Questa
ormai evidente deriva delle più alte conquiste sociali che, ahimè!, sembravano
scontate, quali la libertà, l’uguaglianza, il sapere accessibile a tutti e un
lavoro e un’esistenza dignitosi per tutti, alla fin fine si ritorcerà come un
boomerang contro gli stessi ciechi e limitati architetti dell’egoistico e assai
poco lungimirante disegno politico di dominio globale attualmente in corso.
Disegno che da un lato sta letteralmente affamando la popolazione mondiale fino a qualche decennio fa benestante, dall’altro ha già fatto arricchire sproporzionatamente una piccola ma potente elite, e quindi sta segnando una svolta verso un ritorno all’assolutismo. L’arma utilizzata non è la forza nel senso della violenza fisica, ma la finanza ormai totalmente deregolata e fuori da un reale controllo democratico.
Non tutti sono a conoscenza di questo scellerato progetto perpetrato ai danni della gran parte dell’umanità ed elaborato dai cosiddetti “illuminati”, davvero pochissimi arciricchi e potenti, che per raggiungere (se non lo hanno già raggiunto) il loro obiettivo di egemonia globale, tendono attraverso politiche compiacenti, anzi complici, a raggruppare l’intero potere finanziario, economico e mediatico, e quindi politico del mondo nelle loro mani.
Disegno che da un lato sta letteralmente affamando la popolazione mondiale fino a qualche decennio fa benestante, dall’altro ha già fatto arricchire sproporzionatamente una piccola ma potente elite, e quindi sta segnando una svolta verso un ritorno all’assolutismo. L’arma utilizzata non è la forza nel senso della violenza fisica, ma la finanza ormai totalmente deregolata e fuori da un reale controllo democratico.
Non tutti sono a conoscenza di questo scellerato progetto perpetrato ai danni della gran parte dell’umanità ed elaborato dai cosiddetti “illuminati”, davvero pochissimi arciricchi e potenti, che per raggiungere (se non lo hanno già raggiunto) il loro obiettivo di egemonia globale, tendono attraverso politiche compiacenti, anzi complici, a raggruppare l’intero potere finanziario, economico e mediatico, e quindi politico del mondo nelle loro mani.
Non tutti possono conoscere questo criminale
piano poiché i mezzi d’informazione sono già saldamente nelle mani di questa
ristretta cerchia di potenti; ma su internet, su cui per fortuna non hanno
ancora messo le loro voraci mani, si trovano sufficienti informazioni in
proposito. Inoltre il libro del giornalista investigativo spagnolo Daniel
Estulin, “Il Club Bilderberg” edito
da Arianna Editrice, parla in maniera documentata ed esaustiva degli incontri
segreti avvenuti fra i massimi rappresentanti istituzionali, politici,
finanziari ed economici del mondo, che si tengono ogni anno a partire dal 1954
dove si riunirono in un hotel olandese appunto chiamato Bilderberg, in qualche
piccola cittadina europea, lontano dal clamore e dai riflettori mediatici per
decidere le politiche economiche e finanziarie del mondo e quindi il nostro
destino.
Perché in segreto? Per non avere il
contraddittorio. E questa sarebbe democrazia? I maggiori rappresentanti dei
governi che noi eleggiamo vengono ogni anni invitati per venire edotti sulla
linea politica ed economica da seguire. Ma visto che li eleggiamo noi, i nostri
politici non dovrebbero fare gli interessi nostri invece che quelli di questa
piccola combriccola di potenti? I pochi ma scomodi divulgatori di questo
potente club vengono additati e liquidati sbrigativamente e spregiativamente e
con toni di commiserazione con il solito termine di “Teorici del complotto”. Folli e visionari dietrologi questi che
stranamente però vengono minacciati di morte, ostacolati in tutti i modi nel
loro lavoro e quando possibile comprati per stare zitti. Come mai ciò, se sono
soltanto dei paranoici ossessionati dalla dietrologia?
Dicevo che tale obiettivo, se raggiunto, alla
fine si ritorcerà contro gli stessi tristi ideatori di esso. Perché?, vi
chiederete. La loro immensa ricchezza accumulata attraverso sapienti e perversi
meccanismi politico-finanziari atti ad automoltiplicare il loro già immenso
denaro, determina inevitabilmente un immenso potere economico/mediatico/politico. Se tale potere poi viene usato per
egemonizzare lo sfruttamento indiscriminato delle risorse e delle energie del
pianeta, coadiuvati dalla crescente tecnologia e quindi dalla scienza da cui
essa nasce, che gli permette un sempre maggiore sfruttamento irresponsabile di
queste risorse con costi decrescenti e con sempre più margini di guadagno, è
pure inevitabile che condizioni con sempre maggiore efficacia la vita delle
persone alle quali restano pochi di reazione realmente democratica. Dunque,
come può tanto potere ritorcersi contro gli stessi detentori?
Semplificando al massimo, dalla storia
sappiamo che il progresso tecnologico è stato scatenato un paio di secoli fa
dalla rivoluzione industriale, ove per la prima volta nella storia, grazie a
Watt e agli altri inventori, si cominciò ad utilizzare per svolgere determinati
lavori un tipo di energia che non proveniva più esclusivamente dal lavoro
muscolare di uomini e animali: questo era il vapore. Da allora tale progresso
non si è più fermato ed è enormemente accelerato nel secolo scorso e
letteralmente schizzato in avanti in maniera esponenziale negli ultimi decenni.
Sempre semplificando più possibile, ciò che
ha permesso maggiormente la rivoluzione industriale, ovviamente insieme ad
altre istanze e congiunture storiche, è stato l’abbattimento del sistema
feudale, dell’ancien regime, grazie alla rivoluzione francese del 1789 e la
conseguente nascita della proprietà e dell’impresa privata. Nei nuovi
imprenditori nacque l’impulso a realizzare più profitti dalle loro terre o
fabbriche. La classe operaia per contro, man mano che acquisiva una maggiore
consapevolezza dei propri diritti grazie allo smantellamento del sistema feudale
e del secolare strapotere consegnato dai monarchi nelle mani di una
ristrettissima elite, pretese dai nuovi padroni salari più dignitosi per
elevare la sua qualità della vita.
Le macchine sfornate dalle nuove industrie
diedero un grande impulso a tale doppia esigenza, perché compivano il lavoro di
molte più braccia in un tempo minore, incrementando i profitti dei proprietari.
Cosicché molte braccia non più necessarie nel lavoro dei campi si spostarono
nelle industrie dove, dopo l’iniziale sfruttamento e grazie alle nascenti lotte
sindacali cominciarono a guadagnare di più e a lavorare meno ore. Questo negli
anni in definitiva permise un generale aumento dei redditi e della qualità
della vita e quindi la possibilità di accedere a quella conoscenza che da
millenni era stata appannaggio di pochi fortunati. Meno lavoro e più tempo
libero significò avere la possibilità di accrescere la propria cultura e la
propria umanità, giacché condizioni di lavoro brutali fiaccano nel fisico e
inaridiscono l’anima.
Un grande circolo virtuoso si era innescato
senza sosta fino ai nostri giorni, permettendo l’attuale progresso scientifico,
tecnologico e sociale grazie proprio al contributo di sempre più cervelli
istruiti sottratti al duro lavoro manuale, e che per ciò si sono potuti
occupare e si occupano attivamente di incrementare tale progresso. Prima il
settore primario o agricolo e poi quello secondario o industriale, si sono via
via ridimensionati nel numero di braccia impiegate (un secolo fa il 60 % della
popolazione lavorava nei campi, oggi soltanto il 5 %) poiché non più necessarie
in così grande numero grazie al lavoro svolto dalle macchine, andando a
rimpolpare il settore terziario o dei servizi.
Per mantenere tutto questo evoluto e molto
più umano sistema però è necessaria tanta energia (siamo partiti dal vapore che
fece funzionare le prime macchine che gradualmente sostituirono l’uomo nella
gran parte dei lavori pesanti: per cui si può dire che l’energia è stata ed è
il primo motore di sviluppo), possibilmente rinnovabile e con sempre minor
impatto ambientale per non depauperare e compromettere irrimediabilmente il
nostro pianeta, e quindi necessita anche molta tecnologia e quindi tanta
intelligenza e quindi studi e ricerche incessanti e di conseguenza molte
risorse finanziarie per sostenere tale indispensabile moderno sistema.
Perciò le risorse finanziarie che una nazione
riserva a determinati comparti cruciali del terziario, come scuola, università
e ricerca, e quindi all’intelligenza, alla creatività e alla competenza umana,
non possono essere considerate un optional ma spese determinanti perché
permettono il mantenimento e se possibile l’evoluzione del nostro attuale
sistema di vita basato sul benessere. Esse permettono il costante progresso
della tecnologia per lo sviluppo dei servizi primari e secondari e di
conseguenza dello stesso terziario, ma soprattutto, dato che senza energia
tutto il nostro modello di vita non può esistere, consentono il progresso di
tecnologie che devono rispondere sì alla crescente domanda mondiale di energia,
ma nel contempo devono prefiggersi come obiettivo irrinunciabile l’ecosostenibilità,
cioè la salvaguardia dell’ambiente, e non gli immediati e squallidi tornaconti delle
varie multinazionali.
Oggi però, specie in Italia, questa
indefettibile priorità di spesa viene irresponsabilmente sempre meno
considerata. A causa delle continue crisi, forse avanzate solamente come
subdoli pretesti, si ritorna a lavorare sempre più ore al giorno sottraendo
sempre più spazio al tempo libero da dedicare alla propria crescita
intellettuale, culturale e spirituale, anch’essa fondamentale per un più umano
progresso. E’ necessario fare dei sacrifici per risanare le finanze pubbliche,
ci dicono molto suadentemente i governanti. Cominciassero a farli loro
intanto!, ma realmente, per dare l’esempio. Le finanze chi le ha compromesse? La
priorità di spese per guerra e armi chi la stabilisce, tagliando poi quelle
essenziali per far quadrare i conti dello Stato? E i 140 miliardi l’anno di
evasione fiscale perché i nostri governanti non fanno di tutto per recuperarli?
E i 60 miliardi l’anno che ci costa la loro corruzione? Ma questo per ora è un
altro discorso.
Se sempre meno risorse però, meno persone e
meno tempo si riservano alla crescita intellettuale e quindi agli studi e alla
ricerca, come sperare di continuare ad incrementare l’attuale progresso? I
governi sono costretti ad attuare politiche di tagli agli sprechi, e ben
vengano! Come però, coscienziosamente e assennatamente, si possono considerare
sprechi le risorse riservate alla scuola, alla cultura e alla ricerca e
decidere grossi tagli? Invece di tagliare cercate di ottimizzare la spesa!
Sprechi semmai sono le spese per gli armamenti in un’era di pace, o il costo
della corruzione o il mantenimento dei privilegi di casta! E come si può andare
a creare un sistema dove la popolazione mondiale è costretta a fare veri e
crescenti sacrifici, con stipendi e salari sempre meno sufficienti e lavorando
sempre più ore giornaliere per arrivare alla fine del mese, senza avvertirne tutto
il rischio di un arresto e un’involuzione del progresso?
La scienza è progredita nel momento in cui in
massa si è avuta la possibilità di accedere alla conoscenza, aumentando
percentualmente e anzi esponenzialmente le probabilità di sfruttare il genio di
un gran numero di individui, perché una scoperta o un’invenzione in un campo ha
sempre e inevitabilmente ricadute in innumerevoli altri campi. Con tanti
cervelli in campo si mette in moto un ciclone di idee! Se diminuisce il numero
dei cervelli diminuiscono percentualmente anche le idee e quindi le scoperte e
le invenzioni e in definitiva il progresso.
Tagliare risorse all’istruzione e alla
formazione umana è già una manovra che dimostra cecità e poca lungimiranza; ma
affamare le persone congelando o riducendo stipendi e salari e
costringendole a lavorare dieci ore e
passa al giorno come un secolo fa e a ricorrere al credito per ogni piccola
spesa, esponendole allo strapotere delle banche che potranno così tenerle per
le palle per tutta la vita coi loro mutui a tasso variabile (sta avvenendo
ovunque), si configura come un enorme e scellerato taglio al grandissimo
potenziale umano, intellettuale, spirituale, creativo, inventivo e
tecno-scientifico. Poi come pensano i nostri governanti di rilanciare i consumi
e l’economia congelando o abbassando i redditi medio-bassi e quindi il potere
di acquisto delle famiglie, salvaguardando però quelli alti? E’ soprattutto la
massa che consuma e chi non può
consumare non può produrre ricchezza.
Lo capiscono i cosiddetti “illuminati” che impoverire
economicamente il mondo è un grande taglio preventivo alle più nobili risorse spirituali, intellettuali e anche morali dell’uomo? Il bisogno, si dice, aguzza l’ingegno, e a volte può anche
essere vero, ma il più delle volte costringe a scendere a squallidi compromessi,
che in una situazione di serenità economica mai si accetterebbero, e alla
svendita della propria dignità se non onestà e correttezza. Tanto più
che se nel tempo, considerando l’attuale tendenza, avranno la fortuna di
accedere alla conoscenza e quindi al potere rivestendo i principali ruoli
direttivi solo i pochi ricchi che se lo potranno permettere, la scienza e la
tecnologia s’impoverirà del contributo della grande massa di cervelli relegati
e sprecati nell’impegno quotidiano a vivere di espedienti per sopravvivere,
dove invece si potrebbe annidare quel genio e quell’ingegno necessario per
risolvere problemi molto più importanti per tutta l’umanità. E’ percentualmente
matematico: più cervelli più scoperte.
Chissà se questa politica di tagli preventivi
al potenziale umano è solo frutto di stupidità e dissennatezza dei potenti che
ci governano, oppure fa pure parte del diabolico e cinico disegno di dominio
globale? Disegno comunque pur sempre stupido e imprevidente. I cosiddetti “illuminati” riescono a comprendere
simili conseguenze nell’affaccendarsi unicamente nel raggiungimento dei loro
sogni di dominio globale? Non pensano che alla fine si ritroveranno a governare
un mondo impoverito di risorse, inaridito, inquinato, spopolato e regredito
culturalmente, spiritualmente e umanamente di parecchi secoli? Sempre che con
la stoltezza che stanno ampiamente dimostrando non lo distruggano prima il
pianeta che appartiene a tutti indistintamente, se continuano ad utilizzare la scienza
e la tecnologia in maniera così dissennata, ad esempio ricorrendo all’arma
nucleare per risolvere i conflitti che loro stessi creano. Simile previsione
purtroppo non è catastrofismo ma un ragionamento puramente logico e matematico,
che chiunque si mantenga immune dalla propaganda mediatica del potere può
immaginare. Svegliamoci e riflettiamoci sopra tutti!
Angelo Lo Verme
Link (a cura di "Perlasicilia")
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