SALVATORE SULLI, Per la “piazza” di Prizzi un re vale l’altro

Il corso principale di Prizzi, dove fra l’altro hanno sede la casa comunale ed i principali uffici municipali (quello che i Prizzesi impropriamente chiamano “piazza”), è intitolato a Umberto I di Savoia;  e fin qui nulla di straordinario, salvo poi a scoprire che è intitolato anche al nipote Umberto II; come dire che se visto da sinistra (o se preferite da destra), imboccandolo dalla piazza S. Francesco, si chiama corso Umberto I, che, tanto per non creare confusione, fu il re assassinato nel 1900 a Monza da un anarchico: se invece lo si imbocca  dalla parte opposta, venendo dalla via Nicolò Alongi, diventa – non si sa perchè - corso Umberto II, almeno così dice la targa ivi apposta, che fu - anche se per pochissimo tempo - nel 1946 l’ultimo re d’Italia, prima dell’avvento della Repubblica.

Non è una burla. Il fatto di per se’ non è neppure drammatico e non vogliamo perciò farcene una ragione; semmai è risibile, nondimeno è il riflesso di quella che si potrebbe definire una “sindrome” da degrado: tanti piccoli fatti anomali apparentemente banali ed insignificanti ma che concorrono nell'insieme a fai apparire in declino un contesto ambientale. Così volendo fare solo qualche esempio restando in tema, in una buona parte delle strade del centro storico (dove anzi dovrebbe esserci più cura ed una maggiore attenzione) mancano le targhe che indicano il nome della via e quelle che resistono sono ormai vecchie e andrebbero sostituite o addirittura corrette come la targa della anonima via   dedicata alla “gloria” archeologica del nostro territorio vale a dire a  Hippana:  gli amministratori che illo tempore la fecero apporre probabilmente non capivano un’acca ….. se la cittadina greca nostra antenata viene indicata senza acca appunto E ancora andrebbe poi “ritoccata” la segnaletica turistica; fra tutte, quella con la scritta Castello è ingannevole per i visitatori: il rudere di una torre, per quanto storicamente importante, non è un castello. Ci sono poi quelle arrugginite o totalmente inutili che segnalano cose inesistenti che andrebbero rimosse, e altro ancora.

C’è solo da sperare che  in questo benedetto paese  si riesca a trovare anche il tempo per andarsi ad occupare di queste inezie magari - ci permettiamo di suggerire - promuovendo qualche piccolo intervento (che detto incidentalmente, non comporta l’impiego di grandi risorse  l’espletamento di perizie e indagini tecniche con affidamento di incarichi a professionisti, nomine di consulenti e altre diavolerie) per migliorare il decoro di una cittadina che aspira ad essere, così almeno si va predicando ad ogni occasione, meta ed attrattiva turistica. La toponomastica  rappresenta il segno tangibile della memoria storica e della identità di una comunità: curarla in primis è un fatto di sensibilità ma questa - si sa - e come il coraggio di don Abbondio.
Salvatore Sulli

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