
Prizzi conta una popolazione di circa cinquemila abitanti. Eppure se
tutte le case fossero abitate potrebbe ospitarne almeno il doppio. Nel
dopoguerra, prima del grande flusso migratorio, Prizzi aveva il doppio degli
abitanti e le case erano la metà di quelle di adesso: i conti allora non
tornano. O si stava in locali troppo stretti e angusti prima (il che è
drammaticamente vero ma non basta a spiegare il fenomeno), o si ha a
disposizione un eccessivo spazio adesso (il che non corrisponde neppure a verità),
oppure vi è un’altra triste spiegazione: cioè che molte case sono ormai chiuse
ed abbandonate, specie nei quartieri a monte (ma non solo), i quali sia pur
lentamente si vanno spopolando.
Questo avviene perché la popolazione diminuisce (a causa di quella che
viene chiamata natalità zero nonché dell’emigrazione di tanti giovani che vanno
a cercare lavoro altrove), ma anche perché si tende ad andare ad abitare ed a cercare
casa più a valle, e comunque fuori dal centro storico, con il risultato del
graduale abbandono di cui si diceva prima. Si assiste così un curioso fenomeno:
a fronte di un calo demografico della popolazione nel comune di Prizzi
aumentano gli insediamenti abitativi e addirittura viene finanziata dalla mano
pubblica la costruzione di nuove case in quartieri nuovi (come è avvenuto nel
recente passato), e praticamente fuori dal centro abitato vero e proprio, senza
mai interrogarsi se intervenire e come sulle costruzioni già esistenti.
Questo contribuisce a decomporre irreversibilmente il tessuto
urbanistico della nostra città che si va sfilacciando in favore di piccolissimi
sobborghi slegati tra loro e dal centro del paese, mentre interi vecchi quartieri
rischiano di scomparire dal nucleo storico.
Chi amministra la cosa pubblica dovrebbe cominciare ad occuparsi
seriamente di questo problema prima che sia poi troppo tardi, formulando un
piano di “rinascita” del centro storico e perseguendo delle politiche per
incoraggiare ed incentivare la gente, e le giovani coppie in particolare,
a vivere nei vecchi quartieri e non
nelle lontane e disgreganti periferie. Fare insomma il possibile per fare
rivivere il centro storico o quantomeno per non farlo morire lentamente.
Naturalmente la problematica è molto complessa, ce ne rendiamo conto, e trovare
soluzioni concrete non è agevole: ma questo come tutti sanno è compito della
politica.
Noi più semplicemente vogliamo lanciare un allarme ed evidenziare un
fenomeno che è sotto gli occhi di tutti e di cui nessuno, primi fra tutti il
sindaco e le associazioni che operano nel territorio (per tutelarlo), sembra si
dia pensiero. Piuttosto si ha la sensazione che si voglia continuare a
privilegiare le periferie a scapito del cuore della città; ecco perché non
siamo molto lontani dal vero con il dire che se non si comincia ad intervenire
invertendo la rotta tra non molto il centro storico di Prizzi assomiglierà
sempre di più ai ruderi di Poggioreale che visti da lontano danno la sensazione
di un paese vivo e abitato, ma quando invece si arriva sul posto ci si trova in
un luogo fantasma. Ma lì almeno e purtroppo c’è stato il terremoto.
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