FRANCESCA VELLA, Come gli uomini diventarono mortali

Ci fu un tempo in cui gli uomini erano immortali e la Morte era una giovane dea dagli occhi verdi il cui nome era Amors.
A quel tempo umani e dei non erano in competizione tra loro e non c'erano altari né preghiere o sacrifici: ognuno sembrava bastare a sé e tutto aveva un suo posto. Anche in quei tempi gli umani vivevano sulla Terra e gli dei nel Cielo, e solo per questa casuale disposizione cosmica gli dei avevano modo di guardare verso giù, mentre era ben raro che gli uomini guardassero verso su.
Una e sostanziale era la differenza tra gli Dei e gli Umani: gli dei avevano sentimenti imperituri ed immutabili, mentre gli uomini si amavano tra loro solo per un certo periodo e poi ricominciavano, amando altri ed altre. Ma poiché erano immortali, nessuno perdeva nessuno e il dolore dell'assenza non era conosciuto.
Amors, poiché era giovane, sfaccendata e con gli occhi verdi, passava molto tempo a guardare in giù, anzi interi millenni, e così finì per ritenere la Terra più affascinante ed interessante dello spazio luminoso e sconfinato in cui viveva. Gli Umani le apparivano molto più interessanti degli dei suoi simili e il desiderio di scendere giù cominciò a covare nella sua testa fino mettervi radici feroci.
Nel cuore della giovane dea, a poco a poco, l'interesse si trasformò in amore, l'amore in passione e la passione in ossessione: Amors prese un'aria sempre più triste e suoi occhi divennero sempre più verdi.
La giovane dea non aveva prediletti in questo amore: gli Umani li amava proprio tutti, donne o uomini, belli o brutti, tristi o allegri, buoni o cattivi.
Ma tra gli Dei un cosa simile non era mai successa, quindi era proibito ed inconfessabile.
Si dice però che nessuna vera passione può essere tenuta nascosta per sempre, così la voce che la giovane dea si fosse invaghita, in maniera imperitura ed immutabile, degli Umani, cominciò a circolare tra gli Dei, sollevando scandalo, stupore e derisione. Ne fu quindi chiamata a rispondere al cospetto del Consiglio dei Saggi, il cui giudizio, proprio perché erano Dei e Saggi, era imperituro ed immutabile.
In verità i Saggi, impressionati dall'aria sofferente della giovane, disposero l'animo alla clemenza e la interrogarono con gentilezza sull'entità del sentimento che provava per gli Umani. La giovane dea aprì il suo cuore senza ritegno e l'abisso su cui i Saggi si affacciarono apparve loro così tenebroso che un brivido fece tremare la loro pelle, malgrado fossero Saggi e Dei.
La giovane dea confessò che, rispetto alla Terra, il Cielo le appariva scialbo e noioso e così tutti gli Dei rispetto agli Umani, che il suo desiderio era quello di scendere in giù per insegnare agli Umani l'amore imperituro ed immutabile, che era disposta a rinunciare per sempre al Cielo, se questo era il prezzo da pagare e anche a quanto altro i saggi avessero stabilito, pur di saziare questa fame che le scavava le guance e rendeva i suoi occhi troppo verdi.
I saggi dibatterono a lungo con lei e poi tra di loro: ben sapevano che i sentimenti degli Dei sono imperituri ed immutabili e che la passione che aveva preso il cuore della giovane dea non l'avrebbe mai più abbandonata. Così decisero di permetterle di scendere giù e restare tra gli uomini, ma poiché erano Dei e Saggi stabilirono il giusto contrappeso: che mai gli Umani avrebbero conosciuto nelle sue vere fattezze la giovane dea né i suoi occhi verdi; che ogni uomo che la dea avesse sfiorato in preda al suo amore sconsiderato, avrebbe perso l'immortalità cosicché il dolore dell'assenza si sarebbe sparso tra loro e, più terribile di tutto, che mai gli uomini avrebbero capito che per amore, solo per amore, la Morte si aggirava tra loro.
La giovane dea accettò ogni condizione: il suo desiderio di amare gli Umani, donne o uomini, belli o brutti, tristi o allegri che fossero, era così sconfinato che non prevedeva la pietà nemmeno per se stessa, e scese.
Fu così che gli uomini diventarono mortali e di ciò si disperano ogni giorno.
Da allora alla giovane dea attribuiscono fattezze spaventose e non hanno imparato ancora nulla sui sentimenti imperituri ed immutabili.
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