LUIGI FICARRA, Considerazioni critiche sulla teoria del socialfascismo

Considerazioni critiche in merito alla rappresentazione che Alberto Lombardo, in una nota apparsa in internet ai primi di dicembre 2015, ha dato del VI Congresso dell’Internazionale comunista, tenutosi nel 1928, affermando che in esso non si sostiene la teoria del socialfascismo.
Considerazioni che in parte sono svolte anche con mie n.d.r. all’interno del testo di Lombardo, riprodotto in calce (*).


♦ Il prof. Lombardo, che riteniamo sia molto informato, avrebbe dovuto fare almeno riferimento al discorso che il segretario del Partito comunista tedesco, Thalmann, che come noto era molto stimato  da Stalin, fece nel suo intervento al VI congresso, dicendo che la socialdemocrazia si sviluppava in ‘socialfascismo’; ed anche al discorso che un altro dirigente dello stesso partito tedesco, Dengel, fece, accusando espressamente la socialdemocrazia di ‘socialimperialismo’ ed affermando che quest’ultimo “in Germania ed in Inghilterra è passato ai metodi socialfascisti”, che “il riavvicinamento ideologico tra il riformismo ed il fascismo è un fatto compiuto(vs. per gli interventi di entrambi, Thalmann e Dengel, in “La correspondance internationale”, a. VII, n. 84, 16.8.1928, p. 885-89 per il primo, e p. 1187 per il secondo).

♦ Avrebbe dovuto aggiungere che nelle “Theses sur la lutte contre la guerre imperialiste e la tache des communistes(in “La correspondance internationale”, a. VIII, n. 149, 11.12.1928, p. 1710-27), si dice che <<la socialdemocrazia sta preparando attivamente la guerra controrivoluzionaria, la guerra contro il potere sovietico>>. E quindi è additata come nemico principale.
E dire che additare la socialdemocrazia come ‘nemico principale’ - tesi che con la ratifica compiuta dal X Plenum del ’29, di cui più avanti parlerò, verrà apertamente racchiusa nella formula del ‘socialfascismo’ – significava non cogliere la gravità del pericolo fascista in altri paesi europei, oltre l’Italia dove il fascismo era al potere dall’ottobre ‘22.

♦ Avrebbe anche dovuto a mio avviso dire pure che Bucharin - (che era allora il Presidente dell’Internazionale, sostenuto nel Politbjuro da Rykov e Tomski, seguito dai compagni di base, specie a Leningrado e Mosca, stimato da tutti per le funzioni svolte nella Rivoluzione del ’17 e nelle guerra civile come combattente con l’Armata Rossa, avente grandi consensi nel comunismo internazionale, ed in particolare quello italiano) -, nelle sue conclusioni al VI congresso sostenne una tesi critica circa la teoria del socialfascismo, come fatto compiuto. Disse infatti: “Non c’è il minimo dubbio che tendenze social fasciste siano proprie della socialdemocrazia. Sono tendenze, e non è un processo compiuto, Sarebbe sragionevole mettere la socialdemocrazia nello stesso sacco del fascismo. Non sarebbe giusto farlo tanto nell’analisi della situazione che nel disegno tattico comunista. Nella nostra tattica la possibilità di rivolgersi agli operai socialdemocratici non è esclusa, e persino a certi organismi di base; invece non sarebbe possibile rivolgersi alle organizzazioni fasciste(in “La correspondance internationale”, a. VIII, n. 112, 28.9.1928, p. 1212).  

E avrebbe dovuto precisare che nonostante avesse sostenuto le stesse tesi di Bucharin anche un dirigente tedesco del livello di Ewert, il quale ammonì al congresso che l’attacco frontale alla socialdemocrazia come socialfascista avrebbe isolato l’avanguardia comunista; nonostante a favore delle tesi di Bucharin si fosse espresso anche Togliatti (vs. suo richiamo fattone in ‘Rinascita’, a. XXI, n. 28, 11 luglio 1964), nella stesura del documento finale sul programma prevalse l’orientamento voluto da Stalin. Il quale, per raggiungere il potere assoluto, aveva interesse di scatenare la lotta contro le posizioni buchariniane ed isolarle.

♦ Lombardo inoltre avrebbe dovuto sapere e dire che Terracini, Scoccimarro e Gramsci, fecero conoscere, dalle carceri fasciste ove erano rinchiusi, la loro opposizione all’indirizzo assunto dal Comintern col VI congresso del ’28, indirizzo  sanzionato con la svolta del Plenum del ’29. Circa l’opinione espressa da Gramsci in merito alla tesi del socialfascismo, oltre a ricordare quanto scritto dal medesimo su l’assemblea costituente e la necessaria alleanza tattica, a tal fine, con la socialdemocrazia, aggiungo che va tenuta presente un’intervista fatta da ‘Repubblica’ a Pertini mentre era Presidente. Nella quale quest’ultimo disse che, quando era confinato ad Ustica, incontrò Gramsci al quale si rivolse dandogli del lei. Questi lo invitò ad usare il tu, e Pertini, dopo aver detto che come presunto socialfascista non credeva di essere ben accetto da parte del suo interlocutore, si sentì rispondere che "quelle sono tutte sciocchezze".

Non si comprende poi come mai il prof.  Alberto Lombardo non abbia parlato nelle sue notazioni sul VI congresso del ’28, della svolta del X Plenum del Comitato Esecutivo del Komintern (3-19 luglio 1929), che ratificò la teoria del socialfascismo e segnò il trionfo pieno di Stalin.
Nella sua introduzione al X Plenum, Kuusinen parlò di una fascistizzazione” generale dei partiti socialdemocratici. Si esprime dicendo che “i fascisti sono nazionalisti, imperialisti, nemici del socialismo, assassini degli operai. I socialfascisti di regola si comportano come i fascisti, non apertamente, agiscono dietro una cortina fumogena, come in guerra- …. I fini dei fascisti e dei socialisti sono gli stessi” (in “La correspondance internationale”, a. VI, n. 71, 17 agosto1929, p. 972).

Kuusinen e gli altri intervenuti nel Plenum sostennero addirittura, con grave errore di giudizio, che il ‘socialfascismo’ era più pericoloso del fascismo, con le gravi conseguenze pratiche cui abbiamo sopra accennato. Si arrivò addirittura, seguendo l’indirizzo staliniano, a porre l’equazione fra ‘sinistra socialdemocratica’ ed i ‘destri’ presenti nel Comintern, che andavano rinnegati, espulsi, cacciati. Preparando così le basi dei futuri e drammatici processi farsa contro Bucharin e altri.
Lozovskij sostenne apertamente che l’intera socialdemocrazia, senza distinzioni al suo interno fra operai ed impiegati, era ‘socialfascista’.

♦ Il prof. Lombardo avrebbe fatto bene a parlare pure della critica espressa in merito da Togliatti in un suo noto articolo su Rinascita del luglio-agosto ’59. In cui scrisse che “l’errore più serio (del VI congresso del ‘28 e del Plenum del ‘29) ritengo sia stata la definizione della socialdemocrazia come socialfascismo, ed errate furono le conseguenze politiche che ne derivarono. ….. La natura sociale dei due movimenti (fascismo e socialdemocrazia) era profondamente diversa. … Diversa la loro base di massa. …… Importante era soprattutto comprendere a tempo quale la prospettiva che veniva aperta dall’avanzata del fascismo. Era la prospettiva di un attacco distruttivo di tutte le istituzioni e le libertà democratiche. Parlare di socialfascismo significava, in sostanza, ammettere che questo scopo fosse comune anche ai capi riformisti e alla socialdemocrazia come tale, il che era una controverità, perché invece doveva avvenire ed avvenne - (n.d.r. dice lo spinoziano Togliatti) - che una parte, e tutt’altro che trascurabile, della socialdemocrazia si schierò a difesa degli istituti democratici”.
Osservo che il succitato gravissimo errore di giudizio si tradusse in conseguenze negative soprattutto in Germania, non certo auspicate, ma comunque avvenute per responsabilità di quelle nefaste scelte.  Infatti, l’unità d’azione con le masse socialdemocratiche o non venne per nulla perseguita, ostandovi la teoria del socialfascismo, o si ridusse a casi sporadici. Si commise il grave errore da parte del Comintern (vedi intervento di Ruggero Grieco al X Plenum) di sostenere la tesi che le classi dirigenti tedesca, austriaca e francese non avrebbero scelto il fascismo ‘puro’ per la trasformazione dello stato in forma autoritaria, ma si sarebbero avvalse del’operato della socialdemocrazia.

♦ La svolta del VII congresso del Comintern del 1935, con cui venne archiviata la nefasta teoria del socialfascismo, vide subito i suoi effetti positivi in Italia, ove comunisti e socialisti firmarono assieme un appello contro la guerra d’Abissinia. E va ricordato che Nenni, polemizzando con quanti nel PSI avevano dubbi sull’unità con i comunisti, disse di essere certo che ormai il Comintern aveva liquidato “la stolta politica del socialfascismo” (in “Le direttive di marcia del Partito”, ‘Nuovo Avanti’, Parigi, 20 luglio 1935).
• In Francia si formano nel maggio 1935 liste unitarie SFIO – PCF, ed i comunisti, nel ballottaggio, votarono per candidati socialisti.
Ed anche in Italia si operò per costituire, come già si era iniziato a fare col succitato appello,  una largo fonte antifascista.
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● E’ probabile che il prof. Lombardo si sia rivolto ad un ragazzo/a del suo gruppo politico di appartenenza perché facesse delle ricerche sul VI congresso del Comintern, onde avvalorare o meno le sue originarie convinzioni. Ed è da pensare che detto giovane ragazzo/a, privo di strumenti culturali di base, invece di recarsi in una fornita biblioteca e consultare i libri di storia sull’argomento, si sia limitato, come purtroppo fanno ormai in maggioranza, a consultare solo la ‘bibbia’ di internet. Ed abbia quindi detto al prof. Lombardo che nulla era riuscito a trovare sulla questione.

A proposito sono stato testimone di un fatto grave e sintomatico: una compagna padovana, succube di internet nonostante la sua non più giovane età e purtroppo non fornita di adeguati strumenti culturali, avendole io fatto cenno della questione oggetto delle superiori considerazioni, ebbe a dirmi che lei sapeva di un unico e solo documento della III Internazionale. Esattamente quello, mi precisò, datato 1928. Ed avendole io riferito che ne esistevano altri, assunti in precedenti o successivi congressi, cadde dalle nuvole, scossa nella sua fede, dicendomi che in internet solo quello le appariva.

Ho svolto le superiori considerazioni non per aprire una polemica col prof. Lombardo, ma solo perché era secondo me giusto farlo, essendo le sue note apparse in rete e quindi facilmente arrivate a dei giovani. I quali è bene conoscano le argomentazioni che ho cercato di svolgere, augurandomi siano state chiare.

Luigi Ficarra 30 dicembre 2015

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CONFUTAZIONE DELLA TEORIA DEL SOCIALFASCISMO

Alberto Lombardo

1) Dalle Tesi sulla tattica del 1924 del V Congresso dell'Internazionale Comunista:
«La parola d'ordine del governo operaio e contadino è stata ed è intesa dal Comintern come conclusione della tattica del fronte unico. Gli elementi opportunisti del Comintern  hanno cercato in passato di alterare anche la parola d'ordine del governo operaio e contadino, interpretandolo come un governo «nel quadro della democrazia borghese e come un'alleanza politica con la socialdemocrazia. Il V Congresso mondiale del Comintern rifiuta nel modo più deciso una simile interpretazione. La parola d'ordine del governo operaio e contadino è per il Comintern, tradotta nel linguaggio della rivoluzione, nel linguaggio delle masse popolari, quella della dittatura del proletariato.»
Questa giusta tattica rivoluzionaria fu recepita dalle Tesi di Lione del 1926 del Partito Comunista d'Italia.
2) Dal VI Congresso dell'Internazionale comunista del 1928:
"La crisi bellica degli anni 1914-1918 fu accompagnata dal fallimento ignominioso della Seconda Internazionale, dell’Internazionale socialdemocratica. In piena contraddizione con le risoluzioni contro la guerra dei congressi di Stoccarda e di Basilea, i capi dei partiti socialdemocratici dei singoli paesi, fatte alcune eccezioni isolate, votarono per i crediti di guerra, si pronunciarono recisamente per la difesa delle <<patrie>> imperialiste (cioè delle organizzazioni statali della borghesia imperialistica), e, anziché lottare contro la guerra imperialistica, ne furono combattenti leali, propagandisti e capi (socialpatriottismo sviluppatosi in socialimperialismo). ...
La socialdemocrazia, mentre serve gli interessi della borghesia in seno alla classe operaia e si pone senza riserve sul terreno della collaborazione di classe e della coalizione con la borghesia, è costretta in determinati momenti a ‘presentarsi’ come partito di opposizione e persino a ‘simulare’ una difesa degli interessi di classe del proletariato nella sua lotta economica, allo scopo di conquistare in questo modo la fiducia di parti della classe operaia ‘per poter tradire’ più vergognosamente gli interessi permanenti del proletariato nei combattimenti di classe decisivi. (n.d.r. traspare una visione dogmatica, manichea, che quindi ignora determinate posizioni socialiste ‘non simulate per tradire’, come ad esempio in Italia e Austria, anche prima del ’28).
La funzione essenziale della socialdemocrazia consiste oggi nel distruggere la necessaria unità combattiva del proletariato nella sua lotta contro l’imperialismo. Spezzando e disgregando il fronte unico della lotta proletaria contro il capitale, la socialdemocrazia è il principale sostegno dell’imperialismo in seno alla classe operaia. (n.d.r. e quindi è additata come nemico principale da combattere, alla pari del fascismo).
Accanto alla socialdemocrazia, con l’aiuto della quale la borghesia opprime gli operai e addormenta la loro vigilanza di classe, si presenta il fascismo... (n.d.r. accanto, nel linguaggio comune,  significa che l’uno vale l’altro) - A seconda dei mutamenti della situazione politica, la borghesia si serve dei metodi del fascismo e dei metodi della coalizione con la socialdemocrazia, e la socialdemocrazia stessa, nei momenti più critici per il capitalismo, non di rado assume le funzioni del fascismo. Nel corso del suo sviluppo essa manifesta delle tendenze fasciste, il che non le impedisce, cambiando la situazione politica, di fronteggiare contro il governo borghese come partito di opposizione".  (n.d.r. questa è la teoria del socialfascismo)
da qui si vede che:
1) il termine social-fascismo non fu mai adottato dall'Internazionale comunista (n.d.r.  lo fu anche nella forma ed in modo chiaro e manifesto, come dirò nelle osservazioni a parte, nel X Plenum del Comintern; ma lo fu anche nella sostanza del discorso fatto, al di là della formula usata, nel documento finale del VI congresso in questione)
2) la distinzione tra social-democrazia e fascismo è netta: sono due strumenti della borghesia, ma non sono la stessa cosa
3)
Ancora dal VI congresso
"Il riformismo <<socialista>> è il nemico principale del comunismo rivoluzionario nel movimento operaio".  (n.d.r. dicendo che  è il nemico principale dice che è pari al fascismo. Questa è la teoria del socialfascismo
Significa una cosa chiarissima, che il riformismo socialista è parte del movimento operaio ma che si oppone ai suoi interessi e quindi va combattuto strenuamente Anche qui si vede la distinzione col fascismo. (n.d.r. si dice, al contrario, che sono entrambi nemici p r i n c i p a l i, socialdemocrazia e fascismo)
4)
"La tattica del fronte unico, che è il mezzo più efficace di lotta contro il capitale, di mobilitazione classica delle masse, di smascheramento e isolamento dei capi riformisti, è elemento essenziale della tattica dei partiti comunisti in tutto il periodo che precede la rivoluzione.
Una giusta applicazione della tattica del fronte unico e, in generale, la soluzione del problema della conquista delle masse presuppongono, a loro volta, un lavoro sistematico e tenace nei sindacati e nelle altre organizzazioni di massa del proletariato. L’appartenenza a un sindacato, anche il più reazionario, naturalmente in mancanza di un sindacato di classe, il quale sia una organizzazione di massa, è un dovere immediato di ogni comunista. Solo con un lavoro costante e conseguente nei sindacati e nelle officine, per la difesa più ferma ed energica degli interessi degli operai, solo con una lotta spietata contro la burocrazia riformista, è possibile conquistare la direzione della lotta degli operai e conquistare al partito le masse operaie organizzate nei sindacati.
Lungi dal fare una politica di scissione, come i riformisti, i comunisti difendono in ogni paese e internazionalmente l’unità dei sindacati sulla base della lotta di classe, appoggiando in tutti i modi e rafforzando il lavoro dell’Internazionale sindacale rossa.
Combattendo dappertutto in difesa dei bisogni immediati e quotidiani della massa operaia e della massa dei lavoratori in generale, utilizzando ai fini dell’agitazione e della propaganda la tribuna rivoluzionaria del parlamento borghese, subordinando tutti i compiti particolari agli scopi della lotta per la dittatura del proletariato, i partiti dell’Internazionale comunista presentano delle rivendicazioni e parole d’ordine parziali nei seguenti campi fondamentali.
Nel campo delle questioni operaie nel senso stretto della parola, problemi di lotta economica (lotta contro gli attacchi del capitale trustificato, questioni del salario, della giornata di lavoro, dell’arbitrato obbligatorio, della disoccupazione) i quali si trasformano in problemi di lotta politica generale (grandi conflitti industriali, diritto di coalizione e di sciopero, ecc.); problemi che hanno un carattere politico diretto (imposte, rincaro della vita, fascismo, persecuzione dei partiti rivoluzionari); infine, problemi di politica mondiale (rapporti con l’URSS e con le rivoluzioni coloniali, lotta per l’unità del movimento sindacale internazionale, lotta contro l’imperialismo e il pericolo di guerra, preparazione sistematica alla lotta contro la guerra imperialistica).
Nel campo delle questioni contadine le rivendicazioni parziali devono essere relative alla politica fiscale, al debito ipotecario dei contadini, alla lotta contro il capitale usurario, alla fame di terra dei contadini piccoli proprietari, all’affitto, alle prestazioni personali, ecc. Partendo da questi bisogni parziali, il partito comunista deve acutizzare le parole d’ordine relative ad essi, generalizzarle nella parola della confisca delle terre dei grandi proprietari e nella parola del governo operaio-contadino (sinonimo di dittatura proletaria nei paesi capitalistici avanzati, sinonimo di dittatura democratica del proletariato e dei contadini nei paesi arretrati e in una serie di colonie)."
Come si vede quindi: fronte unico dei lavoratori e alleanze sociali, ma rottura politica con gli opportunisti (n.d.r. e tra questi, come nemici principali, alla pari dei fascisti, sono indicati i socialisti).
5) Per avere una conferma che si tratta che si tratta di una "forzatura" di parte (n.d.r.  questa, sì, è una forzatura) del tutto priva di fondamento, basta leggere direttamente cosa diceva Trotscky in “L'agonia del capitalismo e i compiti della IV Internazionale” a proposito di Stalin!!. Stalin viene definito da Trotskij … aiutante di Goebbels! e “«il vero obiettivo della politica estera di Stalin era la conclusione di un accordo con Hitler» (n.d.r. – dove mancano argomenti si ricorre al trotskismo, elevato qui addirittura a verità).
Trotsky in L'agonia del capitalismo e i compiti della IV Internazionale:
"Nella misura in cui gli operai italiani e tedeschi dipendono, per la loro informazione politica, dalla radio, si può dire con certezza che le trasmissioni di Mosca, che combinano la menzogna termidoriana alla stupidità e all'imprudenza, sono diventate un fattore poderoso di demoralizzazione degli operai degli Stati totalitari. Da questo punto di vista, come da altri, Stalin non è che un aiutante di Goebbels." (Fu uno dei più importanti gerarchi nazisti )
e ancora: "La burocrazia ha sostituito i soviet, come organo di classe, con la finzione del suffragio universale nello stile di Hitler-Goebbels."
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INOLTRE:
E' SBAGLIATO dire che bisogna "evitare di rifarsi al documento del ’28, perché è un errore" come qualcuno "SOSTIENE"!
Tra i due documenti (n.d.r. quello del VI congresso del ’28 e quello del VII congresso del ’35), entrambi bellissimi, non c'è alcuna contraddizione!! (*)  (n.d.r. che le tesi del VII congresso abbiano costituito un superamento, annullamento della teoria del socialfascismo affermata nel congresso del ’28, lo riconoscono tutti, e ne parleremo pure a parte. E ciò va detto guardando alla sostanza delle scelte fatte, a prescindere quindi dalla ripetizione in esso, quasi rituale, di certe espressioni usate pure nel documento del VI congresso, per motivi che ben si comprendono.  Lo dice anche Togliatti, parlando di Dimitrov su Rinascita (a. XIV, n. 6, giugno 1957), in cui così scrive: “il nostro movimento non riusciva a riprender lo slancio che lo aveva animato nei primi anni dopo la rivoluzione d’ottobre. Giusta era l’analisi del fascismo. Giusta la critica delle capitolazioni e dei tradimenti socialdemocratici. Ma da questa analisi e critiche giuste sembrava non si fosse più capaci di derivare altro che una serie di formule, di schemi … - Sentimmo ed esperimentammo, sotto la sua guida (di Dimitrov) che non erano più sufficienti i vecchi schemi propagandistici ….” - (n.d.r. – schemi e formule, osservo, che sono ancora oggi preferiti, amati, da chi è pervaso da spirito religioso) – “Fronte unico e fronte popolare per combattere il fascismo …. E di conseguenza ricerca delle nuove forme della nostra strategia e della nostra tattica. Togliatti non lo nomina, ma si riferisce chiaramente al VII congresso, svoltosi sotto la guida di Dimitrov).
Nel documento del 28 si parla ampiamente dell'imperialismo, del capitalismo morente, della rivoluzione proletaria mondiale, il documento del VII congresso affronta direttamente l'argomento pressante del FASCISMO "passato all'offensiva su ampia scala". Ricordiamo che sono trascorsi 7 anni dal precedente congresso.
Nell'esordio il compagno Dimitrov si richiama oltretutto al VI congresso:
"COMPAGNI!
Il VI Congresso dell’Internazionale comunista aveva già avvertito il proletariato internazionale della maturazione di una nuova offensiva fascista e lo aveva incitato alla lotta contro di essa. Il Congresso aveva rilevato che «esistono quasi dappertutto delle tendenze fasciste e dei movimenti fascisti embrionali, sotto una forma più o meno sviluppata».
Cita diverse volte il compagno Stalin e così conclude:
"E noi vogliamo tutto questo perché soltanto per questa via la classe operaia, alla testa di tutti i lavoratori, strettamente unita in un esercito rivoluzionario di milioni di combattenti, diretta dall’Internazionale comunista e con alla sua testa un grande e saggio pilota come il nostro Capo, il compagno STALIN" (n.d.r. che era in quel periodo saldamente al comando)
E ANCORA
E' SBAGLIATO PARLARE di "svolta del VII congresso dell’Internazionale del 1935" rispetto agli insegnamenti di Lenin.
INFATTI nel documento del VII congresso non c'è nulla che autorizzi questa interpretazione. INVECE si fa esplicito riferimento alla via tracciata da Lenin e Stalin e quindi non da Stalin in difformità a quella di Lenin:
"se il proletariato austriaco e quello tedesco avessero seguito la via dei bolscevichi russi, la via di Lenin e di Stalin, oggi non esisterebbe fascismo"
• "Sì, se noi e il proletariato di tutto il mondo seguiremo senza deviare la via tracciata da Lenin e da Stalin, la borghesia, malgrado tutto, perirà!"
INFINE:
(*) E' sbagliato sostenere che la teoria del socialfascismo "fu superata nel 1935 dalla strategia dei fronti popolari che proponeva l'unità antifascista tra comunisti e socialisti".
INFATTI nel testo della III Internazionale 1938 (n.d.r. 1935) si afferma che:

La funzione essenziale della socialdemocrazia consiste oggi nel distruggere la necessaria unità combattiva del proletariato nella sua lotta contro l’imperialismo. Spezzando e disgregando il fronte unico della lotta proletaria contro il capitale, la socialdemocrazia è il principale sostegno dell’imperialismo in seno alla classe operaia. La tattica del fronte unico, che è il mezzo più efficace di lotta contro il capitale, di mobilitazione classica delle masse, di smascheramento e isolamento dei capi riformisti, è elemento essenziale della tattica dei partiti comunisti in tutto il periodo che precede la rivoluzione.

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