Considerazioni critiche in merito alla
rappresentazione che Alberto Lombardo, in una nota apparsa in internet ai primi
di dicembre 2015, ha dato del VI Congresso dell’Internazionale comunista,
tenutosi nel 1928, affermando che in esso non si sostiene la teoria del socialfascismo.
Considerazioni che in parte sono svolte anche
con mie n.d.r. all’interno del testo di Lombardo, riprodotto in calce (*).
♦ Il prof. Lombardo, che
riteniamo sia molto informato, avrebbe dovuto fare almeno riferimento al discorso
che il segretario del Partito comunista tedesco, Thalmann, che come noto era
molto stimato da Stalin, fece nel suo
intervento al VI congresso, dicendo che la socialdemocrazia si sviluppava in ‘socialfascismo’;
ed anche al discorso che un altro dirigente dello stesso partito tedesco,
Dengel, fece, accusando espressamente la socialdemocrazia di ‘socialimperialismo’ ed affermando
che quest’ultimo “in Germania ed in
Inghilterra è passato ai metodi socialfascisti”,
che “il riavvicinamento ideologico tra il
riformismo ed il fascismo è un fatto compiuto” (vs. per gli interventi di entrambi, Thalmann e
Dengel, in “La correspondance
internationale”, a. VII, n. 84, 16.8.1928, p. 885-89 per il primo, e p.
1187 per il secondo).
♦ Avrebbe dovuto aggiungere che
nelle “Theses sur la lutte contre la
guerre imperialiste e la tache des communistes” (in “La correspondance
internationale”, a. VIII, n. 149, 11.12.1928, p. 1710-27), si dice
che <<la socialdemocrazia sta preparando attivamente la guerra controrivoluzionaria,
la guerra contro il potere sovietico>>.
E quindi è additata come nemico principale.
E dire che additare la socialdemocrazia come ‘nemico
principale’ - tesi che con la ratifica compiuta dal X Plenum del ’29,
di cui più avanti parlerò, verrà apertamente racchiusa nella formula del ‘socialfascismo’
– significava non cogliere la gravità del
pericolo fascista in altri paesi europei, oltre l’Italia dove il fascismo era al
potere dall’ottobre ‘22.
♦ Avrebbe anche dovuto a mio
avviso dire pure che Bucharin - (che era allora il
Presidente dell’Internazionale, sostenuto nel Politbjuro da Rykov e Tomski,
seguito dai compagni di base, specie a Leningrado e Mosca, stimato da tutti per
le funzioni svolte nella Rivoluzione del ’17 e nelle guerra civile come combattente
con l’Armata Rossa, avente grandi consensi nel comunismo internazionale, ed in
particolare quello italiano) -, nelle sue conclusioni al VI congresso
sostenne una tesi critica circa la teoria del socialfascismo, come fatto
compiuto. Disse infatti: “Non c’è il
minimo dubbio che tendenze social fasciste siano proprie della
socialdemocrazia. Sono tendenze, e non è un processo compiuto, Sarebbe
sragionevole mettere la socialdemocrazia nello stesso sacco del fascismo. Non
sarebbe giusto farlo tanto nell’analisi della situazione che nel disegno
tattico comunista. Nella nostra tattica la possibilità di rivolgersi agli
operai socialdemocratici non è esclusa, e persino a certi organismi di base;
invece non sarebbe possibile rivolgersi alle organizzazioni fasciste” (in “La
correspondance internationale”, a. VIII, n. 112, 28.9.1928, p. 1212).
E avrebbe dovuto precisare che nonostante
avesse sostenuto le stesse tesi di Bucharin anche un dirigente tedesco del livello
di Ewert, il quale ammonì al congresso che l’attacco frontale alla
socialdemocrazia come socialfascista avrebbe isolato l’avanguardia comunista;
nonostante a favore delle tesi di Bucharin si fosse espresso anche Togliatti (vs. suo richiamo fattone in ‘Rinascita’, a. XXI, n.
28, 11 luglio 1964), nella stesura del documento finale sul programma
prevalse l’orientamento voluto da Stalin. Il quale, per raggiungere il potere
assoluto, aveva interesse di scatenare la lotta contro le posizioni buchariniane
ed isolarle.
♦ Lombardo inoltre avrebbe dovuto
sapere e dire che Terracini, Scoccimarro e Gramsci, fecero conoscere, dalle
carceri fasciste ove erano rinchiusi, la loro opposizione all’indirizzo assunto
dal Comintern col VI congresso del ’28, indirizzo sanzionato con la svolta del Plenum del ’29. Circa
l’opinione espressa da Gramsci in merito alla tesi del socialfascismo, oltre a
ricordare quanto scritto dal medesimo su l’assemblea costituente e la
necessaria alleanza tattica, a tal fine, con la socialdemocrazia, aggiungo che va
tenuta presente un’intervista fatta da ‘Repubblica’ a Pertini mentre era
Presidente. Nella quale quest’ultimo disse che, quando era confinato ad Ustica, incontrò Gramsci al quale si rivolse dandogli del lei. Questi
lo invitò ad usare il tu, e Pertini,
dopo aver detto che come presunto socialfascista non credeva di essere ben
accetto da parte del suo interlocutore, si sentì rispondere che "quelle sono tutte sciocchezze".
♦ Non si comprende poi come mai il prof. Alberto Lombardo non abbia parlato nelle sue
notazioni sul VI congresso del ’28, della svolta del X Plenum del Comitato Esecutivo del Komintern (3-19 luglio 1929), che ratificò
la teoria del socialfascismo e segnò il trionfo pieno di Stalin.
Nella sua introduzione al X Plenum,
Kuusinen parlò di una “fascistizzazione”
generale dei partiti socialdemocratici. Si esprime dicendo che “i fascisti sono nazionalisti, imperialisti,
nemici del socialismo, assassini degli operai. I socialfascisti di regola si comportano come i fascisti, non
apertamente, agiscono dietro una cortina fumogena, come in guerra” - …. I fini dei fascisti e dei socialisti
sono gli stessi” (in “La correspondance internationale”, a.
VI, n. 71, 17 agosto1929, p. 972).
Kuusinen e gli altri intervenuti nel
Plenum sostennero addirittura, con grave errore di giudizio, che il
‘socialfascismo’ era più pericoloso del fascismo, con le gravi
conseguenze pratiche cui abbiamo sopra accennato. Si arrivò addirittura,
seguendo l’indirizzo staliniano, a porre l’equazione fra ‘sinistra socialdemocratica’ ed i ‘destri’ presenti nel Comintern, che andavano
rinnegati, espulsi, cacciati. Preparando così le basi dei futuri e drammatici
processi farsa contro Bucharin e altri.
Lozovskij sostenne apertamente che l’intera
socialdemocrazia, senza distinzioni al suo interno fra operai ed impiegati,
era ‘socialfascista’.
♦ Il prof. Lombardo avrebbe fatto
bene a parlare pure della critica espressa in merito da Togliatti in un
suo noto articolo su Rinascita del luglio-agosto ’59. In cui scrisse che “l’errore
più serio (del VI
congresso del ‘28 e del Plenum del ‘29) ritengo
sia stata la definizione della socialdemocrazia come socialfascismo, ed errate
furono le conseguenze politiche che ne derivarono. ….. La natura sociale
dei due movimenti (fascismo e socialdemocrazia) era profondamente diversa. … Diversa la loro base di massa. …… Importante
era soprattutto comprendere a tempo quale la prospettiva che veniva aperta
dall’avanzata del fascismo. Era la prospettiva di un attacco distruttivo di
tutte le istituzioni e le libertà democratiche. Parlare di socialfascismo
significava, in sostanza, ammettere che questo scopo fosse comune anche ai capi
riformisti e alla socialdemocrazia come tale, il che era una controverità,
perché invece doveva avvenire ed avvenne - (n.d.r. dice lo spinoziano Togliatti) - che una parte, e tutt’altro che
trascurabile, della socialdemocrazia si schierò a difesa degli istituti
democratici”.
Osservo che il succitato
gravissimo errore di giudizio si tradusse in conseguenze negative soprattutto
in Germania, non certo auspicate, ma comunque avvenute per responsabilità di
quelle nefaste scelte. Infatti, l’unità
d’azione con le masse socialdemocratiche o non venne per nulla perseguita, ostandovi
la teoria del socialfascismo, o si ridusse a casi sporadici. Si commise il
grave errore da parte del Comintern (vedi intervento di Ruggero Grieco al X
Plenum) di sostenere la tesi che le classi dirigenti tedesca, austriaca e
francese non avrebbero scelto il fascismo ‘puro’ per la trasformazione dello
stato in forma autoritaria, ma si sarebbero avvalse del’operato della
socialdemocrazia.
♦ La svolta del VII congresso del
Comintern del 1935, con cui venne archiviata la nefasta teoria del
socialfascismo, vide subito i suoi effetti positivi in Italia, ove comunisti e
socialisti firmarono assieme un appello contro la guerra d’Abissinia. E va
ricordato che Nenni, polemizzando con quanti nel PSI avevano dubbi
sull’unità con i comunisti, disse di essere certo che ormai il Comintern aveva
liquidato “la stolta politica del
socialfascismo” (in “Le direttive di
marcia del Partito”, ‘Nuovo Avanti’,
Parigi, 20 luglio 1935).
• In Francia si formano nel
maggio 1935 liste unitarie SFIO – PCF, ed i comunisti, nel ballottaggio,
votarono per candidati socialisti.
Ed anche in Italia si operò per
costituire, come già si era iniziato a fare col succitato appello, una largo fonte antifascista.
° ° °
● E’ probabile che il prof.
Lombardo si sia rivolto ad un ragazzo/a del suo gruppo politico di appartenenza
perché facesse delle ricerche sul VI congresso del Comintern, onde avvalorare o
meno le sue originarie convinzioni. Ed è da pensare che detto giovane
ragazzo/a, privo di strumenti culturali di base, invece di recarsi in una
fornita biblioteca e consultare i libri di storia sull’argomento, si sia
limitato, come purtroppo fanno ormai in maggioranza, a consultare solo la
‘bibbia’ di internet. Ed abbia quindi detto al prof. Lombardo che nulla era riuscito
a trovare sulla questione.
A proposito sono stato testimone
di un fatto grave e sintomatico: una
compagna padovana, succube di internet nonostante la sua non più giovane età e
purtroppo non fornita di adeguati strumenti culturali, avendole io fatto cenno
della questione oggetto delle superiori considerazioni, ebbe a dirmi che lei
sapeva di un unico e solo documento della III Internazionale.
Esattamente quello, mi precisò, datato 1928. Ed avendole io riferito che ne
esistevano altri, assunti in precedenti o successivi congressi, cadde dalle
nuvole, scossa nella sua fede, dicendomi che in internet solo quello le
appariva.
Ho svolto le superiori
considerazioni non per aprire una polemica col prof. Lombardo, ma solo perché
era secondo me giusto farlo, essendo le sue note apparse in rete e quindi
facilmente arrivate a dei giovani. I quali è bene conoscano le argomentazioni
che ho cercato di svolgere, augurandomi siano state chiare.
Luigi Ficarra 30 dicembre 2015
____________________________________________________________
(*)
CONFUTAZIONE
DELLA TEORIA DEL SOCIALFASCISMO
Alberto
Lombardo
1) Dalle Tesi sulla tattica del 1924 del V Congresso
dell'Internazionale Comunista:
«La
parola d'ordine del governo operaio e contadino è stata ed è intesa dal
Comintern come conclusione della tattica del fronte unico.
Gli elementi opportunisti del Comintern
hanno cercato in passato di alterare anche la parola d'ordine del
governo operaio e contadino, interpretandolo come un governo «nel quadro della
democrazia borghese e come un'alleanza politica con la socialdemocrazia. Il V
Congresso mondiale del Comintern rifiuta nel modo più deciso una simile
interpretazione. La parola d'ordine del governo operaio e contadino è per il
Comintern, tradotta nel linguaggio della rivoluzione, nel linguaggio delle
masse popolari, quella della dittatura del proletariato.»
Questa
giusta tattica rivoluzionaria fu recepita dalle Tesi di Lione del 1926 del
Partito Comunista d'Italia.
2) Dal VI Congresso dell'Internazionale comunista del 1928:
"La
crisi bellica degli anni 1914-1918 fu accompagnata dal fallimento ignominioso
della Seconda Internazionale, dell’Internazionale socialdemocratica. In piena
contraddizione con le risoluzioni contro la guerra dei congressi di Stoccarda e
di Basilea, i capi dei partiti socialdemocratici dei singoli paesi, fatte
alcune eccezioni isolate, votarono per i crediti di guerra, si pronunciarono
recisamente per la difesa delle <<patrie>> imperialiste (cioè delle
organizzazioni statali della borghesia imperialistica), e, anziché lottare
contro la guerra imperialistica, ne furono combattenti leali, propagandisti e
capi (socialpatriottismo sviluppatosi in socialimperialismo). ...
La
socialdemocrazia, mentre serve gli interessi della borghesia in seno alla
classe operaia e si pone senza riserve sul terreno della collaborazione di
classe e della coalizione con la borghesia, è costretta in determinati momenti
a ‘presentarsi’
come partito di opposizione e persino a ‘simulare’ una difesa degli interessi di classe
del proletariato nella sua lotta economica, allo scopo di conquistare in questo
modo la fiducia di parti della classe operaia ‘per poter tradire’ più vergognosamente gli
interessi permanenti del proletariato nei combattimenti di classe decisivi. (n.d.r.
traspare una visione dogmatica, manichea, che quindi ignora determinate
posizioni socialiste ‘non simulate per
tradire’, come ad esempio in Italia e Austria, anche prima del ’28).
La
funzione essenziale della socialdemocrazia consiste oggi nel distruggere la
necessaria unità combattiva del proletariato nella sua lotta contro
l’imperialismo. Spezzando e disgregando il fronte unico della lotta proletaria
contro il capitale, la socialdemocrazia è il
principale sostegno dell’imperialismo in seno alla classe operaia. (n.d.r. e
quindi è additata come nemico principale da combattere, alla pari del
fascismo).
Accanto alla socialdemocrazia, con
l’aiuto della quale la borghesia opprime gli operai e addormenta la loro
vigilanza di classe, si presenta il fascismo...
(n.d.r.
accanto, nel linguaggio comune,
significa che l’uno vale l’altro) - A seconda
dei mutamenti della situazione politica, la borghesia si serve dei metodi
del fascismo e dei metodi della coalizione con la
socialdemocrazia, e la socialdemocrazia
stessa, nei momenti più critici per il capitalismo, non di rado assume le funzioni del fascismo. Nel corso del suo
sviluppo essa manifesta delle tendenze fasciste,
il che non le impedisce, cambiando la situazione politica, di fronteggiare
contro il governo borghese come partito di opposizione". (n.d.r. questa è la teoria del
socialfascismo)
da
qui si vede che:
1) il termine social-fascismo non fu mai adottato dall'Internazionale
comunista (n.d.r. lo fu anche nella
forma ed in modo chiaro e manifesto, come dirò nelle osservazioni a parte, nel
X Plenum del Comintern; ma lo fu anche nella sostanza del discorso fatto, al di
là della formula usata, nel documento finale del VI congresso in questione)
2)
la distinzione tra social-democrazia e fascismo è netta: sono
due strumenti della borghesia, ma non sono la stessa cosa
3)
Ancora
dal VI congresso
"Il riformismo <<socialista>> è il nemico principale del comunismo
rivoluzionario nel movimento operaio".
(n.d.r. dicendo che è il
nemico principale dice che è pari al fascismo. Questa è la teoria del
socialfascismo
Significa
una cosa chiarissima, che il riformismo socialista è parte del movimento
operaio ma che si oppone ai suoi interessi e quindi va combattuto strenuamente
Anche qui si vede la distinzione col fascismo. (n.d.r. si dice, al contrario,
che sono entrambi nemici p r i n c i p a l i, socialdemocrazia e
fascismo)
4)
"La tattica del fronte unico, che è il
mezzo più efficace di lotta contro il capitale, di mobilitazione classica delle
masse, di smascheramento e isolamento dei capi riformisti, è elemento
essenziale della tattica dei partiti comunisti in tutto il periodo che precede
la rivoluzione.
Una
giusta applicazione della tattica del fronte unico e, in generale, la soluzione
del problema della conquista delle masse presuppongono, a loro volta, un lavoro
sistematico e tenace nei sindacati e nelle altre organizzazioni di massa del
proletariato. L’appartenenza a un sindacato, anche il più reazionario,
naturalmente in mancanza di un sindacato di classe, il quale sia una
organizzazione di massa, è un dovere immediato di ogni comunista. Solo con un
lavoro costante e conseguente nei sindacati e nelle officine, per la difesa più
ferma ed energica degli interessi degli operai, solo con una lotta spietata
contro la burocrazia riformista, è possibile conquistare la direzione della
lotta degli operai e conquistare al partito le masse operaie organizzate nei
sindacati.
Lungi
dal fare una politica di scissione, come i riformisti, i comunisti difendono in
ogni paese e internazionalmente l’unità dei sindacati sulla base della lotta di
classe, appoggiando in tutti i modi e rafforzando il lavoro dell’Internazionale
sindacale rossa.
Combattendo
dappertutto in difesa dei bisogni immediati e quotidiani della massa operaia e
della massa dei lavoratori in generale, utilizzando ai fini dell’agitazione e
della propaganda la tribuna rivoluzionaria del parlamento borghese,
subordinando tutti i compiti particolari agli scopi della lotta per la
dittatura del proletariato, i partiti dell’Internazionale comunista presentano
delle rivendicazioni e parole d’ordine parziali nei seguenti campi
fondamentali.
Nel
campo delle questioni operaie nel senso stretto della parola, problemi di lotta
economica (lotta contro gli attacchi del capitale trustificato, questioni del
salario, della giornata di lavoro, dell’arbitrato obbligatorio, della
disoccupazione) i quali si trasformano in problemi di lotta politica generale
(grandi conflitti industriali, diritto di coalizione e di sciopero, ecc.);
problemi che hanno un carattere politico diretto (imposte, rincaro della vita,
fascismo, persecuzione dei partiti rivoluzionari); infine, problemi di politica
mondiale (rapporti con l’URSS e con le rivoluzioni coloniali, lotta per l’unità
del movimento sindacale internazionale, lotta contro l’imperialismo e il
pericolo di guerra, preparazione sistematica alla lotta contro la guerra
imperialistica).
Nel
campo delle questioni contadine le rivendicazioni parziali devono essere
relative alla politica fiscale, al debito ipotecario dei contadini, alla lotta
contro il capitale usurario, alla fame di terra dei contadini piccoli
proprietari, all’affitto, alle prestazioni personali, ecc. Partendo da questi
bisogni parziali, il partito comunista deve acutizzare le parole d’ordine
relative ad essi, generalizzarle nella parola della confisca delle terre dei
grandi proprietari e nella parola del governo operaio-contadino (sinonimo di
dittatura proletaria nei paesi capitalistici avanzati, sinonimo di dittatura
democratica del proletariato e dei contadini nei paesi arretrati e in una serie
di colonie)."
Come
si vede quindi: fronte unico dei lavoratori e alleanze
sociali, ma rottura politica con gli opportunisti (n.d.r. e tra
questi, come nemici principali, alla pari dei fascisti, sono indicati i
socialisti).
5) Per avere una conferma che si tratta che si tratta di una
"forzatura" di parte (n.d.r.
questa, sì, è una forzatura) del tutto priva di fondamento,
basta leggere direttamente cosa diceva Trotscky in “L'agonia del capitalismo e
i compiti della IV Internazionale” a proposito di Stalin!!. Stalin viene
definito da Trotskij … aiutante di Goebbels! e “«il vero obiettivo della
politica estera di Stalin era la conclusione di un accordo con Hitler» (n.d.r. – dove
mancano argomenti si ricorre al trotskismo, elevato qui addirittura a verità).
Trotsky
in L'agonia del capitalismo e i compiti della IV Internazionale:
"Nella
misura in cui gli operai italiani e tedeschi dipendono, per la loro
informazione politica, dalla radio, si può dire con certezza che le
trasmissioni di Mosca, che combinano la menzogna termidoriana alla stupidità e
all'imprudenza, sono diventate un fattore poderoso di demoralizzazione degli
operai degli Stati totalitari. Da questo punto di vista, come da altri, Stalin
non è che un aiutante di Goebbels." (Fu uno dei più importanti gerarchi
nazisti )
e
ancora: "La burocrazia ha sostituito i soviet, come organo di classe, con
la finzione del suffragio universale nello stile di Hitler-Goebbels."
_______
INOLTRE:
E' SBAGLIATO dire che bisogna "evitare di rifarsi al documento del ’28, perché è un
errore" come qualcuno "SOSTIENE"!
Tra i due documenti (n.d.r. quello del VI
congresso del ’28 e quello del VII congresso del ’35), entrambi bellissimi, non c'è alcuna
contraddizione!! (*) (n.d.r. che le tesi del VII congresso abbiano costituito un
superamento, annullamento della teoria del socialfascismo affermata nel
congresso del ’28, lo riconoscono tutti, e ne parleremo pure a parte. E ciò va
detto guardando alla sostanza delle scelte fatte, a prescindere quindi dalla
ripetizione in esso, quasi rituale, di certe espressioni usate pure nel
documento del VI congresso, per motivi che ben si comprendono. Lo dice anche Togliatti, parlando di Dimitrov
su Rinascita (a. XIV, n. 6, giugno 1957), in cui così scrive: “il nostro movimento non riusciva
a riprender lo slancio che lo aveva animato nei primi anni dopo la rivoluzione
d’ottobre. Giusta era l’analisi del fascismo. Giusta la critica delle
capitolazioni e dei tradimenti socialdemocratici. Ma da questa analisi e
critiche giuste sembrava non si fosse più capaci di derivare altro che una
serie di formule, di schemi … - Sentimmo ed esperimentammo, sotto la sua guida (di Dimitrov) che non erano
più sufficienti i vecchi schemi propagandistici ….” - (n.d.r. – schemi e formule, osservo, che sono ancora oggi preferiti,
amati, da chi è pervaso da spirito religioso) – “Fronte unico e fronte popolare per
combattere il fascismo …. E di conseguenza ricerca delle nuove forme della
nostra strategia e della nostra tattica”. Togliatti non lo
nomina, ma si riferisce chiaramente al VII congresso, svoltosi sotto la guida
di Dimitrov).
Nel documento del 28 si parla ampiamente dell'imperialismo, del
capitalismo morente, della rivoluzione proletaria mondiale, il documento del
VII congresso affronta direttamente l'argomento pressante del FASCISMO
"passato all'offensiva su ampia scala". Ricordiamo che sono trascorsi
7 anni dal precedente congresso.
Nell'esordio il compagno Dimitrov si richiama oltretutto al VI congresso:
"COMPAGNI!
Il VI Congresso dell’Internazionale comunista aveva già
avvertito il proletariato internazionale della maturazione di una nuova
offensiva fascista e lo aveva incitato alla lotta contro di essa. Il Congresso
aveva rilevato che «esistono quasi dappertutto delle tendenze fasciste e dei
movimenti fascisti embrionali, sotto una forma più o meno sviluppata».
Cita diverse volte il compagno Stalin e così conclude:
"E noi vogliamo tutto questo perché soltanto per questa via
la classe operaia, alla testa di tutti i lavoratori, strettamente unita in un
esercito rivoluzionario di milioni di combattenti, diretta dall’Internazionale
comunista e con alla sua testa un grande e saggio pilota come
il nostro Capo, il compagno STALIN" (n.d.r. che
era in quel periodo saldamente al comando)
E ANCORA
E' SBAGLIATO PARLARE di "svolta del VII
congresso dell’Internazionale del 1935" rispetto agli insegnamenti
di Lenin.
INFATTI nel documento del VII
congresso non c'è nulla che autorizzi questa interpretazione. INVECE si fa esplicito riferimento alla via tracciata da Lenin e Stalin e quindi non da Stalin in difformità a quella di Lenin:
• "se il proletariato austriaco e quello
tedesco avessero seguito la via dei bolscevichi russi, la via di Lenin e di
Stalin, oggi non esisterebbe fascismo"
• "Sì, se noi e il proletariato di tutto il mondo seguiremo
senza deviare la via tracciata da Lenin e da Stalin, la borghesia, malgrado
tutto, perirà!"
INFINE:
(*) E' sbagliato sostenere che la teoria del
socialfascismo "fu superata nel 1935 dalla strategia dei fronti popolari che proponeva l'unità antifascista tra
comunisti e socialisti".
INFATTI nel testo della III Internazionale 1938 (n.d.r. 1935) si
afferma che:
La funzione essenziale della socialdemocrazia consiste oggi nel distruggere
la necessaria unità combattiva del proletariato nella sua lotta contro
l’imperialismo. Spezzando e disgregando il fronte unico della lotta proletaria
contro il capitale, la socialdemocrazia è il principale sostegno
dell’imperialismo in seno alla classe operaia. La tattica del fronte unico, che
è il mezzo più efficace di lotta contro il capitale, di mobilitazione classica
delle masse, di smascheramento e isolamento dei capi riformisti, è elemento
essenziale della tattica dei partiti comunisti in tutto il periodo che precede
la rivoluzione.
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