Da sinistra: prof. avv. Antonio Palazzo, dott. Piero Corbo, avv. Giovanni Tesè (un momento del Convegno) |
A quarant'anni di distanza dalla scomparsa del Prof. Giuseppe Messina, lo ricordiamo nella nostra Naro, sua città natale, non certo per indulgere alla cultura degli anniversari, ma perché spinti, oltre che dall'onore e dall'orgoglio di essergli concittadini, dalla consapevo-lezza che il suo pensiero politico, giuridico e sociale è di grande attualità e di valido insegnamento per le nuove generazioni.
Nel porgere il benvenuto e un cordiale
saluto a quanti hanno voluto onorare la nostra iniziativa e in particolare ai
parenti del Prof. Messina presenti a que-sto incontro, mi sia consentito
rivolgere con affetto filia-le, un grazie sincero al Prof. Antonio Palazzo,
Ordinario di Diritto Privato all'Università di Palermo, che ha accettato con
piacere di trattare uno dei temi più cari a Giuseppe Messina, perché tocca i
rapporti tra diritto, politica e morale: «La composizione del conflitto
industriale».
Fu proprio il Prof. Palazzo, negli anni
della mia esperienza universitaria, ad avermi avviato allo studio delle opere
di Giuseppe Messina ed è anche per ciò che in quest’occasione desidero rivolgerGli
la mia più profonda riconoscenza e gratitudine.
L'accostamento del pensiero di Giuseppe
Messina a quello del grande sociologo e politico calatino, Luigi Sturzo, non è
certamente casuale. Entrambi, infatti, oltre ad essere amici, furono fautori di
una partecipazione fondata sulla coscienza critica, sull'impegno morale, sulla
pace sociale e sulla democrazia sostanziale.
Giuseppe Messina, siciliano come
Sturzo, nacque a Naro il 20 febbraio 1877 ereditando dalla terra d'origine
soprattutto: «l'innata mentalità del giurista».
A Sassari, dove si trasferì giovanissimo,
fin dagli anni del Liceo, scrive il Prof. Antonio Cicu «aveva fama di studente
eccezionale» e «s'imponeva per competenza, autorità e maturità».
Si laureò presso l'Università degli
Studi di Sassari appena ventunenne con una dotta dissertazione di laurea su:
«La promessa di ricompensa al pubblico».
L'anno successivo fu incaricato di insegnare
diritto negli Istituti Tecnici.
Dal 1902, avendo superato
brillantemente il concorso a cattedra di Diritto Civile, ha insegnato
nell'Università di Perugia, Camerino, Macerata, Roma e Palermo.
Fu però l’Università degli Studi di
Palermo, che lo ebbe per più di vent'anni Maestro di scienza e di vita, a
dargli le maggiori soddisfazioni didattiche e umane.
Alla sua scuola, infatti, si formarono
grandi civilisti contemporanei come Gioacchino Scaduto, che lo «amò come
figlio» e «venerò come Maestro», Salvatore Orlando Cascio che gli fu vicino
anche nella sua «onesta» vita professionale, Salvatore Pugliatti, che ne ha
continuato in modo degno di lui gli orientamenti scientifici, Mario Allara che
ne ha seguito i criteri metodologici e sebbene indirettamente anche Antonio
Palazzo che avendo la stessa concezione sui rapporti tra etica, politica e
diritto ne continua e sviluppa gli insegnamenti giuridico-sociali.
Il 25 aprile 1946 morì a Roma,
circondato dal rimpianto unanime di quanti lo conobbero ed ammirarono per «l'orma» da lui lasciata nella scienza, per la
dirittura di carattere e per l'onestà della sua vita.
Gli anni della sua formazione
culturale, giuridica e sociale, coincisero col periodo in cui prese avvio
l'industrializzazione del Paese ed il conseguente acuirsi del conflitto
sociale.
Ed è in questo contesto
economico-sociale che tanto Sturzo quanto Messina affrontarono, seppur sotto
profili diversi ma con la medesima «concezione organica della società e dello
Stato», l'annosa questione della composizione del conflitto tra capitale e
lavoro.
Partendo entrambi dalla forte
convinzione del primato della persona umana nella società e nello Stato,
cercarono coraggiosamente di individuare gli strumenti ed i rimedi volti al
conseguimento di una vera «pace sociale».
Fu proprio il giurista di Naro, primo fra
tutti in Italia, sin dal lontano 1904, ad affrontare sotto il profilo giuridico
i rapporti tra le due parti del conflitto industriale ed il problema delle
interrelazioni tra ordinamento Statale e ordinamento giuridico del lavoro.
Egli propugnò un ordinamento dei
rapporti di lavoro «capace di considerare», scrisse, «la volontà del gruppo
operaio come fattore di egual dignità del capitale nella produzione».
Proprio nel 1904, Giuseppe Messina, con
un ampio lavoro, rivoluzionario per il tempo, scrisse i «concordati di tariffa
nell'ordinamento giuridico del lavoro» intesi dal giurista siciliano quali
«strumenti di pace sindacale».
L'anno successivo, tra gli atti del Consiglio Superiore del
Lavoro di cui il Prof. Messina ne fu autorevole componente, vennero pubblicati
i suoi studi sui «Contratti Collettivi» e il «Disegno di legge sul contratto di
lavoro», laddove l'insigne giurista sosteneva la validità dello strumento
contrattuale «come uno dei mezzi più efficaci per la elevazione della classe
operaia» e delle relazioni sindacali «non essendo più lecito» egli affermava, «che le legislazioni ignorino le esigenze cui
mettono capo i conflitti fra capitale e lavoro».
L'impegno sociale e politico di
Giuseppe Messina, interprete autentico dei principi di politica economica del
popolarismo, non si esaurì solo con gli scritti tecnico-giuridici.
Egli stesso, coerentemente, volle dare
una testimonianza personale accettando l'invito di Sturzo a candidarsi per il
Partito Popolare Italiano, anche se allora come oggi, il più delle volte,
purtroppo, la dirittura morale, l'onestà intellettuale, le doti culturali, non
sono da sole sufficienti a far raggiungere in politica posizioni di primo
piano.
Giuseppe Messina non ha lasciato molti
scritti: ma ciò non è un demerito.
Ha osservato, a tal proposito, Fulvio
Maroi nella sua ampia e solenne commemorazione ufficiale tenuta a Roma il 20
dicembre 1947, nello «Studium Urbis», che sugli scritti dell'insigne giurista
siciliano, sebbene pochi, non ci si ritorna: «è oro fino».
Ancora oggi i suoi contributi alla
redazione del codice civile e alle tematiche
sulla «promessa di ricompensa al pubblico nel diritto privato», sulla «confessione», sui «diritti potestativi», sul «negozio di
accertamento», sulla «interpretazione del contratto», sulla «simulazione
assoluta», sui «negozi fiduciari», rappresentano pietre miliari per gli
studiosi del diritto.
Il Prof. Messina non è stato soltanto
un Maestro e una guida per i molti discepoli della sua «Scuola Universitaria»,
ma anche un fedele testimone dei suoi tempi ed un precursore dei nostri ed è
anche per questo che può ritenersi un Maestro di vita per migliaia di persone
che non lo hanno conosciuto direttamente, ma che sui suoi scritti hanno
alimentato la coscienza morale, giuridica e sociale.
Ed è con molta umiltà e sia pur non
degnamente che, a più di cento anni dalla sua nascita, desideriamo considerarci
suoi discepoli.
Aprile
1986
GIOVANNI TESÈ
Presidente
Associazione Giuridica “Giuseppe
Messina”
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