ANNA MARIA CANFAROTTA, Il canto di una sirena

Chi volesse leggere di passioni, delle forze primigenie che muovono a sperimentare la durezza della realtà e l’immensità dei sogni, il candore della natura e la sua indifferenza all’uomo che comunque ne diventa parte, di mito, di orgoglio e di attese, può ritrovare tutto questo nell’opera di Francesca Vella, scrittrice e poetessa palermitana, di formazione classica, ricercatrice diligente e scrupolosa di voci schiette, intessute della forza originaria dell’universo e che cantano della potenza e fragilità dei sentimenti.
Nelle sue pubblicazioni, il suo mondo femminile, arcano e misterioso, si apre, ma con parsimonia, alla lettura del pubblico, che solo così può entrarvi.
In essa sono racchiusi i sogni e le esperienze di donna figlia di una terra che non è quella in cui è vissuta, cittadina e sfuggente, crudele e irrispettosa del suo animo, ma è una terra remota, madre e padrona allo stesso tempo di segreti e vigori antichi, di legami intimi, appassionati e impossibili.
Una terra aspra e meravigliosa, universale e mitica in cui le figure femminili assumono i caratteri delle eroine greche dei canti omerici.
Nausicaa, Circe, Calypso, Penelope sono le diverse facce della stessa donna che solo in rapporto all’eroe, possono coesistere e intessere le trame della loro e altrui vita.
Tra i suoi versi emerge una certa riluttanza ad aprire il cuore e l’anima ma anche il desiderio di urlare e condividere la sua passione, che è gioia e tormento allo stesso modo.
Il Canto delle sirene”, così s’intitola il percorso di incontri culturali proposto e realizzato dal direttore artistico Francesco Romengo, ha dato la possibilità di conoscere ed apprezzare la poetica di Francesca a quanti hanno preso parte all’incontro del 12 febbraio, in un salotto accogliente, raffinato, squisitamente imbandito; l’atmosfera che si è creata è stata quella dell’ascolto attento e partecipato, con le note di una fisarmonica che sottolineava i versi scelti e interpretati da Francesco Romengo e che hanno posto l’attenzione su alcuni temi cari a Francesca: la donna, depositaria di conoscenza, ammaliatrice per natura ma schiava anch’essa delle passioni; il mito e il dolore per l’innamoramento; l’eroe/impostore che mette a dura prova, che rende indifesi, che lascia nella solitudine ma che fa nascere la poesia che è in ognuna di noi; la natura che esplode nella sua bellezza e dolcezza ma con i suoi inevitabili ritmi; il vivere quotidiano, grottesco e spesso squallido.
Francesca ha poi interpretato essa stessa i suoi versi, commentandoli assieme al pubblico e raccontando di sé, di come, per chi scrive sia a volte difficile conciliare la natura poetica con la routine quotidiana, con i ritmi di una professione impegnativa, quasi che si possa vivere la propria vita in una sorta di dissociazione controllata.
Per Francesca, infatti, poeta è chi, scrivendo, riesce a presentare alcuni ritagli di sé, perché per molti l’io rimane nascosto e solo la scrittura riesce a far emergere quella parte intatta di umanità che si ha dentro.
Sicuramente per Francesca la poesia è vivere, è la sua intima anima gemella, un porto sicuro, la casa in cui vivere, tra orto e silenzi.








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