FRANCO LA MENDOLA, Il ruolo del geologo nella progettazione geomineraria e nel recupero ambientale delle cave (intervento)

CORSO DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE CONTINUO

Il ruolo del geologo nella progettazione geomineraria e nel recupero ambientale delle cave

Sala conferenze Museo Diocesano “G. Speciale”

Caltanissetta,   29 ottobre 2016



SINTESI DELL’INTERVENTO
del Dr. Franco La Mendola
                                                                   

Il recupero ambientale di un’attività estrattiva a cielo aperto rappresenta la fase post-estrazione di reinserimento del sito, antropizzato dall’attività estrattiva, nel contesto ambientale, paesaggistico, floristico-vegetazionale, faunistico circostante, nel tentativo di confonderlo e armonizzarlo il più possibile nell’equilibrio ecosistemico originario.


Tale intervento di ripristino rappresenta un vero esempio di “progetto moderno”, ovvero di un documento multidisciplinare, nel quale un gruppo di professionisti si attiva e collabora sinergicamente per studiare l’interazione tra l’Opera da progettare e l’Ambiente nel quale questa verrà inserita.
La restituzione del sito degradato dall’estrazione dovrà essere effettuata attraverso due stadi:
-  Interventi di recupero tecnico (risagomatura, stabilizzazione con tecniche di Ingegneria Naturalistica, regimazione  idraulica superficiale, stesura del terreno vegetale)
-      Interventi di recupero botanico-vegetazionale (naturalistico)
Tale operazione di recupero del sito nell’ambiente locale deve costituire una normale fase dei lavori estrattivi e deve essere prevista sin dalle fasi inziali di progettazione, tant’è che il progetto preliminare di recupero deve rappresentare un degli elaborati del progetto di coltivazione per l’apertura della cava.


La scelta del tipo di recupero è condizionata da vari fattori:
ü  Il metodo di coltivazione adottato
ü  La configurazione finale della cava (l’ampiezza e profondità degli scavi)
ü  Le caratteristiche dei materiali rimasti in posto
ü  La presenza d’acqua
ü Presenza di fattori esterni: la vicinanza dai centri urbani o a strade di grande comunicazione,  la vicinanza di località turistiche

2. Obiettivi prioritari del recupero ambientale di una cava dismessa :
ü Reinserire il sito antropizzato dall’estrazione nel contesto ambientale, paesaggistico, floristico, faunistico originario, nel tentativo di confonderlo e armonizzarlo il più possibile nell’equilibrio ecosistemico locale.
ü   Attuare tutti quegli interventi di stabilizzazione, riprofilatura e modellamento, rinaturazione del suolo, rivegetazione con specie autòctone, regimazione delle acque superficiali attraverso una corretta canalizzazione idraulica che rispetti l’orografia originaria del versante e di protezione degli acquiferi dal rischio di trasferimento di inquinanti in falda, adottando le idonee misure di mitigazione degli impatti.
Individuare le modalità di riabilitazione e la futura destinazione

3. Quadro normativo

q  L.R. 127/80 – art. 19

ü  Obbligo di realizzazione delle opere di recupero ambientale imposto dalla L.R. 127/80 all’Art. 19: «…Il rilascio dell’autorizzazione è subordinato al versamento su apposito capitolo gestito dall’A.R.T.A. di una somma da utilizzare per l’esecuzione delle opere di sistemazione dei luoghi per il recupero ambientale o in alternativa sostituito da polizza fidejussoria bancaria od assicurativa»
ü Entità del versamento stabilita sulla base di apposita tabella predisposta dall’Ispettorato del Co.Re.Mi. dell’Assessorato Industria in base alla cubatura programmata e all’estensione dell’area di coltivazione, compresa tra 2 mln e 50 mln di vecchie lire e costo totale delle opere.
ü  Dichiarazione di accesso ai luoghi (sottoscritta da proprietario dei terreni) con cui si autorizza l’accesso ai luoghi a terzi  per l’esecuzione delle opere
ü L'esecuzione delle opere di r.a. può essere effettuata dall'esercente a sua  richiesta assumendone l'intero onere con diritto allo svincolo.
ü  Ad avvenuta esecuzione delle opere avviene lo svincolo della fidejussione "

q  «Norme in materia di recupero ambientale» (Competenze del Comune):
ü  Attestato di non incompatibilità con gli strumenti urbanistici vigenti
ü  Approvazione dello studio di fattibilità e del progetto di massima delle opere di recupero ambientale (lettera d) 2° comma dell'art. 12 della L.R. 127/80.  Costituisce variante urbanistica, comporta dichiarazione di pubblica utilità, di urgenza e di indifferibilità dei lavori
ü  Termine:      entro 60 giorni dalla data di trasmissione della documentazione da parte del distretto minerario (Commissario ad acta).

q  Circolare A.R.T.A. prot. 19986 dell’8 settembre 1997

3.a  Recupero ambientale da eseguire da parte del privato

Se progetto esecutivo non conforme allo studio di fattibilità e progetto di massima approvato dal Comune in fase di rilascio sarà  acquisito parere del C.R.T.A. ed eventualmente indetta Conferenza Servizi convocata presso l’ARTA cui saranno invitati tutti i soggetti interessati.
L’esecuzione delle opere, effettuata dal privato, sarà sottoposta alla vigilanza dell’ U.T.C. che, ad intervento ultimato, redigerà certificato di regolare esecuzione delle opere sulla base di apposita attestazione del D.L. e di documentazione fotografica.

3.b  Recupero ambientale da eseguire con finanziamento della P.A.

La progettazione esecutiva delle opere redatta dal Comune, dovrà essere conforme a quanto previsto dalla vigente normativa sui LL.PP.
L’esecuzione delle opere effettuate dal Comune sarà sottoposto al controllo dei funzionari dell’ARTA.  Sarà cura del Comune inviare copia del progetto agli enti invitati a partecipare alla conferenza servizi nei tempi e nei modi stabiliti dalla norma sui LL.PP. :
1.   Progettazione preliminare ad opera della Ditta esercente e approvata dal Comune
2.  Progettazione esecutiva del Comune  o della Ditta esercente e fatta propria dal Comune
3.  Approvazione progetto da parte dell’ARTA con formale provvedimento
4.  Esecuzione dei lavori di r.a.
5.  Certificazione rilasciata dal Comune di avvenuta esecuzione (svincolo polizza fidejussoria)

Recuperi naturalistici:

ü  Riabilitazione per uso agricolo e/o forestale;

Recuperi ricreativo-culturali

ü  Riabilitazione per uso ricreativo e verde pubblico attrezzato;
ü  Casi in cui le cave siano localizzate nelle aree periurbane, dove il bisogno del recupero si incontra con Scopi sociali e ricreativi, oltre che prettamente estetici.
ü  Recupero a parco ricreativo o geoparco (equitazione ed educazione ambientale).
ü  Trasformazione in veri e propri musei a cielo aperto i cui itinerari potrebbero illustrare le caratteristiche geologiche e strutturali più interessanti delle formazioni rocciose.

Recuperi produttivi

ü  Valorizzazione della funzione rurale e produttiva

Recuperi per emergenze civili

ü  Utilizzo per le emergenze, come campo di raccolta per ammassamento di persone in caso di calamità naturale, gestite dalla Protezione Civile

Recuperi per fini residenziali

ü  Previsione destinazione alla costruzione di insediamenti industriali, abitazioni ed infrastrutture in prossimità di centri abitati e poli industriali

Recupero tecnico è quindi richiesto in tutti i casi in cui:

ü  l’area da recuperare a fine coltivazione sia molto degradata e presenti condizioni stazionali molto sfavorevoli per l’attecchimento e lo sviluppo della vegetazione (es. substrato con pH elevato e povero in nutrienti), tali per cui la ricolonizzazione spontanea richiederebbe tempi estremamente lunghi e ritenuti non accettabili;
ü  siano molto rilevanti gli impatti negativi dell’area di cava sull’ambiente circostante (es. impatto visivo sui centri abitati vicini, rischi rilevanti di frane, erosione del suolo e contaminazione acque).
Criticità ed opportunità del recupero tecnico:
ü  La sua applicazione laddove le condizioni ambientali siano estreme (es. rupi artificiali), deve essere accuratamente valutata e pianificata.  Sulle rupi artificiali il recupero tecnico potrebbe essere limitato alla creazione di fessure e nicchie, in modo da consentire l’accumulo del terreno e la creazione di condizioni idonee all’attecchimento delle specie vegetali per accelerare la successione spontanea.

Recupero naturalistico delle cave di calcare

ü  Finalizzato alla necessità di reinserire il sito nel paesaggio locale accelerando lo sviluppo della copertura vegetale e degli ecosistemi verso un incremento del valore naturalistico, produttivo ed estetico delle aree  degradate ed una diminuzione dei rischi e degli impatti


Recupero ambientale in corso d’opera in cava di calcare

SEZIONE STATO FINALE CON RAPPRESENTAZIONE OPERE DI R.A.


 

Esempio di recupero per finalità “turistico-ricreative” 
– Ex cava di calcarenite FAVIGNANA


 

In tutto il territorio nazionale, dal Trentino alla Sicilia, purtroppo ad oggi la normativa sul recupero ambientale delle cave dismesse è  decisamente disattesa, quando di contro la riabilitazione di tali siti degradati potrebbe divenire una risorsa e un potenziale volano per le economie le maestranze  locali, sfruttando le diverse modalità di riconversione del sito che, in assenza di tali interventi, rimarrebbe una grave ferite del territorio al elevato impatto ambientale di tipo “panoramico-visivo”.


 

Concludo con un recente significativo e impietoso «rapporto di Legambiente per il 2014» sulle cave in Italia:  ben 6000 sono quelle attive mentre il numero più preoccupante è quello delle cave abbandonate (non recuperate) che risultano ben 17.000 !

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