Più voci intonano cori polifonici, così che i
versi si lasciano scoprire a poco a poco, in una varietà di toni e intrecci che
riflettono anime variegate.
L'autrice snoda il suo sentire in
molteplicità di forme, che adegua, via via, a “quello” stato d'animo, a “quel”
profilo” a “quella” precisa esigenza di collegare parole, suoni e emozioni a un
ancoraggio forte nella realtà, dove il disincanto non soggioga, ma rafforza, e
dove un aquilone, un ramo, un fiore, leniscono ansie e appagano tensioni
all'apparenza inestricabili.
L'amore è forte, ma più forte ancora la
ricerca e l'approdo alla libertà del cuore e del pensiero, così da riconoscere
all'esperienza la valenza di un percorso continuo, che arricchisce e addolcisce
anche i momenti più bui e contrastanti.
Si avverte in questi versi un prepotente
bisogno di chiarire rapporti e sentimenti, per poi riappropriarsi di un sentire
intonso e inattaccabile, che trova riscontri puntigliosi nelle minute
quotidianità, riflettendone, nell'apparente neutralità, il profondo senso di
meraviglia verso una natura mai matrigna, ma compagna di viaggio e preziosa
testimone di retaggi immacolati.
L'espressione poetica non viene mai mitigata
da filtri manieristici, ma si amplia nei suoni e nelle parole, cesellando
rosari di immagini che richiamano il dissidio continuo che coglie un sentimento
sofferto, ma domabile, un collegamento quasi insoluto tra cose e emozioni, così
da appianare apparenti contrasti in una sensibile ricerca e scoperta di sé.
Senza infingimenti, attraverso immagini ed
emozioni, si disvela l'anima, quasi altra da sé, rispecchiata in figure
evocative che nella misura dei versi trovano la cadenza forte di un vissuto sì
particolare, e tuttavia rivolto alla comprensione del bene e del dolore umano,
modulandolo in variegate pennellate di umori che riecheggiano accenti
universali.
Luisa Lenzi
5 dicembre 2012
Quarta di copertina Il cuore antico delle cose |
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