LUISA LENZI, Prefazione a 'Il cuore antico delle cose' di Maria Teresa Lentini


Più voci intonano cori polifonici, così che i versi si lasciano scoprire a poco a poco, in una varietà di toni e intrecci che riflettono anime variegate.
L'autrice snoda il suo sentire in molteplicità di forme, che adegua, via via, a “quello” stato d'animo, a “quel” profilo” a “quella” precisa esigenza di collegare parole, suoni e emozioni a un ancoraggio forte nella realtà, dove il disincanto non soggioga, ma rafforza, e dove un aquilone, un ramo, un fiore, leniscono ansie e appagano tensioni all'apparenza inestricabili.
L'amore è forte, ma più forte ancora la ricerca e l'approdo alla libertà del cuore e del pensiero, così da riconoscere all'esperienza la valenza di un percorso continuo, che arricchisce e addolcisce anche i momenti più bui e contrastanti.
Si avverte in questi versi un prepotente bisogno di chiarire rapporti e sentimenti, per poi riappropriarsi di un sentire intonso e inattaccabile, che trova riscontri puntigliosi nelle minute quotidianità, riflettendone, nell'apparente neutralità, il profondo senso di meraviglia verso una natura mai matrigna, ma compagna di viaggio e preziosa testimone di retaggi immacolati.
L'espressione poetica non viene mai mitigata da filtri manieristici, ma si amplia nei suoni e nelle parole, cesellando rosari di immagini che richiamano il dissidio continuo che coglie un sentimento sofferto, ma domabile, un collegamento quasi insoluto tra cose e emozioni, così da appianare apparenti contrasti in una sensibile ricerca e scoperta di sé.
Senza infingimenti, attraverso immagini ed emozioni, si disvela l'anima, quasi altra da sé, rispecchiata in figure evocative che nella misura dei versi trovano la cadenza forte di un vissuto sì particolare, e tuttavia rivolto alla comprensione del bene e del dolore umano, modulandolo in variegate pennellate di umori che riecheggiano accenti universali.
Luisa Lenzi
5 dicembre 2012
Quarta di copertina Il cuore antico delle cose

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