TOTO' BENFANTE, Presentato a Serradifalco il libro di Petix



”Il pregio del libro è che parla di ieri e parla di oggi”. Così Vito Lo Monaco, presidente del Centro di studi e iniziative culturali “Pio La Torre” di Palermo, intervenendo alla presentazione del libro “E’ passato il generale Patton… e non solo” (pubblicato dal Centro Pio La Torre – Edizioni Nuovaprhomos), scritto dal sociologo Pasquale Petix, la sera di sabato, 4 gennaio nella sala congressi del “Palazzo Mifsud” di Serradifalco.
Saggio nel quale, l’autore, utilizzando la tecnica del “flashback”, riprende fatti accaduti in precedenza, per raccontare l’attualità. E, forse, appunto “utilizzando la memoria, per costruire una nuova coscienza civile”, Lo Monaco non ha lesinato una lezione di storia ad Adelaide Conti, leader del movimento “NoMous” di Niscemi, presente alla manifestazione. Il presidente del Centro Pio La Torre – ricordando che quello che negli anni ‘80 si è battuto contro la realizzazione di una base militare a Comiso “è stato un grande movimento di popolo” – ha affermato che quello di Niscemi, invece, “non ha le stesse caratteristiche di popolo. Forse perché fa ricorso all’uso della violenza, sempre aborrita dalle forze popolari. Metodi inizialmente emersi anche a Comiso, che però sono stati sconfitti. Come quella di Comiso, comunque, anche la battaglia NoMous andrebbe estesa a fatto nazionale”. “Non siamo un movimento violento – ha replicato Conti –. Si tratta solo di gruppetti di facinorosi che approfittano della battaglia per inserirsi all’interno del movimento. Del quale, però, fa parte il popolo. Speriamo comunque di coinvolgere ancor di più la popolazione, per evitare che la Sicilia divenga teatro di guerra”. Prima, nel suo intervento, la leader NoMous aveva affermato che “da anni i niscemesi sono impegnati nella battaglia, anche con incursioni pacifiche. Migliaia di cittadini, riscoprendo il piacere della politica attiva, rifiutano di rassegnarsi ad avere nel proprio territorio un’autentica “porta aeri”; ad aggiungere, alla già drammatica situazione, in termini di malati e morti per cancro, un rischio ancor più grande”.
Nel suo nuovo lavoro, Petix sostiene che le rivendicazioni del popolo NoMous, assieme alla crescita e diffusione di una nuova coscienza critica antimafiosa, testimoniano che la Sicilia può cambiare, deve cambiare, sta cambiando. Nel suo saggio, il sociologo ha modo di portare avanti un'analisi della Sicilia sospesa tra cronaca, sociologia, letteratura e storia. Una commistione che rende originale e accattivante il racconto. Dalle pagine del libro emerge una Sicilia che è “metafora del mondo che rappresenta tutti i Sud”, come ha avuto modo di sottolineare Lo Monaco nella prefazione del testo del sociologo serradifalchese.
La presentazione del libro è stata promossa dal comune di Serradifalco, dal Centro studi Pio La Torre di Palermo e dal periodico d'informazione “La Voce del Nisseno”. Il cui direttore, il giornalista Michele Bruccheri, ha moderato l’incontro. Oltre a leggere alcune pagine del libro, Bruccheri, poi, ha sostenuto che nel saggio “si coglie l’odore, il seme della speranza seminato dagli onesti. Che in questa terra sono in prevalenza”. E che il volume, “nel proporre diagnosi e terapia, ha la rara capacità di parlare al nostro cuore, alle nostre coscienze. Per scuoterle”. L’impianto della serata è stato assai articolato. L’apertura dell’incontro è stata affidata alla proiezione di un cortometraggio, curato dallo stesso Petix con l’assistenza di Adriana Di Vita, che ha inteso inquadrare il contesto storico entro il quale si muove la narrazione del libro.
Alla presentazione, sono intervenuti anche Leandro Jannì di Italia Nostra e il sindaco di Serradifalco Giuseppe Maria Dacquì. Per il quale, il libro di Petix, “nell’offrire la possibilità di rispolverare fatti storici, fa emergere tre riflessioni: sulla Sicilia come luogo da sempre di dominazione, forse anche oggi; sui chiaroscuri che presenta in Sicilia il processo di riunificazione politica dell’Italia; sui contatti mafiosi che risente lo sbarco alleato in Sicilia, accolto come liberazione dalla miseria e non dal regime”. Jannì ha affermato “di avvertire, da un lato, il privilegio di vivere in Sicilia; dall’altro, invece, la nostalgia del futuro”. Poiché la Sicilia “è stressante da viverci”. E “è difficile da definire, essendo l’ambiguità, dei suoi miti e delle sue imposture, una delle sue cifre”.    Da parte sua Petix ha affermato che “le nuove generazioni, per colpa degli adulti, non hanno un’adeguata memoria storica. Necessaria, però, per dare una causalità ai fatti e non farli apparire come accaduti per caso. Se tutto accadesse per caso o per destino, non servirebbe riflettere sui propri errori, impegnarsi per il bene comune. Fortunatamente le nostre comunità stanno producendo gli anticorpi per combattere il pessimismo e l’ignavia”.

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