Avevo 16 anni e andavo al liceo, il glorioso
Leonardo. Abitavo in stanza in famiglia, al mio paese non c'era ancora il
liceo, e la mattina il Preside era solito accogliere gli alunni davanti al
portone di ingresso per controllare che le alunne avessero il grembiule e i
ragazzi la giacca.
Chi non era in "divisa" non poteva entrare.
Era il famoso 1968, e un giorno, un mio compagno di classe un po' più grandetto
di me, fu escluso per 15 giorni dal Preside perché si era rifiutato di
tagliarsi la barba che lui aveva deciso di farsi allungare. Fu quella la
scintilla che accese nel nostro liceo la fiamma della rivolta. Cominciarono gli
scioperi, le manifestazioni, le assemblee clandestine fatte al viale, mentre in
tutta Italia scoppiava il "68". Fu allora che cominciai ad
avvicinarmi alla politica, e capii il vero significato di libertà e democrazia
quando il Preside, dopo 20 giorni di sciopero, ci concesse la prima assemblea
studentesca che però pretese di presiedere lui e che, quando un compagno chiese
la parola dicendo che era un suo diritto, gli rispose che il suo unico diritto
era quello di studiare.
All'università poi, continuai la mia lotta attivamente
contro i "baroni", per la scuola per tutti e per gli esami mensili, e
la guerra si fece dura. Era una vera guerra, rossi contro neri. La mia nuova
"divisa" era fatta di jeans ed eskimo, e con i miei compagni rossi,
combattevo la mia battaglia.
Si ottennero gli esami mensili, le assemblee nelle
scuole, la rappresentanza democratica di genitori e studenti, e Berlinguer con
il suo compromesso storico chiedeva la moralizzazione. Nel frattempo mi ero
laureato, e cominciavo la mia lotta per il lavoro. Mi iscrissi al pci, in un
tempo in cui per lavorare da ingegnere bisognava essere socialisti, io che ero
socialista dentro ma che odiavo il psi di Craxi che era diventato un partito
"azienda", interessato solo agli "affari" e con una
politica ancora più a destra di quella di una certa dc illuminata.
E sognavo una sinistra finalmente unita, che non mi
facesse "morire" democristiano. E salutai con entusiasmo "mani
pulite", la caduta del muro, fui entusiasta di Occhetto, del pds,
dell'Ulivo con il quale pensai di vedere finalmente realizzato il sogno antico
di una "sinistra" unità al governo. Soffrii anche io con i tanti compagni
nel vedere scomparire un simbolo antico "falce e martello" in nome
del quale avevo tanto lottato e per il quale molti erano anche morti, ma ero
nel contempo felice per una sinistra che sembrava finalmente unirsi in una sola
forza democratica, sociale e per il sociale, per la libertà e per
l'eguaglianza. Nel frattempo avevo vinto due concorsi nella scuola, e
finalmente insegnavo al superiore e insegnavo le mie materie professionali,
quelle che conoscevo bene e amavo, e con infinito entusiasmo ero contento di
trasmetterle ai miei alunni.
E poi finalmente il sogno si avvera, l'ulivo vince
contro il nuovo partito azienda del cavaliere.
Ero felice, si era avverato il sogno di una vita.
Ma il sogno durò poco. Grazie ad un ex dc, si tornò
all'opposizione.
E gli eredi di Craxi, oggi fedeli del berlusca,
tornarono ai loro "affari" sulla pelle di chi continuava a sognare
una sinistra unita che nel frattempo si era nuovamente frantumata in mille
rivoli sempre più confusi e qualunquisti.
E poi sei arrivato tu, il rottamatore.
Non ti ho mai avuto molta fiducia, ho sempre pensato
che è vero che bisogna guardare avanti, ai giovani, alle energie fresche, ma
rispettando chi ha speso tutta la propria vita per un ideale, per un'idea di
società più sana, più onesta, e lo ha fatto scegliendo di lottare, di stare
all'opposizione quando era molto più facile e comodo essere socialisti...
Non ti ho votato alle primarie, ma ho voluto credere
in te e alla tua nuova energia.
E ora scopro all'improvviso che stai costruendo il tuo
nuovo partito azienda e vuoi trasformare anche la base della vita di una
società , la nostra scuola pubblica, in una azienda con a capo un Preside
manager con poteri assoluti. Molto peggio del mio vecchio Preside del glorioso
Leonardo, quello della giacca, del grembiule, dell'assemblea e della barba del
mio compagno costatagli un'esclusione.
Torniamo a 45-50 anni fa?
No peggio, almeno allora i docenti erano liberi di
appoggiarci nella nostra lotta perché non correvano il rischio di essere
licenziati come avviene nella tua "nuova scuola" che non è per niente
nuova e ancor meno "bella", ma soltanto "PESSIMA".
Credo proprio che devo capire, dopo 40 anni di votare
pci, pds, ulivo e pd, di avere sbagliato tutto, e per la prima volta nella mia
vita, non voterò più pd.
Prof. Ing. Carmelo Ruggeri
Docente
di progettazione all'I.T. di Canicattì
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