I nuovi doveri, Edizioni Centro Studi Giulio Pastore, Agrigento,
2013, è il titolo del libro di Gaspare Agnello nel quale sono raccolti una
serie di scritti in forma di brevi saggi, interviste e recensioni. Il titolo ha
un evidente richiamo a Vittorini.
I
testi si caratterizzano per la varietà dei temi e degli autori trattati. Agnello
svolge da tempo una intensa attività come promotore della cultura e dei libri,
in particolare all’interno della trasmissione «Un libro per amico» da lui
ideata e trasmessa dalla agrigentina TVA.
Amico
dei libri e di Leonardo Sciascia, cresciuto nel suo gruppo della “terrazza di contrada Noce”, appassionato di
letteratura, ha conosciuto Bufalino, Consolo, Camilleri per dire dei siciliani
e poi anche poeti, scrittori italiani e stranieri e editori che nel tempo si
sono succeduti al premio Racalmare-Leonardo Sciascia di cui egli fa parte. La
selezione dei pezzi, contenuti nel libro non è stata fatta a caso dall’autore
ma ne rappresenta quasi una traccia autobiografica e anche una espressione del
suo pensiero.
Una
linea portante del libro è rappresentata dall’ attenzione verso le tematiche
sociali e verso le classi più deboli. E Agnello lo fa da convinto socialista, questo
emerge nella trattazione di alcuni autori come Alessio di Giovanni e Angelo
Petix. Ne esce fuori una rappresentazione della Sicilia delle miniere
attraverso le poesie del Di Giovanni del quale scrive:«i suoi versi ci danno
l’immagine di una realtà terribile qual è quella del feudo e della miniera»
(p.47). Le condizioni di degrado e di miseria degli zolfatai e dei contadini, contrapposte
a quelle dei padroni sfruttatori, ricchi potenti e prepotenti, emergono anche
dalle pagine che Agnello dedica ad Angelo Petix quando scrive su Le notti insonni di Lillà (Todariana Editrice,
Milano) : «Lillà amava la scuola e avrebbe voluto studiare ma il padre, a
undici anni, lo portò in miniera per aiutare la famiglia»(p.53). La condizione
di sfruttamento riguarda non solo gli adulti ma anche i bambini: «coro di una
grande tragedia di fine ottocento» così la definisce Agnello. Ė ancora la
povertà, la classe degli emarginati, la dignità umana offesa trattata
dall’autore nelle pagine dedicate a Matteo Collura per il romanzo Associazione indigenti (TEA) scrivendo: «la
storia degli oppressi, delle classi subalterne che con il loro dolore hanno
scritto la storia che i re e i generali si sono intestata»(p.34). Poi è
presente un omaggio alla figura di Antonio Gramsci con una breve riflessione
che ne sottolinea l’esempio di uomo libero nel pensiero e nelle azioni e ne
cita in particolare le Lettere dal
carcere (Einaudi).
C’è
ancora la storia e la cultura popolare della Sicilia nel libro Il Carretto (Edizione Centro Studi Giulio Pastore, Agrigento) di Gaetano Allotta, o
ne La viulata di San Giacomo (Edizioni
Zeusine) di Calogero Morreale, con il recupero anche di parlate in lingua siciliana.
Nell’ottica
di un recupero di autori di valore, rimasti in qualche modo dimenticati, scrive
del saggio Le arance non raccolte (Palumbo
Editore) di Salvatore Ferita, critico letterario sensibile al recupero di
scrittori siciliani rimasti in ombra o ritenuti minori e per questo trascurati
dalla critica.
Agnello
ha uno sguardo anche per gli autori
stranieri della cui scrittura è rimasto affascinato e impressionato come mostra
nelle pagine dedicate al libro Il paese delle prugne verdi (Keller Editore)
del premio Nobel Herta Muller
Un
altro tema importante del libro è quello religioso e teologico trattato nelle
due recensioni che Agnello dedica alla Enciclica di Papa Benedetto XVI Caritas in Veritate (Libreria Editrice Vaticana). L’autore riprende a tratti le parole di Papa sottolineandone i
principi etico-religiosi e, soprattutto, cogliendo nelle sue riflessioni aspetti di profondo valore sociale. La sua
forte religiosità laica lo porta anche a scrivere di Francesco d’Assisi ad
apprezzare e ammirare, con sentimenti di commozione, il profondo e radicale
messaggio umano del Santo:«si può essere credenti o non credenti ma Francesco
ha questa capacità di ammaliare»(p.10).
Ne
I Nuovi doveri troviamo ancora
riferimenti ai libri risultati vincitori al Premio Racalmare-Leonardo Sciascia,
tra gli ultimi Nel cuore che ti cerca
(Rizzoli) di Paolo di Stefano, Come mi
batte forte il cuore (Einaudi) di Benedetta Tobagi, Agnello attraversa così
anche parte della sua storia personale
con Sciascia e con Consolo e con altre personalità della cultura che arrivano a
Grotte in occasione del Premio.
L’insegnamento
di Sciascia pervade quasi tutto il libro, divenendone il filo conduttore. Sarebbe
auspicabile che Gaspare Agnello potesse raccogliere i ricordi dei suoi numerosi
incontri con Sciascia e magari scriverne, per potere dare un contributo a far
conoscere aspetti meno formali e scontati del grande scrittore ed intellettuale
siciliano.
Margherita
Rimi
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