico, il botanico, lo zoologo, il paesaggista), che entrano a far parte, seppure marginalmente,
della redazione degli elaborati progettuali.
Franco La Mendola
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