CARMELO RUGGERI, Lettera aperta a Matteo Renzi

Avevo 16 anni e andavo al liceo, il glorioso Leonardo. Abitavo in stanza in famiglia, al mio paese non c'era ancora il liceo, e la mattina il Preside era solito accogliere gli alunni davanti al portone di ingresso per controllare che le alunne avessero il grembiule e i ragazzi la giacca. 
Chi non era in "divisa" non poteva entrare. Era il famoso 1968, e un giorno, un mio compagno di classe un po' più grandetto di me, fu escluso per 15 giorni dal Preside perché si era rifiutato di tagliarsi la barba che lui aveva deciso di farsi allungare. Fu quella la scintilla che accese nel nostro liceo la fiamma della rivolta. Cominciarono gli scioperi, le manifestazioni, le assemblee clandestine fatte al viale, mentre in tutta Italia scoppiava il "68". Fu allora che cominciai ad avvicinarmi alla politica, e capii il vero significato di libertà e democrazia quando il Preside, dopo 20 giorni di sciopero, ci concesse la prima assemblea studentesca che però pretese di presiedere lui e che, quando un compagno chiese la parola dicendo che era un suo diritto, gli rispose che il suo unico diritto era quello di studiare.
All'università poi, continuai la mia lotta attivamente contro i "baroni", per la scuola per tutti e per gli esami mensili, e la guerra si fece dura. Era una vera guerra, rossi contro neri. La mia nuova "divisa" era fatta di jeans ed eskimo, e con i miei compagni rossi, combattevo la mia battaglia. 
Si ottennero gli esami mensili, le assemblee nelle scuole, la rappresentanza democratica di genitori e studenti, e Berlinguer con il suo compromesso storico chiedeva la moralizzazione. Nel frattempo mi ero laureato, e cominciavo la mia lotta per il lavoro. Mi iscrissi al pci, in un tempo in cui per lavorare da ingegnere bisognava essere socialisti, io che ero socialista dentro ma che odiavo il psi di Craxi che era diventato un partito "azienda", interessato solo agli "affari" e con una politica ancora più a destra di quella di una certa dc illuminata.
E sognavo una sinistra finalmente unita, che non mi facesse "morire" democristiano. E salutai con entusiasmo "mani pulite", la caduta del muro, fui entusiasta di Occhetto, del pds, dell'Ulivo con il quale pensai di vedere finalmente realizzato il sogno antico di una "sinistra" unità al governo. Soffrii anche io con i tanti compagni nel vedere scomparire un simbolo antico "falce e martello" in nome del quale avevo tanto lottato e per il quale molti erano anche morti, ma ero nel contempo felice per una sinistra che sembrava finalmente unirsi in una sola forza democratica, sociale e per il sociale, per la libertà e per l'eguaglianza. Nel frattempo avevo vinto due concorsi nella scuola, e finalmente insegnavo al superiore e insegnavo le mie materie professionali, quelle che conoscevo bene e amavo, e con infinito entusiasmo ero contento di trasmetterle ai miei alunni.
E poi finalmente il sogno si avvera, l'ulivo vince contro il nuovo partito azienda del cavaliere.
Ero felice, si era avverato il sogno di una vita.
Ma il sogno durò poco. Grazie ad un ex dc, si tornò all'opposizione.
E gli eredi di Craxi, oggi fedeli del berlusca, tornarono ai loro "affari" sulla pelle di chi continuava a sognare una sinistra unita che nel frattempo si era nuovamente frantumata in mille rivoli sempre più confusi e qualunquisti.
E poi sei arrivato tu, il rottamatore.
Non ti ho mai avuto molta fiducia, ho sempre pensato che è vero che bisogna guardare avanti, ai giovani, alle energie fresche, ma rispettando chi ha speso tutta la propria vita per un ideale, per un'idea di società più sana, più onesta, e lo ha fatto scegliendo di lottare, di stare all'opposizione quando era molto più facile e comodo essere socialisti...
Non ti ho votato alle primarie, ma ho voluto credere in te e alla tua nuova energia.
E ora scopro all'improvviso che stai costruendo il tuo nuovo partito azienda e vuoi trasformare anche la base della vita di una società , la nostra scuola pubblica, in una azienda con a capo un Preside manager con poteri assoluti. Molto peggio del mio vecchio Preside del glorioso Leonardo, quello della giacca, del grembiule, dell'assemblea e della barba del mio compagno costatagli un'esclusione.
Torniamo a 45-50 anni fa?
No peggio, almeno allora i docenti erano liberi di appoggiarci nella nostra lotta perché non correvano il rischio di essere licenziati come avviene nella tua "nuova scuola" che non è per niente nuova e ancor meno "bella", ma soltanto "PESSIMA".
Credo proprio che devo capire, dopo 40 anni di votare pci, pds, ulivo e pd, di avere sbagliato tutto, e per la prima volta nella mia vita, non voterò più pd.

Prof. Ing. Carmelo Ruggeri
Docente di progettazione all'I.T. di Canicattì

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