... allora la torre sollevò delicatamente tutti i suoi merletti e se ne andò in silenzio per non disturbare nessuno...
Era una giornata bellissima. Di maggio.
I1 signor Prato si svegliò, tese tutti i suoi fili per stiracchiarsi, per colazione bevve goccine di rugiada, fece coscienziosamente pipì per bagnare la terra e così mantenersi bello fresco e si preparò ad un'altra giornata di lavoro. Salutò allegramente Chiesa, Battistero e Bancarelle, augurando a tutti loro una buona giornata: la folla già cominciava ad arrivare ed era ora di mettersi al lavoro.
Torre non la salutò, anzi non la guardò nemmeno: era diventata un po' troppo fastidiosa, ultimamente, con questa sua mania di pendere; l'avrebbe salutata poi, quando ne avrebbe avuto voglia, così s'imparava quella lì.
Quel giorno si sentiva particolarmente portato all'osservazione degli esseri umani e decise di mettersi di impegno e di farlo con grande cura e attenzione.
Mamma mia, ancora scolaresche e giapponesi: va bene che i giapponesi hanno i piedi piccoli, ma anche centinaia di piedi piccoli possono fare danni, specialmente se i possessori di questi piccoli piedi stanno solo col naso in su e non si preoccupano affatto di dove vanno questi piccoli piedi! E gli studenti poi, sicuramente i peggiori: scarpacce, anche chiodate, zaini pesantissimi che fanno cadere dove capita senza alcun riguardo per lui e che lo lasciavano dolorante da morire.
In fondo il signor Prato preferiva i piccoli gruppi, anzi a dire la verità preferiva solo le coppiette, cioè quelli che vanno mano nella mano e con gli occhi bassi. L'amore porta a dire romanticherie tipo "che bel prato" o "che bel colore ha l'erba" e lui se ne sentiva tutto ringalluzzito; poi spesso quelli mano nella mano si stendevano delicatamente vicini vicini su di lui e a lui piaceva il calore che emanavano. Certo sciocchezze ne dicevano tante, ma di questo lui se la rideva sotto i fili.
Ma in quella giornata così uguale a tutte le altre che cos'era quel vocio esagerato e più fuori misura del solito? E quegli "ooh" così spaventati e disperati? Venivano dalla parte dove stava Torre. "Ci risiamo - pensò il signor Prato - vuoi vedere che quella stupida si è inclinata ancora col rischio di sfracellarsi?"
Rassegnato decise di guardare da quella parte. Le avrebbe fatto i filacci, l'avrebbe rimproverata, l'avrebbe ... ma dov'era Torre? Perché non era al posto dove era sempre stata? Non era stata sempre lì? Ma che cosa era successo? Ma che diavolo era successo? E quella enorme, brutta chiazza spelacchiata al posto che era stato di Torre era lui stesso? Il signor Prato era veramente arrabbiato.
"Chiesa, Battistero, che succede? Dov'è Torre? Che ne sapete voi di questa storia" Chiesa, superba e altezzosa, rispose con freddezza "E che ne so? io a quella pazza ho sempre dato le spalle, sono una persona seria io, non certo una che pende per un prato qualunque!"
Battistero, solitario per carattere e taciturno per scelta disse "si sarà seccata!" e niente di più.
"Bancarelle, Bancarelle, voi che state sempre ad impicciarvi dei fatti degli altri, che ne sapete di questa storia?"
Bancarelle, come al solito, cominciarono a parlare tutte insieme e non si capiva niente:
"se ne è andata" "era triste" "io l'ho vista piangere" "stava diventando grigia e sporca" "non ce la faceva più".
"Ma andata come? come? Brutte pettegole, parlate una alla volta, non capisco niente" Al signor Prato sembrava che tutti i suoi fili si stessero ingarbugliando.
"Io l'ho vista confabulare con il venditore di palloncini - confessò Bancarellalapiugiovane -"parlavano di un tesoro".
"Un tesoro? ma se quella testa quadra non sapeva nemmeno tenersi dritta! di che tesoro poteva parlare?!"
"Voleva i palloncini - e così dicendo Bancarellalapiùgiovane cominciò a piangere spaventata per i fili dritti del signor prato - voleva i palloncini per volare via e in cambio gli dava un tesoro, si sono accordati per ieri notte, sarebbe partita mentre noi dormivamo. Ma io ero troppo curiosa di vedere il tesoro e ho solo fatto finta di dormire: lui ha gonfiato tutti i palloncini a forma di delfini e pure quelli a forma di orca assassina e dopo che lui glieli ha legati tutt'intorno, lei gli ha dato tanti fogli bianchi con quei disegni piccoli piccoli che gli umani chiamano scrittura".
"E poi che è successo?" Chiese con un filo di voce il signor Prato.
"Bhe, quello che doveva succedere, è venuto Vento della Notte e i palloncini hanno cominciato a tremare, a tremare sempre più forte e lei se ne è andata, è volata. Però l'uomo dei palloncini non sembrava molto soddisfatto, ha esaminato tutti i fogli, uno per uno, poi ha fatto - puah! - e li ha gettati via, si vede che non era un bel tesoro. Ehi, signor Prato non essere triste che l'erba tra un po' ti cresce anche lì!"
Ora il signor Prato ogni tanto, di notte, sta con tutti i fili tesi a guardare il cielo, nel caso vedesse passare delfini o anche orche assassine. Di giorno fa l'indifferente con tutti, ha pure detto a fili alti che è per le cose che succede lì che quella si chiama Piazza dei Miracoli, ma ancora non sa capire che miracolo sia stato averla avuta per poi averla perduta.
Nessun commento:
Posta un commento