GIOVANNI TESE', La Costituzione italiana ha sessant’anni

ARTICOLO SCRITTO DAL PROF. GIOVANNI TESE' PER GLI ALUNNI DELL’I.T.C.G. “G.GALILEI” DI CANICATTÌ NEL MESE DI DICEMBRE 2008, IN OCCASIONE DEL 60° ANNIVERSARIO DELLA COSTITIZIONE ITALIANA.

Coerentemente con le finalità didattiche e pedagogiche della nostra Comunità Scolastica, miranti a educare i giovani alla Legalità, alla Costituzione, alla Cittadinanza e alla Verità, anche noi vogliamo ricordare solennemente il sessantesimo anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana, per contribuire a stimolare una matura riflessione sui valori e sui principi fondamentali in essa consacrati.
Il 2 giugno 1946, all’indomani della seconda guerra mondiale - il più drammatico evento globale di tutti i tempi - e dopo venti anni di dittatura fascista, per la prima volta nella storia del nostro Paese, le Italiane e gli Italiani, a suffragio universale diretto, scelsero col referendum istituzionale la forma di governo repubblicana e nel contempo elessero liberamente e democraticamente l’Assemblea Costituente perché assolvesse un compito straordinario e decisivo per la vita e l’avvenire del nostro Paese: elaborare e adottare la nuova Costituzione; vale a dire la legge suprema e fondamentale in cui sono consacrati i valori, i principi, i fini, i diritti e i doveri che stanno alla base della convivenza civile e costituiscono il punto di riferimento dell’ordinamento giuridico.
I 556 costituenti eletti, di cui 21 donne - personalità di diversa formazione politica, culturale, ideale e religiosa, in gran parte trentenni - si posero all’opera abbandonando ogni integralismo ideologico e ogni misero interesse di parte o di partito.
Si confrontarono e si scontrarono anche duramente; mediarono, con ogni sforzo, posizioni diametralmente opposte; guardarono con spirito unitario all’interesse e all’avvenire del Popolo Italiano e agirono con il solo intento di potere consegnare all’Italia e agli italiani una Costituzione di tutto il Popolo e per tutto il Popolo, unico depositario della sovranità.
I costituenti furono concordi nel ritenere imprescindibili, inviolabili e insopprimibili i valori della libertà e della centralità della persona umana, come soggetto di diritti naturali e inalienabili.
La promozione culturale, sociale, politica ed economica di tutti i cittadini nella democrazia, nella libertà, nell’uguaglianza, nella solidarietà e nella giustizia rappresentò il fine primario.
L’Assemblea Costituente, dopo oltre diciotto mesi d’instancabile lavoro, il 22 dicembre 1947, con l’Aula di Montecitorio gremita e con nell’aria la consapevolezza che contraddistingue i momenti solenni della storia di una nazione, approvò a larghissima maggioranza la Carta Fondamentale dell’Italia repubblicana, democratica, pluralista, parlamentare e fondata sul lavoro.
La nuova Costituzione fu promulgata dal Capo dello Stato il 27 dicembre 1947 ed entrò in vigore il primo gennaio del 1948.
A suggellare simbolicamente la sostanza unitaria della nuova Legge Suprema degli italiani fu, per una straordinaria coincidenza, la sottoscrizione della Carta da parte di Enrico De Nicola Capo Provvisorio dello Stato appartenente all’area liberal-democratica, di Umberto Terracini Presidente dell’Assemblea Costituente appartenente all’area social - comunista e di Alcide De Gasperi Presidente del Consiglio dei Ministri, successore di Luigi Sturzo e leader della Democrazia Cristiana, appartenente all’area cattolico-democratica.
Nei centotrentanove articoli, che componevano originariamente la nostra Costituzione, le madri e i padri costituenti immisero la sintesi più alta delle millenarie tradizioni storiche, culturali, giuridiche e ideali del popolo italiano.
Nei primi dodici articoli, informati alla concezione giusnaturalistica della personalità dell’uomo, furono consacrati i princìpi fondamentali.
L’unità e l’indivisibilità del popolo italiano, il riconoscimento e la garanzia dei diritti inviolabili di ogni persona umana sia singolarmente sia nelle formazioni sociali ove svolge la sua personalità, l’uguaglianza sostanziale di tutti i cittadini, i valori della pace, della giustizia, della solidarietà, della democrazia e della libertà costituirono i pilastri intangibili ai quali l’intera Carta Costituzionale s’ispira.
Nella prima parte, suddivisa in quattro titoli, dall’articolo tredici all’articolo cinquantaquattro, inscindibilmente connessa con i principi fondamentali, furono sanciti i diritti e i doveri dei cittadini.
L’Assemblea Costituente dedicò il titolo primo della prima parte della Costituzione al riconoscimento e alla garanzia dei diritti e delle libertà fondamentali della persona ritenuti preesistenti a ogni ordinamento giuridico.
Le libertà personali, di domicilio, di comunicazione, di circolazione e di soggiorno, di manifestazione del pensiero, di stampa, di religione, di riunione e di associazione, furono riconosciute tra i diritti inviolabili dell’uomo e solennemente consacrate nella Carta Costituzionale aperta a riconoscere e tutelare tutti quei diritti e valori emergenti con l’evolversi della società e accettati e condivisi dalla coscienza sociale.
Particolare tutela, nel titolo secondo, i costituenti conferirono al diritto alla salute, all’istruzione e alle formazioni sociali e per primi i diritti della famiglia riconosciuta come società naturale fondata sul matrimonio e alla scuola considerata il luogo più significativo e importante per la socializzazione e l’istruzione dei giovani.
Nel titolo terzo furono sanciti i diritti dei lavoratori, le libertà sindacali, il diritto di sciopero, il diritto all’equa retribuzione e le norme concernenti i diritti e alla funzione sociale della proprietà.
Il quarto titolo fu dedicato ai rapporti politici e in particolare al diritto di associarsi in partiti politici e al diritto di voto ritenuto personale, uguale, segreto, libero e garantito a tutti i cittadini, uomini e donne senza distinzione alcuna, purché maggiorenni.
Le madri e i padri costituenti riservarono ai doveri pubblici la stessa solenne rilevanza conferita ai diritti. Primi fra tutti i doveri “inderogabili” di solidarietà politica, economica e sociale che unitamente al dovere dei cittadini di difendere la Patria, di essere fedeli alla Repubblica, alla Costituzione e alle sue leggi e di contribuire, in ragione della loro capacità contributiva, alle spese pubbliche, rappresentarono i doveri più importanti sanciti nella nostra Costituzione e al tempo stesso la condizione imprescindibile per garantire l’affermazione degli stessi diritti.
Nella seconda parte, dagli articoli cinquantacinque a centotrentanove, divisi in sei titoli, furono disciplinati l’Ordinamento della Repubblica e le garanzie costituzionali.
Nei primi quattro titoli i costituenti definirono l’identità e le articolazioni degli organi costituzionali: Parlamento, Presidente della Repubblica, Governo e Magistratura.
Al centro della vita politica del Paese collocarono il Parlamento cui spetta il potere legislativo, composto dalla Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica, unico organo eletto a suffragio universale e diretto e che rappresenta la più alta espressione della sovranità e della volontà popolare.
Il potere esecutivo fu affidato al governo e quello giurisdizionale alla magistratura.
Il titolo quinto della Costituzione dedicato dai costituenti alle regioni, province e comuni è stato modificato profondamente con la legge costituzionale n.3 del 18 ottobre 2001 che oltre ad avere sancito la forma più ampia di decentramento e accolto il principio di “sussidiarietà”, ha costituzionalizzato anche il “federalismo fiscale”.
Il titolo sesto, infine, fu dedicato alle garanzie costituzionali e in particolare alla Corte Costituzionale e al processo di revisione della Costituzione.
I costituenti, consapevoli che una Costituzione democratica deve guardare lontano e deve sempre rappresentare un argine all’invadenza di ogni arbitrio e di ogni potere, al fine di garantire l’equilibrio tra la funzione legislativa, amministrativa e giurisdizionale dello Stato, accolsero il principio della “separazione dei poteri” o meglio il principio della “diffusione dei poteri” fra pluralità di soggetti distinti e dei reciproci contrappesi e al tempo stesso, a garanzia del Popolo italiano, vollero una Costituzione scritta e “rigida” tale da non poter essere modificata con ordinari provvedimenti legislativi.
Oggi, a distanza di sessanta anni dall’entrata in vigore della Carta Costituzionale non è retorico chiedersi se gli obiettivi previsti siano stati concretamente raggiunti. Certamente no.
Siamo fortemente convinti che la nostra Costituzione sia ancora in gran parte da attuare.
Oggi sentiamo forte e insopprimibile l’esigenza d’istituzioni credibili che realizzino una democrazia veramente compiuta.
Certo le condizioni storiche, politiche, economiche, sociali, culturali e ideali rispetto a sessanta anni fa sono radicalmente mutate, a cominciare dalla nostra Europa che s’incammina verso un’auspicabile vera unione politica.
Larghe sacche di miseria sono state debellate, anche se le ingiustizie e la fame nel mondo rappresentano ancora oggi una tragica piaga da sanare con ogni sforzo e con grande spirito di solidarietà e giustizia.
Il mondo ha conosciuto, per la prima volta nella sua storia, un lunghissimo periodo di pace, anche se non sono mancate e non mancano guerre locali, sanguinosi scontri civili che insieme a un agguerrito terrorismo costituiscono un forte allarme mondiale.
Tantissimi altri mali segnano ancora questa nostra epoca in cui il bene e il male, inesorabilmente e inevitabilmente, sono globalizzati.
Una crisi materiale e morale ormai cronica caratterizza i diversi campi dell’agire umano.
Una diffusa tendenza al nichilismo, al relativismo, alla deresponsabilizzazione e cosa ancor più grave all’indifferentismo, contraddistingue ormai il nostro vivere quotidiano.
Una gravissima recessione economica di portata planetaria comincia a manifestarsi e produrre effetti nefasti che, accompagnata da mancanza di regole giuste e certe e da un’estesa rassegnazione, apre uno scenario denso d’incognite.
Siamo fortemente convinti, però, che non bisogna perdere la speranza; così come siamo consapevoli che occorre dare fiducia, soprattutto, alle nuove generazioni affinché possano guardare anche all’impegno culturale, sociale e politico non più con distacco o con indifferenza, ma come preciso dovere civile e morale.
A Voi giovani sentiamo di dovere affidare idealmente la nostra Costituzione ereditata dalle madri e dai padri costituenti perché possiate far Vostro l’inestimabile patrimonio di valori e d’ideali in essa consacrati; perché ciascuno di Voi possa studiarla, divulgarla, praticarla, custodirla, amarla, tenerla nel cuore e soprattutto difenderla, con ogni sacrificio che si possa rendere necessario.
Non è automatico che princìpi e valori, seppur sanciti in un documento solenne qual è la Costituzione, possano consolidarsi irreversibilmente.
Sappiate che l’inestimabile valore della libertà può essere abolito non soltanto da dittatori o governanti spregiudicati; può essere vanificato anche da dittature elettive o da false democrazie in modo subdolo, lento, strisciante e impercettibile, con provvedimenti e comportamenti apparentemente innocui e formalmente legittimi.
 Questo è il pericolo più grave e terribile, poiché è silente e impalpabile. Di ciò si rischia di rendersene conto solo quando tutto potrebbe essere irrimediabilmente perduto.
Occorre allora controllare, vigilare, agire, impegnarsi perché nessuno, nessun gruppo, nessun partito, nessuna parte politica possa tentare di privarci dei diritti naturali e inviolabili di ogni essere umano.
Guai se dovesse venir meno, da parte di chicchessia, singoli o istituzioni, l’amore e il rispetto per i princìpi e i valori solennemente sanciti nella nostra Carta Fondamentale.
Guai se l’esercizio della sovranità popolare dovesse esaurirsi solo in quei pochi minuti necessari per eleggere i candidati nei consessi elettivi e senza quindi il concorso costante degli elettori e degli eletti nell’esercizio dei poteri.
Occorre perciò tutto il nostro impegno di uomini liberi e di cittadini consapevoli e soprattutto il Vostro impegno e la Vostra consapevolezza, con la freschezza e l’ardore giovanile, nel partecipare, promuovere, difendere e ampliare gli spazi di libertà e democrazia, tenendo sempre presenti i doveri inderogabili di ciascuno, per realizzare in concreto la pienezza della Cittadinanza.
Occorre che ciascuno di noi sappia riscoprire la memoria e le radici culturali, ideali e morali del passato, per costruire un futuro in cui in questo nostro pianeta possano albergare pace, solidarietà, uguaglianza, giustizia sociale, democrazia, libertà, felicità, bene comune e verità che rappresentano le finalità vere di ogni Uomo.
Occorre allora che specialmente Voi giovani sappiate riprendere la fiaccola della Libertà e della Verità, con coraggio, passione, responsabilità e rigore morale, per riaccendere la fiducia e la speranza.
Certo sappiamo che nulla su questa terra è eterno, immodificabile, valido sempre: una Costituzione può sempre essere modificata o riscritta; ma il patrimonio d’ideali e di valori, consacrati nella Carta Fondamentale dalle nostre madri e dai nostri padri costituenti e da loro lasciato in eredità al popolo italiano, è solo da tutelare, da attuare e da arricchire.
Queste sono alcune delle ragioni per cui oggi, a distanza di  sessant’anni, la Nostra Costituzione Repubblicana, nella sua piena attualità e autorevolezza, rappresenta un faro e una fonte inestimabile e inesauribile e costituisce la garanzia e il fondamento di una società avanzata, civile, solidale e giusta.

Prof. Giovanni Tesè

Nessun commento:

Posta un commento