LUIGI FICARRA, Lettere a Paolo Ferrero

Antonio Gramsci (1891 - 1937)
Caro Paolo, scrivi che “dopo che la maggioranza della classe dirigente del PCI si è fatta crollare addosso il muro di Berlino e dopo questi difficili anni della Seconda Repubblica, abbiamo dinnanzi un compito storico a cui Gramsci dedicò molta attenzione: la fondazione della legittimità storica del comunismo in Italia”.

   Manca ancora, però, caro Paolo, per poter risalire la china ed uscire dalla melma in cui ci troviamo, quell'analisi che il PRC si era impegnato a fare sulle cause teorico – pratiche che produssero il fallimento e l’implosione dei paesi a c.d. socialismo reale. Un’analisi delle scelte della III internazionale di cui il PCI fu parte organica per lungo tempo e che determinarono la sua politica in Italia. Senza questa analisi si è spinti ad utilizzare la vuota categoria del tradimento per spiegare come mai t u t t o il gruppo dirigente del vecchio PCI sia approdato a posizioni teorico-pratiche liberali; e per cercare di capire come mai la stragrande maggioranza dei dirigenti dell’URSS siano oggi degli oligarchi con tendenze fasciste, tipo Putin.
   Anni fa avevi iniziato un discorso serio sul pensiero di Raniero Panzieri, poi abbandonato, e che invece va ripreso, attualizzato e proposto a tutti i compagni.

1 maggio 2015
luigi ficarra (PRC di Padova)

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Caro Paolo, 
non credo sia necessario aggiungere, essendo implicito, che l’osservazione comunicatati deve intrecciarsi con l'analisi dei cambiamenti intervenuti nel capitalismo mondiale negli ultimi quarant’anni e va integrata ponendo, come più volte ho fatto, il problema centrale di una organizzazione internazionale della sinistra, che non solo non esiste, ma non viene neppure perseguita, proposta in modo concreto e credibile in nessuna parte del mondo.

2 maggio 2015
luigi ficarra (PRC di Padova)

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In memoria di Antonio Gramsci

di Paolo Ferrero

Il 27 aprile 1937 moriva Antonio Gramsci in seguito al lungo periodo di carcere a cui l’aveva costretto il fascismo. Gramsci si rifiutò sempre di chiedere la grazia a Mussolini: questa è la dirittura morale dei comunisti. Gramsci usò il tempo del carcere per riflettere e per scrivere i quaderni: leggiamoli, perché quell'intelligenza così profonda e così temuta da fascisti e padroni non resti inutilizzata.
Dopo che la maggioranza della classe dirigente del PCI si è fatta crollare addosso il muro di Berlino e dopo questi difficili anni della Seconda Repubblica, abbiamo dinnanzi un compito storico a cui Gramsci dedicò molta attenzione: la fondazione della legittimità storica del comunismo in Italia.
L’ideologia nuovista che caratterizza l’attuale fase cerca di delegittimare in ogni modo la nostra proposta politica mettendola letteralmente “fuori dalla storia”. Viceversa noi sappiamo che l’attuale fase di passivizzazione sociale, in cui proliferano le destre neoliberiste di Renzi e Salvini, è una parentesi destinata a chiudersi con la ripresa del protagonismo di massa e con la ricostruzione della dignità del popolo italiano. Proprio come avvenne con fascismo e grazie alla lotta partigiana, che è la roccia solida da cui avanzare la proposta di una riforma intellettuale e morale dell’Italia, la proposta del Socialismo del XXI secolo. Non ci pieghiamo, non ci vendiamo e usiamo tutta la nostra intelligenza per costruire l’alternativa a questo sistema ingiusto! Come fecero i partigiani. Come fece Gramsci.

Pubblicato il 27 apr 2015 su: 
 http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=17888

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