ANDREA GUASTELLA, Per il battesimo dei nostri frammenti

Battezzare un esordiente è sempre un piacere: si misura dal vivo il polso della passione, qual darsi all’arte quasi fosse il senso ultimo della propria esistenza e non semplicemente un impegno cui dedicarsi, per ingannare il tempo, nel fine settimana.
GiEffe ha in effetti superato da parecchio la fase della pittura come hobby; c’è anzi da chiedersi se l’abbia mai attraversata. Né si può definirlo esordiente nel senso anagrafico della parola: la sua dedizione alla pittura risale a parecchi decenni addietro. Volendo sarebbe addirittura possibile descrivere le fasi del suo percorso e individuare precise stagioni. Ad esempio, col visitare la sua casa di Pozzallo, ho incrociato paesaggi di sua mano di vago sapore macchiaiolo mescolati a ritratti che sembrano scaturiti dal gelido pennello di un Felice Casorati. Ma di queste opere non è il caso di parlare. GiEffe ha infatti deciso di rendersi noto esclusivamente sulla base della sua produzione più recente: dipinti realizzati negli ultimi due anni, che hanno provato, talvolta, l’ebrezza del pubblico essendo stati esposti in rassegne collettive, ma che solo adesso egli ha deciso di raccogliere in un corpus unitario; dipinti aerei, luminosi dove l’ampiezza di una spazialità diffusa si oppone ad una sensibilità introversa, generando contrasti visivi. Nessuna sorpresa, perciò, se si ha, qua e là, l’impressione di riconoscere nel medesimo quadro il romanticismo delle vedute di Salvatore Fratantonio e l’impalpabile astrazione di certe marine di Piero Guccione. E tuttavia non vi è, in questi contatti, un limite palese, semmai il tentativo di dichiarare un mondo che ovviamente non coincide con quello degli artisti che ho appena nominato, ma che non fosse altro che per ragioni storiche e geografiche evidenti, si alimenta delle medesime atmosfere. Quello che subito colpisce nella pittura di GiEffe è però il lato poco conformista e sperimentale, quella luce diffusa che sospende gli oggetti - una marina, una vallata, una città – in un sogno o in un miraggio; un’avventura dello sguardo, ma soprattutto del cuore, che in lavori come Lontano, Al risveglio, In controluce riserva un’emozione primordiale che – è proprio il caso di dirlo – soltanto la freschezza di un pennello non ancora compromesso dalle insidie della critica o da esigenze alimentari era in grado di provare e far provare.

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