Dirigente
Scolastico Prof. Vincenzo Fontana
Relazione
introduttiva al seminario sul riordino dell’istruzione tecnica
12
marzo 2012 - ITCG “G. Galileo” - Canicattì
INTRODUZIONE
Le Linee guida dell’istruzione tecnica fanno parte del riordino del secondo ciclo di istruzione, avviato dal ministro Gelmini con una serie di documenti di lavoro. Ciascuno dei tre percorsi, liceale, tecnico e professionale, è normato da uno specifico regolamento. Tutti e tre discendono dalla legge n. 133/2008 ma la loro ispirazione culturale è molto diversa.
Il Regolamento dei licei discende direttamente dalla “riforma Moratti”
(legge 53/2003), ovvero da quel decreto legislativo n. 226/2005 che prefigurava
ben otto licei. Alla tipologia liceale venivano accorpati anche i percorsi
economico e tecnologico, sottratti all’istruzione tecnica che, secondo la legge
53/2003, veniva cancellata dagli ordinamenti della scuola pubblica. E’
opportuno ricordare che, secondo la stessa legge, apparteneva al secondo ciclo
di istruzione anche il sistema dell’istruzione e della formazione professionale
che, come recita l’articolo 117 della Costituzione, di cui alla legge
Costituzione n.3/2001, era stato trasferito alla competenza legislativa
esclusiva delle Regioni.
I Regolamenti degli istituti tecnici e degli istituti professionali
discendono invece dalla legge n. 40/2007 – governo Prodi-Fioroni – in cui
all’articolo 13, 1 bis recita che “fanno
parte del sistema dell’istruzione secondaria superiore (…) i licei, gli
istituti tecnici e gli istituti professionali (…) tutti finalizzati al
conseguimento di un diploma di istruzione secondaria superiore (…). Gli
istituti tecnici e gli istituti professionali sono riordinati e potenziati come
istituti tecnici e professionali, appartenenti al sistema dell’ istruzione
secondaria superiore, finalizzati istituzionalmente al conseguimento del
diploma”.
Si tratta, dunque, di due matrici diverse: la prima, genericamente culturale e propedeutica
agli studi universitari, la seconda, più mirata
al mondo del lavoro, quella tecnica e professionale: due matrici che
disattendono quella unitarietà di un’istruzione secondaria che di cui si parla da tempo.
Un’unitarietà che è presente anche nelle indicazioni che vengono dall’Unione
Europea che propone per tutti i ragazzi in uscita dalla scuola dell’obbligo
l’acquisizione di competenze chiave per l’apprendimento permanente (raccomandazione del
Parlamento europeo del 18/12/2006), sia culturali sia di cittadinanza.
Con il presente riordino l’unitarietà viene
disattesa a causa di tre eventi significativi:
a)
il fatto che l’obbligo
di istruzione si assolva anche nei percorsi di istruzione e formazione
professionale regionale ( vedi l’articolo 64 della legge n. 133/2008), per cui,
di fatto, la scelta di vita del discente viene riportata ai 14 anni di età;
b)
il fatto che il Parlamento abbia varato un dispositivo
per cui un giovane di 15 anni può accedere all’apprendistato;
c)
il fatto che, conseguentemente, nei dispositivi
relativi al riordino del secondo ciclo, l’obbligo di istruzione a 16 anni resti
sullo sfondo e non diventi un
obiettivo prioritario dell’intero sistema scolastico.
d) Dopo
questa premessa, passiamo ad esaminare i documenti della Riordino dell’istruzione tecnica: Regolamento, Tabelle di
confluenza, Profilo di uscita
culturale, educativo e professionale, Quadri
orario, Risultati di apprendimento,
Indicazioni nazionali, Linee guida, Glossario.
e)
f) Regolamento
g) Nel Regolamento
dell’istruzione tecnica, DPR n. 88/2010, viene individuata e definita l’
identità e l’articolazione del percorso, per il quale è stata adottata la
scelta quinquennale costituita da due bienni più un quinto anno che si conclude
con l’esame di Stato e il conseguente titolo di studio. Si ritorna
all’impostazione della legge n. 53/2003 in cui si prevede che “l’attività didattica si sviluppa in due
periodi biennali e in un quinto anno che prioritariamente completa il percorso
disciplinare e prevede altresì l’approfondimento delle conoscenze e delle
abilità caratterizzanti il profilo educativo, culturale e professionale del
corso di studi”.
h)
i) Tabelle di confluenza
j)
Nelle tabelle
di confluenza si evidenzia la corrispondenza del nuovo titolo di studio con il
precedente, con la differenza tra l’ ordinamento previgente e il nuovo.
Profilo di uscita
Il Profilo di uscita culturale, educativo e professionale caratterizza la tipologia dello studente al
termine degli studi. Il profilo,
introdotto dalla legge 53/2003, si ispira all’idea di competenza ma quello dello studente dei licei è molto diverso
rispetto a quello degli studenti degli istituti tecnici e dei professionali:
nel primo si enfatizza la conoscenza disinteressata, nel secondo la conoscenza
centrata sulle discipline scientifiche e sulle innovazioni tecnologiche, nel
terzo la conoscenza per l’uso e il fine pratico.
Quadro orario
Il Quadro orario ha una valenza annuale e non settimanale; sono
consentiti, pertanto, ampi spazi di flessibilità
e ciò permette di “adattare” i percorsi alle esigenze delle singole istituzioni
scolastiche in ragione della loro autonomia organizzativa, didattica, di
ricerca, sperimentazione e sviluppo (DPR n. 275/1999).
Risultati di apprendimento
I Risultati di apprendimento sono
quelli che gli studenti devono raggiungere al termine dei singoli percorsi,
risultati finali relativi agli insegnamenti comuni. Secondo il modello europeo
essi dovrebbero essere descritti con l’indicazione delle singole competenze
di uscita e la descrizione delle conoscenze e delle abilità
che lo studente è tenuto a raggiungere. In realtà nel documento si dice solo
che i risultati descritti sono “specificati
in termini di competenze”.
Indicazioni nazionali
Le Indicazioni nazionali obbediscono a diverse istanze concettuali, a
seconda che riguardino i licei oppure gli istituti tecnici e professionali. In
quelle relative ai licei si rileva una confusione semantica tra competenze e
obiettivi specifici di apprendimento, in quelle relative ai tecnici, invece,
vengono indicate ad una ad una le singole competenze, a ciascuna delle quali
sono riferite le conoscenze e le abilità che ne consentono il raggiungimento e
che devono essere conseguite dallo studente. Si tratta di differenze che
testimoniano la diversità delle matrici che hanno prodotto i documenti del
riordino. Le Indicazioni per gli
istituti tecnici e professionali riguardano i percorsi dei singoli indirizzi.
Linee guida
Le Linee guida, presenti in tutti
e tre i percorsi, seguono anch’esse logiche diverse; mentre per gli istituti
tecnici e professionali indicano il dettaglio dei percorsi del primo biennio di
studi, e da quest’anno per il secondo biennio e il quinto anno, per i licei il
termine si riferisce unicamente alle modalità di insegnamento in lingua
straniera di una disciplina non linguistica, secondo i criteri del Clil, Content and Language Integrated Learning.
Glossario
Nel Glossario sono esplicitati
i termini essenziali così come sono codificati in ambito nazionale e in quello
dell’Unione Europea.
Caratteristiche delle Linee guida degli istituti tecnici
Nelle Linee guida si legge che “gli
istituti tecnici si propongono di far acquisire agli studenti una solida base
culturale di carattere scientifico e tecnologico in linea con le indicazioni
dell’Unione europea, costruita attraverso lo studio, l’approfondimento e
l’applicazione di linguaggi e metodologie di carattere generale e specifico,
correlati a settori fondamentali per lo sviluppo economico e produttivo del
Paese” (articolo 2, comma 1 del DPR n.88/2010). Viene ricordato il documento
“Persona, tecnologie e professionalità:
gli istituti tecnici e gli istituti professionali come scuole dell’innovazione”.,
noto come Documento De Toni, dal nome
del presidente della commissione ministeriale che lo ha redatto e pubblicato
nel marzo 2008. Nel documento vengono richiamate le raccomandazioni dell’Unione
Europea in materia di istruzione alle quali è necessario che si adeguino i
sistemi scolastici dei Paesi membri, e viene sottolineata l’importanza di
un’istruzione tecnica di qualità.
Vi si legge che gli istituti
tecnici hanno durata quinquennale e
offrono ai giovani conoscenze teoriche e applicative spendibili in ampi
contesti di studio, professionali e di lavoro. Vengono sottolineate una
serie di opportunità: lo sviluppo della didattica laboratoriale, il
collegamento con il mondo del lavoro,
il raccordo con il sistema dell’istruzione e della formazione professionale
regionale nell’ambito di mirati Poli
tecnico- professionali: ciò in ordine all’istituzione dell’istruzione tecnica superiore, di cui al DPCM del 25 gennaio 2008.
Viene anche indicato un nucleo di competenze
imprescindibili che i giovani devono acquisire, tra cui: interpretare il rapporto tra scienza e
tecnologia; comprendere la natura
dello sviluppo socio-economico, scientifico, tecnologico e organizzativo; acquisire comportamenti affidabili,
responsabili e proattivi, tutto nel segno dell’high-tech. ( Mentre l’istruzione professionale viene associata
alla dimensione dell’high touch)!
L’approccio alle discipline: i risultati di apprendimento
Sulla scorta del documento
De Toni, sono state presentate le schede di lavoro prodotte da un apposito
Gruppo tecnico nazionale operante presso il MIUR. Le schede sono articolate per
settori, quello economico e quello tecnologico, e sono strutturate in
quattro sezioni per ciascuna disciplina prevista, per il primo biennio, per il
secondo biennio, per il quinto anno, dai quadri orario di cui agli
allegati B e C del Regolamento.
- Prima
sezione: risultati di apprendimento
attesi a conclusione del quinquennio,
descritti in termini di competenze.
Per ogni disciplina vengono
indicati quattro o cinque risultati di apprendimento espressi con verbi, quali utilizzare,
produrre, riconoscere, analizzare, stabilire collegamenti, orientarsi ed altri,
propri della programmazione per obiettivi. Ma non è del tutto chiaro se tali
risultati siano veramente competenze, per due motivi: a) una competenza in
uscita pre-professionalizzante non può essere “schiacciata” su una singola
disciplina, in quanto ha caratteristiche interdisciplinari; b) sarebbe stato
opportuno presentare ciascuna competenza distinta dalle altre, per una lettura
più agevole da parte dei docenti.
- Seconda
e terza sezione: articolazione dei risultati di apprendimento per il
primo biennio descritti rispettivamente in termini di conoscenze ad abilità.
- Quarta sezione: note metodologiche.
Settore economico e settore tecnologico
Per quanto riguarda il settore
economico, il documento sottolinea i profondi cambiamenti che si
manifestano nel campo degli studi aziendali e che riguardano il passaggio da
una logica fondata su settori
(aziende e imprese) a un’articolazione per funzioni
(aree di attività). In tal modo “le discipline
relative ai contenuti tecnici del settore sono presenti nel curricolo, anche
con funzione orientativa, fin dai primi due anni in cui si completa l’obbligo
di istruzione”. A questo proposito, “le
indicazioni dell’Unione europea sulle competenze chiave per l’imprenditorialità
costituiscono un preciso riferimento per entrambi gli indirizzi che
caratterizzano il settore” Indirizzi del settore economico: B1, Amministrazione, Finanza e Marketing; B2,
Turismo.
Per quanto riguarda il settore
tecnologico, il documento prende atto delle notevoli trasformazioni che si
sono verificate negli ultimi anni e che richiedono apprendimenti efficaci e
duraturi, basati su metodologie di studio fortemente operative, indispensabili
per affrontare i continui approfondimenti specialistici e le costanti
innovazioni. Viene sottolineata l’importanza di competenze manageriali,
necessarie per la gestione di progetti che implicano la conoscenza e
l’applicazione di normative nazionali e comunitarie sempre nuove. Anche nel
secondo settore le discipline di indirizzo sono presenti nel percorso fin dal
primo biennio in funzione orientativa e concorrono a fare acquisire agli
studenti le competenze relative all’adempimento dell’obbligo di istruzione.
Indirizzi del settore tecnologico:
A1, Meccanica, Meccatronica ed
Energia; A2, Trasporti e logistica; A3 Elettronica ed Elettrotecnica; A4,
Informatica e Telecomunicazioni; A5, Grafica e Comunicazione; A6, Chimica,
Materiali e Biotecnologie; A7, Sistema Moda; A8, Agraria, Agroalimentare e Agroindustria;
A9, Costruzioni, Ambiente e Territorio.
La scansione disciplinare dei due bienni
Per quanto riguarda la conclusione di ciascuno dei due
percorsi quinquennali, economico e tecnologico, viene indicato per ciascuna
disciplina ciò che lo studente deve
essere in grado di fare:
“nel primo biennio il docente di ciascuna disciplina definisce,
nell’ambito della programmazione collegiale del Consiglio di classe, il
percorso dello studente per il conseguimento dei risultati di apprendimento
sopra descritti (relativi al quinquennio) in termini di competenze, con riferimento
alle conoscenze e alle abilità di
seguito indicate”. A ciò segue un doppio elenco di conoscenze e di abilità.
Per quanto riguarda le discipline fondamentali, Lingua e Letteratura
italiana, Lingua inglese, Storia, Matematica, Diritto ed economia, Scienze integrate (Scienze della terra
e biologia, fisica, chimica) non si rilevano differenze nelle relative
descrizioni.
Nel settore economico figurano Geografia, Informatica, Seconda lingua
comunitaria, Economia aziendale.
Nel settore tecnologico figurano Tecnologie e tecniche di
rappresentazione grafica, Tecnologie
informatiche, Scienze e tecnologie applicate.
In nessuno dei due percorsi figura la disciplina Cittadinanza e
Costituzione. L’assenza è inspiegabile, considerato che al termine del biennio
obbligatorio devono essere certificate le otto competenze chiave per l’apprendimento
permanente e per l’esercizio della
cittadinanza attiva raggiunte dagli studenti.
Contenuti disciplinari e competenze
I contenuti disciplinari
che vengono indicati sono di ottimo livello e rappresentano quanto di meglio la
ricerca in materia di sviluppo economico e tecnologico ha raggiunto negli
ultimi anni.
La declinazione delle competenze
La prima difficoltà
riguarda l’indicazione, definizione e la declinazione delle competenze le quali
non è chiaro se sono risultati di apprendimento o sono vere competenze. Queste,
come si è detto, sono ‘schiacciate’ su contenuti disciplinari e non fanno
cogliere la necessità di una progettazione pluridisciplinare, visti i continui
richiami alla didattica laboratoriale.
Le ‘nuove’ scienze integrate
Una seconda questione riguarda le scienze
integrate. Da un lato costituiscono l’innovazione più significativa per i
percorsi in cui tali insegnamenti sono caratterizzanti, dall’altro però mancano
indicazioni operative per cui presentano di già delle difficoltà per la
composizione delle cattedre e le relative classi di concorso.
L’obbligo di istruzione
Una terza questione riguarda l’obbligo
di istruzione, per il quale manca l’indicazione operativa della sua
attuazione. I quattro assi, dei linguaggi,
matematico, scientifico-tecnologico e storico-sociale,
di cui al D.M. 139/2007, sono quasi ignorati.
Non è chiaro quale rapporto intercorra tra le 16 competenze culturali
di fine obbligo ordinate lungo i quattro assi e le numerose competenze
disciplinari delle Linee guida. Non è un nodo che possa essere sciolto solo dai
docenti e dalle istituzioni scolastiche.
La didattica per competenze
In ogni caso, l’introduzione della didattica
per competenze nell’istruzione tecnica è una novità assoluta.
Collegando il tema delle
competenze alla riforma della scuola secondaria italiana, Pellerey sostiene che
se si vuole insegnare per sviluppare competenze, occorre tenere presenti alcuni
principi:
a.
una competenza si sviluppa sempre in un contesto in cui
il soggetto si senta responsabilmente coinvolto;
b.
le conoscenze fondamentali implicite in una data
competenza siano acquisite in maniera significativa;
c.
gli insegnanti tutti costruiscano un ambiente di studio
in cui studenti e docenti collaborino in piena condivisione degli obiettivi da
perseguire;
d.
si dia vita a una metodologia di insegnamento e
apprendimento di tipo laboratoriale,
per la quale sarà coinvolgente e proficua una didattica per progetti;
e.
sia perseguita l’integrazione
tra gli insegnamenti dell’area generale
e quelli dell’area specifica di
ciascun indirizzo; a tal fine si ravvisa necessaria la costituzione di quei dipartimenti previsti dal regolamento,
quali articolazioni funzionali del collegio dei docenti.
Per quanto riguarda la valutazione delle competenze, lo stesso
Pellerey sostiene che “le fonti
informative, sulla base delle quali esprimere un giudizio di competenza, possono essere classificate secondo tre grandi ambiti specifici: quello relativo ai risultati ottenuti nello
svolgimento di un compito; quello
relativo a come lo studente è giunto a conseguire tali risultati; quello relativo alla percezione
che lo studente ha del suo lavoro”. (vedi il corso di
formazione sulla valutazione, ndr).
Su questo versante, nella scuola italiana e siciliana in particolare c’è
molto da fare non solo nell’ottica della normale formazione dei docenti ma per
una vera e propria rivoluzione didattica
e pedagogica che richiami da vicino anche i canoni della metodologia della
ricerca-azione. In effetti non ha più senso il ricorso alla pratica della prova
finale, per la verifica e la valutazione, a cui la nostra scuola è abituata,
quanto invece una pratica di osservazione continua sulla base di criteri dati e
condivisi anche dagli studenti (i primi
strumenti a cui va il nostro pensiero sono ovviamente le observation-grid e le self-assessment
checklist come strumenti della pratica chiamata in lingua inglese gathering evidence). “In
generale, la raccolta sistematica delle informazioni e la loro lettura e
interpretazione permette di inferire se
lo studente abbia raggiunto un certo livello di competenza in un ambito di
attività specifico. Per facilitare un
giudizio finale comprensivo spesso vengono predisposti quadri di riferimento
che descrivono le manifestazioni di competenza
secondo alcuni livelli di qualità o perfezione, dalla più elevata a una accettabile, a una
incerta o parziale”[Valutazione delle competenze].
Dai programmi alle Indicazioni
Passare dalla scuola dei Programmi ministeriali a quella delle Indicazioni
nazionali non è cosa facile, poiché i programmi, pur con tutti i
limiti, offrivano delle certezze di contenuti. La scuola delle Indicazioni
nazionali non è ancora in grado di offrire Linee
guida chiare sotto il profilo
concettuale e praticabili sotto quello operativo. La strada della scuola dell’autonomia
che progetta curricoli sulla base di norme
generali per fare acquisire chiare competenze agli alunni è
all’inizio.
Il nostro auspicio è quello che le istituzioni scolastiche siciliane non siano
lasciate sole, atteso che il riordino dell’istruzione tecnica, in Sicilia, con
i nuovi contenuti, con i nuovi indirizzi, con la creazione di fondazioni di istruzione tecnica superiore,
può risultare momento di aggregazione per la qualificazione dei profili
professionalizzanti in uscita in risposta alle esigenze delle imprese del
territorio, ai nuovi bisogni produttivi, all’occupazione giovanile di alto
livello.
Per quanto concerne l’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “G. Galilei”
di Canicattì, come le restanti istituzioni scolastiche della stessa tipologia,
si trova nel pieno della sperimentazione del primo biennio ed ha già costituito
i dipartimenti per assi disciplinari, ha avviato il dibattito sulla
progettazione per competenze, ha già convertito i vecchi indirizzi “Igea” e
“Geometra” in AFM (Amministrazione, Finanza e Marketing) e CAT (Costruzioni,
Ambiente e Territorio).
Ha, altresì, preso atto della
direttiva ministeriale n. 4 che fornisce le Linee guida per il secondo biennio
e il quinto anno ed ha avviato un programma di formazione del personale docente
che va dalla progettazione alla valutazione per competenze, alla certificazione
così come previsto dalle Linee guida.
Ma, da una attenta analisi di contesto, anche alla luce del recente
decreto Assessoriale di razionalizzazione e dimensionamento della rete
scolastica in Sicilia, che accorpa alla nostra istituzione scolastica l’ITC di
Naro, sono state rilevate esigenze chiaramente espresse del territorio che non
possono non essere accolte in un ulteriore ampliamento dell’offerta formativa e
nella costruzione del relativo curricolo, utilizzando appieno le opportunità
che vengono offerte dalle Linee guida,
seguendo due direttrici:
a) l’introduzione
di due nuovi indirizzi e un’opzione, uno per il settore economico, ‘Turismo’
l’altro per quello tecnologico, ‘Agraria, Agroalimentare e Agroindustriale’,
mentre dell’indirizzo Meccanica, Meccatronica ed Energia, scegliere l’opzione
‘Energia’;
b) l’istituzione
di un Istituto Tecnico Superiore, nei termini previsti dalle Linee guida.
Questo per dare risposta ai bisogni rilevati nel territorio. Da una
lettura più approfondita del contesto emergono nuove necessità che sono in fase
di elaborazione e che certamente porteranno ad un ulteriore arricchimento
dell’offerta formativa nella direzione di uno sviluppo del quale la nostra
istituzione scolastica vuole essere il battistrada.
La città di Naro con l’accorpamento del suo ITC al nostro diventa la
seconda città dell’istituzione scolastica; pertanto, creare un asse con quella
comunità, con le sue istituzioni pubbliche e private, diventa essenziale per la
formazione di profili professionali spendibili ora e subito nel territorio.
Naro è un centro storico di rilevante valore, dove è presente un barocco ancora
più antico di quello di Noto, ricco di bellezze paesaggistiche, non lontano dal
mare, vocato naturalmente al turismo.
Canicattì è un centro agricolo, commerciale e alimentare di notevole
importanza che aspetta da decenni di fare il salto di qualità nella direzione
agroindustriale, ottimizzando le risorse energetiche costituite da tre dighe,
da una presenza in crescendo del fotovoltaico e dell’energia eolica.
Il suo comprensorio presenta una buona presenza di attività artigianali,
di terziario legato ai servizi bancari, fiscali, imprenditoriali.
Il territorio necessita di profili professionali più qualificati,
seppure non laureati, un territorio che ambisce nuovamente a recuperare la
dimensione della comunità, una comunità che non vive più di chimere, che vuole
tornare a crescere riscoprendo i valori della solidarietà, della convivenza
civile, della coesione sociale, della crescita comune e della condivisione con
una visione “glocal”, progettazione locale che guarda al globale. Una comunità
che ha capito che non può più continuare a produrre materie prime, in
agricoltura come negli altri comparti, come un paese del terzo mondo, ma che
vuole “chiudere” la filiera confezionando e commercializzando il prodotto
finito, anche a km zero.
Una comunità che, pur essendo cosciente dei vantaggi derivanti
dall’essere dichiarata zona franca, è altrettanto consapevole di non potere
competere sul piano dei costi delle materie prime con i paesi che si affacciano
sulla costa meridionale del Mediterraneo né con i restanti paesi in via di
sviluppo. Una comunità che si chiede perché le multinazionali agroalimentari ed
agroindustriali devono essere in Svizzera, in Francia o Germania, tanto per
parlare di Europa. Una comunità che si chiede perché una Regione che si trova
tra il 37° e il 38° parallelo ha ancora pochi impianti fotovoltaici per la
produzione di energia, rispetto alla Germania che si sviluppa oltre il 47°
parallelo?
Per tutti questi motivi, diventa irrinunciabile l’implementazione di
un’istruzione tecnica superiore che fornisca una adeguata risposta alle
esigenze del territorio in termini di un’ulteriore qualificazione dei profili
professionali e nel contempo gli consenta di fare un salto di qualità in tutti
i settori produttivi.
Tra l’altro, i cinque Istituti Tecnici Superiori presenti nella Sicilia
sono tutti distribuiti nella fascia orientale di essa, uno in provincia di
Enna. Le province di Agrigento, Caltanissetta, Trapani e Palermo ne sono
completamente sfornite. Non si può parlare della Sicilia come se si trattasse
del Molise o ancora della Puglia: la Sicilia è una grande Regione, grande per
estensione territoriale, per il numero degli abitanti che la abitano, per la
sua Storia ricca, varia e, per certi versi, diversa tra quella orientale e
quella occidentale. Pertanto, bisogna soddisfare le necessità dell’una e
dell’altra parte.
La nostra proposta, che tiene conto delle
richieste che provengono dal territorio, è stata elaborata dagli organi collegiali
della nostra Istituzione scolastica e va nella direzione della individuazione
di un ITS che qualifichi profili professionali post- diploma nell’area
tecnologica “efficienza energetica” – “sistema agroindustriale”, poiché su
queste direttrici procede il nostro sviluppo.
Un ITS che sia punto di riferimento, in questa area tecnologica, non
solo per le province di Agrigento e Caltanissetta ma per tutta la Sicilia
centro-occidentale.
Per cogliere questo obiettivo chiediamo la collaborazione di tutti i
soggetti interessati: del comune, della Provincia, delle imprese, delle
associazioni, dei sindacati e, ovviamente, della Giunta di Governo regionale.
In particolare, la disponibilità e la benevolenza dell’assessore regionale alla
Pubblica Istruzione.
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